A.C. 703-B
Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, le modifiche apportate dal Senato non cambiano il nostro giudizio sulla legge quadro in materia di interporti: un testo lacunoso innanzitutto, così l'abbiamo definito, che non affronta il tema della messa in rete delle grandi infrastrutture del Paese, porti, interporti, aeroporti, linee ferroviarie e autostradali. Per il Partito Democratico gli interporti rappresentano un patrimonio pubblico da custodire e da valorizzare, tutto l'opposto di quello che prevede la norma in esame che, invece, agevola le privatizzazioni e predilige i piccoli interessi del privato, a discapito di un'azione di grande respiro che rilanci la politica economica e infrastrutturale del nostro Paese.
Serviva un testo che individuasse in modo chiaro le priorità, le aree da rilanciare e quelle da sostenere con un intervento maggiore dello Stato dove il territorio o il gestore da solo non ce la fa. Un testo, quindi, a nostro giudizio, senza visione, senza una strategia, il cui principale scopo - diciamolo con chiarezza all'Aula - è quello di consentire la privatizzazione degli interporti italiani, con una discutibilissima procedura che si fonda su una perizia giurata di parte: pensate un istituto che francamente ritenevamo che la storia amministrativa e istituzionale del nostro Paese avesse archiviato da tempo. Si fonda sulla perizia giurata di parte, sullo scomputo degli investimenti e sul riscatto del bene, per definire questa trasformazione, che è prevista in modo chiaro nel testo, del diritto di superficie in diritto di proprietà. Insomma, vengono sacrificati così beni pubblici, beni della collettività in luoghi rilevanti, strategici per l'infrastrutturazione del Paese. La parte pubblica, quindi il demanio dello Stato, la regione e gli enti locali perdono la proprietà di aree fondamentali.
Sin dalla prima lettura in quest'Aula, ma anche dall'inizio dei lavori in Commissione, abbiamo lamentato poi una violazione precisa nel testo e cioè quella relativa alle direttive comunitarie sulla concorrenza. Il prezzo di riscatto del bene, signor Presidente, di regola, alla luce anche delle direttive comunitarie e del nostro ordinamento giuridico a nostro giudizio andrebbe sottoposto a gara pubblica, così come andrebbe sottoposta a gara pubblica l'estensione della concessione anche ad altri interventi rispetto a quelli originari che, invece, il testo espressamente esclude. Su questi evidenze fatte dal Partito Democratico sia il Governo che la maggioranza continuano a fare spallucce. Lo diciamo come lo abbiamo detto nella vicenda che riguarda il ponte sullo Stretto, a proposito dell'articolo 72 del codice degli appalti: andrete a sbattere; su questi rilievi, che sono insormontabili, andrete a sbattere. Così come ci ha sorpreso, ci ha lasciato sgomenti la scelta normativa di non prevedere in capo ai gestori degli interporti i requisiti per legge previsti dalla normativa antimafia; lo abbiamo detto fino a oggi pomeriggio nella discussione sull'articolato, ci sono casi nel territorio del Paese dove si susseguono i gestori degli interporti senza che il Ministero approvi espressamente la successione della gestione e senza che venga fatta la verifica della normativa antimafia; anche questo è un vulnus della norma. Ma altro che legge quadro: facciamo una legge quadro che non verifica neanche la regolarità e la titolarità dei gestori degli interporti.
E, ancora, c'è il tema, evidentissimo, della perequazione infrastrutturale. Il Governo Meloni è il Governo che ha tagliato completamente il fondo di perequazione infrastrutturale e il tema della perequazione infrastrutturale si rispecchia anche sugli interporti, perché su ventiquattro interporti sedici sono gli interporti nel Nord Italia, quattro nel Centro Italia e quattro nel Sud e nelle Isole insieme; è chiaro che c'è un problema di priorità del rilancio del Paese, ma come lo volete affrontare il rilancio del Paese se non diciamo in modo chiaro come investiamo le risorse e quante risorse diamo. Per tutto e su tutta questa sedicente legge quadro degli interporti ci sono a malapena 21 milioni di euro che bastano per l'ammodernamento contenuto di un solo interporto. Ma qual è la visione del Governo per rilanciare la parte meno infrastrutturata del Paese e il Sud Italia?
Ancora, signor Presidente, ci ha lasciato di stucco anche il metodo di distribuzione delle risorse. A fronte di questo numero di interporti, a fronte delle esigenze del Paese, lo sapete qual è il metodo di distribuzione delle risorse? Decide Salvini. Questa è la logica. Noi ci saremmo aspettati, invece, un momento in cui decidere insieme le priorità, un confronto su quali fossero le priorità del Paese, quali fossero gli interporti che hanno maggiore carico di merci, quali aree del Paese vogliamo rilanciare, individuando un nuovo interporto; invece, deciderà il Ministro con appena 21 milioni di euro. Non siete stati in grado neanche di individuare le nuove risorse disponibili, fare un confronto con le regioni, valutare tra FSC e fondi POC che tipo di risorse ulteriori si riuscivano a individuare. Insomma, alla fine avete definito una legge quadro che è solo una legge quadro sulla carta, una perfetta norma spot in stile Governo Meloni di questi anni.
Continuo, Presidente, con un altro punto debole della proposta di legge che è quello dell'individuazione dei nuovi interporti: non un criterio generico, non un riferimento a come li individuiamo; avete indicato il limite massimo in 30 interporti, quindi, ulteriori 6, senza dirci neanche dove li volete fare. Per non parlare, poi, dell'ammodernamento e del miglioramento degli interporti esistenti. Era una scelta che avrebbe dovuto fare la politica e inopinatamente mantenete nel testo del provvedimento una delega ferma al Governo e, in particolare, al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Viene previsto come unico limite il parere di questo sedicente Comitato per l'intermodalità e la logistica che, peraltro, tra i componenti con diritto di voto, come abbiamo più volte evidenziato, non ha i sindaci. A preoccuparci, quindi, sono anche la terzietà e i principi di trasparenza che vengono violati.
In conclusione, signor Presidente, rileviamo che il testo non garantisce, peraltro, neanche la partecipazione, la partecipazione delle regioni, la partecipazione degli enti locali e delle città metropolitane su scelte decisive come quelle della localizzazione degli interporti e dell'individuazione delle risorse, per non parlare di un coinvolgimento, che manca assolutamente, delle parti sociali, dei lavoratori, delle categorie produttive. Non è previsto un rigo nella norma che faccia riferimento a questo sistema di partecipazione.
Poi, c'è il dato della centralizzazione, come già il Governo ha fatto a proposito delle ZES, tagliando la territorializzazione delle ZES, scegliendo di centralizzare tutto a Roma, centralizzate anche le decisioni sugli interporti, esautorando le regioni, le città metropolitane e centralizzando tutto a Porta Pia. È una scelta sbagliata che contestiamo dall'inizio dei lavori d'Aula e che ribadiamo in questa sede.
Serviva altro, signor Presidente, serviva altro per rilanciare il sistema interportuale e intermodale italiano, a partire da indicazioni precise, chiare e nette sulla sostenibilità e a partire da uno sforzo e da una verifica sulle risorse per individuare alcune aree più svantaggiate, per capire bene in che modo garantire una tassazione agevolata o sostenere quegli interporti che ne avevano maggiormente bisogno.
Per queste ragioni, il voto del Partito Democratico sarà contrario.