Discussione generale
Data: 
Lunedì, 8 Novembre, 2021
Nome: 
Luca Sani

A.C. 1813

 

Presidente, colleghe e colleghi, come ricordava giustamente il relatore, il collega Ungaro, noi siamo di fronte all'esame di un provvedimento che è in attesa ormai da troppi anni. Il collega ricordava il percorso che ha riguardato questo provvedimento dal lontano 2010 e i trascorsi che ha avuto nei due rami del Parlamento, con il rinvio alle Camere anche da parte del Presidente della Repubblica; però, noi abbiamo sottoscritto dei trattati internazionali che hanno disciplinato e affrontato il tema delle mine antipersona e delle bombe a grappolo, tra cui la Convenzione di Ottawa nel 1997 e la Convenzione di Oslo nel 2008, ratificate dallo Stato italiano.

Nonostante questo, dobbiamo prendere atto che gli incidenti causati da queste armi sono ancora in un numero molto elevato e anche se, negli ultimi venti anni, sono state distrutte oltre 55 milioni di mine nel mondo, continua il massacro. Per il quinto anno consecutivo i civili rimangono ancora i più colpiti dalla violenza delle mine e da residuati di origine bellica. Oltre 5 mila vittime, oltre la metà causate da mine improvvisate; fra questi, i bambini rappresentano il 43 per cento. I Paesi più coinvolti sono l'Afghanistan - di cui recentemente abbiamo avuto modo di discutere -, la Colombia, l'Iraq, il Mali, la Nigeria e via dicendo, senza dimenticare che esistono ancora 100 milioni di ordigni disseminati nel terreno di molte Nazioni, che rappresentano armi micidiali e che, oltre a distruggere vite e causare terribili e irreversibili amputazioni e ferite, concorrono anche a compromettere la via di un'economia diversa per quei Paesi, spesso molto poveri. L'impatto delle mine antiuomo incide sulla vita delle popolazioni locali ed è devastante poiché la presenza rende impraticabili attività come l'agricoltura, la mobilità su vasti territori, con effetti economici facilmente immaginabili. Per non parlare, poi, del peso che tutto ciò impone al sistema sanitario e sociale in Paesi che non brillano per condizioni finanziarie, ma che sono spesso drammatiche. Il divieto di utilizzo di tali armi ha prodotto risultati apprezzabili - lo sappiamo - anche in termini di dissuasione; rimangono però attivi molti gruppi terroristici che continuano a farne uso e, come ricordava il relatore, il nostro Paese è pienamente coinvolto, in virtù degli accordi internazionali sottoscritti, in tutte le attività di supporto alle Nazioni che hanno il problema delle mine, ciò al fine di promuovere una sempre maggiore adesione allo spirito dei Trattati internazionali.

Noi siamo di fronte a un provvedimento che va in questa direzione e, sinceramente - me lo consenta, signor sottosegretario -, si fa un po' fatica a comprendere le obiezioni che sono intervenute anche in questa discussione generale, dopo il dibattito e il confronto che c'è stato in Commissione. Era anche una richiesta del relatore durante il confronto in Commissione: questi oneri andrebbero un po' meglio e più precisamente identificati; se ci sono oneri bisogna mettere sul piatto della bilancia anche i benefici rispetto a questa operazione. Non si sta parlando di una cosa da poco: c'è in mezzo la vita di tantissimi civili, spesso bambini.

Questo aspetto, questo onere che è richiesto alle finanze dello Stato, rispetto a un preciso impegno quale questo di cui si tratta, deve essere dimensionato un pochino più accuratamente, in modo tale da permettere poi al Parlamento di fare la valutazione migliore che gli spetta. Questa è una buona legge perché introduce divieti totali in tema di finanziamenti a società, aventi sede in Italia o all'estero, che direttamente o indirettamente su questi ordigni svolgano attività di qualsiasi tipo - dallo sviluppo alla produzione, dallo stoccaggio alla riparazione e via dicendo -, prevedendo al tempo stesso organi di controllo e sanzioni per chi viola queste disposizioni. Va detto che l'Italia, dal punto di vista della produzione, ha risolto da tempo e regolato i conti perché, nonostante fosse il nostro Paese uno dei principali produttori, ha ormai sancito il divieto assoluto di produzione. Presidente e rappresentante del Governo: approvare questa legge nel nostro Paese può rappresentare un ulteriore stimolo ed è anche un segnale culturale rispetto a dove va l'industria bellica in generale. Questa può essere anche un'occasione di riflessione per una conversione dei modelli produttivi anche a scopi civili e sociali, cogliendo anche l'opportunità delle tante transizioni che sono in corso, che per essere attuate hanno molto spesso bisogno di una tecnologia che sul mercato manca. Approvare leggi che hanno un segno anche culturale può aprire una riflessione nel Paese e non solo nel Paese ma, più in generale, rispetto ai modelli di produzione.

Come gruppo del Partito Democratico riteniamo che l'approvazione di questa legge, che è stata ampiamente condivisa da tutti gli schieramenti politici in Commissione - penso avverrà la stessa cosa in Aula - potrà produrre un significativo passo in avanti per contrastare con efficacia certi mercanti di morte e proteggere milioni di potenziali vittime indifese, soprattutto bambini. Pappagalli verdi è il soprannome dato a questo tipo di submunizioni, perché assomigliano - è stato detto - a giocattoli colorati a forma di uccello e che attraggono i bambini. Pappagalli verdi è il titolo d'un libro, edito oltre vent'anni fa, che raccoglie le cronache di un chirurgo di guerra, che racconta gli effetti atroci di questi ordigni. Allora, approvare la legge penso sia anche un modo coerente - molto spesso è stato evocato e ricordato in quest'Aula dopo la sua scomparsa - per onorare ancora una volta il lavoro e il ricordo di Gino Strada; proprio Gino Strada ci diceva che non esistono scommesse impossibili.

Spero, signor sottosegretario, che vengano rimossi quegli ostacoli, grazie all'approccio costruttivo che prima ci ricordava, affinché questa legge possa essere approvata e possa rappresentare presto una scommessa vinta.