Dichiarazione di voto finale
Data: 
Mercoledì, 13 Aprile, 2022
Nome: 
Alessia Rotta

A.C. 3495-A/R

Signor Presidente, rappresentante del Governo, sottosegretaria Gava, colleghi, questo provvedimento ha visto la luce appena qualche giorno prima dell'inizio della guerra in Ucraina e naturalmente questa guerra ha acuito e accelerato l'urgenza di intervenire, colmando anche gravi ritardi di cui abbiamo parlato anche questa mattina e durante tutta l'analisi del provvedimento. Ma soprattutto quello che sta accadendo in Ucraina ci mette di fronte all'inevitabilità delle scelte che dobbiamo compiere. In altre parole noi stiamo assistendo ad un attacco brutale e disumano che viola le regole della base della convivenza pacifica e civile della comunità internazionale. Dall'inizio del conflitto - è già stato detto - attraverso l'acquisto del gas abbiamo versato un miliardo al giorno per la guerra di Putin. Lo dico chiaramente: è ineludibile per noi sganciarci dalla dipendenza energetica nei confronti di un regime che con i suoi massacri e la sua guerra di invasione e la volontà di cambiare l'ordine mondiale in senso autoritario si è messo fuori dal consesso internazionale. L'embargo energetico può fermare la guerra di Putin. Quello che affrontiamo oggi è un attacco al sistema della sicurezza occidentale con l'intento di abbattere le leggi, i principi, i valori che sostengono e sottendono le nostre democrazie: si vuole impedire con la forza che i Paesi possano autodeterminarsi scegliendo sistemi valoriali e istituzionali diversi. Questo conflitto non riguarda solo l'Ucraina, ma riguarda tutti noi, riguarda la democrazia e la democrazia ha un costo.

In questo momento con questo provvedimento noi abbiamo dimostrato, il Governo ha dimostrato e il Parlamento ha continuato questo lavoro, che la nostra priorità è quella di sostenere le famiglie e le imprese che stanno subendo le drammatiche conseguenze di questa crisi internazionale: e quindi bene le misure contro il caro energia, a partire dal taglio delle accise su benzina e gasolio, il rafforzamento della sorveglianza sui prezzi, l'estensione del bonus sociale per le fasce più deboli che per noi costituisce un primo passo verso l'assegno energia proposto dal Partito Democratico. Ma dobbiamo ricordare che la crisi sarà lunga e che le risposte di cui abbiamo bisogno sono risposte strutturali che devono essere accompagnate per affrontare l'emergenza.

Dopo la pandemia e oggi con questa crisi internazionale e con la guerra, noi dobbiamo presidiare le paure e le inquietudini per evitare che l'ansia per il futuro, per il lavoro, per la precarietà, per la riduzione del potere di acquisto delle famiglie, per i rincari dell'energia allarghino le disuguaglianze e accentuino le spinte populiste e sovraniste. Per questo anche l'Europa, chiamata in causa più volte, deve dare risposte più efficaci e fare un salto di qualità con più solidarietà e meno vincoli.

Noi pensiamo che dobbiamo utilizzare questi mesi per costruire assieme una vera indipendenza energetica, naturalmente con interventi a breve, come questi, ma che guardino anche al medio e lungo termine e che ci rendano assolutamente indipendenti dalla Russia. È questo lo sforzo che sta facendo il Governo Draghi e che noi sosteniamo. Dispiace che qualcuno abbia scelto altre strade, come quella del consenso immediato, soffiando sul fuoco delle paure o creando incidenti politici su questioni propagandistiche. Penso che questo momento meriti ben altra postura, guardando alle questioni di merito e alla complessità delle scelte che sono naturalmente complesse. La missione ad Algeri del nostro Governo va esattamente in questa direzione, indicando quali sono le priorità e la complessità degli interventi. Noi dobbiamo trovare nuove fonti di approvvigionamento e potenziare la transizione, come fa questo decreto, verso le fonti rinnovabili. Serve una politica energetica, che non può evidentemente fermarsi alla ricerca di gas in giro per il mondo, che comunque è necessario in questo momento. Per questo, come dicevo, è necessario che l'Europa faccia la propria parte: scontiamo l'assenza di una politica comune energetica. Serve un tetto europeo per il gas, per il prezzo del gas; serve una maggiore integrazione sul tema degli acquisti, servono stoccaggi condivisi, integrazione delle reti e progetti di investimento coordinati.

Serve un cambio di passo sulle rinnovabili. Appena pochi mesi fa, appena un anno fa, servivano sette anni nel nostro Paese per installare un impianto di energia da fonte fotovoltaica o solare, come è stato ricordato più volte. Con i provvedimenti presi dalla scorsa estate - penso al “decreto Semplificazione” - le cose sono modificate. Con questo provvedimento - mi spiace onorevole De Toma - si sono semplificate ancora le possibilità di energie alternative, delle cosiddette FER. Non è più possibile accettare che oltre il 50 per cento delle richieste siano bloccate dalla pubblica amministrazione con un labirinto burocratico, che finalmente possiamo dire di avere rotto, contribuendo anche con il lavoro emendativo del Parlamento in questo senso. C'è un nuovo bilanciamento di interessi, è una fase completamente nuova per il nostro Paese, in cui l'interesse nazionale deve prevalere e prevale con decreti come questi, contro i tanti “no” che hanno impedito questa strada.

Questo provvedimento, come è stato ricordato più volte, ha una doppia strada: quella del sostegno e quella della semplificazione, quella del controllo dei prezzi e quella del sostegno alle imprese e alle famiglie, quella dell'aumento della produzione del gas naturale e della poderosa semplificazione sulle rinnovabili e quella dell'efficientamento energetico. Ricordo quanto per noi del Partito Democratico è molto chiaro e deve essere chiaro: la transizione è la soluzione e non è il problema. Il Partito Democratico, insieme a tutta la Commissione, ha cercato di dare il proprio contributo. Ricordo la semplificazione per lo sviluppo del fotovoltaico, specialmente dove già il suolo è consumato in aree produttive e commerciali, con discariche nelle cave, con la semplificazione dei pannelli integrati, soprattutto anche nei centri storici, senza recare danno al paesaggio e creando aree idonee. Nell'attesa delle aree idonee, che speriamo sia molto breve, ci sono aree immediatamente idonee. Anche questa è accelerazione; anche questa è semplificazione. Con la promozione della geotermia abbiamo ristabilito un equilibrio che sembrava perduto. Naturalmente bisogna lavorarci, è complesso: può stare in equilibrio la richiesta di nuova energia pulita, la nostra indipendenza, l'autonomia energetica, cui deve tendere il nostro Paese? Può stare in equilibrio con l'agricoltura e con la difesa del suolo? Può stare in equilibrio con la bellezza del nostro paesaggio? Io credo di sì e che il lavoro emendativo abbia proprio dimostrato questo.

Abbiamo compiuto anche dei passi avanti sul superbonus. Che cosa significa il superbonus? Significa lavorare in questa direzione, avere edifici efficienti e moderni, significa risparmiare energia. Troppo poco parliamo di quanto si possa risparmiare energia: si può e si deve fare. Abbiamo anche istituito - e non è solo una questione simbolica - una giornata nazionale sul risparmio energetico. Per quanto riguarda il 110 per cento, viene data la possibilità di prorogare quello che fino ad oggi non era prorogabile: la quarta cessione del credito è possibile. Abbiamo anche ottenuto impegni concreti del Governo, che nel prossimo DEF darà la possibilità di prorogare il termine del 30 giugno 2022 per le unità immobiliari unifamiliari.

Accanto al tema della decarbonizzazione, è necessaria la transizione. Noi dobbiamo sapere che non c'è transizione, se non una transizione giusta.

Non è un “di cui”: la riduzione delle disuguaglianze deve e può andare a pari passo. Noi dobbiamo cambiare i nostri stili di vita, ma bisogna che si riducano le diseguaglianze e che non avvenga il contrario. Dobbiamo tenere insieme la sostenibilità e l'autonomia energetica, dobbiamo scegliere, come cittadini italiani e come cittadini europei, se per l'Europa può essere l'avvio di una nuova stagione di coesione, di solidarietà e di rinascita economica, sulla base di un nuovo paradigma di sviluppo, un paradigma di sviluppo sostenibile ed equo, oppure l'avvio di una fase di declino, caratterizzata da una crisi economica e sociale ancora peggiore di quella che dobbiamo affrontare. Ebbene, noi non abbiamo dubbi; per noi interpretare la cultura di Governo è esattamente questo: guardare al domani, dare risposte per il futuro, avere la responsabilità del presente e farci carico delle difficoltà senza cercare scappatoie o vie di fuga. Noi così intendiamo l'interesse nazionale. Come ci ha ricordato il Presidente Mattarella - vado a concludere, Presidente - siamo di fronte alla stagione dei doveri ed è nostro dovere di decisori pubblici operare scelte lungimiranti, garantendo risposte oggi, ma guardando al futuro con un'intenzione che sia determinata. È per questo che sono a dare il parere favorevole del Partito Democratico a questo provvedimento.