A.C. 2196
Signora Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il decreto che arriva oggi in Aula alla Camera, per conversione in legge, è l'ennesima occasione persa, dal nostro punto di vista, per entrare nel merito di quelle che sono le questioni che riguardano il campo della giustizia e provare anche a risolverle. Ancora una volta si ricorre alla decretazione d'urgenza per modifiche normative che avrebbero potuto avere ben altro esito, dal nostro punto di vista, e ben altra portata, se naturalmente fossero state inserite in un vero confronto parlamentare, confronto parlamentare che purtroppo non mi pare essere possibile, almeno nei giorni che viviamo. È un provvedimento che tocca alcuni temi importanti, si pensi al sovraffollamento carcerario, senza però - me lo faccia registrare - individuare soluzioni strutturali al tema. Titoli, forse qualche slogan a cui purtroppo siamo abituate, ma non si intravede una reale volontà di risolvere quelli che sono i problemi strutturali che attanagliano le carceri italiane e che, dal mio punto di vista, imporrebbero una riflessione diversa a questo Governo, visto che siamo davvero vicini a condizioni di violazioni di diritti umani e norme europee, appunto, come avviene all'interno delle nostre carceri.
Certo, non possiamo negare - e non lo faremo - che ci sono alcune questioni all'interno di questo decreto anche condivisibili: mi riferisco alla riduzione della durata dei tirocini per i giudici di pace o altri interventi derogatori, ma sono, guardate, piccole cose inserite dentro un provvedimento che poteva e doveva avere un respiro molto più ampio.
Leggendo le norme contenute in questo decreto emerge una sostanziale assenza di visione del Governo italiano sui temi dell'amministrazione della giustizia. Ci è già capitato in passato di sollevare le nostre critiche e, purtroppo, questo decreto non fa che confermare quelli che sono i nostri timori. Si inserisce qualche correttivo ma non si entra nel merito dei problemi che riguardano uno dei pilastri della nostra democrazia. In alcuni casi, addirittura, si fa peggio. Insomma, avrò modo di dirlo più approfonditamente poi nel corso di questo mio intervento: visti i tagli che riteniamo gravissimi agli interventi - ad esempio, per la giustizia riparativa e al Fondo per il rimborso delle spese legali degli imputati assolti -, dopo la legge di bilancio e i tagli di oltre 500 milioni operati sulla giustizia, ci saremmo aspettati un cambio di passo per recuperare quelle risorse che sono fondamentali per un buon funzionamento di ogni singolo settore. Niente di tutto questo: si spostano i fondi da una parte all'altra, con scelte, dal mio punto di vista, dal nostro punto di vista, discutibili e senza, però, che poi si faccia realmente un passo avanti anche sulle risorse finanziarie, ma non ci aspettavamo niente di meglio, visto il recente passato. Proprio su queste, sulle risorse finanziarie, il decreto non riesce a dare risposte a quelle che sono le criticità della giustizia italiana. Tornate di nuovo sul tema delle carceri ma, ancora una volta, dobbiamo constatare che sbagliate il punto di attacco per trovare soluzione all'emergenza che si vive all'interno dei penitenziari.
Nel 2024 - io non mi stancherò mai di ricordare i numeri drammatici che riguardano le carceri italiane, lo faccio ogni volta che intervengo sui temi della giustizia, perché, veramente, penso che sia doveroso - si sono registrati 83 suicidi accertati in cella - i dati che sto dando, naturalmente, sono fonte del Ministero della Giustizia -, toccando un record drammatico. Io, insomma, anche qui, riporto alla memoria quelli che furono i numeri tragici che furono alla base della sentenza Torreggiani.
Il 2025, se è possibile, è iniziato in maniera anche più drammatica, peggiore, come neanche immaginavamo fosse possibile: in 20 giorni abbiamo già avuto 8 suicidi. È una situazione insostenibile, un'emergenza a cui nessun parlamentare, quest'Aula, non può assuefarsi, e non possiamo permetterci di abituarci al fatto che ciò trovi origine - come ormai penso sia evidente agli occhi di tutti, di tutti coloro i quali frequentano le carceri - nelle condizioni di detenzione che vivono le persone private della libertà personale.
Accanto all'aumento dei suicidi e dei fenomeni di autolesionismo cresce anche il sovraffollamento. Gli ultimi dati di pochi giorni fa del Garante dei detenuti nazionale parlano di percentuali superiori, in media, al 130 per cento, con istituti nei quali i numeri si fanno ancora più gravi: a Milano San Vittore il sovraffollamento arriva al triste primato del 220 per cento, che significa che i detenuti sono costretti a vivere ammassati nelle celle senza spazi, senza spazi per respirare - fatemi usare una affermazione cara al Sottosegretario Delmastro Delle Vedove, che oggi è in Aula -, ma il problema, purtroppo, è generalizzato. In Puglia, il sovraffollamento è al 171 per cento, in Lombardia al 151 per cento, nel Lazio al 146 per cento.
Ecco, davanti a questo quadro drammatico delle condizioni delle carceri italiane, qualunque persona di buon senso si sarebbe attesa un intervento deciso del Governo e del Ministro Nordio per risolvere il problema - per provare a risolvere il problema -, investendo su forme alternative alla detenzione e sui servizi di assistenza sanitaria e psicologica negli istituti di pena. Invece, non c'era nulla nel fantomatico decreto carceri dell'estate scorsa, e c'è ancora meno in questo decreto, in cui troviamo solo nuove norme per il commissario delegato all'edilizia penitenziaria, come se questo, appunto, bastasse a risolvere o a essere più incisivi nella risoluzione di questi drammi a cui assistiamo, ormai, quasi quotidianamente.
Un Governo che, alla fine del proprio mandato, segnerà il record delle figure commissariali inventate da zero - questo è l'altro primato che appartiene al Governo - come se non esistessero già articolazioni dello Stato in grado di affrontare i problemi. Peggio, come se il problema non fosse l'assenza di risorse piuttosto che di figure da mettere in campo per affrontare quelle emergenze. Il commissario a cui aumentate l'indennità con questo decreto dovrà occuparsi, nei prossimi 2 anni, di trovare soluzioni a cui, fino ad oggi, parrebbe non siete stati capaci di mettere mano. Trovate le risorse per la struttura commissariale, ma non ci sono fondi per invertire la rotta, per intervenire sul sovraffollamento. Questo Governo continua ad inseguire, a parole, un fantomatico Piano carceri di cui, però, non si vede l'attuazione, sembra una sorta di miraggio. Si continuano a nascondere le cifre che servirebbero per costruire nuovi istituti e, nel frattempo, in Italia ci sono quasi 10.000 detenuti in più rispetto a quanto possano sostenere le nostre carceri.
Per trovare una soluzione servirebbe - come dire - provare ad abbandonare gli slogan e il populismo per constatare quella che è la realtà. Basta tornare - anche qui - a quella che è la relazione del Garante dei detenuti per scoprire che più di 23.000 detenuti in Italia hanno una pena residua inferiore ai 3 anni. Di questi, 19.592 potrebbero accedere a misure alternative, ma non succede. Attendiamo il giorno in cui questo Parlamento possa occuparsi davvero delle iniziative per superare il sovraffollamento senza paletti ideologici, ma con la consapevolezza che è compito dello Stato garantire che la pena non sia ispirata solo all'aspetto repressivo, ma sia capace di attuare il principio costituzionale della rieducazione, e non sia contraria al senso di umanità.
Mi faccia fare una breve parentesi. Oggi sono stata nella città di Colleferro, perché è la Giornata del Rispetto e, come sapete, questo Parlamento ha votato per la sua istituzione. Ecco, io oggi a Colleferro ho ascoltato le parole della madre e della sorella di Willy e ne sono rimasta colpita, perché una madre che ha perso il figlio con quella ferocia, con quella cattiveria ha esortato tutti a mettere da parte l'odio - rivolgendosi ai ragazzi - e a non essere vendicativi. Ecco, io oggi, in quest'Aula - consentitemi, visto che stiamo parlando di giustizia - penso che sia giusto anche darne conto, per ribadire come sia anche importante, appunto, tenere in considerazione questo tipo di messaggi che, dal mio punto di vista, sono messaggi che vanno custoditi e divulgati con forza.
Torno su quello che è il provvedimento che discutiamo oggi. Io ritengo che avreste potuto tenere in maggiore considerazione le nostre proposte, i nostri emendamenti. Invece, io trovo che il fatto che ogni volta ricorriate al tema della decretazione d'urgenza, davvero, non ci consenta di poter svolgere il nostro ruolo così come vorremmo. In Commissione - dove questo decreto è stato per non più di un paio d'ore, insomma, un parere flash, diciamo - avete rigettato ogni proposta che andava nella direzione di un miglioramento della situazione all'interno degli istituti carcerari, come quelli che abbiamo proposto per le relazioni affettive dei detenuti e per la realizzazione di circuiti penali differenziati. Ancora, avevamo presentato emendamenti per il personale, per gli educatori e per l'inserimento lavorativo dei detenuti. La vostra è stata una risposta di una chiusura totale su tutti i fronti.
A queste considerazioni, signora Presidente, c'è da aggiungere un rilievo che non può passare in secondo piano. Con questo decreto, appunto - come ho già avuto modo di dire -, trovate le risorse per la struttura del commissario per l'edilizia penitenziaria, tagliando dei fondi di importanza strategica (come quelli per il rimborso delle spese legali degli imputati assolti) e tagliando il Fondo per gli interventi della già citata giustizia riparativa.
Seppur velocemente, non ci si può non soffermare sul punto. Con la riforma Cartabia si sono fatti passi in avanti, approvando una disciplina organica sui programmi consensuali tra vittime e autori di reato ma, dall'insediamento di questa legislatura, si è di nuovo fermato il processo di attuazione di queste riforme. Nella passata legislatura è stato approvato anche un fondo destinato a questi interventi che, però, continua ad essere impoverito. Questa maggioranza ha prima rigettato i nostri emendamenti in legge di bilancio per aumentare, appunto, le risorse legate a questo fondo e, con questo decreto, produce ancora ulteriori tagli. È una scelta - fatecelo dire con chiarezza - che noi reputiamo sbagliata, perché ferma un percorso, un processo di innovazione del diritto penale che è complementare - ricordiamolo - alla giustizia punitiva e che ha dimostrato di produrre risultati potenti, importanti sulla riduzione della recidiva.
Concludo. Noi pensiamo che sia necessario completare un processo di riforma per una giustizia che sia davvero al servizio della comunità, ma è su questo punto che emergono le distanze, purtroppo, più grandi con la visione di questo Governo e di questa maggioranza.
Noi continuiamo ad osservare un'ossessione per le politiche securitarie, che rischia di produrre i danni maggiori proprio sul terreno della giustizia. Questo decreto che - lo ripeto - pur contiene alcuni correttivi condivisibili, è l'immagine esatta di un Esecutivo che rifiuta di entrare nel merito delle questioni che riguardano la giustizia per inseguire ancora una visione della giustizia che è soltanto repressiva. Se parlate di giustizia, tagliate i fondi e, poi, entrate ideologicamente nel campo della sicurezza per aumentare le pene e inventare nuovi reati. Insomma, a questo siamo stati abituati. Sono anni che vediamo una proliferazione di reati di cui, tra l'altro, non mi pare che si sentisse la necessità; a maggior ragione, constatando qual è lo stato dei nostri istituti penitenziari, con la conseguenza - evidente, mi pare - che le nostre comunità non ne traggano un grandissimo beneficio.