Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia
Data: 
Martedì, 4 Novembre, 2014
Nome: 
David Ermini

A.C. 2681

 

Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, signor rappresentante del Governo, il decreto-legge n. 132 del 2014 in materia di deflazione del processo civile e di definizione dell'arretrato è solo una piccola parte delle grandi riforme che il Governo, presieduto da Matteo Renzi, ha intrapreso. Il decreto su cui oggi il Governo chiede la fiducia riguarda esclusivamente alcune correzioni e anche delle norme parziali che servono per snellire e definire una serie di procedimenti da iniziare ex novo ed altri attualmente pendenti. Altro, molto altro seguirà con la legge delega sul processo civile che questa Camera affronterà nelle prossime settimane. Abbiamo lavorato bene in questo periodo in Commissione giustizia; abbiamo portato tanti disegni di legge, tante conversioni di decreti in quest'Aula. Oggi ho sentito che siamo stati definiti burattini. Io vorrei ricordare a chi ci ha definiti burattini che il burattino per eccellenza si chiama Pinocchio, che era famoso per dire le bugie, e di bugie ne abbiamo sentite parecchie oggi, tant’è che forse a qualcuno stasera crescerà il naso di qualche centimetro. In Commissione giustizia tutti hanno avuto tempo per parlare ed erano state assegnate addirittura qualcosa come 5 ore per poter presentare un po’ di emendamenti, ma mi immagino che probabilmente qualcuno, abituato ai sermoni di ore e ore del loro sacerdote, forse, per tre ore o quattro ore, non era in grado di poter spiccicare parola su qualche emendamento. Con questo decreto, noi daremo una risposta ai primi problemi, quelli più immediati che la giustizia civile del nostro Paese ha, che vuole e che deve essere moderno ma che ha sempre trovato chi, lo abbiamo sentito bene anche oggi, per una ragione o per un'altra, preferisce rimandare piuttosto che decidere, probabilmente perché le idee sono molto confuse. Adesso, è arrivato il momento in cui, dopo la discussione, si prendono le decisioni e non tutti sono in grado di prenderle le decisioni; bisogna conosce un po’ la materia per poterle prendere, solo così questo Stato, se noi riusciamo a decidere qualcosa, potrà rinnovarsi prima di morire di discorsi, ostacoli o di preclusioni. La riforma della giustizia civile, di cui questo decreto è soltanto un primo, piccolo tassello, fondamentale per lo sviluppo e per gli investimenti che dovranno essere effettuati in Italia, anche da soggetti esteri, è importante per questo, perché molti ci guardano con diffidenza, come un Paese troppo impegnato a discutere senza decidere. 
Non si può riformare la giustizia civile se contemporaneamente non si arriverà ad avere anche una riforma del fisco, del lavoro, della pubblica amministrazione, della scuola. L'Italia è in una situazione in cui o la cambiamo radicalmente, in ogni suo settore, o tutto servirà a poco. Non servono piccole riforme settoriali, che poi alla fine spesso lasciano tutto come trovano. Molti oggi chiedono le riforme, ma veramente tutti sono disposti a fare sul serio ? Noi pensiamo di sì. L'Italia ci ha chiesto di andare avanti, di spingere e di cambiare, e noi lo faremo. Tutti noi per primi dobbiamo saper dare un esempio ed abbiamo l'obbligo di considerare il Paese come una casa nostra, a cui tutti dobbiamo dare qualcosa. Si devono lasciare da parte i propri orticelli e le difese corporative, per lavorare tutti insieme verso il bene comune. 
Non ci sarà bisogno di scomodare grandi personaggi, come il Presidente che diceva agli americani che cosa potessero fare loro per il loro Paese. Noi chiediamo agli italiani di stare invece uniti in questa guerra contro una crisi che ci attanaglia da troppi anni e dalla quale potremo uscire solo con la forza che ci possono dare l'unità e la fiducia. L'Italia ce la farà, tutta insieme, senza chiacchiere, senza sermoni e senza bugie. 
Nel nostro caso, in questo primo atto della riforma della giustizia civile, ci sarà la necessaria collaborazione degli operatori della giustizia, perché le norme contenute in questo provvedimento possano rivelarsi veramente efficaci. Il trasferimento in sede arbitrale dei procedimenti civili pendenti e la negoziazione assistita non potranno trovare la loro giusta attuazione senza una forte collaborazione della classe forense, alla quale chiediamo aiuto proprio perché siamo consapevoli che gli avvocati possono essere determinanti, con le loro competenze e con le loro professionalità, nel guidare i loro assistiti a soluzioni processuali più rapide, più favorevoli e meno costose. Fondamentale è la particolare forma di negoziazione assistita finalizzata alla soluzione di controversie in materia di separazione personale, di cessazione degli effetti civili o scioglimento del matrimonio, ovvero per la modifica delle condizioni di separazione o di divorzio. Questa procedura, indicata nell'articolo 6, trova il suo completamento nell'articolo 12, che introduce un'ulteriore disciplina che permette la possibilità di concludere dinanzi al sindaco un accordo di separazione, divorzio o modifica delle condizioni di separazione o divorzio. Questa possibilità, come è detto prevista dall'articolo 12, trova dei limiti nella presenza dei figli minori, maggiorenni incapaci o portatori di handicap o, comunque, non autosufficienti. Saranno, però, così evitate burocrazie e spese, con vantaggio per l'effetto deflattivo e per la diminuzione del carico dei procedimenti, ma anche e soprattutto per le persone, sia sotto l'aspetto economico che di sofferenza personale. 
Un altro istituto fondamentale è la limitazione dell'abuso del processo attraverso un maggiore rigore nella concessione della compensazione delle spese. 
Ha fatto discutere – lo sentivo anche prima – in queste settimane la riduzione del periodo di sospensione feriale dei termini, che viene portato da 46 a 31 giorni, cioè dal 1o al 31 agosto. Appare evidente che la sospensione feriale dei termini di 31 giorni è oggettivamente più consona ai tempi e può, anche se in minima parte, aiutare nell'accelerazione dei tempi dei processi. Diversa, ma collegata a questo, è la riduzione delle ferie dei magistrati da 45 giorni, più 6 di festività soppresse, a 30 giorni, più 6 di festività soppresse. 
Vogliamo premettere ed affermare, se ancora qualcuno non lo avesse capito o comunque se non si fosse ben compreso, che questa misura non è una misura punitiva per nessuno. È esclusivamente una richiesta di collaborazione per aiutare un Paese ad uscire da una crisi profonda e lunga e può essere certamente un aiuto ma anche un esempio. Quindi, solo ed esclusivamente collaborazione con la magistratura, della quale rispettiamo l'autonomia e l'indipendenza assoluta e per la quale il Partito Democratico si è battuto, si batte e si batterà sempre, consapevole che mai vi dovrà essere alcuna delegittimazione dei magistrati. Questo per il rispetto costituzionale, ma anche per il bene del nostro Paese.
Stiamo lavorando a fondo, con convinzione e con dedizione, con discussioni anche accese, ma nella piena convinzione che stiamo lavorando per il bene di un Paese che deve riprendere fiducia in se stesso. 
La crisi, le difficoltà, spesso la disperazione che oggi molte famiglie soffrono possono essere superate solo attraverso un Paese rinnovato nella sua struttura e nelle sue norme. Non ci possiamo fermare. Oggi la giustizia civile è un veloce segnale per incentivare gli investimenti, domani altro e dopodomani altro ancora. Siamo un Paese grande, pieno di valori, dove dobbiamo recuperare la fiducia nello Stato e in noi stessi e un vero senso di solidarietà. Ci stiamo provando. Questo è un altro piccolo passo, aiutiamoci e andiamo avanti tutti insieme. Per questo spirito e con questo spirito il Partito Democratico voterà la fiducia al Governo.