Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 11 Aprile, 2022
Nome: 
Roberto Morassut

A.C. 3495-A

Grazie, Presidente. La guerra nel cuore dell'Europa ha accelerato drammaticamente le criticità energetiche europee e in particolare dell'Italia e ha reso necessaria una più accorta e approfondita descrizione del profilo della transizione ecologica su cui l'Unione europea si era incamminata negli ultimi anni. L'emergenza nella quale ci siamo trovati dipende - anche inizialmente è dipesa ed è stata determinata - dall'esaurimento di un sistema che ha messo in crisi un modello di sviluppo, nonché dalla tenuta stessa del contesto vitale del pianeta e dall'equilibrio sociale, accelerando le disuguaglianze, specialmente spazzando via i ceti medi e concentrando la ricchezza in poche mani, determinando anche un esaurimento dei beni durevoli vendibili e dei beni di consumo, cosa che ha aperto poi la strada ad un'altra emergenza, cioè l'emergenza pandemica dalla quale non siamo ancora usciti e dalla quale il mondo non si trova ancora completamente liberato.

Questa emergenza aveva già posto le basi per un'azione su vasta scala, volta a favorire la ripresa economica su altre basi, su nuove prospettive di sostenibilità, di innovazione tecnologica e di riassetto del quadro energetico, del panorama energetico e anche dell'approvvigionamento energetico del Paese e dell'Unione europea e, conseguentemente, del panorama industriale, finanziario, dei servizi, dei beni da produrre, di come produrli in tutto il mondo occidentale ma anche in grandi potenze non occidentali come ad esempio la Cina.

Da questo punto di vista, il vertice di Glasgow - lo voglio ricordare, perché è stato un vertice importante per il mondo e si è chiuso, possiamo dire, pochi giorni prima dello scoppio della guerra in Ucraina, prima del 24 febbraio - aveva alimentato grandi speranze, pur senza nasconderci i limiti e le insufficienze nella costruzione progressiva di una nuova prospettiva di collaborazione tra le grandi potenze mondiali nella direzione della decarbonizzazione e della riduzione delle emissioni entro un tempo possibile e praticabile anche per i Paesi più arretrati da questo punto di vista, più indietro nella strada della riduzione delle emissioni, anche con l'azione di sostegno e di solidarietà tra le Nazioni più avanti, appunto, e quelle più indietro in questa prospettiva. Speranze, queste, che, se non possono dirsi del tutto dissolte, anzi che restano vive e praticabili, doverosamente praticabili da parte degli Stati e delle unioni di Stati, col ritorno del gioco alle armi, delle minacce chimiche e addirittura nucleari certamente rischiano di restare dei puri intenti formali, dal momento che la guerra e l'incrudelimento dei rapporti internazionali, con la loro durezza e drammatica consequenzialità, riportano al presente i conti della politica, impongono a tutti scelte rapide, immediate ed efficaci e spingono a mettere da parte l'investimento sul futuro, che solo in tempi di pace può trovare il suo spazio, il suo respiro. Quindi, in questo senso, si rischia anche di compromettere di compromettere i grandi obiettivi della decarbonizzazione, della riduzione delle emissioni, della riconversione complessiva del modo di produrre e di vivere delle nostre comunità e del mondo intero. Il Piano nazionale di ripresa resilienza, nel contesto delle linee dell'Unione europea del Next Generation EU, era nato da questa consapevolezza di futuro e dall'urgenza di compiere scelte concrete e potenti. Si tratta di un Piano finanziariamente imparagonabile nella storia occidentale, come impegno di risorse pubbliche, che si sta sviluppando adesso in Italia attraverso un'azione serrata e determinata, direi anche difficile per i tempi e per la necessità di coniugare i tempi stretti e le procedure rapide con il consenso e con la partecipazione e, quindi, con i meccanismi essenziali e, fino a un certo punto, incomprimibili della democrazia, di questo Governo e della maggioranza che lo sostiene, che investe in piani, programmi, riforme strutturali di portata storica che il Paese attendeva da anni, spesso rallentate o frenate dalle farraginose e spesso paludose condizioni del contesto politico e istituzionale, costretto troppo spesso ad adottare decisioni parziali, a ridurre le ambizioni, a ridimensionare gli obiettivi o, talora, a stravolgerli, con il contributo tossico che il populismo e la demagogia, un po' in tutti gli Stati europei, ha fornito in questi mesi, in questi anni. Ci permettiamo di dire che il Partito Democratico è il perno centrale di questo cammino, di questo percorso, di questo programma e, come è ben chiaro ed evidente a tutti, anche a porzioni rilevanti dell'opinione pubblica, sempre di più, queste speranze non potrebbero nemmeno immaginarsi senza l'apporto del Partito Democratico e senza il contributo leale e, allo stesso tempo, propositivo che stiamo recando al lavoro del Governo Draghi, onorando quanto affermato in quest'Aula soprattutto dal Presidente Mattarella al momento della sua rielezione, segnata da un grande consenso e da numerosi applausi durante la seduta del Parlamento.

Ora, con la guerra, una guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina, una guerra che non avremmo mai immaginato solo fino a pochi mesi fa, per lo meno nelle dimensioni, nella profondità e nella crudeltà che sta rivelando, molti nodi vengono al pettine, diventano non più rinviabili, irriducibili pena il disfacimento stesso della coesione sociale, della tenuta economica e morale dell'Occidente ed, in particolare, dell'Unione europea che, più di tutti, viene investita dalle conseguenze geopolitiche di questa drammatica svolta. Il primo e più rilevante impatto, per noi, per le nostre imprese e per le famiglie, riguarda le conseguenze immediate e possibili di un radicale mutamento delle linee di approvvigionamento energetico. La piega che vanno prendendo le vicende belliche nel cuore dell'Europa - come ha ricordato in quest'Aula il 1° marzo il Presidente Draghi - segna una svolta decisiva nella storia europea ma soprattutto ci mette davanti a una nuova realtà e ci obbliga a compiere scelte fino a pochi mesi fa impensabili. Le sanzioni nei confronti della Russia, sanzioni che possono aggravarsi - non è da escludere - proprio sul versante delle forniture energetiche, che rappresentano, solo per il gas, il 40 per cento del nostro fabbisogno, ci mettono davanti a scelte radicali e con conseguenze che possono essere molto pesanti. Da un lato, vi è la necessità, nei tempi più rapidi, di una diversa articolazione dei nostri interlocutori commerciali in materia energetica, che è già iniziata operativamente. Al riguardo, voglio citare il viaggio e gli incontri avuti dal Ministro degli Affari esteri, Di Maio, in Azerbaijan ma anche quelli in corso con l'Algeria, proprio in queste ore. Vi è la necessità di interlocutori commerciali in materia energetica che siano in grado di svincolarci nei tempi più rapidi da una sostanziale dipendenza dall'acquisto del gas russo. Questo aspetto comporta, in ogni caso, conseguenze e praticabilità temporali in termini di trattative, contratti commerciali, relazioni diplomatiche e anche organizzazione infrastrutturale che non sono proprio dietro l'angolo. Da un altro punto di vista, si pone la necessità di tenere, per l'immediato, sotto costante attenzione il problema dei nostri stoccaggi di energia, indispensabili per produrre l'energia elettrica necessaria per il pieno sviluppo delle attività economiche e di vita quotidiana del Paese. Infine, si impone una accelerazione sul versante delle rinnovabili, per ridurre i margini di dipendenza, rafforzare la nostra autonomia e da questa condizione di emergenza mettere più solide basi agli obiettivi della decarbonizzazione, già tracciati con chiarezza e con decisione dagli intendimenti dell'Unione europea e dalle linee di indirizzo del PNRR. Per questo occorrono ulteriori riforme normative, semplificazioni, accelerazioni sull'ordinamento e sulle scelte pratiche, una nuova messa a fuoco del contenuto stesso della transizione energetica e interventi di sostegno rivolti alle imprese che soffrono, e soffriranno ancora, in particolare nei comparti energivori maggiormente esposti ai colpi della crisi internazionale che rappresentano per l'Italia parte sostanziale del patrimonio e del panorama industriale di grandi tradizioni.

Ecco, dunque, che il provvedimento che ci prepariamo a convertire in legge entra nel merito di alcune misure e prepara ulteriori misure che troveremo - come è noto - in un nuovo decreto-legge, già in discussione al Senato, e in un pacchetto ulteriore di misure finanziate e finanziabili che verranno adottate subito dopo l'approvazione del DEF, che già le anticipa sul piano programmatico. Il Consiglio dei Ministri ha approvato, il 18 febbraio, il decreto-legge n. 17 del 2022, che stiamo discutendo e che ci apprestiamo a convertire in legge, che introduce misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali. È un provvedimento che ha come fondamentale obiettivo quello di sostenere la ripresa economica, puntando a rimuoverne alcuni ostacoli, evidenti ancor prima della guerra provocata dall'invasione russa dell'Ucraina e diventati ancor più grandi e complessi - come dicevo - dopo il 24 febbraio.

Complessivamente, le risorse stanziate - come hanno ricordato anche, nelle loro introduzioni, i relatori, che ringrazio per il lavoro svolto in Commissione, molto complesso, molto difficile, molto faticoso, ma anche, credo, molto utile dal punto di vista dell'apporto che il Parlamento e i gruppi hanno fornito alla integrazione del provvedimento, in particolare penso alle integrazioni e i contributi forniti dalle proposte del Partito Democratico - ammontano a quasi 8 miliardi, di cui 5 e mezzo sono destinati a far fronte al caro energia, all'aumento dei costi dell'energia e i rimanenti a sostenere le filiere produttive che stanno soffrendo maggiormente in questa fase, pensate a filiere produttive di grandissime tradizioni e di grandissima forza, nel panorama industriale italiano: la ceramica, il vetro, la carta, grandi comparti manifatturieri che contribuiscono notevolmente a fare ancora dell'Italia la seconda nazione manifatturiera dell'Europa, ma che sono oggi aggrediti dalla crisi, proprio per le caratteristiche energivore delle loro produzioni; pensiamo all'automotive, pensiamo ai grandi comparti industriali che in Italia, anche in maniera diffusa, anche a livello di piccole e medie imprese, rappresentano realtà di grandissima forza, ma anche che necessitano di un quadro energetico certo.

Per quanto riguarda l'energia l'intervento si dispiega su due piani; il primo è quello emergenziale attraverso misure per calmierare, nel breve tempo, i costi delle bollette energetiche; il secondo è di prospettiva, con l'introduzione di misure che consentano in futuro di evitare altre crisi come quella in corso, a cominciare con l'aumento della produzione nazionale di energia, così da limitare la dipendenza dall'estero dei nostri approvvigionamenti.

Parliamo di emergenza e qui si dà seguito a precedenti interventi per ridurre la pressione del caro bollette, non li ricordo, ma sono interventi che sono passati attraverso provvedimenti precedenti e, prorogando alcune di quelle misure già in essere, il provvedimento prende forma; l'azzeramento delle aliquote relative agli oneri generali di sistema applicato alle utenze domestiche e alle utenze non domestiche in bassa tensione per altri usi, con potenza disponibile fino al 16,5 chilowattora, nonché alle utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16 virgola 5 chilowattora, anche connesse in media e alta altissima tensione o per usi di illuminazione pubblica, di ricarica dei veicoli elettrici in luoghi accessibili al pubblico; la riduzione dell'IVA al 5 per cento e degli oneri generali per il settore del gas; il rafforzamento del bonus sociale per le famiglie con ISEE di circa 8 mila euro o di 20 mila, nel caso di famiglie numerose; il credito d'imposta per le imprese energivore; viene, inoltre, introdotto un nuovo contributo straordinario sotto la forma di credito d'imposta in favore delle imprese gasivore.

Pensando più alla prospettiva, invece, il decreto contiene misure che vogliono imprimere una consistente accelerazione sul fronte delle sorgenti rinnovabili. Come dicevo questo è un aspetto decisivo, perché voglio ricordare soltanto questo dato: per quanto riguarda la produzione dell'energia elettrica, oggi si può dire che le rinnovabili contribuiscono alla produzione complessiva di energia elettrica per l'11 per cento, il resto dell'energia elettrica necessaria è prodotta attraverso il gas, e poi vi è la produzione attraverso gli idrocarburi; quindi, noi abbiamo bisogno, per accrescere i nostri livelli di autonomia, di potenziare enormemente le rinnovabili, ma qui ci incontriamo e ci scontriamo con alcuni nodi che, attraverso le semplificazioni che sono già iniziate con il Governo precedente e poi sono proseguite con l'attuale Governo, noi dobbiamo cercare di sciogliere; dobbiamo trovare giusti compromessi – li enuncio brevemente - tra ambiente e lavoro, in primo luogo, ma anche tra ambiente e paesaggio, attraverso un giusto rapporto tra l'installazione di nuove infrastrutture il rispetto dell'ambiente e del paesaggio, che per il nostro Paese è un fatto tutto particolare.

A volte, ci autoflagelliamo un po', ma dobbiamo riconoscere che il tema del paesaggio, per l'Italia, è appunto un po' speciale, è un po' particolare rispetto agli altri Paesi, quindi non va demonizzato, ma va gestito, soprattutto se vogliamo fare un'operazione virtuosa per l'ambiente e dobbiamo, dunque, per il tema delle emissioni trovare giusti compromessi; in particolare, parliamo del fotovoltaico, con un intervento di semplificazione per l'installazione sui tetti di edifici pubblici e privati in aree agricole e industriali, poi dirò, in conclusione del mio intervento, quale è stato il contributo del PD su questo.

Si prevede, poi, l'incremento della produzione nazionale di gas, allo scopo di diminuire il rapporto tra importazione e produzione, da utilizzarsi al costo equo per imprese pubbliche e piccole e medie industrie; un pacchetto di norme per l'aumento e l'ottimizzazione dello stoccaggio di gas; l'aumento della produzione di carburante sintetico, a supporto, e il suo utilizzo in settori strategici come, ad esempio, i trasporti aerei.

Rispetto al sostegno alle filiere produttive, il decreto interviene su alcuni settori particolarmente interessati dalle trasformazioni in corso, come l'automotive e microprocessori. Per il primo vengono stanziate risorse fino al 2030, per favorire la transizione verde e la ricerca della riconversione e riqualificazione del settore, prevedendo incentivi all'acquisto dei veicoli inquinanti, mentre per il secondo sono previsti fondi pluriennali per la produzione nazionale di microchip.

Infine, voglio ricordare anche che viene ampliato l'ambito di interventi di riqualificazione e l'adeguamento strutturale delle competenze dei lavoratori finanziabili con il Fondo nuove competenze, che si incrementa e con il Fondo per l'adeguamento dei prezzi, inserendo specialmente norme in materia di revisione dei prezzi dei materiali per i contratti pubblici in essere e si prevedono stanziamenti a favore delle regioni, per far fronte alle maggiori spese relative alla crisi pandemica, e dei comuni che stanno affrontando l'aumento dei costi per l'illuminazione.

Il Partito Democratico ha offerto, come sempre, il suo contributo propositivo, con misure correttive e integrative che vanno a incidere positivamente sulla situazione delle imprese e sull'accelerazione e il miglioramento delle normative per le rinnovabili, in particolare con proposte, accolte, per quanto riguarda, ad esempio, il tema dell'agrivoltaico, molto importante. Questo lo segnalo, perché lo consideriamo, per certi aspetti, un momento di svolta di tutto il settore del fotovoltaico, con uno spostamento più deciso degli incentivi verso l'agrivoltaico, finora tenuto diciamo un po' da parte rispetto al fotovoltaico, perché questo consente un compromesso tra l'attività agricola e l'aumento delle infrastrutture per le rinnovabili e anche un risparmio del consumo di suolo, attraverso un'innovazione di sistema e di prodotto sul tipo di infrastrutture; su questo punto noi abbiamo svolto un'azione decisiva, attraverso i nostri parlamentari, i presidenti delle nostre Commissioni ed è stato positivo che il Governo abbia accolto queste nostre proposte di aumento e spostamento di incentivi per la produzione di strutture per l'agrivoltaico rispetto al fotovoltaico.

Sulla scorta di quanto già in atto in altri Paesi, ad esempio dell'Unione europea, in particolare Francia e Spagna, abbiamo poi ottenuto misure di calmieramento per la vendita dell'energia elettrica da parte del GSE. Insieme a un nutrito pacchetto di emendamenti, tesi a semplificare le procedure normative per l'installazione, come ho detto, degli impianti di produzione di energie rinnovabili, il Governo ha riformulato un emendamento a prima firma dell'onorevole Benamati e sottoscritto da tutti i componenti del gruppo del PD delle Commissioni Attività produttive e Ambiente, che proponeva meccanismi dedicati per l'acquisizione di energia elettrica da fonte rinnovabile con contratti di medio e lungo termine da parte del sistema GSE; l'acquisto a prezzi coerenti con i costi di generazione per la singola tecnologia e i suoi profili di fornitura consente, poi, di vendere tale energia al sistema delle imprese con prezzi congruenti con quelli di acquisto. In questo modo, il vantaggio competitivo attuale delle energie rinnovabili, staccato dal meccanismo del cosiddetto prezzo marginale, permetterà di aiutare le imprese e il lavoro italiani a resistere alla crisi e in questo senso va anche la previsione contenuta nella riformulazione secondo cui il GSE può accedere l'energia che è già in sua disponibilità, a prezzi congruenti con quello di acquisizione, al sistema delle imprese; anche su questo punto il MITE, con decreto, poi stabilirà modalità, quantità, prezzi, tipo di procedura per la cessione per attivare questa importante azione che, come ho già ricordato, è stata già adottata in Europa, in particolare dalla Spagna e dalla Francia, e che ora è ormai nell'ordinamento italiano; si tratta appunto di attivarla in modo rapido ed efficace.

Ecco, dunque, Presidente, che ancora una volta, come Partito Democratico, abbiamo voluto stare nella discussione in modo concreto e utile, coscienti della crisi, perché dalla crisi si può uscire alleviando il peso sulle imprese e sul lavoro, ma accelerando decisamente sulla via delle rinnovabili e costruendo i necessari compromessi tra ambiente e lavoro, ambiente ed economia, ambiente e paesaggio. Ho già ricordato i dati: l'11 per cento del nostro potenziale produttivo di fabbisogno elettrico viene dalle rinnovabili e il resto viene da combustibili fossili e dal gas; non abbiamo altra via che quella di un'innovazione che sarà possibile solo con una decisa accelerazione dei processi già avviati con il PNRR e con una grande azione intelligente di carattere diplomatico per coniugare l'autonomia e l'autosufficienza con politiche commerciali tese a una conferma e a un rafforzamento della collocazione internazionale del nostro Paese, senza ambiguità e senza incertezze rispetto alle questioni e ai fatti in corso.

Con la stessa coerenza, con lo stesso carattere, con gli stessi valori e con la stessa chiarezza di scelte e di concretezza delle nostre proposte, noi affronteremo anche le discussioni dei prossimi provvedimenti, la discussione sul DEF, la discussione sui provvedimenti che seguiranno il DEF coerentemente con le sue linee di indirizzo, perché soltanto attraverso queste linee, attraverso questa azione concreta, decisa e attraverso un indirizzo chiaro, che punti a rafforzare le linee del PNRR, non a ridurne l'efficacia, non a uscire dai binari segnati, ma anche con la necessaria capacità di muoversi nella nuova situazione, noi potremo affrontare quella che è, dopo tanti anni, la prima grave crisi internazionale dell'Europa e che si somma ad altre emergenze, emergenze che stanno evidentemente nel loro complesso disegnando un carattere di ordinarietà dell'emergenza, ma dalla quale dovremo uscire al più presto per garantire al nostro sistema produttivo, così ricco, così variegato, così attivo e così premiante rispetto al quadro commerciale internazionale, il suo giusto spazio e conseguentemente anche garantire al nostro Paese il suo protagonismo nelle vicende che si vanno definendo a livello diplomatico e a livello politico all'interno dell'Unione europea e delle alleanze occidentali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).