Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 31 Luglio, 2025
Nome: 
Arturo Scotto

A.C. 2527

Grazie, signor Presidente. Vorrei dire, in premessa, una cosa: nessuno può dichiararsi innocente rispetto all'uso spasmodico della decretazione di urgenza, che in passato era ritenuta una patologia del sistema istituzionale che comprimeva la libertà del Parlamento. Dopo tre anni di Governo del centrodestra possiamo affermare, con moderata certezza, che la decretazione è diventata la fisiologia del vostro modo di legiferare e, siccome i vostri decreti non sono mai esclusivamente legati al titolo che portano, avete utilizzato un decreto che doveva occuparsi di una grande questione strategica nazionale, come quella del destino di Taranto e dell'ex Ilva, per provare a far passare - respinti con perdite - operazioni surrettizie sul mercato del lavoro che puntavano a un colpo di spugna sulla magistratura per evitare che ai lavoratori venissero date le risorse dovute e i salari dovuti quando non venivano rispettati i contratti nazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Avete provato, ancora una volta, a mettere il bavaglio alla magistratura, così come avete provato a farlo un'altra volta, in un altro decreto che voteremo la settimana prossima, il decreto Economia, provando addirittura ad allargare ulteriormente la sfera del lavoro interinale da 36 a 48 mesi, dopo che nel collegato lavoro avevate eliminato qualsiasi forma di vincolo per il lavoro somministrato. Siete ancora una volta dalla parte della precarietà e non dalla parte della stabilità del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Vede, signor Presidente, qui la partita, purtroppo, è sempre la stessa: il bivio tra salute e lavoro, tra ambiente e produzione. Presidente, non si può costringere ancora una volta Taranto a scegliere, ancora una volta da sola, lasciando i suoi amministratori, i suoi cittadini e i lavoratori di quella città nell'incertezza più piena, senza risorse vere. Voi parlate di 200 milioni quando sapete benissimo che per tamponare ne occorrevano almeno il doppio, con un'AIA, autorizzazione integrata ambientale, che spinge per la ricarbonizzazione, compresa una nave gassificatrice che proverà a investire e a incentivare la produzione a carbone e un accordo, però, di programma che parla di decarbonizzazione.

Che gioco sta facendo il Ministro Urso? Perché da tre anni non riesce a mettere in campo un piano industriale serio che produca un'accelerazione della decarbonizzazione? Siamo tutti convinti che un Paese come l'Italia non possa vivere senza l'acciaio se vogliamo politiche industriali che il vostro Governo non fa. Sarebbe il declino, ma non esiste riconversione possibile senza la mano pubblica, senza un driver pubblico che guidi le bonifiche, che si assuma la responsabilità di un processo che riallinei finalmente lavoro e salute.

Vede, chi ha salvato quella fabbrica dalla chiusura non sono state le multinazionali, che sono venute qui e hanno coltivato esclusivamente l'interesse di sottrarre quote di mercato ad altri potenziali concorrenti, non producendo nulla e mettendo i lavoratori in cassa integrazione, ma sono stati quegli stessi lavoratori che hanno fatto scioperi per salvare Taranto, per evitare la chiusura di quella fabbrica, per pretendere le bonifiche, per determinare l'ambientalizzazione del sito.

A quei lavoratori avete il dovere di dare certezze e non, ancora una volta, delle pacche sulle spalle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Perché quei lavoratori sono cittadini innanzitutto, hanno i figli che frequentano le scuole a pochi chilometri dallo stabilimento ex Ilva, respirano quella stessa aria e hanno famiglie insediate lì da decenni. A loro va data una risposta molto semplice. È questa la volta buona o siamo, ancora una volta, davanti a un intervento sottofinanziato, che è semplicemente un rinvio?

Presidente, in un altro decennio, contrassegnato da straordinarie conquiste sociali e civili, dallo Statuto dei lavoratori al Servizio sanitario nazionale, dalla legge n. 194 ai decreti delegati, una classe dirigente trasversale, tra diversi, che si combatteva tutti i giorni in Parlamento, ma sicuramente più avveduta di quella attuale che ci governa, immaginò una legge speciale per Venezia, a salvaguardia di un patrimonio culturale inestimabile. Dopo due decenni quella ferita di Taranto va chiusa, anche con una legge speciale. Oggi è il tempo di risanare, ma anche di restituire, signor Presidente, a chi ha sofferto, a chi ha lottato, a chi ha subito lutti e ha pianto vittime. E, invece, avete

preso i soldi di quelle bonifiche e li avete dirottati altrove. Questa è la vostra idea di risanamento di Taranto.

Vede, questo decreto interviene anche altrove e interviene tardivamente. Penso, ad esempio, all'intervento che recepisce il protocollo sul caldo. Quel protocollo firmato tra le parti sociali, sindacati e Confindustria che interviene su quei lavoratori esposti a temperature estreme oltre i 35 gradi che lavorano nei cantieri, che lavorano nelle fabbriche, che lavorano nei servizi, che lavorano nella logistica e che lavorano in agricoltura. Quel protocollo è entrato in vigore troppo tardi, anche per l'inazione del Governo e, purtroppo, entra in vigore il 1° luglio e non ha un euro in più. Signor Presidente, le sembra normale che, per garantire gli ammortizzatori sociali a quei lavoratori, costretti a stare su un cantiere con oltre 35 gradi, voi prendete i soldi dal Fondo sociale per l'occupazione e la formazione? Non ci mettete un euro in più e rispondete alla nostra richiesta di allargarla anche ai ciclofattorini e ai rider: vediamo la prossima volta. Ma quanto devono aspettare quelli che portano il cibo nelle nostre case per avere il diritto a non lavorare con temperature estreme che li ammazzano?

Concludo, signor Presidente, siamo in un tempo difficile, abbiamo visto di che pasta è fatta la destra italiana; è la pasta di chi fa scelte antipatriottiche e anziché tutelare gli interessi delle imprese e dei lavoratori italiani preferisce fare anticamera fuori lo studio ovale e abbassare la testa davanti al ricatto dei dazi di Donald Trump. Se quella trattativa è andata come è andata, è anche colpa di chi ad aprile è andato alla Casa Bianca e ha detto: signor Presidente, si tratta su tutto, ma innanzitutto le vostre big tech, che fanno profitti miliardari e pagano meno tasse di un operaio metalmeccanico, non le tocchiamo. Se è così che si fa una trattativa, signor Presidente, mi spieghi come si negoziano i dazi. Allora, serve qualcosa di straordinario. Serve uno scudo per i salari e per il lavoro, perché, come dice Confindustria, siamo esposti a rischi occupazionali tremendi - oltre 100.000 posti di lavoro - e ieri Giorgetti ha detto che rischiamo di perdere mezzo punto di PIL. Siccome la crescita è zero e la produzione industriale crolla mese dopo mese, tra qualche settimana saremo in recessione. Allora, occorre sostenere la domanda interna. Significa politiche salariali, significa rinnovare i contratti, significa il salario minimo, significa ammortizzatori sociali universali, significa un'altra politica economica.