Discussione generale
Data: 
Martedì, 12 Luglio, 2022
Nome: 
Romina Mura

Doc XXII, n. 63-A

Signor Presidente, Governo, colleghi, come presidente della Commissione lavoro e anche come deputata del Partito Democratico condivido totalmente e condividiamo, lo dico anche a nome dei miei colleghi di gruppo, la proposta Fornaro di istituire una Commissione d'inchiesta sull'uso dell'amianto e sulla bonifica dei siti contaminati. Considerato il perdurare degli effetti sia sulla salute, sia sull'ambiente, sia in termini di sicurezza nei luoghi di lavoro e degli effetti di questa fibra, nonostante siano trascorsi tanti anni dalla sua messa al bando, con la legge del 1992, riteniamo che questa Commissione d'inchiesta possa aiutare, non solo, a far luce su quanto c'è da fare, ma anche, ad andare a verificare il funzionamento degli strumenti legislativi, le fragilità, le zone d'ombra. Anche se la legislatura volge al termine, se vogliamo, con il clima e con l'approccio, di cui parlava anche il collega di Fratelli d'Italia, ritengo che possiamo essere anche in grado, appunto, con un'unità d'intenti che, su questo tema, c'è sempre stata ed è d'obbligo anche ora, di inserire tutta una serie di modifiche, sia legislativa, sia anche in termini di aumento delle risorse, rispetto per esempio al Fondo vittime dell'amianto, anche attraverso la legge di bilancio, e possiamo migliorare il sistema di intervento rispetto a questo problema. Quindi, il fattore tempo, se siamo tutti d'accordo, ritengo non sia un problema, nonostante la fine della legislatura sia prossima.

Devo dire che, rispetto a questo tema, qualche mese fa, in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, ho avuto l'occasione di partecipare a un importante convegno organizzato dall'ANMIL, a Ottana, in provincia di Nuoro, dove si parlava di amianto e il titolo di questo convegno era molto evocativo, così come i suoi contenuti, di cui dirò qualcosa ugualmente; il titolo era: “Ripartire dall'ex Enichem per rilanciare la lotta ad amianto e tumori”. L'ex Enichem è un cimitero industriale della Sardegna centrale, che oltre a rappresentare anche simbolicamente il fallimento di una strategia industriale, in quel territorio, come in tante altre parti d'Italia, rappresenta anche il sacrificio che centinaia di lavoratori hanno fatto e hanno pagato anche con il prezzo della vita rispetto all'utilizzo di questa fibra. Come è stato ben detto dalla relatrice e dai colleghi che sono intervenuti prima di me, considerato il perdurare degli effetti dell'amianto, dopo tanto tempo, i morti non solo ce li lasciamo alle spalle, ma ci sono tuttora; i dati lo dicono chiaro.

Mi riferisco, quindi, sia ai morti che ci sono per le esposizioni passate, addirittura ci sono degli under 50 che sono morti, perché da bambini, come dicono i dati dell'Istat, sono vissuti in famiglie di lavoratori esposti all'amianto, quindi, morti per un'esposizione indiretta, sia, poi, ai morti o comunque ammalati professionali a causa dell'amianto residuo, perché come mette bene in evidenza la richiesta della Commissione d'inchiesta, in quelle che sono le motivazioni, e come dicono anche i dati, penso al dossier “Liberi dall'amianto?” di Legambiente, sono ancora tante, 370 mila, le strutture contenenti amianto e la cosa peggiore è che parte di queste strutture sono anche strutture pubbliche, tra cui molte scuole, per cui c'è un'esposizione di insegnanti e di studenti all'amianto che non è certamente degna di un Paese civile come il nostro.

Perciò è importante che ci dotiamo di questo strumento, è importante che mettiamo insieme tutti gli interventi e tutto il lavoro che si è fatto anche in questa legislatura; in Commissione Lavoro, per esempio, abbiamo approvato, all'inizio dello scorso anno, diverse risoluzioni che mettevano in fila tutti gli interventi che noi stessi ci siamo impegnati a costruire, ma rispetto ai quali chiedevamo un impegno del Governo, per provare a migliorare anche la legislazione, sia rispetto alla tutela, sia rispetto agli aspetti risarcitori e sia rispetto, anche, agli aspetti previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto.

Certo, dobbiamo dire, come è stato già detto, che insomma, trent'anni dopo la legge che ha messo al bando l'utilizzo dell'amianto, molti passi avanti sono stati fatti in termini di tutela della salute, di tutela dell'ambiente, di strumenti e iniziative per aumentare la sicurezza nei posti di lavoro, però, purtroppo i dati ci inducono e ci costringono, devono obbligarci, a concentrarci ulteriormente su questo tema. Interviene, adesso, anche una risoluzione del Parlamento europeo, dell'ottobre del 2021, che appunto fissa e declina tutta una serie di impegni e di obiettivi da perseguire, fra i quali la strategia europea per la rimozione dell'amianto e l'aggiornamento della direttiva 2009/148/CE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi connessi con un'esposizione all'amianto durante il lavoro. Ecco, quindi, anche l'attenzione da parte dell'Unione europea. Ricordiamo che l'Italia anticipò di tredici anni l'Unione europea nel porre il divieto all'utilizzo dell'amianto; ricordiamo anche il percorso, come si dice giustamente nel testo di legge di proposta della Commissione d'inchiesta, cioè noi abbiamo anche tutta una serie di prassi, di buone prassi territoriali che possono essere anche utilizzate e messe a disposizione della costruzione di un sistema che operi su tutto il territorio nazionale. Anche nella legge di bilancio 2021, l'ultima che abbiamo fatto qui alla Camera, ricordo che intervenimmo per esempio sulla rideterminazione delle indennità, sull'ampliamento delle stesse anche ai lavoratori esposti indirettamente; insomma, è da anni che si fa questo lavoro, adesso abbiamo bisogno di metterlo a punto, di provare a migliorare e a ottimizzare anche il funzionamento degli strumenti legislativi, perché, purtroppo - e questo è uno dei temi che anche come Commissione Lavoro ci interessa di più – rileviamo, anche da delle considerazioni, da delle lettere che abbiamo ricevuto in questi giorni, che comunque ci sono dei dinieghi e delle lentezze eccessive anche nel riconoscimento sia delle malattie professionali, sia delle rendite ai superstiti.

Quindi, ecco, in quel lavoro di cui si tratta anche nell'ambito della Commissione d'inchiesta, occorre provare a sistemare, a migliorare i meccanismi legislativi per riconoscere diritti e prerogative a questi lavoratori. Io credo che nell'ambito di questo lavoro che faremo nella Commissione d'inchiesta potrebbe essere interessante anche provare a riformare i meccanismi di funzionamento del Fondo per le vittime dell'amianto. Ci sono esperienze, per esempio, quella francese, che è molto interessante e che ci potrebbe fornire tutta una serie di spunti per provare a migliorare il funzionamento del Fondo per le vittime dell'amianto.

Altra cosa su cui ritengo dovremmo tentare di fare un passo avanti è l'accesso pensionistico anticipato, previsto dalla legge del 1992: si tratta di riaprire i termini perché, a partire dal giugno del 2015, il diritto previsto da quella legge, quindi l'anticipo pensionistico, non è più esigibile. Quindi, noi dovremmo anche porci questo tema perché - come abbiamo detto - l'amianto crea vittime, lascia superstiti, crea malati professionali, lavoratori che quindi hanno bisogno di fruire ancora di questa misura. Poi - vado anche a concludere - non c'è solo la necessità di intervenire sulla mappatura dei siti che contengono amianto e che quindi sono ancora pericolosi, ma c'è anche il problema di smaltire l'amianto: nel nostro Paese c'è il grande problema di avere siti attrezzati adeguatamente, nel rispetto insomma di tutti i parametri ambientali, affinché l'amianto si possa anche smaltire; anche questo è un tema sul quale dobbiamo ragionare attentamente. Apro un'altra parentesi - perché ricevo ogni giorno la sollecitazione dei rappresentanti e dei militari delle Forze armate, in particolare degli imbarcati -: anche in tale ambito dobbiamo in qualche modo provare a capire perché ancora non siamo riusciti a dare tutte le risposte che avremmo dovuto dare. Tornando - e chiudo davvero - al convegno ANMIL di Ottana, a cui ho partecipato ad aprile, mi ha colpito molto un operaio, che è intervenuto rappresentando tanti altri lavoratori, alcuni dei quali morti. Lui ha detto una cosa, che mi è rimasta impressa, ma che insomma credo faccia parte dell'approccio che noi stiamo utilizzando anche rispetto a questo provvedimento. Il lavoratore, che si chiama Francesco Tolu, ha detto - parlando ovviamente dell'esperienza di Ottana e dei ritardi che ci sono stati nel riconoscimento della pericolosità di quei processi produttivi e di quei siti -: “Purtroppo in quegli anni la difesa della fabbrica prevalse sulla difesa della sicurezza e della salute dei lavoratori”. Ecco, noi siamo in una fase di ripresa e di ricostruzione nel nostro Paese, sebbene la guerra in Ucraina abbia di nuovo rallentato il percorso e siamo in una fase in cui, ancora una volta, come successe lì a Ottana, l'accelerazione dei processi produttivi giustamente e la corsa verso la ripresa dello sviluppo stanno lasciando troppe vittime sul campo. Penso a tutti gli operai edili che muoiono ogni giorno nei nostri cantieri. Quindi questo richiamo, questo grido di dolore, di Francesco Tolu, credo che ci debba accompagnare sia nel realizzare i lavori di questa Commissione d'inchiesta, sia rispetto a tutti gli altri interventi e a tutti gli altri percorsi di investimento che stiamo facendo anche con il PNRR. Stiamo attenti e costruiamo le condizioni affinché la giusta e sacrosanta ripresa, la giusta e sacrosanta corsa verso lo sviluppo, non sacrifichi i lavoratori. Stiamo attenti che la difesa giustamente dei meccanismi dello sviluppo non diventi prioritaria anche inconsapevolmente, anche senza dirlo, rispetto ad una tutela dei lavoratori, ad una tutela della sicurezza e ad una garanzia della sicurezza dei lavoratori che sono - lo voglio ricordare - le gambe e le braccia attraverso le quali poi questo sviluppo effettivamente avviene.