Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 29 Aprile, 2020
Nome: 
Luca Rizzo Nervo

A.C. 2447

 

Grazie, Presidente. Per discutere con oggettività, fra di noi, di questo decreto, come delle diverse scelte che sono state assunte per la difficile gestione di questa crisi sanitaria, io credo sia necessario ribadire e ricordare a noi stessi, una volta di più, di cosa stiamo parlando: della straordinarietà di un evento senza precedenti. Siamo di fronte ad una pandemia globale, asimmetrica nelle dinamiche di propagazione, aggressiva come mai nessun virus era stato in precedenza, inedita e sconosciuta, di complessa interpretazione anche per le massime e indipendenti autorità sanitarie mondiali, che si sono trovate ad evidenziare, di volta in volta, evoluzioni impreviste, clamorose smentite, dinamiche inattese.

Abbiamo scoperto, lungo questi due lunghi, faticosi mesi, che anche la scienza, a cui guardiamo sempre con attesa di certezze fondate ed immutabili, non è stata talvolta in grado di offrirne, tantomeno in modo univoco, davanti ad un evento virale di questa portata e novità, se non procedendo per determinazioni successive, approssimazioni e monitoraggio delle evoluzioni, anche quelle - torno a dire - impreviste. Abbiamo assistito a dinamiche epidemiologiche differenti e condizionate da un'enormità di fattori, anch'essi non tutti coerenti e lineari, con marcate caratterizzazioni territoriali.

Per tutte queste ragioni e molte altre, COVID-19 è uno tsunami, che non ha possibili termini di paragone e ha posto le autorità a cui è affidato il potere decisionale nella necessità di assumere un atteggiamento informato alla massima prudenza, alla flessibilità delle misure, in una concatenazione continua fra esiti delle misure precedenti e programmazioni delle successive, e ad una declinazione dei provvedimenti collegata strettamente all'andamento epidemiologico che ha avuto le caratteristiche che ho appena detto. Lo hanno fatto lavorando quotidianamente, ora per ora, a fianco del comitato scientifico, che proprio questo decreto definisce nel ruolo e nelle funzioni e che ha orientato le scelte intorno alle progressive evidenze di questa pandemia virale. Sono state, insomma, necessarie scelte rapide, in emergenza; c'è stato bisogno di strumenti straordinari, c'è stata la necessità anche di rivoluzionare interi settori della risposta pubblica ai problemi di salute: penso al settore dell'emergenza-urgenza, penso alle terapie intensive, dove si è fatto uno sforzo straordinario. Noi siamo partiti con una dotazione di posti in terapia intensiva di poco più di 5.240 posti, oggi siamo oltre 9 mila: uno sforzo straordinario, che ha voluto dire non solo aumentare quei posti, assumere personale, ma ha voluto dire riorganizzare complessivamente la risposta di salute del nostro Paese.

Da tutto questo, da queste dinamiche che, a volte, sono apparse confuse o contraddittorie, ma che sono, appunto, invece, l'esito di un approccio necessariamente progressivo delle decisioni, sono nate discussioni legittime, normali in una dialettica democratica, su cosa si poteva fare di più e meglio, se ha funzionato o meno il rapporto fra potestà dello Stato e riserva di competenza regionale nella gestione della crisi sanitaria, se quel codice Ateco era giusto autorizzarlo o meno.

Un dibattito legittimo, badate bene, ribadisco, forse solo anticipato rispetto ai tempi propri di un dibattito di questo genere che, a mio avviso, dovrebbe avvenire, sarebbe normale e giusto che si svolgesse alla fine dell'emergenza e non a emergenza ancora pienamente in corso.

Quindi, tutto è legittimamente oggetto di dibattito, di una pluralità di giudizi, tranne la scelta che contiene il decreto di cui oggi discutiamo: il distanziamento sociale, il contenimento prodotto dal lockdown, la pur dolorosa limitazione di alcuni diritti di libertà, quali la libertà personale, di circolazione, di soggiorno, di riunione, la libertà di iniziativa economica privata, di cui agli articoli 13, 14, 16 e 41 della nostra Costituzione, giustificate da altri interessi costituzionali, quali, nel caso di specie, la tutela della salute pubblica, di cui all'articolo 32 della nostra Costituzione. Insomma, il distanziamento sociale, il contenimento, di cui oggi discutiamo nella conversione di questo decreto, è stato ed è il più efficace antidoto alla diffusione del virus. Il confinamento ha impedito il contagio di 600 mila persone, un ricovero di almeno 200 mila persone in Italia. Le restrizioni alla mobilità e alle interazioni umane hanno ridotto il tasso di trasmissione del 45 per cento: sono dati non miei, sono studi che si sono susseguiti in queste settimane.

Insomma, le drastiche misure adottate dal Governo italiano, di cui discutiamo oggi nel percorso di conversione di questo decreto, hanno avuto un effetto decisivo ed hanno impedito il tracollo delle infrastrutture medico-sanitarie del nostro Paese. Cioè, oggi dibattiamo di misure che, al netto del giudizio politico, plurale, legittimo, hanno prodotto un esito scientificamente determinato, misurabile in decine di migliaia di vite umane sottratte ad un esito di morte. Scelte assunte con tempestività e mantenute in una ferma coerenza, a differenza - mi si permetta - di molti altri Paesi, che abbiamo visto prima sottovalutare, poi allarmarsi, poi inseguire questa o quella soluzione terapeutica, in definitiva, ancora oggi, farsi strattonare in maniera ondivaga dalla pluralità di punti di vista della propria comunità scientifica, della propria opinione pubblica. Qui non è avvenuto e i contenuti di questo decreto sono l'espressione di una scelta politica difficile, ma risoluta, a cui ha corrisposto un atteggiamento di responsabilità straordinaria degli italiani.

Lungo il racconto anche pubblico, anche attraverso i canali televisivi o i social media, si sono sottolineate spesso, in una spesso cinica ricerca del malfunzionamento del nostro Paese, le eccezioni negative: il numero di multe fatte in una giornata a chi violava i divieti, i sindaci e i presidenti di regione alle prese con cittadini riottosi ad accettare le misure nelle città. Tutto vero, ma se oggi possiamo parlare di un progressivo successo delle misure di distanziamento sociale è perché gli italiani hanno risposto in modo encomiabile alla richiesta di collaborazione, anche quando questo ha voluto dire sofferenza perché, magari, questo è avvenuto in situazioni abitative che hanno reso eroica questa resistenza.

E ci tengo a fare tre fotogrammi di questi eroi, di questi protagonisti di questa collaborazione: le famiglie, le famiglie italiane, che hanno dimostrato una capacità straordinaria di resilienza in condizioni difficili nella gestione della propria dinamica di vita e di lavoro, nel rapporto con dei figli, spesso, privati del diritto all'infanzia, del loro diritto alla socializzazione con i propri simili e che, ciononostante, hanno prodotto con straordinaria creatività, con straordinaria empatia, soluzioni e collaborazione per questa situazione. Poi, i professionisti sanitari: ce ne siamo ricordati, abbiamo parlato di eroi anche in quel caso, parlando di persone che hanno svolto, come fanno quotidianamente, come hanno fatto anche prima del COVID, il loro lavoro.

E' un lavoro straordinario, un lavoro importantissimo, di cui sarà bene ricordarci non solo lungo l'emergenza COVID, ma anche nelle successive scelte, nelle successive risorse che destineremo al Sistema sanitario italiano; abbiamo avuto l'evidenza di uno straordinario capitale di competenze per il nostro Paese. Infine, un terzo fotogramma è il mondo della scuola: gli insegnanti, i docenti, gli educatori, che hanno provato e sono riusciti a offrire alle famiglie e ai ragazzi una continuità scolastica, certo offerta in modo difficile e complesso, ma ciò nonostante con una straordinaria abnegazione e con la voglia di guardare al futuro con ottimismo, senza appunto farsi sopraffare dalla situazione data. Ebbene, dunque, per tutti loro dobbiamo proseguire questa strategia di attenzione e di prudenza, e questo provvedimento svolge un ruolo importante. laddove si propone di razionalizzare le misure di contrasto e di contenimento alla diffusione dell'epidemia, il procedimento e gli strumenti giuridici di loro applicazione, anche in funzione dei rapporti fra lo Stato e le regioni, e infine la determinazione delle sanzioni applicabili. E' un provvedimento diretto a tipizzare in atto di rango primario, in norma di legge, le misure applicabili su tutto il territorio nazionale per un periodo di tempo predeterminato al fine di contenere e contrastare i rischi sanitari. Un provvedimento, insomma, per mettere ordine, con misure che devono corrispondere a principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio, anche eventualmente su singole parti del territorio nazionale, il che prefigura, insieme alla disciplina di misure urgenti di carattere regionale e infraregionale - che ci sono state -, la possibilità di un'evoluzione differenziata delle misure di contenimento che sono state per un lungo periodo omogenee e sono per tutto il Paese. Questo, credo, sarà decisivo anche per la gestione della fase 2, immaginando delle ripartenze anche su base regionale, in base a dei dati epidemiologici territoriali, che come sappiamo sono differenti. Vi è, quindi - ribadisco - la volontà, con questo atto, di sistematizzare e rendere certe le limitazioni che di volta in volta sono state previste, diversamente modulate in ragione dell'evolversi della situazione epidemiologica. Questo decreto rappresenta, poi, la base giuridica - lo dicevo - del potere di ordinanza regionale di carattere contingibile e urgente, e fissa i limiti, gli ambiti di intervento, le finalità del potere relativo, i tempi di durata dei provvedimenti. In particolare, il provvedimento stabilisce che le regioni possano emettere ordinanze contingibili e urgenti nella materia della tutela della salute pubblica al verificarsi di specifiche situazioni di aggravamento sopravvenute dal rischio sanitario del proprio territorio. Io credo nel dibattito che si è scatenato fra diciamo competenze regionali e ruolo, invece, di omogeneizzazione e di equità territoriale che lo Stato deve garantire, io credo che in questa vicenda tutte le parti abbiano, nell'emergenza, svolto un ruolo decisivo. Poi, certo, ci sarà la necessità, alla fine di questo percorso, di affrontare in maniera risoluta il tema del rapporto fra le competenze statali e regionali. Ci tengo anche a sottolineare il lavoro - è stato già richiamato in precedenza da alcuni interventi - svolto in sede referente dalla XII Commissione Affari sociali. Anche io ringrazio la Presidente per la conduzione che ha consentito un lavoro prezioso ed efficace nel migliorare questo decreto, a riprova che le prerogative, le relazioni, la capacità di ascolto fuori da quest'Aula dei parlamentari sono una risorsa di cui avvalersi nella gestione della crisi: è la democrazia parlamentare, non lo stato di eccezione, che ci aiuterà a uscire da questa situazione. Io credo che anche le proposte che sono in corso di formulazione - qualcuno ne faceva accenno - di parlamentarizzare le scelte, anche in relazione allo strumento del DPCM, ci possano aiutare in questa direzione. Dicevo, il lavoro in sede referente della XII Commissione ha portato alcuni miglioramenti. Alcuni hanno anche raccolto - lo dico anche rispetto a quanto veniva detto - delle proposte giuste che venivano dall'opposizione. Abbiamo, ad esempio - raccogliendo quello che poi è stato un emendamento della collega Bellucci e che ha visto anche la uguale, analoga, presa di posizione da parte delle forze di maggioranza - previsto che, nel rispetto delle condizioni di sicurezza sanitaria, potessero essere consentite le uscite necessarie al benessere psicofisico delle persone con disabilità motoria, con disturbi dello spettro autistico, con disabilità intellettive e sensoriali. Insomma, abbiamo riconosciuto come, nel quadro di una norma di portata generale, fosse necessario contemplare anche dei bisogni particolari e rendere possibile la loro soddisfazione. Abbiamo previsto che, laddove si dice che si sospendono le procedure concorsuali, questa sospensione non riguardasse i concorsi del personale sanitario e sociosanitario; questo certamente per una ragione di ovvio buonsenso, in quanto abbiamo ancora adesso bisogno di personale sanitario, posto che c'è stata una fase straordinaria di competenze sanitarie da mettere a disposizione di questa crisi; tuttavia, io credo che questa scelta insista anche sul piano del simbolico. In questi mesi, in queste settimane, noi abbiamo dovuto ricorrere, per appunto sopperire a uno straordinario bisogno di personale sanitario, medico, infermieristico, a contratti di collaborazione a tempi determinati, che sono stati attivati dalle aziende sanitarie, di contratti di modalità di lavoro sanitario attraverso lo strumento delle partite IVA. Insomma, abbiamo messo in campo qualunque strumento necessario nell'urgenza, ma la strada maestra, che ci insegna ancor di più, una volta di più questa emergenza, è che noi dobbiamo investire sul capitale professionale dei professionisti sanitari, dei medici, degli infermieri e di tutto il personale sanitario, quindi la prospettiva è quella dei concorsi, è quella della stabilizzazione, è quella - ripeto - di un investimento straordinario in quelle competenze e questo emendamento credo che dica che questa strada è da percorrere. Ancora, abbiamo affrontato - è stato detto - il tema delle RSA per prevedere il divieto finanche dell'accesso di parenti e visitatori nelle strutture di ospitalità e lungodegenza. Certo, fatto doloroso, forse uno degli aspetti quasi eticamente più tragici di questa vicenda è dato dalle distanze che si sono dovute produrre anche fra i parenti e le persone che erano in degenza, ma abbiamo, credo, colto l'esigenza di tutelare un contesto, come quello delle strutture sociosanitarie, particolarmente delicato, particolarmente vulnerabile. Dico ciò anche rispetto a quanto diceva un attimo fa l'onorevole Bagnasco, poiché io non entro nelle verifiche giudiziarie che sono in corso, non entro nelle indagini, che pur stanno evidenziando mancanze drammatiche, ma dico all'onorevole Bagnasco che non si tratta di fare polemica sulle RSA, come lui ha detto, quando si sottolinea come inopportuna la scelta di alcune regioni di avere immaginato, in piena crisi, di portare malati COVID-19 all'interno di strutture sanitarie sociosanitarie che ospitano persone anziane, cioè la parte di popolazione dichiarata unanimemente più vulnerabile e più sofferente rispetto ai rischi del Coronavirus. Tuttavia, rispetto a una volontà che non è quella della polemica, io credo che questa vicenda ci dica anche, rispetto alle strutture sociosanitarie, che va ripensata complessivamente la risposta socioassistenziale per gli anziani. Noi lo diciamo spesso: il territorio, la presa in carico, la necessità di una conoscenza più approfondita di cluster territoriali o di cluster legati all'età, per avere una capacità di presa in carico più tempestiva e più efficace nei suoi esiti. Ecco, adesso è arrivato il momento davvero di fare ciò, di produrre, anche qui, un grande investimento che veda nella risposta sociosanitaria non la “sorella povera” della risposta ospedaliera, ma un pezzo fondamentale e complementare della risposta ai bisogni di salute e sociali della nostra popolazione. Poi, ancora, in sede referente abbiamo fatto una scelta che credo giusta, ossia abbiamo precisato che i prefetti possono assicurare l'esecuzione di misure di contenimento nei luoghi di lavoro avvalendosi delle competenze del personale ispettivo delle aziende sanitarie e dell'Ispettorato nazionale del lavoro.

Quindi, anche in questo caso un controllo che non è semplicemente un controllo formale, ma è un controllo competente anche rispetto a chi ha il compito di collaborare per garantire la sicurezza sul lavoro.

Dunque, credo che nel lavoro parlamentare si sia migliorato questo decreto e credo che un profilo di coerenza e di flessibilità, in un rapporto che eviti contraddizioni fra la coerenza e la flessibilità, abbia caratterizzato le misure di distanziamento sociale e di contenimento che oggi discutiamo; ora, coerenza e flessibilità serviranno anche nella delicatissima fase della progressiva riapertura che dovrà essere fatta assumendo lo stesso criterio di prudenza, supportando le attività produttive del nostro Paese in una inevitabile riorganizzazione logistica e produttiva del proprio lavoro e del concetto stesso di sicurezza sul lavoro e servirà uno straordinario sforzo di monitoraggio epidemiologico, per garantire una rapidità di scelte che dovessero imporsi per evitare che lo straordinario sforzo civico messo in atto dagli italiani in questi mesi risulti vano; si tratta, dunque, di un profilo di coerenza e flessibilità che dovrà proseguire. Io credo anche, invece, rispetto, come dicevo, al monitoraggio epidemiologico, che andranno rafforzati e maggiormente coordinati, lo dico alla sottosegretaria Zampa, i presidi e i dipartimenti di sanità pubblica che hanno svolto uno straordinario lavoro in questa fase, ma, certamente, il tema del public health diventa fondamentale nella ripartenza; occorre rafforzare quella risposta per garantire, lo ripeto, la rapidità delle scelte che dovranno realizzarsi. Insomma, abbiamo di fronte a noi una strada ancora lunga e complessa che chiederà lo sforzo di tutti, del Governo e del Parlamento nella pienezza delle sue funzioni, e che chiede, nella pluralità delle opinioni, il massimo dell'unità del Paese, per dimostrarsi all'altezza di questa sfida immane, compito che proveremo a corrispondere con responsabilità.