Discussione generale
Data: 
Lunedì, 24 Maggio, 2021
Nome: 
Fausto Raciti

A.C. 3113

Grazie, Presidente. Io sarò molto breve, non voglio sprecare tempo prezioso, anche perché, come rilevato giustamente dalla relatrice, larga parte di questo provvedimento è già superata, nei fatti, da decreti successivi e, in più, questa Camera non ha avuto – fa giustamente notare la relatrice e mi associo, con nostro grande rammarico - la possibilità di entrare nel dettaglio del provvedimento e di emendarlo, perché sta prevalendo, e non è certo un problema legato a questa parentesi di Governo, ma, più in generale, a questa legislatura, un modo di risolvere i problemi derivanti dall'esistenza nel nostro ordinamento del bicameralismo paritario che lascia ampi margini di dubbio e ha ampi margini di migliorabilità, sia dal punto di vista della gestione delle prassi parlamentari, che - io penso - dal punto di vista di riforme istituzionali che sono sempre sullo sfondo, ma sempre altrettanto incompiute, all'interno del nostro ordinamento.

Credo, però, che ci sia un apprezzamento da fare, rispetto ad un rilievo che la Commissione Affari costituzionali della Camera e il Comitato per la legislazione avevano mosso a questo provvedimento, che riguardava la possibilità di deliberazione del Consiglio dei Ministri, in deroga al decreto stesso. Ciò avrebbe contraddetto lo spirito dell'equilibrio che abbiamo trovato in questa fase molto difficile, in un susseguirsi di provvedimenti e di decreti che avevano l'esigenza e partivano dall'esigenza di adattarsi ad una situazione che era sempre in rapida evoluzione; il Governo non ha utilizzato questo tipo di strumento, che era pure previsto nel decreto, e questo è un gesto che apprezziamo, nella speranza che questo fragile equilibrio, che abbiamo trovato tra Parlamento e Governo, possa al più presto essere superato, insieme al superamento dell'emergenza sanitaria.

È d'altronde noto ed evidente che la campagna vaccinale prosegue a tamburo battente e che, da questo punto di vista, risultati molto apprezzabili stanno arrivando, seppure in maniera non del tutto uniforme, in tutto il Paese. Anche su questo ci sarebbe uno spunto di ragionamento sulla necessità di rivedere il nostro sistema delle competenze e dell'attribuzione delle competenze tra Stato e regioni, soprattutto in un momento di emergenza, ma non è questo l'oggetto della nostra discussione.

Questo provvedimento, questo decreto, ha però due o tre cose, che sono importanti e che vale la pena sottolineare politicamente e mettere a valore.

Innanzitutto, come già detto dalla relatrice, esenta - seppur con una modifica introdotta al Senato sulla quale arriverò tra breve - i somministratori del vaccino contro il COVID-19 dalla responsabilità penale, salvo che per colpa grave. Così recita l'emendamento presentato e approvato al Senato.

Dall'altro lato, sancisce l'obbligo di vaccinazione contro il COVID-19 per il personale sanitario e sociosanitario. Non ce ne sarebbe dovuto essere bisogno, ma c'è stato bisogno di questo tipo di norma dentro il provvedimento. Dispiace che sia stata necessaria, ma si tratta di una norma giusta, che sancisce un principio giusto, soprattutto dopo numerosi casi in cui l'indisponibilità di parte del personale sanitario a svolgere la profilassi vaccinale ha comportato molto più che un concreto rischio per gli ospiti delle strutture sociosanitarie: ne ha messo, a volte, in pericolo la salute e, purtroppo, ha molto spesso determinato il contagio.

Sono degne di nota anche alcune altre misure presenti nel provvedimento in esame. Una è stata inserita al Senato, sempre in forma emendativa, e ha consentito il primo timido, ma importante gesto della riapertura del Paese, cioè l'accesso alle strutture residenziali socioassistenziali, sociosanitarie e hospice, per i familiari degli ospiti, muniti ovviamente di certificazione idonea. Si tratta di un primo segnale importante, che ha segnato in qualche modo un'inversione di tendenza e l'inizio della fase nella quale abbiamo cominciato a grandi passi a superare la stagione dell'emergenza da COVID-19.

In ultimo, seppur totalmente difforme per materia - ma sappiamo che a questi decreti spesso sono stati agganciati i provvedimenti che erano necessari e che erano conseguenti, rispetto a decreti precedenti e alla serie di misure restrittive che sono state adottate - l'equiparazione della laurea magistrale in scienze delle religioni con i titoli di laurea magistrale in scienze storiche, in scienze filosofiche, in antropologia culturale ed etnologia. Su questo va fatto semplicemente un piccolo chiarimento. Non stiamo parlando genericamente di professori di religione; stiamo parlando di una laurea che è già prevista all'interno del nostro ordinamento universitario, concorsi pubblici che sono attivi già da numerosi anni, che sono di ambito prettamente umanistico, che incorporano elementi di conoscenza sia delle materie storiche che delle materie filosofiche. Credo sia giusto che offra gli stessi titoli abilitanti delle discipline, per così dire, sorelle, delle discipline vicine.

Queste sono le cose principali di questo provvedimento, che ovviamente vede il nostro consenso con a margine le note - non nuove peraltro - che abbiamo già sollevato in sede parlamentare, peraltro non da soli come gruppo parlamentare. Ci auguriamo che al più presto il Paese possa vivere una pagina diversa della sua storia, superare la vicenda drammatica dell'epidemia, della pandemia, e che anche questo Parlamento possa ritrovarsi a discutere di un'emergenza superata e dei provvedimenti che invece servono al rilancio della nostra economia, del nostro benessere e del ruolo internazionale del nostro Paese.