Dichiarazione di voto di fiducia
Data: 
Giovedì, 31 Luglio, 2025
Nome: 
Ubaldo Pagano

A.C. 2527

Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, dieci volte inferiori sono le capacità cognitive dei bimbi nati e cresciuti nei quartieri più vicini all'ex Ilva, a causa dell'esposizione ad agenti inquinanti come arsenico e piombo (su Nature); 600 sono i bambini che, nell'arco di 14 anni, dal 2002 al 2015, sono nati nel SIN di Taranto con malformazioni e più di 40 sono quelli che hanno sviluppato un tumore nel primo anno di vita; 4.876 sono gli operai in cassa integrazione, mentre facciamo questa discussione in Aula. Questi sono i numeri che raccontano la cifra emotiva della tragedia che stanno vivendo le comunità territoriali e le lavoratrici e i lavoratori coinvolti.

E voglio rasserenare i replicanti destrorsi, che, ancora, in questi giorni, hanno ripetuto come pappagalli le responsabilità della mia forza politica sulla vicenda che ci occupa. Lo ripeto anche oggi, che si capisca: noi abbiamo avuto il coraggio di fare i conti con il nostro passato e, soprattutto, abbiamo avuto la dignità di chiedere scusa. Voi, invece, continuate a nascondere la testa sotto la sabbia! Eppure - ricordo i numeri -, per ben 5 anni, 5 mesi e 22 giorni, negli ultimi 12 anni, al Governo ci siete stati anche voi: tempo in cui ogni scelta fatta è stata condivisa dalle forze che ora sono in maggioranza.

E, allora, per cortesia, basta con l'ipocrisia e basta con questa propaganda, perché non c'è nulla di più paradossale per questo Governo che venire oggi, qui, a chiedere l'ennesima fiducia, soprattutto su un provvedimento come questo, dopo tre anni di poche idee e ben confuse. Qui, Presidente, più passano le settimane e più si consolida il sospetto che le cose stiano in maniera molto diversa da come vengono raccontate: il sospetto è che l'ex Ilva sia solo una pedina sacrificabile in un disegno più grande, utile al Governo per stringere accordi che vanno ben al di là del futuro della siderurgia italiana. Ogni riferimento a navi gasiere è puramente voluto.

In mezzo a questo marasma, però, ci sono le comunità coinvolte: Taranto, Genova, Novi Ligure. Soprattutto Taranto, ancora una volta, terra di sacrificio, come l'ha definita l'ONU, per interessi che sono, evidentemente, più grandi dei diritti dei cittadini.

Questo decreto non cambia assolutamente nulla in questo quadro drammatico, è una scatola vuota: zero per i lavoratori, zero per le bonifiche, zero per la tutela della salute, zero per la sicurezza, zero per la manutenzione, zero, passo zero per la diversificazione dell'economia del territorio. Come a dire: c'è l'acciaio e tanto basta. Transizione o no, di questo dovete vivere, o, ahinoi, morire: diceva Leogrande. Ed è anche per questo che, nel 2021, abbiamo istituito un fondo per indennizzare i residenti di quei quartieri.

Lo abbiamo fatto nella convinzione che fosse un modo tangibile, non esaustivo, per far sentire loro la presenza delle istituzioni, per riconoscere un po' di giustizia dopo decenni di polveri rosse sui balconi e nei polmoni.

Ma, una volta arrivati al Governo, ci avete messo due anni per fare un decreto attuativo per far funzionare quel fondo. L'anno scorso le istanze sono raddoppiate, perché le sentenze, molto banalmente, a favore di quella gente sono aumentate e i fondi non sono più bastati. Voi non solo non avete voluto mettere le risorse necessarie per pagarli tutti, ma, nella scorsa manovra, avete addirittura tentato di diminuirli e, in questo decreto, avete pure bocciato una modifica a costo zero, che avrebbe dato a tante altre famiglie la possibilità di presentare istanze. Insomma, state sabotando anche una delle piccole, poche iniziative che davvero arriva ai più colpiti di questa tragedia ambientale. E vi meravigliate se la gente è sfiduciata ed incazzata?

Sulla decarbonizzazione, poi, qualcosa c'è in effetti, peccato che le uniche parole, in realtà, non sono aggiunte, ma sono soppresse, perché avete cancellato l'idrogeno dai programmi di questo Governo, quando, in tutta Europa, si contano 30 progetti basati su DRI e forni elettrici alimentati ad idrogeno, annunciati o già avviati, che entro pochi anni inizieranno a dare i propri frutti. In Svezia già si produce acciaio verde da un po', sebbene in quantità ancora limitate. La vostra opacità non consente di capire la direzione in cui stiamo andando. Il gas naturale serve per favorire la transizione verso l'idrogeno oppure no? Se sì, in quanto tempo ci vogliamo arrivare? O è semplicemente una marchetta che volete consegnare all'accordo con Trump? Su questo provvedimento pretendiamo chiarezza, non le fesserie che andate propalando in giro.

Purtroppo, Presidente, l'unico dato di verità è che questa partita non si gioca nei decreti né in Parlamento: la partita si gioca altrove. Ed è quello che è successo con l'AIA, che è stata rilasciata pochi giorni fa, in tutto il suo cinismo. I piani di decarbonizzazione, secondo gli ultimi rumors, dovrebbero durare all'incirca 8 anni, però l'AIA che avete rilasciato qualche giorno fa, curiosamente, autorizza una produzione di 6 milioni di tonnellate a ciclo integrale per i prossimi 12 anni, 4 anni in più. Perché? Ma non solo. Perché nei prossimi 12 anni l'ex Ilva produrrà il triplo di quanto fa adesso, utilizzando gli stessi identici impianti che sono stati chiusi perché rendevano insopportabile il bilanciamento tra interessi industriali e diritti umani? Ma, siccome i vostri calcoli li avete fatti bene, l'AIA l'avete approvata nonostante il parere contrario di tutti gli enti territoriali e, proprio mentre gli chiedevate di esprimersi su un accordo di programma per la piena decarbonizzazione, in realtà, mettevate la pistola carica sul tavolo. Tutto in fretta, come se nei tre anni precedenti questo Governo non avesse avuto tempo e, forse, voglia per fare le cose per bene e senza quella pistola carica sul tavolo. Così facendo avete caricato sugli stessi enti tutta la rabbia, la frustrazione, il risentimento e la paura delle comunità coinvolte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), ma non vi risparmierà, statene certi.

Signor Presidente, dopo tre anni siamo qui senza nulla: nessuna certezza, nessuna trasparenza, solo chiacchiere al vento e promesse, una dopo l'altra. Non è, forse, il caso di ricominciare a parlare un linguaggio di verità? Cominciate con il rispondere a domande semplici: a che punto è la gara che avevate fatto? E perché ne volete fare un'altra? La vecchia è fallita per quali ragioni? Perché vi eravate innamorati dell'offerta di Baku Steel, che da sempre produce quantitativi irrisori di acciaio nel mondo? Da dove nasce questa ossessione per la nave rigassificatrice, se - come pare - ci sarebbero soluzioni tecnicamente sostenibili per farne a meno? Perché il Governo dice che servono 5 miliardi di metri cubi di gas per la decarbonizzazione? Jindal, che aveva partecipato alla prima gara, dice che ce ne servono meno e lo stesso professor Mapelli, che dovrebbe essere un guru della materia, dice che ce ne vorrebbero la metà. Dov'è la verità? È vero o no che dalla nuova gara sparirà la preferenza per un acquisto senza “spezzatini”? State preparando le condizioni per fare qualche regalo al capitalismo straccione? E poi, soprattutto, quanto costa questo fantomatico piano Ilva? Chi pagherà le 472 prescrizioni che sono state imposte nell'AIA? Quale sarà il futuro degli operai e dei dipendenti dell'acciaieria?

Chi si occuperà delle bonifiche, a cui, nel frattempo, avete sottratto oltre mezzo miliardo di euro del fondo che era stato sequestrato ai Riva? Chi pagherà per rimettere in sesto gli impianti che volete riattivare per triplicare la produzione? E, soprattutto, chi pagherà per la costruzione dei forni elettrici per la produzione del DRI? Esiste un piano industriale? Oppure no? Altrimenti, tutti saremo indotti ad immaginare che anche questi accordi siano semplicemente l'ennesima presa in giro. Ancora, dopo mesi di attesa, tutto questo resta avvolto nel mistero.

Allora lo diciamo qui, per l'ennesima volta: basta opacità, basta giri di parole, basta finzione e teatrini inutili. La situazione dell'ex Ilva è critica, la fabbrica è a pezzi, le bonifiche sono ferme, ciò che state creando sono soltanto i presupposti per un decennio d'inferno. Una soluzione ci sarebbe, abbiamo provato a proporvela nella fase emendativa, e lo sapete benissimo anche voi: accompagnare direttamente, attraverso le articolazioni dello Stato, attraverso soldi pubblici, il processo di transizione dell'ex Ilva, senza davvero produrre acciaio primario, in virtù dell'interesse strategico dello Stato. Perché - guardate - o è lo Stato a fare da garante per lo spegnimento dell'area a caldo a carbone nel più breve tempo possibile oppure nessuno sarà disposto a farlo; o è lo Stato ad assicurare il diritto alla salute e alla tutela dell'ambiente oppure nessuno saprà dare le stesse garanzie. Solo dopo, quando avremo una fabbrica in grado di produrre in modo ambientale ed economicamente sostenibile, si potrà parlare di cessione, non prima.

Allora provate a fare qualcosa di buono per le comunità coinvolte, cominciando dalla martoriata Taranto, se ne siete capaci, perché finora vi abbiamo sentito soltanto balbettare ipocrite bugie, perché questa fiducia…. …più di ogni altra volta puzza di tradimento e indifferenza. Noi del Partito Democratico voteremo contro, con la consapevolezza di chi ha riconosciuto le proprie responsabilità ed è certo di essersi messo dalla parte giusta della ragione.