Dichiarazione di voto finale
Data: 
Mercoledì, 23 Marzo, 2016
Nome: 
Silvia Fregolent

A.C. 3606-A

Gentile Presidente, rappresentanti del Governo, gentili colleghi, quante volte da quando è iniziata la crisi nel 2008, questa lunga crisi economica, alcuni illustrissimi economisti ed esperti ci hanno insegnato come in cinese la parola «crisi» sia formata da due ideogrammi, pericolo e opportunità. Alcuni ultimamente hanno confutato la veridicità di questo assunto, ma ponendolo ancora per vero e per buono, è la parola «opportunità» che a noi del Partito Democratico interessa. 
Noi abbiamo cercato di far ripartire questo Paese e i numeri incominciano lentamente, ma progressivamente a darci ragione, credendo nelle sue capacità e spingendolo fuori dalle pastoie burocratiche che lo tenevano paralizzato: la riforma costituzionale, la legge elettorale, la riforma della giustizia, la riforma della pubblica amministrazione, la riforma della scuola, la riforma del mercato del lavoro e così via, potrei andare avanti, e in tutte queste occasioni nulla da parte di chi vuole cambiare il Paese, nulla in questo Paese si è sentito dire. Pensate ai cittadini, pensate agli imprenditori: per qualcuno c'era sempre qualcos'altro da fare, ma far ripartire il Paese è il modo più serio per pensare ai cittadini e a chi vuole creare lavoro facendo impresa. Così abbiamo fatto anche con il settore bancario. Nessuno mette in dubbio che è un settore in un certo senso più solido di quanto venga descritto dai soliti professionisti del terrore. 
Mi fa piacere oggi sentire esaltare dai colleghi del MoVimento 5 Stelle il settore bancario quando, non molto tempo fa, con dei tweet allarmistici ci dicevano che le banche italiane erano pronte al dissesto totale. Quindi, a volte i tweet dovrebbero essere utilizzati forse con un po’ più di saggezza. Lo sanno gli stessi operatori delle BCC, che hanno provveduto con noi a scrivere questa riforma. Lo sa la Banca d'Italia; da alcuni ho sentito citare alcune parole del responsabile della vigilanza della Banca d'Italia, Carmelo Barbagallo, ma citiamole tutte le parole, perché a volte estrapolarne alcune non rende compiutamente il pensiero: «In seguito alla crisi i profitti delle BCC sono stati erosi dal calo delle nuove erogazioni e dall'aumento della rischiosità dei prenditori. Ingenti le rettifiche di valore che sono state fatte a fronte della cresciuta rischiosità, con il tasso di copertura delle parti deteriorate che è passato dal 26 per cento del 2012 al 38,7 per cento del 2015; quello delle sole sofferenze è aumentato dal 45 per cento al 50,2 per cento. Rettifiche che, inevitabilmente, si sono riflesse sugli equilibri reddituali. La componente più fragile del settore è individuabile nelle BCC che presentano coefficienti di capitali più bassi e tassi di copertura inferiori a quelli del sistema bancario nazionale. In base a questi dati, riferiti a dicembre 2015, le BCC in tali condizioni erano circa 50 e rappresentano il 16 per cento dell'attivo della categoria». 
Per questo non potevamo più aspettare, altro che non vi era motivo di decretazione d'urgenza ! Ricordo a me stessa, ovviamente, come la Germania, ad esempio, abbia riformato il proprio analogo sistema creditizio cooperativo nel 2002. Lo sottolineo guardando in particolar modo i colleghi di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d'Italia, che hanno per lungo tempo governato questo Paese e che nulla hanno fatto quando c'erano norme europee ancora più favorevoli al consolidamento del sistema bancario. Come si fa a dire che potevamo ancora aspettare ? Ad essere sinceri questa riforma arriva fin troppo tardi. Sono partita dalla parola «opportunità», signora Presidente, perché questo decreto rientra in una serie di provvedimenti assunti da questo Governo e da questa maggioranza per consolidare il nostro sistema bancario. Dapprima con la trasformazione delle maggiori banche popolari in società per azioni, successivamente con l'autoriforma delle fondazioni di origine bancaria, in seguito con la semplificazione delle procedure di recupero crediti e delle procedure di insolvenza per ridurre i tempi di adeguamento allo standard europeo del trattamento fiscale delle svalutazioni, ed ora con la riforma delle BCC, di cui si è per lungo tempo dibattuto in questo Paese. Tutto questo è necessario per soddisfare i bisogni dell'economia, trasmettendo credito all'impresa e ai cittadini. È proprio per consolidare questo obiettivo che il decreto in questione spazia dalla riforma delle banche di credito cooperativo alla tanto attesa esplicitazione del divieto di anatocismo bancario, passando per la garanzia dello Stato sulla cartolarizzazione dei crediti deteriorati. 
Per quanto riguarda le BCC si è trovato un punto di equilibrio tra il rafforzamento del sistema e l'adesione al gruppo bancario cooperativo, la cosiddetta way out, continuando a preservare le finalità mutualistiche del modello cooperativo, così come riconosciuto e protetto dalla nostra Costituzione. Si danno gli strumenti per consentire la formazione di un gruppo bancario cooperativo unico o di più gruppi bancari unici, con le soglie di un patrimonio di un miliardo, che consentirà alle BCC di poter contare su un forte punto di riferimento centrale, avendo compiti di indirizzo e di controllo. Non viene pertanto meno l'autonomia delle BCC, come falsamente raccontato da qualcuno in questa sede, autonomia ulteriormente rafforzata dall'approvazione di un emendamento PD, a prima firma Ginato, che introduce la possibilità di introdurre sottogruppi territoriali, facenti capo ad una Spa bancaria sottoposta a direzione e coordinamento della capogruppo. 
Il decreto contiene altre misure per favorire la stabilità e la solidità del sistema creditizio. Gli articoli 3 e 13 recano infatti misure volte a definire un meccanismo per smaltire i crediti in sofferenza presenti nei bilanci bancari, mediante la concessione di garanzia dello Stato nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione e costituisce, pertanto, un passo avanti nella direzione dello sviluppo del mercato dei crediti deteriorati, consentendone una più rapida dismissione. 
Come giustamente ha ricordato questa mattina il capogruppo PD della Commissione Finanze, Michele Pelillo, sappiamo che questa iniziativa, pur essendo positiva, non è risolutiva del problema, ma ci accontentiamo delle proiezioni che gli analisti ci fanno. 
Essi sostengono che la garanzia dello Stato può far aumentare di circa cinque punti percentuali il valore di questi titoli. Ci sembra sufficiente sottolineare la valenza positiva. Sempre grazie ad un emendamento del Pd è stato definitivamente risolta e chiarita la disciplina dell'anatocismo, ossia la contabilizzazione degli interessi sugli interessi per conti correnti, conti di pagamento e finanziamenti a valere sulle carte di credito, stabilendo che la maturazione degli interessi non potrà essere inferiore ad un anno, escludendo la pratica trimestrale, che gli interessi debitori a carico del cliente saranno esigibili dopo 60 giorni e non più immediatamente, mentre gli interessi creditori quelli a favore del correntista saranno immediatamente disponibili. Si tratta di un passo avanti notevole, è una norma che rende più agevole l'attuazione del divieto di anatocismo, ponendo fine alla scarsa chiarezza e limitando quindi il contenzioso legale. Si è così definita una disciplina primaria chiara, come da tempo richiesto dall'associazione dei consumatori e da sentenze della Corte, coerente con gli orientamenti dei principali Paesi europei, che garantisca la certezza del diritto nei rapporti del credito, assicurando comunque al cliente le necessarie tutele nelle relazioni bancarie. 
Ricordo a me stessa come questo emendamento sia stato presentato dal PD e da nessun'altra forza politica, votato da tutti i partiti con l'astensione del Movimento 5 Stelle. Non bisogna solo dichiarare di essere pronti a governare, caro Movimento 5 Stelle, bisogna anche fare proposte concrete che dimostrino la veridicità di questo assunto che, per ora, da noi è soltanto stato espresso, ma non ha mai avuto un concreto contenuto. 
Con orgoglio sottolineo il buon lavoro svolto dal Partito Democratico, dalla sua maggioranza, dal relatore Sanga e dal Governo per rendere questo testo un testo condiviso dai vari attori. Per questi motivi dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico.