Discussione generale
Data: 
Venerdì, 27 Gennaio, 2023
Nome: 
Fabio Porta

A.C. 303-A

Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, è stato ricordato dal mio collega Casu come la giornata di oggi, anche questo inizio di discussione sulla proposta di legge di costituzione della Commissione antimafia, coincida con il Giorno della memoria. Una coincidenza che, ovviamente, non può che essere significativa anche per il tema che stiamo affrontando, perché, colleghi, la memoria, come nel caso della Shoah, ma come è il caso anche delle tragedie di mafia, dei morti di mafia - basta pensare alla bellissima esposizione fotografica che c'è in questi mesi nelle sale del Parlamento - è qualcosa che ci deve indurre a essere incisivi e attivi, ed è quello che stiamo cercando di fare oggi.

Sono anche molto orgoglioso, fatemelo dire, perché, anche grazie alla determinazione e all'impegno del mio gruppo, del gruppo del Partito Democratico, siamo riusciti a incardinare in Commissione affari costituzionali la proposta di legge per l'istituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle mafie, rispondendo a un dovere politico e morale, ma anche ad appelli che ci sono provenuti da più parti, dalla società civile. Ricordo, tra tutti, quello di don Ciotti e dell'associazione Libera, che ci ha chiesto di inaugurare questo 2023 con l'approvazione della Commissione parlamentare antimafia per dare un segnale forte alle mafie e alle forme corruttive, perché il problema delle mafie, ma anche i fenomeni connessi alla droga, alla corruzione, al gioco d'azzardo, ai disastri ambientali prodotti dalla criminalità organizzata, sono diventati oggi, purtroppo, nella testa di molti oggetto di normalizzazione.

La proposta di legge, come sappiamo, prevede la costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, per il corso di questa legislatura, della XIX legislatura. Nella nostra storia repubblicana, dal 1962 ad oggi, hanno già operato undici Commissioni parlamentari che hanno posto al centro delle proprie indagini e delle proprie iniziative il fenomeno della mafia nelle sue diverse espressioni. Negli anni nel corso dei quali le Commissioni hanno operato, questo fenomeno, il fenomeno mafioso, ha subito profonde e radicali trasformazioni; tuttavia l'impegno contro le mafie, contro i poteri criminali, il nostro impegno per la legalità non può dirsi certo concluso.

Questo perché la mafia è ancora straordinariamente pericolosa, capace di adattarsi colpendo il tessuto vivo del Paese, capace di insinuarsi negli affari, nella società, nella politica, in Italia come all'estero. Magari oggi la mafia non uccide in maniera plateale, come nel passato, ma ciò non significa che sia sparita; magari non spara, ma utilizza altre armi più moderne, la corruzione, le pressioni economiche, le intimidazioni. La mafia mira a mantenere basso il livello di allarme sociale, in modo da scomparire dal dibattito pubblico e fare affari ad altri livelli.

Il consenso alle mafie si radica, in modo particolare, negli ambienti che devono il loro benessere e la loro sopravvivenza alle attività economiche che ruotano intorno a esse, com'è normale che avvenga in tutti i campi in cui, in tante parti del mondo, interi settori della società sanno di dovere la propria sopravvivenza ad attività illecite o criminali. È per questo che, anche con questa Commissione, dobbiamo affiancare e sostenere le aziende che avranno problemi di liquidità, problemi aumentati a causa della pandemia, prima, e della guerra, poi, per non consegnare queste aziende al fenomeno dell'usura. La stessa cosa va fatta per i lavoratori, per i cittadini ed è a questo scopo che è necessario rafforzare l'intervento sociale dello Stato, per non lasciare alcuno spazio di azione a quello criminale.

La proposta di legge istitutiva di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie, anche straniere, è poi figlia di una storia, di una lunga storia, direi, di legislazione antimafia, che ci è invidiata un po' in tutto il mondo e dalla quale tutto il mondo cerca di prendere spunto. Io sono un parlamentare eletto nella ripartizione del Sudamerica e so quanto siano forti le infiltrazioni mafiose in quell'area del mondo, ma fortunatamente quanto sia forte anche il livello, ormai, della nostra cooperazione giudiziaria, anche grazie a progetti, iniziative e istituzioni. Questa nostra legislazione, come dicevo, è antica, è una legislazione alla quale hanno contribuito tanti parlamentari, alcuni anche dedicando e sacrificando la loro vita per questa lotta, ricordo tra tutti Pio La Torre, al quale, insieme al generale Dalla Chiesa e ai giudici Falcone e Borsellino, è dedicata la mostra “A testa alta”, che in questi giorni è esposta qui alla Camera (Applausi). Abbiamo, quindi, a disposizione leggi importanti: il codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, abbiamo la legge che confisca preventivamente i beni dei mafiosi e prevede il loro utilizzo da parte della società, una legge centrale, sul cui funzionamento e sulla cui efficienza sono necessari un costante monitoraggio e un conseguente adeguamento normativo regolatorio.

Per questi motivi riteniamo, dunque, che il nostro scopo, lo scopo del Parlamento debba essere anche quello di contribuire a far assumere all'Europa queste leggi per combattere le mafie come patrimonio comune e strumento di cooperazione internazionale, perché le mafie sono cambiate nel tempo e su questo occorre che ci sia attenzione e che la Commissione antimafia e il Parlamento italiano rappresentino un osservatorio e un presidio strategico. La crisi economica ed energetica, la pandemia, le guerre costituiscono per la criminalità organizzata un'occasione ricca di nuove possibilità di infiltrazione e di tentazioni di dominio e non è allora indifferente ricordare - nonostante tanti di noi che interverranno oggi, come il sottoscritto, vengano dal Sud, dalla Sicilia, nel mio caso - che le mafie non sono più un retaggio del Meridione d'Italia, sono ormai radicate anche al Nord e in tutto il Paese e se è vero che magari è superato il periodo negazionista, dove qualche importante figura istituzionale, qualche anno fa, diceva che a Milano la mafia non c'è, continua oggi, però, una sottovalutazione del fenomeno nel Nord Italia o, meglio, una non sufficiente consapevolezza di quanto sia insidiosa, per il tessuto socioeconomico di quella parte del Paese, l'infiltrazione mafiosa. Se, infatti, le tradizionali attività illecite continuano ad avere un ruolo fondamentale, tra tutte quella legata ad ogni forma di sostanze stupefacenti, soprattutto per l'approvvigionamento di denaro che ne deriva, è sempre più frequente il riversare tali ingentissime risorse finanziarie nel tessuto economico legale, mettendo in circolo denaro sporco, contaminando settori strategici con mentalità e condizionamenti mafiosi. È un fenomeno crescente, che nel corso degli anni ha saputo intaccare filiere come quella del movimento terra, ma che ha saputo poi guardare alla logistica, al ciclo dei rifiuti, alla grande distribuzione, fino ad arrivare ad attività vitali quali la sanità. La mafia, insomma, ha dimostrato una capacità di lettura del futuro, mutando metodi e coinvolgendo mondi professionali e associativi con straordinaria capacità.

L'attività della Commissione parlamentare deve, allora, sì, indagare e far emergere quanto il fenomeno sia presente nelle sue varie forme, ma anche, partendo dall'analisi di quanto avvenuto, sviluppare la capacità di mettere in pratica azioni di vera prevenzione che possono svilupparsi solo attraverso un adeguato investimento di risorse ed energie.

Elenco brevemente una serie di cose sulle quali credo che la Commissione dovrà concentrarsi: la conoscenza del fenomeno mafioso nelle varie ramificazioni e metodi di azione; la formazione di figure istituzionali, amministratori, funzionari, professionisti, a vario livello, anche del mondo sindacale e dell'informazione, per leggere i segnali della presenza mafiosa e poterla ostacolare; la creazione di sinergie vere tra le varie realtà socio-economiche; l'introduzione - questa la ritengo molto importante - nei percorsi formativi scolastici dello studio del fenomeno mafioso; l'investimento sui giovani, non pensando di dover insegnare loro, ma, assieme a loro comprendere come cambiare il futuro. Ed è proprio dai giovani che sono venuti esempi incredibili, dal Sud al Nord del Paese, per il coraggio, le prese di posizione, la denuncia e il rigetto di ogni forma di sopraffazione e violenza mafiosa.

Occorre, poi, evitare che strumenti previsti per legge, invece che cogliere la felice intuizione di chi li ha pensati, si trasformino in mera amministrazione difensiva sulla carta, specie nei piccoli comuni, sempre più soggetti all'attenzione delle mafie e quali luoghi di investimento dei loro capitali criminali. Avere poi la massima attenzione, e questo ci dovrebbe interessare in prima persona come classe politica, verso la possibile contaminazione della politica con la mafia. In questo campo non ci possono essere tentennamenti o leggerezze, ma occorre il massimo rigore; non dimentichiamoci che poco più di dieci anni fa, nel 2012, una realtà come il consiglio regionale della Lombardia fu sciolta, a causa dell'arresto di un assessore per collusione con la 'ndrangheta, provocando la fine della legislatura. Infine, lo abbiamo ricordato più volte in questa discussione, gli indubbi risultati che le Forze dell'ordine e gli inquirenti ottengono ogni giorno e di cui a volte, fatemelo dire con un po' di disinvoltura, qualcuno vuole appropriarsi, mi riferisco all'arresto del superlatitante Messina Denaro, ecco queste iniziative, queste attività hanno bisogno del coraggio di una nostra risposta e questa risposta non può essere solo l'esercizio del ricordo, come dicevo all'inizio, della memoria, ma la forza di richiamare il meglio di ciascuno di noi a riaffermare i valori della libertà e della democrazia, perché fare giustizia, combattere la mafia, debellare questo cancro dalla nostra società non è un fine, ma il mezzo per garantire piena libertà e democrazia al Paese e alla nostra collettività, ai nostri cittadini e alle nostre cittadine.

Ho fatto riferimento a questa bellissima mostra che inviterei tutti a vedere, anche coloro che hanno la possibilità di ascoltare questo dibattito, questa discussione dall'esterno; è una mostra che riguarda gli eroi che sono stati uccisi dalla mafia. Ecco, guardiamo alla loro vita, al loro modo di interpretare il ruolo avuto nella società, al loro modo di essere fedeli alla nostra Repubblica e alla nostra Costituzione.

Voglio finire, Presidente, ricordando le parole che qualche mese fa il Pontefice, Papa Francesco, ha detto in occasione del trentennale dell'istituzione della direzione investigativa antimafia.

Papa Francesco diceva “Le mafie vincono quando la paura si impadronisce della vita, ragion per cui si impadroniscono della mente e del cuore, spogliando dall'interno le persone della loro dignità e della loro libertà”, ecco con questo invito a combattere la mafia, sconfiggendo la paura, concludo il mio intervento, ribadendo con convinzione il sostegno che il mio gruppo parlamentare darà a questo importantissimo provvedimento.