Discussione generale
Data: 
Giovedì, 8 Ottobre, 2020
Nome: 
Nicola Pellicani

A.C. 2700

Grazie Presidente, i mesi addietro e quelli a venire hanno lasciato e lasceranno ancora purtroppo cicatrici profonde nella memoria del nostro Paese e in tutto il mondo. La crisi pandemica, tanto inaspettata quanto sconvolgente, ha scosso gli equilibri globali e la quotidianità di tutti, obbligandoci a cambiare abitudini e spingendoci a una serie di riflessioni intorno al nostro modello di sviluppo. Quando l'Europa tutta ha preso coscienza della gravità di quanto stava accadendo, il primo sacrosanto pensiero è stato quello di salvaguardare prima la salute e poi il lavoro delle persone, a partire dai più deboli, i più fragili, i più bisognosi d'aiuto e nel momento più complesso della storia repubblicana - e lo dico con orgoglio - l'Italia si è dimostrata un grande Paese: da primo grande Paese d'occidente ad essere duramente colpito dal virus a esempio di reazione efficace e tempestiva, sia sul piano dell'emergenza sanitaria che nelle misure di protezione sociale in favore delle famiglie, dei lavoratori, delle imprese. Oggi non sono solo gli attestati di stima dell'Organizzazione mondiale della sanità e di altri organismi internazionali a confermare le nostre capacità, ma anche i recenti dati dell'Istat ci raccontano di un'Italia che, nonostante tutto, malgrado le limitazioni, sta ripartendo. Ovviamente ci vuole cautela, non possiamo essere tanto incoscienti da accontentarci degli encomi e mollare la presa, semmai è l'esatto contrario. Il “decreto Agosto”, signor Presidente, prevede complessivamente misure per oltre 25 miliardi e si aggiunge ai decreti approvati nei mesi scorsi mi riferisco anzitutto al “decreto Rilancio”, per un valore di 500 miliardi, e del “cura Italia”, altri 25 miliardi, cifre enormi, non solo per far ripartire il Paese, ma per riformarlo e compiere finalmente quel salto nel futuro che aspettiamo da troppo tempo. Abbiamo una grande responsabilità, che è anche l'unico motivo per cui possiamo pensare di lasciare un simile debito in eredità ai nostri figli e ai nostri nipoti. Stiamo adottando misure straordinarie mai assunte prima d'ora, che si sommano alle risorse messe a disposizione dall'Europa, che finalmente ha saputo dimostrare spirito di squadra e una solidarietà finora inedita, mettendo a punto un mix di interventi per sostenere i Paesi più duramente colpiti dalla crisi economica scatenata dal COVID-19. Penso in primo luogo al Recovery Fund, che per l Italia vale 209 miliardi, oppure al MES, a cui credo che l'Italia debba attingere per poter investire nelle politiche sanitarie ovvero per realizzare nuovi ospedali, assumere personale medico, infermieri, potenziare la sanità territoriale, che si è dimostrata uno dei punti di forza del nostro Paese. Questo, signor Presidente, è perciò il momento di tenere la barra dritta e continuare con le azioni di contrasto al COVID-19 da un lato e dall'altro prevedere misure per riaccendere il motore della crescita e progettare con coraggio il prossimo futuro. Il decreto 104 va esattamente in questa direzione: tutelare le imprese e i lavoratori, sostenere la scuola e la sanità nelle difficili sfide che già stanno affrontando, gettare le fondamenta dell'Italia che sarà domani, quando del Coronavirus resterà solo - ci auguriamo presto - un doloroso ricordo.E allora, mi permetto di ripercorrere brevemente i passaggi essenziali del decreto, partendo da quanto si fa per il mondo del lavoro complessivamente considerato. Sono 8 miliardi e mezzo le risorse dedicate ai lavoratori e imprese, da un lato per rafforzare il sistema di protezione sociale, incentivare la crescita dell'occupazione con agevolazioni per le nuove assunzioni e per prorogare tutte quelle misure di supporto che servono a non lasciare indietro professionisti e lavoratori autonomi. A ciò si aggiunge un'ampia serie di interventi, per dare un sostegno concreto a tutto il mondo dell'impresa e soprattutto alle aziende medie e piccole, che vivono con più apprensione le difficoltà di questa fase. Per loro, è stato disposto il rafforzamento patrimoniale e l'incremento del fondo di garanzia, la proroga della moratoria sui prestiti e mutui e gli sgravi contributivi per le aree svantaggiate. Essenziale è anche l'intervento per il sostegno ai servizi pubblici, in primis sanità e scuola, a cui sono state affidate importanti risorse per affrontare le insidie del contagio ed essere all'altezza del grande compito che è richiesto in questa fase: riuscire a coniugare normalità e salute pubblica, in un contesto che ovviamente è tutto fuorché ordinario. E ancora: importantissime sono le misure per gli enti locali e l'infrastrutturazione del Paese; era indispensabile dare un segnale di supporto concreto ai comuni, che hanno fatto un lavoro grandioso sul fronte del contrasto alle conseguenze del virus, mantenendo alta l'attenzione sul territorio e dando un aiuto quotidiano a tutti i cittadini, a tutte le famiglie che hanno patito di più e più a lungo di altri gli effetti della crisi. Oggi, questo decreto prevede risorse ingenti per fronteggiare le minori entrate e far ripartire la macchina amministrativa, anche sul fronte infrastrutturale. Oltre all'anticipo dei 3 miliardi, altri fondi saranno investiti per le opere pubbliche e di efficientamento energetico, per lo sviluppo territoriale sostenibile, per la messa in sicurezza di strade e ponti e per la progettazione di nuovi e importanti opere pubbliche. Voglio però evidenziare anche l'importanza del decreto per Venezia, la mia città: proprio all'indomani del superamento del test del MOSE, prende forma l'Autorità per la laguna di Venezia, che avrà il compito di governare le acque della laguna e di provvedere alla gestione e alla manutenzione del sistema MOSE. In sostanza, con la nascita dell'Autorità, non si fa altro che ripristinare l'ex magistrato alle acque, la più antica istituzione della città, che risale ai tempi della Repubblica Serenissima. Sarà arricchito di funzioni, sarà dotato di nuovi strumenti, di personale e di risorse adeguate. Anche per questo, credo si dovrebbe ripristinare l'antico nome di un'istituzione storica, in cui si riconoscono tutti i cittadini veneziani. Contestualmente, signor Presidente, il decreto, come da tempo auspicato, chiude finalmente al Consorzio Venezia Nuova, che è stato alcuni anni fa protagonista di uno scandalo che ha tanto umiliato e ferito la città e l'intero Paese. Il Consorzio verrà messo in liquidazione, chiudendo definitivamente con il passato e aprendo una nuova stagione. Voglio segnalare inoltre che con il decreto finalmente si accoglie anche la volontà dei cittadini di una città come Chioggia, che da tempo chiedono di impedire la messa in funzione dell'impianto GPL, un intervento considerato a rischio di incidente rilevante, posizionato in un sito UNESCO, ai bordi della laguna, ma soprattutto a poca distanza da una zona densamente abitata. Per concludere, signor Presidente, questo provvedimento riesce a mettere insieme due azioni di importanza fondamentale per il presente e il futuro del nostro Paese: combattere le difficoltà di oggi e preparare il terreno per l'economia e la società di domani. Il decreto n. 104 rimette al centro il lavoro e si inserisce in un progetto chiaro e di ampio respiro, che parte dalle criticità del nostro sistema economico e dalle politiche economiche dell'ultimo decennio, per lanciare un'idea nuova di sviluppo. L'Italia, insieme all'Europa, sta avviandosi verso un nuovo modello di economia e di sviluppo, un modello fondato sull'innovazione, sull'equità e sulla sostenibilità ambientale e intergenerazionale. Non è un caso, infatti, che il programma dell'Unione Europea prende il nome di Next Generation: il ciclo che si sta aprendo dovrà rivolgersi a loro, alle nuove generazioni e dovrà avere la forza e la lungimiranza di offrire opportunità e benessere, in un contesto di rispetto dell'ecosistema e attenzione maggiore alle disuguaglianze economiche e sociali. Noi vogliamo che l'Italia faccia parte di quel futuro, grazie.