Discussione sulle linee generali – Relatrice per la maggioranza
Data: 
Lunedì, 3 Aprile, 2017
Nome: 
Barbara Pollastrini

A.C. 3558-A

 

Signora Presidente, signor Viceministro, come lei ha detto, approda oggi in quest'Aula la proposta di legge n. 3558-A, “Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo violento di matrice jihadista”, a prima firma Dambruoso, Manciulli e altre personalità della maggioranza e dell'opposizione. Come relatrice, mi sono avvicinata a questo tema, piuttosto complesso, con la modestia del caso. La proposta, infatti, ha un'ambizione per nulla banale, quella di aggiungere alle necessarie misure di intelligence e repressive un tassello diverso, ispirato alla prevenzione: norme per sostenere il contrasto a quell'attrazione che, in nome di una lettura religiosa, negata peraltro della più grande parte degli islamici, può portare al reclutamento di una manodopera ideologizzata e criminale. Dal momento del deposito della proposta, abbiamo udito studiosi, esperti, Ministri, forze dell'ordine, magistrati, esponenti delle comunità islamiche e di altre confessioni: lo abbiamo fatto in sede parlamentare, ma anche con amministratori e associazioni. Non poteva che essere così, dal momento che siamo chiamati a trattare una materia delicata, e per più motivi: per le implicazioni sul terreno della libertà personale, religiosa, di opinione, per la sicurezza del Paese, per il profilo di una proposta che voglia agire sulla prevenzione culturale, formativa, sociale, essendo lo Stato già in possesso di una legislazione che prevede reati penali, misure restrittive e repressive.

Colleghe e colleghi, quando parliamo di estremismo violento di matrice jihadista volto al terrorismo, descriviamo un'aggressione senza precedenti alla sicurezza con un impatto doloroso sul nostro continente e sull'Occidente, ma insieme un attacco rivolto a principi e valori della democrazia liberale, valori che hanno costruito la convivenza tra confessioni diverse e la separazione tra Stato e religioni.

Detto questo, non dobbiamo rimuovere che tuttora la maggior parte delle vittime è rappresentata da popolazioni musulmane nei loro Paesi. Non siamo dunque di fronte a una guerra tra civiltà, questo mi sento di dire, ma a un conflitto che si consuma dentro le civiltà. E voglio aggiungere: un conflitto che ha come simbolo la libertà delle donne, delle ragazze, che a costi altissimi, e anche a prezzo della vita, si ribellano nel segno della loro autonomia e dignità.

Presidente, Vice Ministro, la proposta avanza un insieme di misure e programmi per prevenire fenomeni di adesione alla radicalizzazione, all'estremismo violento, con finalità terroristiche. Oltre a ciò, la proposta vuole agire sul recupero in termini di integrazione sociale, culturale, lavorativa, di soggetti disponibili a interrompere un percorso di annichilimento. Per questo è importante tenere conto della specificità del nostro Paese. Specificità che emerge dal numero di attentati complessivamente limitati o scongiurati, da una minore presenza di combattenti reclutati (un centinaio nei territori dell'ISIS), dalla quantità minore di foreign fighters nello scenario del conflitto siriano e ovviamente è più difficile una previsione sul numero effettivo dei cosiddetti lupi solitari. La nostra è, peraltro, una specificità che trova riscontro in ragioni storiche: l'essere stato, il nostro, un Paese con una radice colonialista meno marcata, un Paese che per la sua connotazione non conosce, almeno negli stessi termini presenti altrove (Francia, Belgio e Germania), banlieue o agglomerati periferici ad altissima densità di popolazione immigrata di seconda e terza generazione. Un Paese dove il coordinamento dell'intelligence con le forze dell'ordine e la magistratura, anche per la stratificazione di professionalità maturate negli anni di altre forme di terrorismo e di criminalità organizzata, ha garantito un'opera di controllo e prevenzione efficace.

Questo complesso di attività ha conosciuto di recente un adeguamento e un aggiornamento legislativo, cito il decreto del 2015 contro il terrorismo, che ha introdotto, ad esempio, il reato di autoaddestramento utilizzato pochi giorni fa dagli inquirenti nel caso di Venezia.

Ma il nostro è anche un Paese in cui il solidarismo e l'accoglienza hanno fino ad ora dominato sulle paure con la difesa dei diritti umani dei migranti e l'allarme per chi voglia evocare una sovrapposizione di significato tra straniero o islamico e terrorista.

Tuttavia, ecco il punto, dagli studi, e in particolare dalla relazione del professor Vidino, si comprende come anche in Italia possa crescere il numero dei cosiddetti simpatizzanti, degli abbagliati e delle abbagliate, che abbracciano tendenze volte all'estremismo violento.

In questo senso, due sono i luoghi principali di reclutamento, la rete e le carceri. Ci sono scritti, prove, di quanto l'ISIS investa scientificamente nella propaganda mediatica con immagini, informazioni, atti feroci, come via di un riscatto ipotetico, di come investa, cioè, sul condizionamento delle menti, e le menti investano nel potere di loro stesse di rovesciare la realtà, in una sorta di ipnosi devastata e devastante per gli altri e per loro stessi.

Così come esistono prove di come nelle carceri, talvolta in nome di una presunta protezione, avvengano forme di proselitismo. D'altronde, la risoluzione del Parlamento europeo sulla prevenzione della radicalizzazione raccomanda di adottare strategie preventive nella formazione delle forze dell'ordine, nell'istruzione, nel pluralismo religioso e per il recupero, e invita a promuovere una vera e propria contronarrazione sulla rete, nei media e nelle scuole.

Insomma, è l'approccio di quanti, secondo me a ragione, sostengono come in questa guerra non basta vincere, ma bisogna soprattutto convincere.

A questo fine, alcuni Paesi hanno adottato leggi e programmi. Credo che l'Italia, proprio per le sue peculiarità, possa offrire all'Europa, ora, una legge saggia, praticabile e utile; ci vengono in soccorso i nostri principi costituzionali di dignità e valore di ogni persona, di libertà religiosa e laicità dello Stato e di contrasto a ogni discriminazione.

Ci sarà di aiuto il dialogo interreligioso promosso dal Pontefice e riproposto in occasione della sua straordinaria visita a Milano. E indispensabile sarà l'azione delle associazioni e di singoli cittadini e cittadine islamici che si uniscono per isolare e combattere derive terribili.

Signora Presidente, signor Vice Ministro, come dicevo, quando parliamo di radicalizzazione il riferimento è a un itinerario costituito da tappe progressive sino a quel reclutamento destinato a tradursi in azioni violente di natura solitaria, come da ultimo a Londra, o strutturate come nell'assalto al Bataclan di Parigi. È difficile, per mentalità che si sono formate nel solco culturale dell'Illuminismo, comprendere quali leve possano condurre coscienze ancora giovani a praticare la linea opposta, la negazione, l'uccisione dell'altro e di sé. Disperazioni, solitudini paura, ricatti, che trovano in un gesto o in un esercito fanatico una risposta. Contano gli eserciti più organizzati, legati a sommovimenti geopolitici, al denaro, all'illegalità, ai conflitti tra poteri ed etnie e, per quanto mi riguarda, e lo dico come una valutazione del tutto personale, contano anche i limiti dell'Occidente sulle armi, le guerre e gli interessi economici. E mentre si fa più acuto il terreno di scontro e il terrorismo pare prendere colpi, cresce l'allarme per una reazione di cellule o singoli pronti ad agire.

L'espressione jihad, letteralmente “sforzo ascetico”, non deve determinare un automatismo tra il significato di quella parola e l'annientamento di quanto non sia appartenente all'Islam, è l'uso che ne è stato fatto che dà il segno della frattura in questo secolo.

Insomma, nel procedere, abbiamo cercato in Commissione di agire con serietà e cautela e questo - lo voglio sottolineare - ha prodotto nel lavoro in Commissione correzioni e miglioramenti del testo iniziale; ed è un impegno che immagino debba e possa continuare in Aula.

Come altri, siamo stati mossi dall'idea che tra gli obiettivi del terrorismo jihadista non vi sia la volontà concreta di una sottomissione o distruzione della civiltà occidentale, ma un traguardo non meno insidioso e che si potrebbe concretizzare, ma non vogliamo che sia così, nella nostra rinuncia al desiderio di essere una società aperta, inclusiva e pluralista. Ciò significa che spetta prima di tutto a noi alimentare quel reciproco riconoscimento destinato a divenire l'antidoto più efficace contro ogni germe violento o fondamentalista.

È in questa logica che anche una legge come quella che giunge alla nostra attenzione è un tassello per una strategia più ampia, una strategia che si faccia carico di luoghi di culto e preghiera, come nel caso delle moschee ancora mancanti, da costruire tuttavia nella trasparenza di regole, finanziamenti e condivisione dei principi costituzionali.

Signora Presidente, signor Vice Ministro, questa relazione per me è anche l'occasione per accennare una questione irrisolta, mi riferisco al vuoto legislativo della legge sulla libertà religiosa su cui il Parlamento ha accumulato un grave ritardo. Sono dodici i culti interessati da intese riconosciute, dagli ebrei, ai valdesi, dagli evangelisti, ai buddisti, e altri, mentre continua a mancare un'intesa con i musulmani, assenza spesso giustificata dalle diversità tra associazioni nel rappresentare i fedeli musulmani presenti oggi nel nostro Paese. Ma credo che ora e presto sia responsabilità di tutti, Parlamento, Governo e associazioni, costruire intese separate con le comunità disponibili. Il patto per un Islam italiano, siglato alla presenza del Ministro Minniti, è un passo importante nel riconoscimento di diritti, doveri e regole, che ci aiuteranno per questo obiettivo.

Colleghe e colleghi, la proposta di legge comprende 12 articoli. Per brevità riporto solo alcuni spunti. Si prevede l'istituzione del Centro nazionale sulla radicalizzazione (CRAD) presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno, ciò avverrà con decreto da emanarsi entro tre mesi dalla promulgazione della legge.

Ne è disciplinato il funzionamento, assicurando la rappresentanza dei dicasteri interessati, di associazioni religiose, della Consulta per l'Islam e di esperti. Il CRAD definisce progetti, azioni, sperimentazioni ed eventuali numeri verdi e riferisce alle Camere, Camere in cui si prevede l'istituzione di un Comitato composto da cinque deputati e cinque senatori, in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari. Il Comitato svolgerà una funzione di monitoraggio e di audizione: carceri, ospedali, scuole, ministri di culto, amministratori, operatori sociali, luoghi di accoglienza.

Altri articoli si riferiscono alla formazione delle forze dell'ordine, dei garanti dei detenuti, dei docenti. Si prevede, inoltre, un programma per il dialogo interculturale e religioso, diritti e doveri per i cittadini residenti in Italia, rispetto delle differenze e delle donne, contrasto all'odio on line, alle discriminazioni, compresa l'islamofobia, e ancora campagne informative anche attraverso piattaforme multimediali e il coinvolgimento della RAI. Presso le prefetture dei capoluoghi di regione sono istituiti i centri di coordinamento regionali sulla radicalizzazione, denominati CCR, con il compito di attuare il piano strategico nazionale anche sul fronte del recupero e della rieducazione. Un particolare monitoraggio viene previsto per le carceri dove peraltro - vorrei aggiungere - sono già in corso sperimentazioni positive.

Signora Presidente, signor Vice Ministro, ci muoviamo, come ho cercato di dire, su un terreno che intreccia storia, religione e politica e che lo fa in un contesto segnato da forme tragiche di odio, violenza e regressione. La nostra vera risorsa è un dialogo globale sul senso di sé, sulla dignità umana, sulla libertà e l'uguaglianza. Lo spirito di questa proposta di legge è offrire un'opportunità in più nel dialogo e nella sicurezza. Spero che sapremo discutere e agire con saggezza e giustizia.