Discussione generale
Data: 
Martedì, 23 Giugno, 2020
Nome: 
Alfredo Bazoli

A.C. 2547

 

Grazie, Presidente. Qualche breve considerazione di natura generale su questo decreto, che è stato già ampiamente ed esaustivamente descritto dalla relatrice, nella sua relazione introduttiva. È un decreto con il quale abbiamo la speranza, l'ambizione e l'obiettivo di traguardare il settore della giustizia oltre l'emergenza che ha affrontato, come tutti i campi della vita del nostro Paese, in questi ultimi mesi. Anche la giustizia è stata fortemente afflitta da quanto accaduto: il blocco di fatto delle attività, a parte quelle urgenti, giurisdizionali ha di fatto impedito la tutela e l'attuazione dei diritti dei cittadini per un tempo lungo; è tempo, quindi, di riprendere un'attività ordinaria, e questo decreto cerca di accompagnare in maniera ordinata e, credo, ragionata e ragionevole la giustizia fuori da questa emergenza che ha dovuto appunto sopportare in questi mesi.

Noi ci auguriamo di uscire dall'emergenza complessivamente, perché questa condizione di enorme difficoltà che abbiamo vissuto in questi mesi ha prodotto effetti dirompenti, drammatici sulla vita di tutti noi, io sono bresciano, quindi vengo da una delle zone del territorio italiano più colpite dalla pandemia, e quindi so esattamente come le nostre comunità sono state afflitte da questa grande emergenza e questo grande dramma che ha colpito tutti gli italiani, ma ci auguriamo che questa emergenza possa finalmente essere superata sia quanto agli effetti che essa ha prodotto su tutti i campi della nostra vita e delle attività del nostro Paese, e anche, penso e spero, nel campo della nostra attività legislativa.

Le opposizioni si sono molto lamentate, nel corso della discussione in Commissione, per i tempi con i quali siamo stati costrette ad affrontare la discussione di questo decreto, tempi compressi. Il decreto è arrivato a metà della settimana scorsa e sappiamo che scade alla fine di questa, quindi abbiamo tempi molto, molto limitati. Si sono lamentate anche per il fatto che è un decreto che contiene al suo interno due decreti, perché, nel profluvio di decreti che sono stati emanati dal Governo in questa fase, c'è stata anche la necessità di intervenire per evitare che alcuni decreti perdessero efficacia, e quindi si è intervenuti anche introducendo in alcuni decreti, in sede di conversione, altre norme contenute in decreti precedenti che rischiavano di scadere. Voglio dire all'opposizione che capisco le ragioni di lamentela rispetto a questo modo di legiferare, e voglio anche dire che anche a noi, che siamo maggioranza, non piace dover intervenire in questo modo. Non ci piace dover inseguire in continuazione la decretazione d'urgenza del Governo, che obbliga anche noi, come Parlamento, a cercare di fare il nostro lavoro con tempi compressi. Non ci piace questo monocameralismo di fatto al quale siamo costretti, perché un decreto finisce in uno dei due rami del Parlamento, là giace per necessità fino a quasi la prossimità della scadenza, poi arriva nell'altro ramo del Parlamento e l'altro ramo del Parlamento è costretto ad affrontarlo in tempi che obiettivamente non consentono un esame approfondito. Non piace neanche a noi questo modo di legiferare, al quale siamo stati costretti, però, da una condizione di emergenza inedita, del tutto imprevedibile e che il Paese, la Repubblica italiana non ha mai vissuto prima d'ora. E quindi bisogna anche riconoscere che purtroppo oggi, oggi, nel nostro sistema altri strumenti per intervenire legislativamente e normativamente in condizioni di emergenza, drammatiche come quelle che ha vissuto il nostro Paese purtroppo non ci sono. Altri strumenti a disposizione del nostro sistema e delle nostre istituzioni per intervenire, al di là di una decretazione d'urgenza che è resa necessitata dalla condizione di emergenza che abbiamo vissuto, non ci sono, e questo penso che sia un problema sul quale forse occorre anche interrogarsi, perché probabilmente c'è una falla nel nostro sistema quando si tratta di affrontare periodi di emergenza così drammatici come quelli che abbiamo vissuto. Ma spero, auspico e sono convinto che, con il ritorno alla normalità e mettendoci alle spalle finalmente questa condizione di emergenza che ha caratterizzato anche il modo di procedere, normativo e legislativo, delle nostre istituzioni, si possa tornare finalmente anche a una condizione normale nell'attività legislativa, fermo restando che credo che questo problema che si è posto in questi mesi sia un problema serio, un problema vero. Non è un caso che anche noi, come Partito democratico, abbiamo depositato una proposta di legge che ha l'obiettivo di mettere a sistema una condizione istituzionale che può verificarsi appunto in condizioni di emergenza drammatica. Credo che sia un problema sul quale dovremo tornare a interrogarci a mente fredda, ma mi auguro, spero e sono convinto che anche questo modo di intervenire, che, ripeto, credo che sia stato assolutamente necessitato da una condizione drammatica, possa essere piano piano superato, perché questo è nell'interesse del nostro Paese e del buon funzionamento delle nostre istituzioni.

Dicevo che è un decreto che cerca di traguardare appunto l'uscita dall'emergenza del settore giustizia e lo fa nei campi nei quali è opportuno farlo, quindi occupandosi sia degli aspetti del funzionamento della nostra giurisdizione sia quanto a uno dei settori che più sono stati toccati dall'emergenza, che è quello della tenuta del nostro sistema penitenziario. Lo fa appunto introducendo alcune norme che, da un lato, accompagnano l'uscita dall'emergenza, dall'altro lato cercano anche di sanare o di correggere alcune falle di sistema che si sono dovute registrare in queste settimane e in questi mesi. Mi riferisco, quanto a questo, in particolare alle note questioni riguardanti il funzionamento del nostro sistema penitenziario, che, noi sappiamo, è stato messo in grave difficoltà dalla pandemia, perché è ben noto che in Italia, come in tutti gli altri Paesi, l'emergenza pandemia dentro le carceri, quindi dentro luoghi di ristrettezze fisiche, nelle quali il distanziamento sociale, nelle quali tutte le misure di precauzione erano molto più complicate da gestire, è stato uno dei punti sui quali anche il Ministero della Giustizia si è interrogato di più e sui quali si è cercato di intervenire in maniera da garantire che appunto quell'emergenza non si trasformasse in un disastro.

Penso che questo in qualche modo sia anche riuscito, almeno fino adesso, e ci auguriamo che non ci siano ulteriori episodi che smentiscano quanto sto dicendo, ma mi pare che i numeri e la situazione attuale del nostro sistema penitenziario attestino che, anche in ragione delle misure che sono state adottate dal Governo in questi mesi, i rischi e i pericoli che erano paventati rispetto alla condizione del nostro assetto penitenziario siano in qualche modo stati scongiurati: gli ultimi numeri danno che su una popolazione carceraria di circa 53 mila detenuti, il numero dei ristretti positivi affetti dal virus del COVID sono oggi circa 66; si tratta, quindi, di un numero ridotto, che ci consente di dire che la pandemia è sotto controllo e che è stata controllata anche all'interno di strutture a rischio come i nostri penitenziari. Questo mi fa dire che il Governo ha agito in maniera efficace per contenere un rischio che era un rischio diffuso, non solo da noi ma in tutti i Paesi, un rischio che tutti i Paesi hanno dovuto affrontare. Questo nonostante alcune falle nel sistema che abbiamo dovuto registrare e sulle quali si è dovuti intervenire appunto con la decretazione d'urgenza e anche con le norme che oggi sono oggetto di questa discussione per la conversione di questo decreto; norme che hanno appunto l'obiettivo di evitare che possano ripetersi alcuni episodi che si sono registrati, cioè la scarcerazione di alcuni detenuti con condanne pesanti sulle spalle, ristretti in detenzione in regimi particolari, cosa che è avvenuta per una inadeguatezza nel nostro sistema normativo e, in particolare, per una inadeguatezza nel flusso di informazioni tra le procure antimafia, antiterrorismo, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e i tribunali di sorveglianza. A queste falle questa decretazione cerca di porre un rimedio che riteniamo essere sufficientemente adeguato ad impedire che si verifichino nuovamente tali episodi. Le opposizioni, ovviamente, hanno imputato alla responsabilità del Governo quanto accaduto, in particolare evocando una circolare del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria con la quale si faceva una ricognizione dei detenuti afflitti da particolari patologie e che potevano essere, diciamo, di particolare rischio, in ragione appunto di queste patologie, per la possibile diffusione del virus all'interno dei penitenziari. Credo e sono convinto, noi siamo convinti, che in realtà quella circolare non abbia prodotto alcun effetto di alcun tipo rispetto alle scarcerazioni di cui stiamo parlando, che sono invece dovute a una scelta libera, consapevole e del tutto legittima dei tribunali di sorveglianza rispetto a rischi presenti e facendo applicazione corretta di norme già presenti nell'ordinamento penitenziario. Anche qui questo bisogna dirlo con grande chiarezza, perché abbiamo sentito ancora, anche recentemente, l'opposizione accusare il Governo di avere introdotto, attraverso l'articolo 123 del decreto cura Italia, una norma che avrebbe agevolato e consentito la scarcerazione di quei detenuti di particolare pericolosità sociale di cui stiamo parlando. E' bene ribadirlo, è stato detto in qualunque sede ed in qualunque modo ma occorre ribadirlo anche in questa: in realtà quella norma nulla c'entra, perché è una norma che si riferisce all'applicazione della detenzione domiciliare per detenuti con fino a 18 mesi di periodo di detenzione ancora da scontare, escludendo esattamente quei detenuti condannati per reati di particolare gravità e, quindi, per i reati legati alla criminalità organizzata, al terrorismo e, quindi, per quei reati per i quali erano stati condannati quei detenuti che, invece, sono usciti attraverso l'applicazione di altre norme già presenti nell'ordinamento penitenziario che son state applicate correttamente e legittimamente dai tribunali e dai magistrati di sorveglianza. Noi siamo intervenuti per garantire che questo sistema, il funzionamento del, diciamo, giudizio da parte dei tribunali di sorveglianza, dei magistrati di sorveglianza sui permessi premio, sulla detenzione domiciliare per motivi di salute che, appunto, ha comportato la liberazione di alcuni di questi detenuti, possa essere fatto con un'istruttoria completa che consenta l'intervento, sempre e obbligatorio, delle procure antimafia e delle procure antiterrorismo che hanno gli elementi per dire ai tribunali di sorveglianza se, nel bilanciamento tra le ragioni dei detenuti, la tutela della salute dei detenuti e, diciamo, le ragioni sanitarie che assistono i detenuti e le ragioni di sicurezza sociale, vi siano elementi particolari di cui occorre tener conto nella decisione, autonoma, libera ed indipendente, della magistratura di sorveglianza: questo è quello che è stato fatto. In più, è stata introdotta anche una norma che consente una verifica ex post della sussistenza delle ragioni che hanno determinato, da parte della magistratura di sorveglianza, il rilascio dei permessi o la detenzione domiciliare in ragione delle norme presenti nell'ordinamento penitenziario. Quindi questo è un sistema che non snatura e non crea alcuna frattura all'interno del nostro sistema di funzionamento della magistratura di sorveglianza, nel nostro sistema di verifica, appunto, delle condizioni dei detenuti che è previsto dall'ordinamento penitenziario; anzi, rafforza le garanzie per una corretta verifica del bilanciamento delle esigenze che devono essere tenute in considerazione dai magistrati del tribunale sorveglianza. Credo, quindi, che sia stato un intervento calibrato che consente di superare le falle del sistema che abbiamo dovuto registrare in questa vicenda e che credo abbia consentito di fare un passo in avanti alla nostra condizione. Certo, questa è una cosa che va detta e ribadita, anche in questa circostanza le condizioni complessive del nostro sistema penitenziario, dei nostri detenuti son venute in evidenza per le difficoltà e per i grandi limiti nei quali si dibatte oggi il nostro sistema penitenziario. Credo che questo obblighi, comporti, necessiti di un'attenzione particolare e noi crediamo, come Partito Democratico, che occorra intervenire anche sul sistema dell'esecuzione della pena e dell'ordinamento penitenziario con un'innovazione e con interventi rilevanti che consentano di rivedere il sistema per consentire, meglio di quanto oggi non sia, da un lato la sicurezza dei cittadini e dall'altro lato la corretta esecuzione delle misure detentive e anche delle misure sanzionatorie che consentano anche un migliore recupero dei condannati, cosa che oggi purtroppo avviene in modo non sufficientemente esaustivo. Questo è un tema su cui occorrerà certamente intervenire, e ciò che è accaduto ci pone ancora sotto gli occhi la necessità di intervenire in maniera profonda anche sul sistema dell'esecuzione della pena e dell'esecuzione penale.

Il decreto, inoltre, interviene anche sul tema del riavvio delle attività giurisdizionali; il decreto è intervenuto, diciamo, cercando di disciplinare la fase di transizione attraverso anche l'introduzione di strumenti di attività da remoto nell'attività giurisdizionale e l'implementazione, l'incrementazione delle modalità di deposito telematico degli atti. Credo che ciò sia comunque un passo in avanti significativo, che può restare, in particolare mi riferisco al deposito telematico degli atti, acquisito perché rappresenta un'enorme facilitazione per il lavoro degli avvocati e per le attività delle cancellerie. Penso quindi che sia comunque un'innovazione molto significativa e positiva nel nostro sistema di funzionamento della giurisdizione. Inoltre, è stato anticipato il riavvio dell'attività ordinaria dei tribunali, che era previsto il 31 luglio e che è stato anticipato al primo luglio da un emendamento approvato dal Senato: penso che sia un investimento di fiducia anche sull'attività giurisdizionale e ci auguriamo che questo consenta una ripresa piena delle attività che, ad oggi, non in tutti i tribunali hanno visto una ripresa in maniera piena e definitiva. Sappiamo che in molti uffici giudiziari, purtroppo, le attività sono ancora ridotte, e questo crea nocumento anzitutto alla tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini italiani; crea nocumento anche alla categoria degli avvocati, che sappiamo aver avuto una consistentissima riduzione delle loro attività.

Tuttavia, l'anticipazione del recupero, del riavvio delle attività ordinarie al primo luglio, credo che offra una prospettiva positiva anche per, appunto, sia la tutela dei diritti, sia le attività degli avvocati. Quindi, credo che sia una cosa positiva. Sul tema delle udienze da remoto, noi sappiamo che eravamo già intervenuti sul decreto inizialmente emanato con una limitazione, che era stata introdotta e prevista per le udienze penali da remoto, in particolare per quelle con la presenza di testimoni, di consulenti tecnici, di parti diciamo estranee ai detenuti e alle parti e agli avvocati, eravamo già intervenuti con una limitazione. Credo che questo tema delle udienze da remoto e dei processi da remoto sia un tema che deve rimanere comunque nell'agenda della politica, perché penso che sia una questione che vada affrontata in maniera molto laica, senza pregiudizi, perché io son convinto che - e lo dico da avvocato - ci sia un ampio spettro di campi di applicazione delle udienze anche da remoto, quindi delle modalità di svolgimento delle attività giurisdizionali da remoto, che possono essere utilmente introdotte nell'ordinamento, al di là e oltre la condizione di emergenza che abbiamo vissuto e quindi io penso che anche questo sia un tema sul quale occorrerà ritornare diciamo con attenzione in futuro, perché penso che sia un tema estremamente rilevante. Il decreto poi interviene introducendo altre diciamo normative, altre previsioni normative che sono state ricordate dalla relatrice. Io voglio ricordare, tra le altre, una innovazione che è stata introdotta al Senato e che è quella che consente al Garante dei detenuti nazionale di entrare nei penitenziari e di aver colloqui anche coi detenuti ristretti in condizioni di particolare gravosità, senza alcuna necessità di anticipazione del suo ingresso in carcere e senza necessità di essere ripreso con appunto mezzi audiovisivi, quindi dà una grande, concede al Garante dei detenuti una facoltà di ispezione di verifica delle condizioni detentive maggiore di quella che oggi è consentita o comunque chiarisce quali sono i suoi poteri e penso che sia una cosa molto positiva. E' introdotto il sistema di allerta, è disciplinato il sistema di allerta, la famosa App Immuni, che su base volontaria può essere scaricata da tutti i cittadini italiani e che io credo sia uno strumento di tracciamento utile, non è certo risolutivo, non è certo esaustivo per consentire il tracciamento delle persone e dei contagi, ma è, penso, diciamo uno strumento che può essere utile anche in quella direzione, è fatto su base volontaria e ci sono le più ampie garanzie affinché questo strumento non sia invasivo e non sia lesivo della privacy e della riservatezza di chi lo scarica. D'altro canto, sappiamo che il tracciamento di cui siamo oggetto tutti noi è diciamo già invalso da anni attraverso la stragrande maggioranza delle App che noi scarichiamo e abbiamo scaricato nel nostro cellulare, quindi non penso che l'App Immuni, da questo punto di vista, faccia danni maggiori di quelli che purtroppo già abbiamo rispetto alla nostra privacy, ma mi pare che ci siano tutte le garanzie affinché questa App possa avere i suoi effetti, senza alcun pregiudizio dei diritti e delle garanzie di riservatezza e di privacy dei cittadini e può essere uno strumento utile per il tracciamento, sperando che ovviamente non sia più particolarmente necessario. Prima ho sentito un collega che diceva: “E' inutile fare l'App Immuni, visto che oggi i contagi sono in diminuzione”. Noi ce lo auguriamo che sia inutile, ma nell'eventualità è sempre bene essere pronti e preparati anche a una eventuale ripresa della pandemia, che tutti quanti noi scongiuriamo. Concludo, Presidente, ribadendo quanto detto in esordio del mio intervento e cioè che io mi auguro davvero che questo sia l'ultimo intervento di emergenza, anche nel campo della giustizia, per far fronte alla gravissima condizione del Paese, che abbiamo vissuto negli ultimi due mesi. Mi auguro che da oggi in poi si possa riprendere un'attività ordinaria anche nel campo della giustizia e credo, mi auguro, anzi, faccio anche io un appello, da parte mia, all'opposizione: io spero e mi auguro che sappiamo cogliere, insieme, l'occasione che ci è offerta anche da questa grande condizione di difficoltà, che ci obbliga anche a immaginare un rilancio del Paese per uscirne, che affrontiamo e trasformiamo questa condizione di emergenza in una grande occasione da cogliere insieme, anche per fare le riforme utili e necessarie nel campo della giustizia, perché io penso che, usciti dall'emergenza, arriverà il momento - e il momento è già arrivato ed è già oggi qui tra noi - il momento di affrontare i grandi nodi che riguardano il funzionamento del nostro sistema della giustizia, a tutto campo, e oggi noi abbiamo credo le condizioni per farlo, perché ci sono una serie di progetti anche di legge diciamo che hanno l'ambizione insomma di fare riforme utili e importanti sia sul campo della giustizia civile, sia sul campo della giustizia penale, sia sul campo del funzionamento del CSM e dell'ordinamento giudiziario, io mi auguro anche sul campo dell'ordinamento penitenziario, quindi abbiamo davanti a noi diciamo uno scenario di riforme possibili, che io credo sia una grande occasione, sulla quale io, ripeto, mi auguro che maggioranza e opposizione possano collaborare in maniera efficace, perché sarebbe una grande occasione e non dobbiamo sprecarla, anche sul campo della giustizia e quindi mi auguro che questo accada e io penso che, se saremo capaci appunto di lavorare proficuamente, come è stato fatto peraltro su questo decreto, lo voglio dire, perché al Senato a me risulta che ci sia stata una molto efficace collaborazione tra la maggioranza e l'opposizione, tanto è vero che molti emendamenti dell'opposizione sono stati accolti e sono stati inseriti in questo decreto e quindi questo credo che sia diciamo un buon viatico e certamente una buona premessa per lavorare anche sulle grandi riforme che ci attendono. Quindi, mi auguro che questo sia il futuro che ci attende, perché questo sarebbe appunto, nell'interesse del Paese, trasformare questa grande emergenza in una grande occasione e opportunità anche per fare le riforme utili e importanti che ci attendono nel campo della giustizia, grazie.