In merito alle questioni pregiudiziali
Data: 
Martedì, 10 Gennaio, 2023
Nome: 
Maria Cecilia Guerra

A.C. 730

Grazie, Presidente. Le questioni pregiudiziali che stiamo discutendo pongono due ragioni principali per non procedere all'esame del disegno di legge relativo al decreto Aiuti-quater. Essi hanno a che fare, in primo luogo, con l'assenza dei requisiti di necessità e urgenza indispensabili per il ricorso alla decretazione d'urgenza secondo l'articolo 77 della Costituzione. La violazione di questo requisito - quello della necessità e urgenza delle norme - si traduce anche in una forte eterogeneità del decreto che stiamo considerando. Si è, cioè, approfittato dell'oggettiva necessità e urgenza effettiva di introdurre o, meglio, per lo più, dovrei dire di prorogare norme a sostegno di imprese e famiglie a fronte dell'aumento dei prezzi dell'energia per inserire, come è stato sottolineato, norme che non hanno nulla di urgente, fra cui, addirittura, interpretazioni autentiche di norme molto risalenti nel tempo.

Il secondo profilo di incostituzionalità che è stato sottolineato e che voglio riprendere riguarda il contrasto con l'avvenuto inserimento in Costituzione, con la recente legge costituzionale n. 1 del 2022, da un lato, della tutela dell'ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi fra i principi fondamentali del nostro ordinamento (con l'articolo 9) e, dall'altro, di un vincolo alla libera iniziativa economica privata, che deve essere svolta in modo da non recare danno alla salute e all'ambiente, con gli interventi effettuati sull'articolo 41.

Quando principi di questo tenore vengono inseriti in Costituzione, poi, si ha il dovere di rispettarli, cosa che questo decreto non fa e ciò avviene, segnatamente, con l'articolo 4, con cui si riesce a violare contemporaneamente entrambi i requisiti che ho richiamato, quello di necessità e urgenza e quello di tutela dell'ambiente. Sotto il profilo della tutela ambientale, la norma cancella sostanzialmente le norme di tutela ambientale attualmente esistenti nel nostro ordinamento, decidendo che si rilascino nuove concessioni per l'estrazione di idrocarburi comprese nella fascia tra le 12 e le 9 miglia dalle linee di costa e dal perimetro esterno delle aree marine e costiere protette e nell'Alto Adriatico. Le nuove concessioni potranno operare nelle aree interessate dai cosiddetti vincoli aggiuntivi di esclusione previsti dal Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (il cosiddetto PiTESAI).

Si tratta di vincoli fissati da regioni, comuni e province che non hanno o non sono stati formalizzati in norme di rango primario o accordi internazionali, ma sono, comunque, vincoli che sono stati messi per ragioni ambientali, ad esempio, per problemi di subsidenza nell'Adriatico, che pure sono problemi riconosciuti anche nel testo del decreto, anche se pensa di risolverli con una certa celerità. Infatti, il fatto di non considerare questi vincoli ha visto pronunce bipartisan contrarie a questa norma, anche da parte di forze della maggioranza e, in particolare, dal presidente della regione veneta. Il Piano delle aree idonee (PiTESAI) si fondava su un'analisi con dati scientifici, ma cosa è cambiato da allora per calpestare le risultanze di quegli studi che sono stati fatti?

E qui ci porta all'altro problema, cioè al fatto che questa norma non solo viola il principio della tutela ambientale previsto in Costituzione, ma è anche da bocciare sotto il profilo della necessità e dell'urgenza. Si tratta, infatti - come è stato ricordato -, del rilancio di attività di estrazione che hanno la possibilità di recuperare circa 15 miliardi di metri cubi di gas in 10 anni, che significa, a regime, quindi fra 10 anni, circa il 2 per cento del fabbisogno nazionale. Non c'è, quindi, una vera e propria urgenza, è il contrario, invece: bisognava non bruciare le tappe.

Si interviene sull'articolo 16 del decreto-legge n. 17 del 2002, in cui era stata seguita una via molto diversa, nel senso che si provava, anche in quel caso, a sfruttare meglio le concessioni, ma le concessioni già esistenti e tutte situate, in tutto o in parte, in aree compatibili con il PiTESAI. Il Governo, quindi, prima di intervenire con urgenza - qui va chiamata con il suo nome: non è urgenza, ma fretta - su questo tema, doveva e deve capire e spiegare perché è stato così difficile rendere operativa quella norma rispettosa degli ambienti, quali effetti ha prodotto fino ad ora. Manca, quindi, tutto ciò che sarebbe stato necessario per sostenere, eventualmente, una proposta di ampliamento su quella via.

Ci sono problemi seri di convenienza economica di queste attività? Anche su questo bisognerebbe interrogarsi. Vale davvero la pena estenderle, violando così pesantemente la tutela ambientale prevista dalla Costituzione? Su questi temi bisogna agire, quindi, con molta più ponderazione, portare un'analisi, un'evidenza scientifica ed empirica che totalmente manca e, mai e poi mai, agire con la fretta propria di un decreto deciso in poche notti. Per questo motivo, il gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista voterà a favore delle pregiudiziali.