Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 17 Ottobre, 2023
Nome: 
Marco Simiani

Doc. XXII, n. 9-A

Presidente, colleghi e colleghe, l'associazione “10 Aprile”, l'associazione dei familiari delle vittime, sintetizza con queste parole l'incidente del 1991: è il 10 aprile del 1991 nella rada del porto di Livorno quando, alle 22,25, il traghetto passeggeri “Moby Prince” della compagnia Navarma, appena partito con direzione Olbia e la petroliera “Agip Abruzzo”, all'ancora nella rada del porto, entrano in collisione. La prua del traghetto squarcia una delle cisterne del greggio trasportato e si scatena un grosso incendio. Nonostante la vicinanza al porto, l'incendio fuori controllo provoca ingenti danni sia alla petroliera che al traghetto. Tutte e trenta le persone dell'equipaggio a bordo della petroliera non riportano danni fisici. Tragico, invece, è il bilancio sul traghetto “Moby Prince”. Delle 141 persone a bordo, 65 membri dell'equipaggio e 76 passeggeri, vi è solo un superstite.

Nel più grande incidente della marineria italiana muoiono 140 persone. Da allora ci sono stati processi e sentenze senza che nessuno sia stato giudicato colpevole. Il percorso giudiziario ha visto, infatti, nel 1998 l'assoluzione di tutti gli imputati nel primo grado e poi la dichiarazione della prescrizione in appello, quindi la riapertura dell'inchiesta nel 2006 e la successiva archiviazione nel 2010. Rimane soltanto aperto un fascicolo per strage a carico di ignoti in quanto non prescrivibile.

Cito testualmente le parole del comitato delle vittime perché i familiari sono stati davvero e dovranno essere parte attiva di questa Commissione, come lo sono stati per la stesura del testo. Il provvedimento infatti, anche grazie alla sensibilità dei colleghi, per cui ringrazio tutte le forze politiche, il presidente della Commissione e chi ha lavorato a questo riguardo, ha inserito alcune proposte dell'associazione che avevo raccolto del testo da me presentato. Si tratta di modifiche puntuali, che magari possono sembrare minime o superflue, ma che rappresentano uno strumento significativo per arrivare alla verità.

Mi riferisco ai nuovi poteri della Commissione e all'allargamento della sua capacità di analisi e di recuperare atti e documenti. In particolare la nuova Commissione avrà la possibilità di accertare ulteriori responsabilità relative al disastro della nave “Moby Prince” con riferimento a strutture, apparati o organizzazioni sia pubbliche che private. Potrà poi analizzare i bilanci delle società SNAM, ENI e Navarma anche negli anni immediatamente precedenti e successivi al 1991.

La Commissione potrà, inoltre, acquisire integralmente gli atti delle precedenti Commissioni parlamentari di inchiesta e soprattutto i materiali e la documentazione raccolti o formati dalle stesse, anche se coperti da segreto. L'inchiesta della magistratura archiviata nel 2010 non ha infatti preso in considerazione alcuni elementi emersi in seguito, oggi appurati, ma individuati soltanto grazie ad indagini parallele curate da un pool di tecnici di Milano su incarico degli stessi parenti delle vittime. Secondo le sentenze lo scontro fra la petroliera e il traghetto sarebbe avvenuto per un banco di nebbia, ma il riordino dei documenti racconta altro, a partire dal punto della collisione.

Le due sentenze dicono che la petroliera era in un luogo consentito, ma le coordinate indicate la fanno ricadere in un'area vietata. Quindi cosa ci faceva l'”Agip Abruzzo” in quel luogo? Senza dimenticare il mistero delle navi americane. Non lontano da Livorno è situata la base USA di Camp Darby e in quella notte almeno 7 navi militari trasportavano armi, e questo dato è comprovato da tutti i tracciati radio. I misteri rimangono molti e insoluti, niente può quindi oggi essere escluso, niente omesso, niente trascurato. Andranno poi appurate ed approfondite nel dettaglio le dinamiche dei soccorsi.

Anche questo punto è stato reso esplicito grazie alle proposte dell'associazione delle vittime. È infatti indifferibile una verifica dei reali motivi del mancato coordinamento nella gestione del soccorso delle vittime, e delle procedure, modalità e mezzi con cui sono stati organizzati e attuati i soccorsi in mare in relazione alle disposizioni allora vigenti, perché paradossalmente furono anche i soccorsi in ritardo e maldestri ad aggravare il bilancio della tragedia.

Il mayday del traghetto si era perso nel vuoto per ore e nessuno è intervenuto. Le precedenti Commissioni d'inchiesta hanno infatti stabilito che la collisione non è stata dovuta alla presenza della nebbia, perché quella notte il cielo sopra Livorno era sereno, la visibilità ottima e il mare era calmo, né c'era stata una condotta colposa del comandante del traghetto Angelo Chessa. Nonostante ciò i soccorsi, sia pure lenti, si diressero verso la petroliera, e non verso la nave passeggeri. Di qui l'accusa di incapacità della Capitaneria di porto di coordinare le operazioni di soccorso, con la conseguente morte di alcuni passeggeri molte ore dopo la collisione.

Qualcuno in quest'Aula, soprattutto i meno attenti e i meno informati sulla vicenda, potrebbe chiedersi perché una nuova Commissione d'inchiesta sulla “Moby Prince”, dopo che quella della Camera nella scorsa legislatura e quella del Senato nella XVII legislatura avevano fatto un grande lavoro. Non soltanto perché la verità non è stata appurata, non soltanto perché conseguentemente mancano ancora i colpevoli di questa tragedia.

Perché il lavoro delle Commissioni può essere determinante per riaprire l'indagine della magistratura, ecco perché è importante istituire questa Commissione d'inchiesta. Nel dicembre 2018 la procura della Repubblica di Livorno ha acquisito infatti gli atti della Commissione parlamentare d'inchiesta del Senato presieduta da Silvio Lai, che voglio ringraziare qui (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che è presente e che mi ha dato una mano anche nel lavoro di questi mesi al fine di riaprire le indagini.

Anche la relazione finale della Commissione parlamentare d'inchiesta presieduta, e anche qui lo voglio ringraziare, da Andrea Romano, che ha fatto un lavoro importante nella XVII legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e i cui lavori sono stati interrotti dalla crisi di Governo e dalle elezioni anticipate, ha poi sottolineato di non concordare con le risultanze cui è pervenuta l'autorità giudiziaria in esito ai vari procedimenti che hanno riguardato la tragedia. Il nostro obiettivo, è bene ricordarlo, non è quello di sostituirci alla magistratura, di cui rispettiamo lavoro, compiti ed autonomia.

Il nostro lavoro è e sarà quello di contribuire ad appurare la verità, perché, non mi stancherò mai di ricordarlo, sono trascorsi oltre 32 anni, ma, ad oggi, non ci sono ancora colpevoli. Dobbiamo evitare che questa tragedia si trasformi in una nuova Ustica. E vorrei ricordare qui le parole del Capo dello Stato, Mattarella, pronunciate in occasione del trentesimo anniversario della strage: “È stato il disastro più grave della storia della nostra navigazione civile. Il popolo italiano non può dimenticare. Come non dimentica la città di Livorno, che vide divampare il rogo a poche miglia dal porto e assistette sgomenta alla convulsa organizzazione dei soccorsi e del loro drammatico ritardo. Sulle responsabilità dell'incidente e sulle circostanze che l'hanno determinato è inderogabile ogni impegno diretto a fare intera luce. L'impegno che negli anni ha distinto le associazioni dei familiari rappresenta un valore civico che concorre a perseguire un bene comune. Il disastro del traghetto “Moby Prince” è monito permanente per le autorità pubbliche e gli operatori, chiamati a vigilare sulla navigazione e a garantire la sicurezza. Rispettare gli standard stabiliti, sforzarsi di elevarli (…)”.

Finisco, Presidente. Credo che oggi sia arrivato il momento di fare piena luce sulla verità di questa tragedia, c'è bisogno di una volontà politica condivisa di presupporre e, soprattutto, di non strumentalizzare alcun atto che emergerà dal lavoro della Commissione. Credo, infatti, che, oggi, la votazione unanime di questa Commissione servirà proprio a questo, affinché sia unitaria e votata da tutti. Mi rivolgo a tutti: credo che oggi questo voto dovrà essere unanime, ce lo chiedono soprattutto le vittime, ce lo chiedono gli italiani, ce lo chiede il Paese, e credo che, da parte nostra, ci sia una responsabilità ancora più alta, che riguarda la carica che noi abbiamo, ossia quella della Repubblica italiana. Il nostro voto sarà favorevole.