Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 12 Aprile, 2023
Nome: 
Chiara Gribaudo

Doc. XXII, n. 6-A

Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, ancora oggi piangiamo altri morti sul lavoro, due operai, Dario Beria e Angelo Zanin, di 69 e 51 anni, che sono deceduti questa mattina a Noverasco di Opera, a causa del cedimento di una piattaforma aerea usata durante lavori di potatura. Alle loro famiglie arrivi il cordoglio nostro e di tutta l'Aula. Un terzo operaio venticinquenne è rimasto ferito in modo grave.

Il 3 maggio saranno passati due anni da quando Luana D'Orazio, giovane operaia pistoiese, fu risucchiata nell'ingranaggio dell'orditoio a cui era addetta in una fabbrica tessile di Montemurlo, aveva 22 anni ed era madre del piccolo Alessio. Il 4 ottobre, invece, sarà passato un anno da quando Sebastian Galassi, rider fiorentino di ventisei anni, morì in un incidente stradale durante il lavoro di consegna. La settimana scorsa, in Brianza, Giuseppe Danieli, operaio di 71 anni, è morto dopo un giorno di agonia per le conseguenze di una caduta di 14 metri; era in pensione, ma lavorava ancora e già solo questa frase dovrebbe porci un milione di quesiti sociali inevasi. Citare i loro nomi non è un esercizio retorico, non è una Antologia di Spoon River da giornata, è un dolore, è un dovere di memoria ed è un atto politico.

I dati 2022 sugli infortuni e sulle morti sul lavoro restituiscono una strage, un bollettino di guerra che interroga tutta la classe dirigente del nostro Paese: quasi 700.000 feriti, 1.090 morti, 60.774 malattie professionali. I morti under 40 sono aumentati di quasi un terzo; quelli con meno di 20 anni sono più che raddoppiati. Per questo è così importante dire nomi e cognomi; non parliamo di freddi numeri, ma di persone, donne e uomini, anziani e giovani, parliamo del loro dolore e della sofferenza delle famiglie a cui è stata strappata una persona cara, lì, dove tutto questo non dovrebbe mai succedere, nei luoghi di lavoro, lì, dove dovremmo costruire la nostra dimensione collettiva e non incontrare morte e dolore. Per questo sono personalmente, ma siamo, a nome del Partito Democratico, soddisfatti che anche la Camera dei deputati si doti in questa legislatura di una Commissione di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Voglio innanzitutto ringraziare tutti i colleghi e le colleghe che hanno sottoscritto questa proposta di inchiesta e, in modo particolare, i colleghi e le colleghe della Commissione lavoro tutti, con cui abbiamo lavorato per una rapida approvazione. Il Parlamento si deve dotare dei migliori strumenti conoscitivi e ispettivi per analizzare e contrastare le storture gravi del mercato del lavoro del nostro Paese e per disegnare insieme nuove policy efficaci a contrastare le piaghe dello sfruttamento, del caporalato, degli infortuni e delle morti sul lavoro. Parlo di policy e non di nuove norme non a caso; l'Italia, con le recenti riforme al testo unico sulla sicurezza, può vantare un corpo normativo all'avanguardia, conforme alle regolamentazioni europee e internazionali. Tuttavia, dopo 10 anni in Parlamento, in cui sono sempre stata sensibile e attenta a questi temi, possiamo dire in piena coscienza che scrivere una buona legge o riformare puntualmente le norme non sempre è sufficiente ad aggredire il problema alla radice, come invece spesso immaginiamo al momento dell'approvazione. È giusto riconoscere i passi in avanti fatti negli ultimi 15 anni, che hanno consentito un seppur troppo lento miglioramento delle statistiche, ma non certo il cambiamento radicale, culturale e profondo che ci auguravamo. Le statistiche sugli infortuni e le morti sul lavoro sono ancora troppo legate ai cicli economici, come ci dimostrano i dati degli ultimi anni. Per questo serve questa Commissione, che oggi istituiamo, perché innanzitutto sarà un eccellente stimolo per gli enti pubblici e privati per la raccolta, l'elaborazione e la pubblicazione di dati aperti e trasparenti, che possano fornirci un quadro di insieme approfondito e, allo stesso tempo, sui fenomeni che stiamo investigando. Mi auguro, però, che il suo lavoro non sia limitato ad audire esperti o soggetti coinvolti per redigere la relazione annuale prevista dalla legge, ma che anzi la Commissione possa analizzare le cause profonde di questi fenomeni, organizzare iniziative di sensibilizzazione, raccogliere e promuovere le migliori pratiche in giro per il Paese, ma anche assicurare l'indipendenza, l'efficacia e la disponibilità di mezzi adeguati all'Ispettorato nazionale del lavoro, nostro alleato nel contrasto al lavoro sommerso e all'illegalità che produce danni, a volte anche irreparabili, alle vite delle persone e alle nostre comunità.

Citavo prima i dati 2022: a metà anno, insieme alla relazione annuale del presidente dell'INAIL, uscirà anche un'analisi consolidata dell'andamento di infortuni e malattie professionali nel quinquennio 2018-2022, da cui sicuramente il lavoro della nuova Commissione di inchiesta potrà partire. Il dato che più ci ferisce certamente è quello delle 1.090 morti sul lavoro dello scorso anno, un dato terribile, se pensiamo che quasi 3 nostri connazionali sono morti ogni giorno nello scorso anno mentre svolgevano un'attività che la nostra Costituzione riconosce come elemento fondante della nostra Repubblica, che dovrebbe dare dignità e opportunità a ciascun cittadino di contribuire, ciascuno secondo le proprie possibilità, al progresso materiale e spirituale della nostra società. Dobbiamo combattere il fenomeno degli infortuni sul lavoro consci che non sarà un fenomeno che potremo estirpare rapidamente o che si esaurirà da solo, nonostante le nuove tecnologie possano emancipare l'uomo dai lavori più faticosi e maggiormente rischiosi o possano aiutare a prevenire gli incidenti più gravi. La battaglia per me è innanzitutto culturale, perché necessita che un nuovo paradigma del lavoro si diffonda nella nostra società. Nonostante gli sforzi per aumentare la consapevolezza dei rischi e costruire una nuova cultura del lavoro, spesso le buone pratiche di sicurezza, l'assicurazione contro gli infortuni e i corsi di formazione sono ancora visti come meri fattori di costo. Non possiamo più permettercelo! La Commissione dovrà avere anche il compito di riflettere e verificare l'impatto delle nuove forme di organizzazione del lavoro, penso chiaramente allo smart working o al fenomeno delle grandi dimissioni che ha colpito anche il nostro Paese a seguito della pandemia e che ha riguardato soprattutto i giovani.

Si tratta di temi certamente legati alla salute fisica e mentale dei lavoratori e delle lavoratrici e ai nuovi diritti, a partire da quello della disconnessione. Ma penso anche alla proliferazione dei cosiddetti contratti atipici e pirata, come quelli dei cosiddetti lavoratori delle piattaforme digitali, e agli effetti che questi possono produrre sull'andamento del fenomeno degli infortuni e della tutela della salute dei lavoratori.

Insomma, immagino una Commissione che possa affrontare le condizioni degli attori più deboli del nostro mercato del lavoro con mezzi e metodi innovativi, parole d'ordine nuove che parlino anche all'esterno delle nostre Aule. Questa Commissione potrà essere un terreno su cui maggioranza e opposizione si confronteranno, in maniera laica, sugli effetti della reintroduzione dei subappalti e dei voucher, che sono, come sapete bene, due strumenti osteggiati dal Partito Democratico, perché il loro superamento era stato voluto sulla base di dati e studi che denunciavano l'abuso a scapito dei diritti dei lavoratori. Siamo convinti che occorra quantomeno regolare i subappalti e superare con nuovi criteri la logica del massimo ribasso, perché lavorare in qualsiasi condizioni per generare maggiori profitti rischia, appunto, di essere non più accettabile, anzi non è più accettabile anche quando ci sono molti fondi da spendere, come sarà nei prossimi anni grazie al PNRR. La velocità di spesa non può essere a scapito della qualità e della sicurezza sul lavoro! Su questo anche i sindacati chiedono un impegno netto, e noi con loro.

Per noi del PD ha un grande valore l'approvazione ad ampia maggioranza di uno strumento così importante. Se veramente ci interessa una ripresa anche del nostro comparto agroalimentare non continuiamo ad alimentare una guerra tra poveri: combattiamo il caporalato e lo sfruttamento dei lavoratori stranieri in agricoltura da parte delle imprese che fanno concorrenza sleale alle tante realtà che, invece, operano nel pieno rispetto delle regole e che offrono ai lavoratori contratti adeguati. Mettiamo chi oggi è sfruttato nei campi nella condizione di poter denunciare i propri caporali, di essere protetto e aiutato dopo aver scelto di intraprendere la strada giusta e coraggiosa della legalità.

Presidente, vorrei concludere con queste parole: “Ci sono ancora troppi morti, mutilati e feriti nei luoghi di lavoro! Ogni morte sul lavoro è una sconfitta per l'intera società (…). Si tratta di formarsi ad avere a cuore la vita dei dipendenti e di educarsi a prendere sul serio le normative di sicurezza: solo una saggia alleanza può prevenire quegli incidenti che sono tragedie per le famiglie e le comunità”. Sono le parole di Papa Francesco, pronunciate il 19 dicembre scorso durante l'udienza con la CGIL, e penso che possano rappresentare il pensiero di tutti noi, onorevoli colleghe e colleghi, nella decisione di votare a favore dell'istituzione della Commissione d'inchiesta.