A.C. 2570-A
Grazie, Presidente. Presidente, ringrazio ovviamente la Sottosegretaria Siracusano per la sua presenza in Aula. Ovviamente non me ne voglia, non credo che abbia conoscenza diretta di quelli che sono i temi della giustizia che ci occupano ormai da 3 anni. Però, mi sono un po' sforzata di spiegare un po' che tipo di decreto stiamo esaminando oggi e l'ho definito il “decreto toppa”, nel caso in cui la toppa è peggio del buco. Ed è effettivamente quello che sta accadendo, perché questo “decreto toppa” serve a mettere una toppa sul buco del PNRR.
Perché dico questo? Perché dopo 3 anni, come ci ha spiegato un illustre collega, siamo di fronte all'emergenza. Dopo 3 anni di Governo siamo di fronte all'emergenza rispetto alle spese e al finanziamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La precedente legislatura aveva consentito di fare riforme organiche della giustizia molto importanti. Aveva permesso anche di dare un obiettivo e una strategia alla giustizia in termini di efficienza e di efficacia soprattutto del processo e dell'organizzazione del sistema giustizia. Tant'è che il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevedeva la giustizia come secondo pilastro e i soldi che ci venivano riconosciuti - più di 3 miliardi - servivano, appunto, per abbattere l'arretrato e tornare a quella ragionevole durata dei processi che significa ridurre la lentezza della giustizia italiana.
Ora, questo avrebbe dovuto essere - almeno a detta della Presidente del Consiglio e anche del Ministro Nordio, quando si è insediato ed è venuto a portare le sue linee guida all'interno del Parlamento - questo avrebbe dovuto essere l'unico obiettivo di questo Governo.
Perché dopo tutti quelli che c'erano stati prima, voi arrivavate ed eravate in grado di farlo e di farlo meglio degli altri. Ora, dopo 3 anni, noi oggi certifichiamo con il decreto “toppa” che c'è un fallimento totale sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tant'è che, cosa si fa? Si prendono le solite scorciatoie, cioè invece di fare assunzioni, si continuano a spostare i magistrati come fossero i carri armati di Mussolini, ma i carri armati di Mussolini sempre quelli erano e anche i magistrati sempre quelli sono. E chiedete loro di poter giudicare dei processi che sono stati fatti dall'altra parte dell'Italia, che sono stati fatti e istruiti da tutt'altro magistrato, da tutt'altro ufficio giudiziario che, magari, ha assunto anche le prove e, magari, ci sono anche processi che hanno un contenuto orale, magari, ci sono anche avvocati che vi hanno chiesto, nelle tante audizioni di questi 3 anni, di superare l'emergenza COVID - che prevedeva, appunto, di fare le udienze online, di farle a distanza - e di fare il processo scritto. E voi gli avete sempre detto: certo, noi il tempo dell'emergenza non l‘ accettavamo allora e non l'accettiamo oggi, torneremo ad avere gli avvocati in tribunale.
Bene, la notizia di oggi è che quegli avvocati prenderanno e metteranno sempre meno piede in tribunale, anche perché non solo gli fate fare il processo documentale, gli fate fare un processo a distanza, addirittura gli cambiate il giudice, per cui quel povero avvocato, magari, da Trieste dovrà andare a Palermo per ascoltare la sentenza di un procedimento che è stato istruito, è stato fatto tutto a Trieste. Dovrà andare a Palermo ad ascoltare le motivazioni, le conclusioni e chissà, magari, una sentenza che giudicherà non favorevole e dovrà poi spiegarlo al cliente. Ma soprattutto dovrà dire a quel cliente che la decisione di portare la decisione a Palermo non è certamente sua la decisione, ma è di questo Governo, di questa maggioranza che, pur avendo al proprio interno degli avvocati, finge di non vedere. Finge di non vedere quello che si sta facendo, cioè si sta semplicemente cercando di mettere delle toppe, appunto, ad un buco che è sempre più grande.
Per cui non basta spostare i magistrati. Non basta non aderire a richieste puntuali che vengono dall'opposizione che chiede soltanto di collaborare, come abbiamo fatto anche in questo caso. Noi non abbiamo fatto ostruzionismo, non abbiamo creato problemi. Abbiamo presentato degli emendamenti che servivano a migliorare la situazione perché noi, più che voi - una parte di voi quel PNRR non l'ha neppure votato - noi a quel PNRR ci crediamo e ci crediamo profondamente. Abbiamo lavorato per le riforme con la Ministra Cartabia e le abbiamo approvate quelle riforme. Ci siamo fatti carico responsabilmente di dire di sì ad un'Europa che ci dava 191 miliardi di euro per dirle riusciremo a spenderli e li spenderemo bene.
Ora, la cattiva notizia è che non solo non li abbiamo spesi, ma c'è il rischio, proprio perché non abbiamo raggiunto il disposition time, non abbiamo raggiunto i target, non abbiamo raggiunto quelli che erano gli impegni che ci eravamo assunti, che anche quelle risorse che abbiamo speso debbano addirittura essere restituite. Io non lo so se qualcuno ha fatto i conti e pensa a che cosa significhi questo, cioè significa creare il collasso del sistema giustizia in Italia.
Ma, del resto, a voi non interessa risolvere il tema dell'efficacia e dell'efficienza della giustizia. Tant'è che vi disinteressate dei 12.000 precari della giustizia; vi disinteressate dei concorsi che vengono, infatti, bocciati; vi disinteressate del fatto che vi riempite la bocca degli operatori che devono tornare ad essere attivi sul campo come, ad esempio, gli agenti di Polizia penitenziaria. Peccato che gli agenti di Polizia penitenziaria che vanno in pensione sono notevolmente di più di quelli che entrano con i nuovi concorsi. E ciononostante questo non vi interessa. Ma questo è solo un esempio eh, perché per il resto mancano quelli che si chiamavano cancellieri, mancano gli operatori amministrativi e mancano, l'abbiamo detto, i magistrati. Ma manca soprattutto un'idea di giustizia. Anche perché, dopo 3 anni, cercavo di ricordare quali fossero le cose su cui avevate fatto, diciamo, così con determinazione quell'azione necessaria non solo a spendere bene le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma anche a rendere più efficiente il sistema e allora ho detto: sarà stata la prescrizione? No.
Perché la prescrizione ha costretto le corti d'appello a riaprire i vecchi fascicoli che si erano impegnate a chiudere, su cui avevano fatto un lavoro certosino; e li hanno dovuti riaprire, tra l'altro, manualmente. Infatti, ricordo che in corte d'appello il processo non è ancora telematico, per cui hanno dovuto riaprire tutti i procedimenti, tutti i fascicoli ad uno ad uno, manualmente, per capire quali fossero le scadenze di fronte a una prescrizione. Riforma fondamentale che avete fatto per prima che, lo voglio ricordare, giace ancora nei cassetti del Senato e non sappiamo che fine abbia fatto. Però, nel frattempo, ha bloccato l'attività delle corti d'appello italiane. Poi ho detto: se non è la prescrizione, sarà stato il decreto Rave che ha cambiato le sorti del Paese. No, neanche il decreto Rave ha cambiato le sorti del Paese. Allora, ho pensato: sarà il decreto Sicurezza. No, perché neanche il decreto Sicurezza, in questo momento, si può dire che stia funzionando tanto bene. Perché a chi diceva che mai avrebbero toccato quei lavoratori e quelle lavoratrici che esprimevano il proprio dissenso e difendevano il posto di lavoro fuori dalle porte dei cancelli delle fabbriche, che mai nulla sarebbe successo loro: infatti, sono stati denunciati. Perché in base al decreto Sicurezza vengono denunciati coloro che esprimono il proprio dissenso con il loro corpo, magari presidiando l'azienda che vuole svuotare i macchinari, perché vuole vendere i macchinari e liberarsi dei lavoratori. Anche questo è successo. Quindi, se non è neanche il decreto Sicurezza, ho pensato che potesse essere un qualche atto che il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove aveva tirato fuori per dare, come dire…ecco, stavo per dire una cosa, ma è meglio di no. Pensavo che il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove avesse fatto qualche azione bella, puntuale per il sovraffollamento delle carceri, per non…come posso dire, per fare qualcosa che aiutasse questo Paese ad essere più decoroso, più dignitoso, che ricordasse che dentro quelle carceri ci sono delle persone. Beh, poi, dopo, insomma, scartabellando ho capito che non trovavo niente, se non un'intervista nella quale attaccava il Ministro Nordio, di cui è Sottosegretario, dicendo che la riforma costituzionale della giustizia lui non l'apprezzava tanto, perché l'avrebbe apprezzata solo quando il potere giudiziario sarebbe finito sotto il potere esecutivo, che è esattamente quello che stiamo dicendo noi di quella riforma. Però, se lo dice lui evidentemente ha una maggiore credibilità.
Ma torno al punto: questo decreto “toppa” - ed è quello che francamente preoccupa di più - non fa nulla per tutelare e dare maggiori garanzie ai cittadini e alle cittadine italiane, che continuano ad avere una giustizia che ai loro occhi non è giusta. Perché i processi sono troppo lenti, perché vengono rinviate le udienze, perché gli avvocati non entrano più in tribunale, perché sul processo civile - e anche qua ha ragione la collega D'Orso che mi consentirà di citarla quando ricordava che il ministro Nordio ci aveva detto che la priorità delle priorità era il processo civile - ebbene noi non abbiamo visto entrare in quest'aula nessun provvedimento che riguardasse il processo civile. Nessuno. Arriva oggi soltanto questo impegno nel quale diciamo che dobbiamo trasferire dei magistrati che devono occuparsi dei processi civili maturi dall'altra parte dell'Italia. Beh, anche questa non ci sembra un'idea intelligente né particolarmente efficace.
Per cui, Presidente - e concludo -, noi riteniamo che questo decreto “toppa” non solo non contenga soluzioni, ma che addirittura accresca problemi che sono sotto gli occhi di tutti. Insistiamo che questo Governo per 3 anni non ha fatto nulla e rifiutiamo di pensare che sia una emergenza perché emergenza non è. Qui siamo di fronte a un fallimento e il fallimento ha nome e cognome di questo Governo, del Ministro Nordio, di questo Governo della Presidente del Consiglio e di questa maggioranza che tace anche su un decreto rispetto al quale forse tante cose c'erano da dire, anche con l'opposizione.