Discussione generale
Data: 
Venerdì, 4 Giugno, 2021
Nome: 
Luca Rizzo Nervo

A.C. 3045-A

 

Grazie, Presidente. Colleghi, siamo di fronte ad un decreto, come è stato detto, particolarmente atteso; atteso da tutti; atteso dagli operatori economici; atteso dai tanti esercenti che per lunghi mesi, per più di un anno, hanno visto l'impegno di una vita, il loro lavoro fermato da un virus devastante, inedito nella sua portata e nei suoi effetti; atteso dal mondo del Terzo settore, che ugualmente ha visto chiudere i luoghi della socialità, dell'incontro, della relazione, che tanto aggiungono alla quotidianità dei nostri cittadini, delle nostre famiglie, a maggior ragione delle persone che vivono nei contesti più piccoli, interni, in cui quei luoghi sono luoghi fondamentali di relazione con l'altro da sé; atteso da tutti i cittadini. E già nel nome di questo decreto, Riaperture, c'è un senso di liberazione, di speranza, che era – ripeto - particolarmente atteso da tutti. Un messaggio, finalmente, di ripartenza per il Paese, alla ricerca di quella che non sarà una semplicemente una normalità, o vorrebbe essere una normalità, ma sarà necessariamente una nuova normalità. Noi non saremo in grado, bisogna dirselo, di riportare indietro le lancette del nostro Paese, di ricominciare da capo; noi dovremo assumerci ancora, e molto, la responsabilità di un Paese che uscirà profondamente mutato, cambiato in tante dinamiche economiche, ma anche relazionali, sociali da quello che è avvenuto; lo diceva bene la collega, un attimo fa; e credo che questa responsabilità la debba sentire tutto il Paese, ognuno di noi, ma la debba sentire anche molto questo Parlamento, la debba sentire il nostro lavoro quotidiano, di oggi e dei prossimi mesi. Il nostro lavoro, il nostro impegno per recuperare questa nuova normalità non si esaurisce con il “decreto Riaperture”, neanche con la soddisfazione nel vedere, finalmente, molte attività riaprire, molti sorrisi nei volti di persone che hanno avuto il viso rigato dal pianto, anche dal dolore e dalla rinuncia, dal sacrificio rispetto all'impegno di una vita. E io credo che lo dovremmo fare con un grande senso di responsabilità comune, lo diciamo oggi che siamo tutti, ovviamente con toni e accezioni leggermente diversi, felici per un decreto che appunto riapre, fa ripartire. Dovremmo farlo con una responsabilità che va oltre discussioni feroci sul fatto che sia decisivo anticipare di un'ora il coprifuoco. Io credo che ciò a cui siamo chiamati sia un impegno di responsabilità e di comunità, come veniva ben detto, molto più ampio. Oggi lo possiamo fare, ripeto, in un quadro nuovo, in un quadro in cui riparte il lavoro; tutti noi, chiunque è qui, chiunque parla e ha avuto modo di parlare gli operatori economici sa quanto il lavoro sia l'elemento decisivo per ripartire, non certo i pur importanti ristori che si sono riusciti a offrire in questi mesi. E tutto ciò oggi è possibile, e lo dico con la premessa che ho fatto prima, quindi fuori da qualunque polemica, fuori da qualunque volontà di animare delle discussioni piccole, non per un'improvvisa folgorazione sulla via di Damasco del Governo, non perché improvvisamente si sono udite le voci di chi diceva che tutto ciò andava fatto molto tempo fa, e finalmente il Governo si è destato da un torpore e ha capito, non perché si sia trovata una bacchetta magica con cui fare tutto ciò che era evidente da tempo; tutto ciò è avvenuto e sta avvenendo, con soddisfazione di tutti, a esito di due fatti, di due fattori decisivi: l'efficacia della campagna vaccinale che, a sua volta, si è resa tale, certo per la capacità di mettere uno sprint alla stessa, ma innanzitutto - bisogna dircelo – l'arrivo dei vaccini, dopo mesi in cui le inadempienze dei soggetti fornitori avevano drammaticamente rallentato questo punto che, come veniva detto, è decisivo per la ripartenza. Da un lato, l'accelerazione della campagna vaccinale, che ha messo giustamente in priorità la tutela delle persone anziane, delle persone più fragili, di chi più rischiava rispetto a questo terribile virus, poi via via allargata a tutte le fasce di età, e oggi finalmente aperta a tutti.

Da un lato, appunto, la campagna vaccinale efficace, e dall'altro, il rigore delle scelte di tutela della salute dei cittadini. Senza quelle scelte, che sono sembrate, e sono state, anche dure, rigorose, faticose, impattanti sulla vita e sulla quotidianità delle persone, oggi non saremmo qui a parlare di riapertura. Io credo che sia un fatto di onestà intellettuale, in quest'Aula, riconoscere, tutti noi, come questi elementi siano gli elementi decisivi; e quindi siamo, lo dico nella normale dialettica, non di fronte a una parziale smentita di una strategia che il Governo ha assunto ma, al contrario, di fronte al successo di una strategia di efficacia delle azioni proposte dal Governo sia rispetto all'accelerazione della campagna vaccinale sia rispetto al doveroso rigore delle scelte. Il Paese sta per questo, oggi, ripartendo, sta facendo le vaccinazioni, senza abbassare la guardia contro il virus, e ha fatto tutto questo, lo ribadisco, legandolo al costante monitoraggio dell'andamento dei contagi. Spesso si è chiamata quella prudenza, quel legare strettamente le scelte all'andamento dell'epidemia mancanza di coraggio, e invece, appunto, la storia ci dimostra come non serviva imprudenza, non serviva un coraggio buttato lì, per poi vedere cosa sarebbe successo; serviva, e continua a servire, serietà, una serietà che è la capacità di collegare delle indicazioni scientifiche che - capisco che i pronunciamenti del CTS possano talvolta… ma sono pronunciamenti scientifici, ossia scientificamente fondati - con le scelte della politica, scelte, le une e le altre, fatte per non tornare indietro, perché non ci sarebbe nulla di peggio che trovarsi, come si sono trovati tanti Paesi europei che hanno fatto scelte differenti, a dover rieditare scelte dure, di chiusure, di lockdown, o altre scelte.

Oggi, certo, sembra una prospettiva lontana, ma ricordo che tanti Paesi che a cui guardiamo - abbiamo guardato - anche per la capacità di vaccinare, sono sì usciti, certo, da quella tragedia anche loro ma ne sono usciti a volte dopo tre lockdown, che si sono susseguiti uno dopo l'altro. Noi credo che abbiamo scelto una strada di prudenza e di progressività, una strada dura, faticosa, in cui la resistenza degli italiani è stato un elemento decisivo, a cui dobbiamo dire grazie. È una scelta che ci consente oggi di non tornare indietro. Oggi facciamo ciò con questo provvedimento, un provvedimento che è stato arricchito sia dall'inserimento del “decreto Proroga termini” e anche dal lavoro di qualità del Parlamento, in particolare e della Camera. Voglio per questo ringraziare la relatrice e tutti i colleghi della XII Commissione per un lavoro molto serio che è stato fatto e che ha visto, come veniva ricordato dalla relatrice anche moltissimi emendamenti, che a volte hanno avuto natura trasversale; scelte che tutti quanti hanno condiviso, alcune che si sono rese possibili e si sono tradotte in emendamenti approvati, mentre alcune altre, su cui pure c'era grande condivisione, che però non hanno trovato possibilità, o per ragioni di copertura finanziaria o per l'impossibilità di farlo nello strumento del decreto che stiamo discutendo, e che credo sarà giusto affrontare anche nei passaggi successivi. Ricordo solo alcune sottolineature di alcune cose di cui siamo particolarmente fieri. Alcuni emendamenti, fra cui anche uno a firma PD, che ha portato ad un emendamento comune, per consentire la presenza dei parenti all'interno delle RSA e delle strutture sanitarie. Abbiamo visto quelle immagini - forse sono state fra le immagini più dure, quasi moralmente faticose - di parenti che non potevano visitare i propri cari ricoverati in ospedale per COVID o nelle RSA (alcuni non li hanno potuti più vedere). Oggi questa cosa finalmente torna a essere possibile, ovviamente nel rispetto delle modalità e delle norme di tutela rispetto a un problema un tema, quello del COVID, che è ancora all'ordine del giorno. Penso al fatto di avere aperto gli esercizi commerciali, i mercati e i supermercati anche nei giorni festivi e prefestivi, al fatto di avere consentito - anche, qui, con determinate modalità - le feste e le cerimonie, al fatto di avere aperto finalmente alla cultura e agli spettacoli dal vivo. Anche a questo proposito, segnalo quanto è stata forte e un po' silenziosa, ma enormemente drammatica, la vicenda dei lavoratori dello spettacolo, che questa vicenda ha messo in evidenza, così come - mi permetto di dire in questa occasione - ha messo in evidenza anche altri limiti alla loro tutela, alla tutela del loro lavoro, temi che dovranno essere affrontati da questo Parlamento quanto prima. Penso al riavvio dei nostri centri sportivi nelle città, che sono quanto di più bello, di più vivace e di più gioioso ci possa essere nei paesi e nelle città, con il coinvolgimento di tanti bambini e tanti ragazzi; finalmente, aver potuto riaprire, via via, i centri sportivi è un fatto importante. Così come è un fatto decisamente importante il riavvio del sistema fieristico, che è un comparto fondamentale, che anche mobilità persone, risorse, economie e che è fondamentale per alcuni territori. Io vengo da una città, Bologna, che ha un grande polo fieristico e per cui la riapertura, il riavvio di questa di questo comparto è un elemento fondamentale. Così come è stato fatto, io credo, un buon lavoro sul green pass, anche precisandone i termini, anche rendendoli più coerenti e di buon senso; ad esempio, il termine di nove mesi della durata dalla dal momento dell'avvenuta vaccinazione ci ha consentito, anche rispetto alle prime previsioni, di coprire un arco temporale che altrimenti avrebbe visto quelli che abbiamo chiamato eroi, cioè i sanitari che per primi si sono vaccinati in gennaio, finire là il loro tempo di copertura del green pass già nei prossimi giorni. Credo che sia altresì importante - lo dico al sottosegretario e al Governo - lavorare - so che sta avvenendo questo - perché il green pass europeo sia veramente un fatto reale, concreto, che renda tutti i cittadini europei uguali.

Così come è stato, ancora, un fatto importante il tema della scuola in presenza. Lo è stato non solo e non tanto per aver consentito comunque questo finale di anno scolastico in presenza (che comunque è un fatto anche sul piano simbolico e di ripartenza importante), ma perché ha dato il segno di un impegno che ha consentito, peraltro anche al Ministero dell'Istruzione, di aver programmato una serie importante di attività anche estive, che si protraggono quindi oltre la fine della scuola, che garantiranno e consentiranno a tante famiglie e a tanti bambini e ragazzi di potere godere di attività anche durante l'estate; il segno, insomma, di un impegno che tutti noi dovremmo continuare anche nei mesi estivi per consentire che la scuola a settembre riparta nella sua pienezza didattica e nella sua pienezza di relazioni.

Fatemi dire - poi concludo davvero - che è motivo di soddisfazione l'accoglimento anche di un emendamento a firma della collega Pd, Alessia Rotta, per la proroga del Fondo Megalizzi - è stato citato dalla relatrice e la ringrazio - per lo sviluppo e la diffusione delle emittenti radiofoniche e universitarie. È una scelta che è stata fatta nel corso dell'ultima legge di bilancio in onore e ricordo, e per dare continuità al lavoro di Antonio Megalizzi, il giovane universitario innamorato dell'Europa, vittima dell'attentato di Strasburgo. Insomma, ci sono tante e importanti scelte fatte dal Parlamento che arricchiscono questo provvedimento. Un impegno che, lo ribadisco, dovrà continuare perché il Paese deve ripartire, perché il Paese deve lavorare unito per ripartire, e unire il Paese è il massimo sforzo che questo Parlamento dovrà produrre nei prossimi mesi proprio per rioffrire non solo ristoranti aperti e una normalità riacquistata, ma un senso di comunità che si riaffermi per i prossimi mesi, che saranno mesi difficili e complicati per il nostro Paese. Grazie.