Dichiarazione di voto finale
Data: 
Mercoledì, 15 Novembre, 2023
Nome: 
Vinicio Peluffo

A.C. 1437-A

Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, colleghi deputati, intervengo per dichiarare il voto contrario del gruppo del Partito Democratico a questo provvedimento su cui il Governo ha imposto l'ennesima fiducia, calpestando il ruolo del Parlamento. Gli unici record che continua a macinare il Governo Meloni sono sul numero dei decreti, sulla loro eterogeneità e sul numero di voti di fiducia, superando anche il senso del ridicolo. È della settimana scorsa l'impegno del Ministro Ciriani ha non porre la questione di fiducia su questo provvedimento a fronte di un numero contenuto di emendamenti. Noi abbiamo esercitato il nostro ruolo in maniera responsabile, concentrando i nostri emendamenti, ma siamo qui a discutere di un decreto in prima lettura blindato dalla fiducia.

Noi eravamo pronti ad una discussione nel merito, ma vi siete sottratti, svilendo ancora una volta il Parlamento e rompendo la corretta dialettica con le opposizioni. Ma c'è di più. Guardando anche gli emendamenti presentati dai colleghi della maggioranza, i temi da loro sollevati e le risposte che hanno ricevuto, è evidente che la fiducia è anche contro di loro. Quella posta dal Governo è la sfiducia nei confronti della propria maggioranza, come ha dimostrato poco fa la dichiarazione del Presidente Rampelli in quest'Aula.

Siete scappati dal confronto nel merito in quest'Aula, perché volete fuggire dalla realtà quotidiana che affrontano le famiglie e le imprese, quando si trovano a pagare le bollette dell'energia, fanno benzina alla pompa o fanno i conti con l'inflazione. Potete tirare fuori una proposta di riforma costituzionale alla settimana, sottoscrivere protocolli sgangherati con altri Paesi, ma non potete sfuggire dal confronto con l'opinione pubblica sulle scelte di queste ore sulla manovra di bilancio. Discuteremo a lungo di premierato, del memorandum con l'Albania e di cos'altro vi inventerete. Ma adesso è il momento di rispondere a due semplici quesiti sulla manovra di bilancio: aiuta il Paese a crescere, a fronte di una dinamica economica europea sempre più complessa? Aiuta a contrastare l'inflazione che si mangia i redditi da lavoro e da pensione? La risposta è “no”! E questo provvedimento ne è la più plastica rappresentazione: ambizioso solo nel titolo, distante nell'articolato dalle promesse elettorali, dal racconto trionfante di questa estate secondo il quale in Italia va tutto bene, distante dalla quotidianità di chi deve pagare le bollette, fare benzina o pagare l'abbonamento del trasporto pubblico per andare a lavorare, con un'inflazione che scarnifica i redditi e intacca anche i risparmi. Ancora l'altro ieri, in audizione al Senato, Confcommercio ricordava la riduzione di oltre 17.000 euro per nucleo familiare tra il 2021 e quest'anno. Un arco temporale che non riguarda, quindi, solo questo Governo, ma, a fronte di questa emergenza, dopo un anno dal suo insediamento, non ci sono più alibi. Ed è interessante, oltre che utile, un raffronto anche a beneficio di quelle forze politiche di maggioranza che avevano sostenuto anche il Governo precedente.

Il Governo Draghi era intervenuto sterilizzando gli oneri di sistema sulla bolletta energetica del gas e della luce, e tagliando le accise sui carburanti. Il Governo Meloni, nella sua prima legge di bilancio, non ha rinnovato l'agevolazione sulle accise dei carburanti, facendo salutare il nuovo anno ad ogni cittadino che andava a fare benzina con 18 centesimi di euro in più per ogni litro. Dal 1° aprile di quest'anno, altro regalino ai cittadini con la reintroduzione degli oneri generali di sistema sulla bolletta elettrica, che comporta il 25 per cento di costo in più per ogni famiglia e per ogni impresa. Rimangono l'azzeramento degli oneri generali per il settore del gas e la riduzione dell'IVA anche per il trimestre in corso, contenuti in questo decreto all'articolo 1. Una misura, questa sì, in continuità, ma che risulta essere troppo poco, a cui si aggiunge l'ancora meno che c'è negli articoli successivi. Un provvedimento che, peraltro, ha un arco temporale praticamente scaduto: parliamo del quarto trimestre, siamo al 15 novembre e tra un mese e mezzo è bello e che finito. E mentre discutiamo la conversione in legge del decreto, bisogna capire cosa ci sarà dal 1° gennaio, mentre si sa già che cosa non ci sarà, come i 100 milioni di euro in meno sul Fondo per il bonus sociale. In questo decreto sono 300 milioni per il trimestre in corso, nella legge di bilancio sono solo 200 milioni per il prossimo trimestre.

Sui costi della bolletta elettrica abbiamo proposto, con i nostri emendamenti, di sterilizzare gli oneri di sistema e di riorganizzarli, spostando alcune voci sulla fiscalità generale, in linea con i richiami dell'Autorità di settore, per sgravare famiglie e imprese. Abbiamo proposto il credito d'imposta per le PMI e gli artigiani, e un Fondo di garanzia per la realizzazione delle comunità energetiche rinnovabili. Ricordo, Presidente, che sulle comunità energetiche stiamo ancora aspettando i decreti attuativi. Lo scorso 23 ottobre, il Ministro Pichetto Fratin ha ripetuto in Senato quello che va dicendo da un anno: stiamo dialogando con la Commissione europea, siamo quasi pronti. Sveglia! Non è una riforma costituzionale, sono decreti attuativi! Abbiamo proposto, con un altro emendamento, una cosa semplice e di buonsenso, come la proroga di un anno per il superamento della maggior tutela perché, Presidente, mancano solo 56 giorni alla scadenza del prossimo 10 gennaio e il Governo non ha fatto la campagna di comunicazione per informare i cittadini e perché è forte il rischio di aumenti incontrollati dei prezzi delle bollette, come dimostrano, Presidente, le sanzioni comminate oggi dall'Antitrust alle società dell'energia, per gli aumenti indiscriminati. Tutti i gruppi parlamentari, anche di maggioranza, hanno presentato emendamenti simili, ma neppure su questo il Governo è riuscito a dire una parola chiara: vedremo, faremo, capiremo; intanto il tempo passa e la situazione peggiora.

All'articolo 2, Presidente, per affrontare il caro carburanti il Governo riconosce un ulteriore contributo ai beneficiari della social card per l'acquisto di carburante; è stato quantificato, in maniera precisa, dal dossier del Servizio studi di questa Camera: sono 76 euro. Per riassumere l'impegno del Governo sul caro benzina, con la legge di bilancio dello scorso anno, aveva reintrodotto le accise, poi ha varato un decreto che pomposamente doveva contenere i prezzi, ma che non ha avuto alcun risultato, se non introdurre l'obbligo del cartello per i benzinai con il prezzo medio regionale, una scelta sbagliata, che l'Antitrust da subito bollato come foriero di ulteriori rialzi, abbiamo contrastato la norma in Parlamento, l'hanno contestata le associazioni di categoria, ma siete andati avanti in una scelta sbagliata e non siete stati capaci neanche di scrivere bene la norma attuativa, visto che il TAR del Lazio, l'altro giorno, ha annullato il decreto del Ministro Urso, un esempio fulgido dell'incompetenza e dell'arroganza di questo Esecutivo. Sempre all'articolo 2, Presidente, hanno previsto uno striminzito aumento di 12 milioni del fondo bonus trasporti, assolutamente insufficiente e ancora prigioniero della lotteria del click day.

E, poi, all'articolo 4 c'è l'ennesimo condono, che prevede una sanatoria per i commercianti che non hanno emesso scontrini, consentendo la facoltà di avvalersi del ravvedimento operoso anche se le violazioni sono già state contestate.

Vede, Presidente, per modificare questo decreto abbiamo presentato emendamenti puntuali, non ci sono solo i ”no”, ci sono le proposte, come i 5 punti presentati dal PD contro il carovita, ma c'è, soprattutto, un'alternativa al vostro Governo, nel lavoro comune in Parlamento con le altre opposizioni, nelle piazze, come nella bellissima piazza del Popolo, riempita sabato scorso dalla comunità del Partito Democratico insieme a Elly Schlein.

Il Governo, Presidente, in conclusione, anziché attaccare chi legittimamente protesta, chiede conto e avanza proposte, come stanno facendo i sindacati, se ci riesce, provi a risolvere i problemi. Il tempo degli alibi è finito, si apre una fase diversa, in queste Aule e nel Paese, e noi ci siamo.