Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 10 Luglio, 2025
Nome: 
Anthony Emanuele Barbagallo

A.C. 2416-A

Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, Vice Ministro Rixi, il decreto Infrastrutture è un provvedimento normativo senza visione e che non affronta le emergenze vere del Paese. Il titolo avrebbe dovuto imporre almeno una valutazione di quelle che sono le carenze infrastrutturali, un'individuazione delle opere prioritarie da finanziare, volte a colmare il gap tra le diverse aree del Paese, od occuparsi del disastro quotidiano che causa il ritardo dei treni, proponendo interventi cautelari, come imporrebbe, appunto, la decretazione d'urgenza.

Nessuna nuova opera finanziata degna di questo nome, ma soltanto qualche mancetta spicciola per accontentare qualche sindaco o deputato amico. Viene così superata la soglia dei 100 decreti-legge, con l'aggravante di una trattazione del testo particolarmente caotica, che ci ha costretto ad abbandonare i lavori in Commissione, poiché, negli ultimi 50 minuti, sono arrivate continue riformulazioni, senza neanche la possibilità di verificare i riferimenti normativi e garantire un confronto democratico. Insomma, si continua con il proliferare di decreti-legge con un solo passaggio parlamentare e fiducia sull'articolo unico, comprimendo sempre di più il ruolo del Parlamento e il controllo delle opposizioni.

Tutto ciò non ci ha impedito di fermare due tentativi scomposti da parte della maggioranza e del Governo. Il primo volto a ridurre addirittura la permeabilità del controllo per i requisiti di onorabilità per l'esercizio dell'attività di autotrasportatore. Per essere chiari, il centrodestra ha provato a ridurre i controlli antimafia, sostituendo la comunicazione all'informativa in un settore molto esposto come la logistica e l'autotrasporto, che da solo, pensate bene, vale 150 miliardi di fatturato, con l'aggravante, signora Presidente, che - udite, udite - la proposta è arrivata proprio dal Ministero dell'Interno, ossia il Ministero che dovrebbe garantire i controlli sulla legalità, e che invece proponeva di allentare le maglie.

L'altro tentativo, per fortuna andato a vuoto, è quello che riguarda l'aumento dei pedaggi autostradali, previsto da un emendamento dei relatori, a far data dal 1° agosto. Insomma, avrebbe dovuto essere, nel disegno della maggioranza, il regalo agli italiani da parte del Governo Meloni per questa estate. Anche in questo caso siamo riusciti ad evitare il peggio. Insomma, una manovra opaca e pericolosa. Il decreto Infrastrutture rappresenta una delle pagine più gravi e vergognose della legislazione recente.

Un testo scritto come se il Paese fosse in guerra, che svuota il ruolo delle comunità locali, impoverisce le province e calpesta i diritti dei cittadini più fragili, senza occuparsi del lavoro dei portuali, né del riconoscimento del lavoro usurante, né del Fondo di anticipo pensionamento, né del Fondo amianto. Con questo decreto il Governo sottrae fondi alle province già in difficoltà, abbandonando i territori alla marginalizzazione e smantellando il principio costituzionale di sussidiarietà, invece di investire in infrastrutture utili e sostenibili.

E a proposito di sostenibilità, con un emendamento a firma dei deputati della Lega, che hanno pure avuto la faccia tosta di rivendicarlo in quest'Aula, viene sancita la proroga per i veicoli diesel Euro 5 fino al 1° ottobre 2026, modificando il decreto n. 121 del 2023, che era stato approvato dallo stesso Governo Meloni in attuazione di due sentenze della Corte di giustizia europea nell'ambito di ben due procedure di infrazione per violazione delle direttive dell'Unione europea sulla qualità dell'aria.

Insomma, avete pure la faccia tosta di rivendicare la modifica dei decreti che avevate attuato su precisa indicazione e attuazione, ottemperando un decreto dell'Unione europea. Ora, clamorosamente, la maggioranza decide di fare marcia indietro; un'inversione a U rispetto agli impegni assunti in Europa dal Governo italiano e contro le scelte di campo fatte dal PD sulla mobilità sostenibile quando era al Governo. Non solo: le regioni potranno evitare di applicare la limitazione, inserendo nei rispettivi piani della qualità dell'aria sedicenti misure compensative.

Insomma, un colpo durissimo contro le politiche green. Se c'è un comune denominatore, poi, che accompagna tutto il provvedimento, è l'assoluta incapacità di individuare le priorità vere del Paese. Il colmo lo si è raggiunto con gli interventi riguardanti il servizio idrico. Si interviene con 50 milioni di euro in diverse regioni. Si interviene ovunque, però, tranne dove manca l'acqua. Ma come si fa? Con intere province senza acqua al Sud, come Potenza, Enna, Agrigento, Caltanissetta, e tutta la Sardegna, è normale che non si intervenga in queste aree e si proceda con mance e mancette in giro per l'Italia?

Ed ancora, si stornano risorse per opere strategiche che sostanzialmente vengono militarizzate, come il caso del ponte sullo Stretto. Altro che decreto-legge Infrastrutture, forse era meglio utilizzare il singolare, decreto-legge Infrastruttura, perché l'unica opera su cui si continua ad appostare risorse è sempre il ponte. Dall'inizio di questa legislatura il Governo è intervenuto con ben 7 leggi e oltre 50 articoli che riguardano il ponte.

Deroghe su deroghe, il nostro ordinamento giuridico fatto a pezzettini, pur di assecondare i desiderata di Salini e di Salvini. Ogni tre mesi il Governo e la maggioranza del Parlamento piegati ad assecondare le richieste dell'aggiudicatario, o meglio, dell'aggiudicatario imposto, perché, come dibattuto anche quest'oggi in quest'Aula, resta il caso, più unico che raro, in cui all'impresa che perde in primo grado con sentenza si riconosce il diritto di fare l'opera ad un prezzo ben quattro volte superiore rispetto a quello originario, nonostante i rilievi innumerevoli dell'Anac.

Ed ancora, l'ultimo fronte del Governo è quello del ponte come opera militare. Sappiamo bene che il franco navigabile del ponte sullo Stretto è di 65 metri, mentre le portaerei più diffuse nel mondo, in particolare le portaerei statunitensi, hanno un'altezza che sfiora gli 80 metri. Questo significa che il ponte è un ostacolo al passaggio delle navi militari, altro che opera militare. Il sistema di difesa verrà indebolito, visto che le portaerei non potranno attraversare lo Stretto. Noi lo continuiamo a ripetere, tutte le scorciatoie che state imboccando vi porteranno a sbattere.

Associazioni ambientaliste che si battono per la tutela degli interessi diffusi e privati cittadini che subiscono procedure espropriative ingiuste faranno valere le loro ragioni, e ci sarà prima o poi un giudice a Berlino che metterà un punto e la parola fine a queste insopportabili forzature e a questo spreco di risorse. Il Sud e la Sicilia attendono opere più urgenti e indifferibili, e voi continuate ad appostare soldi su un'opera che così non vedrà mai la luce.

Infine, signora Presidente, l'articolo 15 del testo, che incrementa sensibilmente il capitolo delle spese di funzionamento dell'ACI. Lo diciamo in quest'Aula affinché lo sappia il Paese: la congiunzione astrale a cui abbiamo assistito prevede l'incremento di diversi milioni di euro proprio nel tempo in cui, dopo un discutibilissimo commissariamento e una specifica modifica normativa, viene eletto presidente dell'ACI il figlio del Presidente del Senato. Insomma, senza rossore, lottizzate tutto, compreso lo sport. Questo è il vostro biglietto da visita.

Siamo al familismo puro, in barba a tanti giovani e preparati dirigenti che avrebbero potuto guidare l'ACI. Insomma, il metodo è quello dell'occupazione dei posti di potere che non guarda in faccia niente e nessuno, con una predilezione, ahimè, anche in questo caso, per gli eventi. Per voi gli eventi, in particolare i grandi eventi, sono diventati un'ossessione. Infatti, le maggiori risorse previste per l'ACI, pari ad oltre 5 milioni di euro all'anno, non sono per promuovere la pratica sportiva dei giovani oppure l'automobilismo per i disabili o per i più fragili, o meglio, come ci sarebbe piaciuto, per far conoscere ai ragazzi il fascino di uno sport senza tempo che misura la sfida perenne tra l'uomo e la velocità, tra l'uomo e la tecnologia, e magari utilizzando la cinematografia per far conoscere alle giovani generazioni e ai ragazzi i grandi miti di uno sport come Tazio Nuvolari, Nino Farina o Alberto Ascari.

Gli oltre 5 milioni li mettete invece per gli eventi, ripetendo, ahinoi, lo stesso triangolo vizioso tra eventi, il partito di Fratelli d'Italia e le risorse ingenti che nella mia terra sta alimentando lo scandalo più vergognoso degli ultimi anni. Appostate le risorse, peraltro con decreto-legge, a valere sui capitoli dell'ACI anche se gli eventi saltano, perché per gli italiani, nel calendario ufficiale di Formula 1 del 2026, il Gran Premio di Imola purtroppo non c'è. Per queste ragioni, il Partito Democratico voterà contro il decreto-legge all'esame dell'Aula.