Discussione sulle linee generali
Data: 
Mercoledì, 11 Luglio, 2018
Nome: 
Andres Orlando

A.C. 336 ed abbinate 

Presidente, onorevoli colleghi, io credo che dobbiamo sottolineare come questo non sia un passaggio di routine, perché ogni volta il Parlamento valuta se istituire questa Commissione. Il fatto nuovo, credo positivo, è che in questo passaggio nessuno ha messo in discussione l'esigenza di una Commissione antimafia: fu un dibattito che segnò altre stagioni e altre fasi. Così credo anche che sia importante, però, evitare l'idea che questa sia una scelta irreversibile e strutturale, nel senso che io sono contrario all'idea di una Commissione antimafia permanente, perché questo significherebbe accettare l'idea di una permanenza del fenomeno stesso, e io credo che sia da respingere.

La Commissione è stata importante nel corso di questi anni, nonostante molti attacchi subiti dalla Commissione stessa. È stata importante perché è stata un punto d'incontro tra attività giurisdizionale e riflessione politica, e anche riflessione culturale e sociologica. E sarà io credo ancora più importante in un momento in cui la mafia sta assumendo, per così dire, una evoluzione che ne segna sempre meno i confini. Da un lato perché l'idea di mafia stessa si allarga, si afferma come metodo piuttosto che come organizzazione: non è stato infrequente nel corso di questi anni sentir parlare della nascita di nuove mafie nel nostro Paese, di mafie anche autoctone in regioni nelle quali la mafia non si è sviluppata nel corso del tempo. Sempre più spesso il metodo mafioso si mescola con il metodo corruttivo, e sempre più spesso le reti corruttive diventano vere e proprie organizzazioni criminali.

Contemporaneamente è più sfumato perché - è già stato detto - è un fenomeno sempre più globalizzato, dove i confini nazionali, economici, sociali si indeboliscono ed il fenomeno diventa pervasivo e anche integrato sul piano, appunto, globale. Allora io credo che sia importante questa riflessione, e sia anche importante riconoscere come la dimensione più strettamente militare non sia venuta meno nelle organizzazioni mafiose, ma abbia assunto un peso relativamente meno importante rispetto ad una crescita della sfera economica e della sfera finanziaria. La mafia è importante che sia affrontata in una sede politica perché è anche un fatto politico ed è un fatto sociale.

Per questo io credo sia stata scarsamente comprensibile la posizione di alcune forze di maggioranza, tesa a ridurre in qualche modo il perimetro di attività della Commissione. Invece io credo che ci si debba interrogare su quali nuovi campi debbano essere indagati nell'ambito dell'attività della Commissione stessa.

Il PD ha operato in questa direzione; non tutti gli obiettivi che ci eravamo posti sono stati raggiunti.

Io vorrei dire una cosa con molta nettezza: durante gli Stati generali della lotta alla mafia organizzati dal Ministero della giustizia lo scorso anno, i principali investigatori, i magistrati che si occupano del fenomeno hanno riconosciuto una ormai piena adeguatezza degli strumenti di repressione della mafia. Oggi c'è un lavoro da fare soprattutto sul fronte dell'amministrazione: un lavoro fatto di organizzazione, di investimenti, di risorse, che magari darà meno visibilità a chi oggi è chiamato a governare il Paese, ma non per questo va considerato meno efficace. Penso al pieno varo della nuova Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Credo che il lavoro che noi oggi abbiamo di fronte sia nell'ambito legislativo, sia nell'ambito più di indagine strettamente culturale e sociologica: riguarda il tema di come si costruiscono anticorpi nei soggetti che sono più frequentemente aggrediti dai fenomeni mafiosi. Quindi non quali nuovi reati prevediamo, ma quali elementi creiamo per consentire che i soggetti che normalmente sono più frequentemente infiltrati sappiano resistere all'aggressione della mafia.

Mi riferisco allo Stato, alla società, all'economia. È per questo che io ritengo che ci siano dei segnali sbagliati che sono stati dati in queste prime settimane di attività di Governo. Il primo è la messa in discussione del ruolo e della funzione dell'Autorità anticorruzione. La mafia non è soltanto corruzione, lo sappiamo, ma la prevenzione della corruzione è anche inevitabilmente prevenzione della mafia.

L'altro elemento, più di carattere culturale, è l'aggressione, o comunque il non riconoscimento del ruolo e della funzione dei testimoni e degli intellettuali che in qualche modo hanno svolto un ruolo contro la mafia. Se ne possono anche non condividere le opinioni, a me è capitato spesso; ma non si può mettere in discussione che in questo Paese, se non c'è più negazionismo, se alcuni fenomeni non vengono più rimossi, è anche merito di persone che hanno saputo assumersi una responsabilità pubblica e svolgere delle battaglie che credo siano state condotte nell'interesse di tutti. Si può essere di opinioni diverse, io riconosco che la lotta alla mafia non appartiene a uno schieramento soltanto, ma mettere in discussione il ruolo di chi oggettivamente ha fatto fare dei passi avanti io credo che sia un segnale assolutamente sbagliato.

Combattere la mafia oggi è creare una pubblica amministrazione più trasparente ed un mercato più trasparente. Credo che nei prossimi mesi sarà importante riprendere una questione che qui è stata posta, cioè quella di come si va oltre il mero scioglimento degli organi politici dei comuni e degli enti che sono sciolti, perché spesso, è stato detto, c'è una burocrazia che rimane e quella burocrazia è pervasa da elementi mafiosi o condizionata da elementi mafiosi che perdurano anche con il cambio delle amministrazioni. Sarebbe necessaria quasi una specie - scusatemi l'evocazione forse forzata - di genio civile in grado di bonificare per un periodo quelle amministrazioni, e di offrire le professionalità che sono necessarie a chi è chiamato a guidare quelle amministrazioni spesso in situazioni di vero e proprio accerchiamento.

Serve una scuola che sia in grado di formare i cittadini, servono dei corpi sociali e delle associazioni che siano in grado di favorire la crescita civile, individuale e collettiva delle persone, e credo che sia importante da questo punto di vista (può sembrare paradossale) costruire anche un carcere diverso da quello di oggi. Può sembrare paradossale, perché in apparenza l'idea dell'inasprimento delle pene, di un regime più duro, indiscriminato, può sembrare il presupposto necessario a in qualche modo dare un segnale di forza: in verità, se si trattano profili criminali diversi nello stesso modo, alla fine si agevola il reclutamento di soggetti all'interno del carcere nell'ambito delle organizzazioni criminali stesse. Se il carcere è la riproposizione delle gerarchie criminali esterne, se il carcere è in qualche modo un luogo nel quale il percorso di riscatto non è consentito, noi stiamo continuando a far sì che il carcere sia il luogo nel quale si realizza la formazione professionale dei criminali a spese dei contribuenti. Io credo che sia importante, per questo, non fare ciò che fa più effetto ma fare ciò che è più efficace, non fare ciò che colpisce di più l'opinione pubblica, ma fare ciò che effettivamente produce degli effetti duraturi e credo che questa tentazione la tentazione pan-penalistica e securitaria debba essere sorvegliata, perché non sempre un sistema nel quale non si riconosce la differenza dei comportamenti, non si dà proporzionalità alla reazione dello Stato è un sistema intelligente nel colpire i fenomeni carattere criminale. Non è un caso che hanno funzionato gli strumenti, per esempio, che incentivano la collaborazione di soggetti interni alle organizzazioni criminali. Se si fosse detto: comunque e qualunque cosa fai tu sarai comunque punito probabilmente la disgregazione di alcuni organizzazioni non sarebbe stata possibile.

Io credo che la mafia vada combattuta ponendo la questione in modo corretto nel discorso pubblico, questo significa anche partire da una correzione di un messaggio che è stato dato, nel corso di questi mesi, ma vorrei dire anche nel corso di questi anni, e che anche la mia parte politica forse non ha saputo contrastare, cioè l'idea che la principale insidia all'ordine pubblico nel nostro Paese sia la microcriminalità e l'immigrazione.

La mafia, lo dovremmo dire tutti insieme, resta la principale insidia alla sicurezza del nostro Paese, non c'è nessun altro fenomeno più pericoloso della mafia nel porre in questione la sicurezza dei cittadini, la trasparenza e il funzionamento del mercato, la buona amministrazione.

Ecco perché io credo che oggi dobbiamo evitare quello che ho sentito, tra le righe, in alcuni interventi, cioè l'idea di distinguere tra mafie straniere, mafie italiane, dicendo che in qualche modo quelle straniere sono più pericolose e inevitabilmente facendo passare il messaggio che quelle italiane lo sono diventate meno, anche perché non è vero che il reato di 416-bis è stato contestato soltanto alle organizzazioni autoctone, sempre più spesso le inchieste estendono l'utilizzo di questo strumento anche a organizzazioni criminali che vengono da altri Paesi, anche perché, lo dobbiamo dire, le mafie tra loro trovano sempre il modo di organizzarsi e di costruire delle alleanze, straniere o italiane che siano, trovando il modo di organizzarsi insieme.

Io credo, e concludo, che evitare, come è stato detto, gli slogan sia la cosa più importante ed importante è riuscire a creare una tensione unitaria nella lotta alla mafia e questo significa due cose; da un lato, non pensare che la lotta alla mafia possa essere monopolio di questa o quella forza politica e dall'altro non pensare che una forza politica o l'altra o tutte le forze politiche possono essere in assoluto impermeabili a fenomeni di infiltrazione mafiosa. Tutte le forze politiche sono soggette a questo tipo di rischi.

Noi abbiamo fatto dei passi importanti nella evoluzione normativa, anche in leggi che non erano strettamente legate al fenomeno mafioso, penso alla legge sugli eco-reati, penso alla legge di contrasto al caporalato, business importante della mafia, che vedo oggi si vuol rimettere in discussione. Facciamone un altro, e concludo, Presidente, per esempio approvando una legge che affronti il tema delle agro-mafie: c'è un disegno di legge depositato, e facciamone un altro, per esempio, affrontando un tema che noi abbiamo non ancora compiutamente risolto, penso ai nuovi strumenti finanziari e l'introduzione dei bitcoin in economia; abbiamo introdotto l'autoriciclaggio, abbiamo introdotto il falso in bilancio, ma per esempio questa è una cosa vuoto. e ultima questione e concludo veramente usiamo la Commissione antimafia, soprattutto in una fase nella quale c'è una volatilità fortissima dell'evoluzione delle forze politiche, per un'indagine seria sul rischio di rapporto tra forze politiche e mafia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).