A.C. 2183-A
Grazie, Presidente. Parto dal titolo: Piano Olivetti per la cultura. Le citazioni olivettiane si sono sprecate, ma metà del mio corredo genetico viene da Ivrea, dal Canavese, ed allora mi sia permesso iniziare ricordando, in quest'Aula, Adriano Olivetti, che tra il 1932 e il 1960 guida al successo l'azienda di macchine per scrivere fondata dal padre Camillo nel 1908, rendendo il suo nome sinonimo internazionale di innovazione di una riforma sociale che tiene insieme progresso materiale, eccellenza tecnica ed etica della responsabilità.
A partire dal dopoguerra Olivetti dà vita a un sistema di interventi sociali, iniziative culturali ed azioni politiche all'interno di un unico progetto, definito “comunità”: quartieri residenziali e, in azienda, ambulatori medici, asili nido, la mensa, la biblioteca, un cinema. Tutto gratuito per i suoi lavoratori, perché, per lui, l'attività di impresa deve assicurare non solo profitti, ma anche lo sviluppo sociale, culturale e umano dei lavoratori.
Nel Salone dei 2000, in via Jervis, Adriano Olivetti invita poeti, scrittori, sociologi, artisti a parlare ai suoi operai; introduce un vero sistema di welfare dove c'è anche quella cultura del movimento, riconosciuta in questo decreto grazie a un nostro emendamento, che rende onore al fatto che, nel Parco di Monte Navale, alle spalle della fabbrica di mattoni rossi, Olivetti inaugura il primo percorso ginnico Vita e Salute che si snoda del verde, intorno alla chiesa di San Bernardino che, con i suoi meravigliosi affreschi, è un capolavoro del Quattrocento e che Olivetti mette a disposizione dei suoi operai.
Olivetti riduce le ore lavorative, mantenendo invariato il salario, e la produttività aumenta grazie alla motivazione e alla partecipazione dei lavoratori. Ivrea diventa il centro di una cultura aziendale rivoluzionaria. Via Jervis è definita la via più bella del mondo, ma la visione va oltre Ivrea. Penso alla splendida fabbrica di Pozzuoli, con i suoi giardini, le finestre delle officine che si affacciano sul mare, ancora oggi uno dei modelli più studiati di architettura industriale.
Alla base, c'è l'idea di un sistema di comunità all'interno di uno Stato socialista e federalista che Olivetti descrive nella sua opera manifesto “l'ordine politico delle comunità”, scritto durante l'esilio in Svizzera tra il 44 e 45. Sì, in esilio, perché Adriano Olivetti è anche un convinto antifascista. Trentadue giorni dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti, Adriano e suo padre, Camillo, radunano il 12 luglio 1924 i cittadini di Ivrea al teatro Giacosa per la più grande manifestazione pubblica antifascista del Canavese. Più tardi, durante la guerra, il Governo britannico lo identifica con il nome in codice “Brown”, definendolo “la nostra migliore scommessa” in quanto oppositore del fascismo. Sì, perché la Ivrea di Olivetti è la città che, oggi, dedica la piazza dove sorge il palazzo comunale a Ferruccio Nazionale, impiccato lì, ventiduenne, il 29 luglio del 1944 dalla compagnia “O” della divisione Xa MAS, che prima, da vivo, gli strappa la lingua e poi lo lascia penzolare con il cappio al collo davanti alla popolazione, costretta a sfilare davanti al suo cadavere, con un cartello addosso che è la vergognosa firma di quella Xa MAS, che oggi qualcuno si diverte ad evocare, quasi fosse divertente.
Come la Presidente del Consiglio ha un Piano Mattei per l'Africa, voglio un Piano Olivetti per la cultura. Parole sue, Ministro, mi rivolgo a lei, che non c'è - e grazie Sottosegretario Mazzi, purtroppo parlare al Ministro è un po' come scrivere ai corinzi: tu parli, ma non sai mai quando ti rispondono -, una scelta coraggiosa, molto impegnativa, dedicare questo piano a Olivetti, per poterne essere all'altezza: tutto condivisibile, rigenerare le periferie, le aree interne, le biblioteche, promuovere l'editoria, tutelare gli archivi e così via. Tuttavia, la speranza di essere di fronte a qualcosa di serio si arresta una riga dopo le intenzioni citate.
Il Piano Olivetti, quello che dovrebbe rigenerare il Paese con la cultura, è realizzato a invarianza finanziaria. Zero risorse aggiuntive, una scatola quasi vuota. Quasi, perché siamo lucidi e riteniamo positivi 30 milioni per il fondo per le biblioteche, 4 milioni per le librerie avviate da under 35, anche se nessuno di questi fondi - ricordiamolo - è strutturale. Positiva è la semplificazione per gli spettacoli dal vivo, fino a 2000 persone, fortemente richiesta da noi, in particolare, dopo lo tsunami COVID-19. Certamente positivi sono il finanziamento alla Domus Mazziniana e, attraverso un emendamento del collega Amorese, sottoscritto dal nostro gruppo, quello alla Fondazione museo della Shoah per il contributo essenziale che svolge a sostegno della memoria e ringraziamo la determinazione della senatrice Liliana Segre a tal proposito.
Per il resto, il decreto è un insieme di micro-misure non organiche, senza visione, finanziate dal Fondo di riserva. Due anni buttati. Il Ministero della Cultura resta il clamoroso assente e la non priorità del Governo Meloni con effetti evidenti. Penso al vicolo cieco in cui il Governo si è infilato nella volontà di rivedere le misure sul tax credit cinematografico e i cui esiti sono stati certificati: appena 17 produzioni attive nel nostro Paese, nessuna delle quali internazionali. E che dire della demolizione della 18app? Il settore editoriale denuncia perdite per 22,3 milioni: lo chiamano “effetto Sangiuliano”.
Ministro, lei ha dichiarato che la via del confronto è sempre aperta e, allora, ci piacerebbe vederla in Commissione, Ministro, in quella Commissione i cui lavori sono stati ostaggio di un braccio di ferro tra lei e il Ministro Salvini sul depotenziamento del ruolo delle sovrintendenze, poi risolto con l'annuncio - confermato dall'onorevole Latini poco fa - di una proposta di legge della Lega. Attenderemo, con curiosità, il suo parere, signor Ministro.
Se lei ci venisse a trovare, potremmo anche parlare di come trovare una soluzione per i collaboratori precari del Ministero della Cultura. Sì, quei lavoratori titolari di contratti di collaborazione con il suo Ministero, che si trovano in una condizione inaccettabile di cui dovrebbe farsi carico. L'aspettiamo in Commissione, per spiegarci perché non si sono trovate le risorse per finanziare il Piano Olivetti ma, in compenso, è stata creata e finanziata una specifica posizione dirigenziale presso l'ufficio di gabinetto del Ministro per supportare le azioni inserite nel Piano.
Lo spiego meglio: un Piano che non ha risorse proprie per realizzare i suoi obiettivi, ma che necessita di un dirigente specifico retribuito per attuarlo. Una perla, che si abbina a un'altra perla: l'emendamento che aumenta di 6 milioni le risorse a favore della legge Mancia, quella misura, con uno stanziamento di 102 milioni nel triennio che, con la legge di bilancio, ha visto distribuire denaro dalla parrocchia di Santa Maria della Grotticella, a Viterbo, al rifacimento del manto stradale di via Frostella, a Caiazzo, alla manutenzione delle strade rurali del comune di Orune. Nulla contro i comuni citati ma, nel momento in cui il suo decreto viene finanziato, attingendo a fondi di riserva e con misure di durata annuale, come si sente lei, signor Ministro?
Ma non è finita, perché, se qualcuno ancora si chiedesse cosa significa legge Mancia, lo spiego con un esempio - così, a caso, - comprensibile anche a un bambino. Ordine del giorno n. 9/2183-A/60, punto 4, con riferimento al Piano Olivetti per la cultura: in mezzo a tre pagine di altre distribuzioni a pioggia di denaro, ce n'è una, a cui lei ha dato parere positivo, che impegna il Governo a destinare 50.000 euro a favore di una società cooperativa portuale di Brindisi, il cui presidente, come si evince dal suo profilo LinkedIn, era un candidato per Forza Italia alle elezioni comunali di Brindisi del maggio del 2023. Guardi, spero che quei soldi servano, almeno, a costruire una biblioteca aziendale o a fare un seminario su Lanza del Vasto, filosofo non violento , nato da quelle parti.
Perché, lo dico con tutto l'orgoglio canavesano che provo in questo momento, di fronte a mancette come questa, Adriano Olivetti si sta rivoltando nella tomba. Come si può far coesistere Adriano Olivetti con la legge Mancia e con un Ministero che ha visto tagliare le sue risorse da 5,5 miliardi del 2015, a poco più di 3 nel 2025? Dieci anni fa, c'era la 18app, nata dopo i terribili fatti del Bataclan, proprio per diffondere la cultura fra i giovani come antidoto contro il fanatismo, a difesa della democrazia; c'era l'avvio dell'art-bonus; c'erano risorse e una discussione aperta sul ruolo che la cultura svolge nel Paese.
Cultura è pensare sempre daccapo, riaffermare continuamente la dignità, la centralità dell'uomo, ricordare la lezione di umanesimo integrale che la civiltà del Rinascimento ha reso universale, diceva Adriano Olivetti. La cultura rende i cittadini consapevoli della propria identità, ma una identità in continuo dialogo e confronto con il mondo. Oltre a essere lavoro e fattore economico, la cultura è la leva determinante non per il dominio ma per la liberazione dell'individuo e della società. Questo lo diceva Enrico Berlinguer, nella cui segreteria, per anni, proprio con delega alla cultura, militava Aldo Tortorella, il partigiano Alessio, che abbiamo salutato perché se ne è andato proprio questa notte.
Ora, dopo Mattei e Olivetti, vi preghiamo: rispettate la storia, non fate un Piano Berlinguer per qualche cosa. Però, Ministro, ricordi che per noi la cultura è una priorità e la nostra opposizione non sarà mai pregiudiziale: è sempre aperta a quel confronto che lei stesso ha evocato. Soprattutto, non vogliamo che proprio in questo Paese, riferimento mondiale dell'arte, della bellezza, della cultura, un Ministro con le sue deleghe diventi un Ministro senza portafoglio.
Il Partito Democratico voterà contro questo decreto, ma la invito e l'aspetto a Ivrea, signor Ministro. Venga a rendere omaggio ai luoghi olivettiani. Fra poco è carnevale, venga ad assistere alla battaglia delle arance, festa della libertà, che rappresenta la rivolta del popolo contro le armate del tiranno; si metta il berretto frigio che, come da regola del carnevale, permette di essere risparmiati dal diventare bersaglio del lancio delle arance; ascolti il mio consiglio: approfitti di questa occasione.