Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 1 Agosto, 2019
Nome: 
Anna Ascani

A.C. 2019-A

Grazie, Presidente. Intanto, chiariamo subito che questo decreto-legge non è un provvedimento sulla cultura, non innova, non stanzia risorse, non guarda ai giovani, non investe sul futuro. È l'ennesima modifica di norme esistenti, peraltro, in alcuni casi, molto grave, perché va ad intervenire su norme che non sono neanche entrate in vigore, per la sola esigenza di mettere una bandierina, di prendere la distanza da un Governo, quello precedente, che sulla cultura, invece, aveva davvero investito risorse, come questo Governo non fa. Il risultato di questa operazione è sostanzialmente desolante; questo decreto è una miscellanea di misure che, in realtà, servono a soddisfare le richieste dei singoli operatori e che nulla c'entra con quanto è scritto all'articolo 9 della nostra Costituzione e cioè che la Repubblica deve occuparsi della promozione e dello sviluppo della cultura e della ricerca, unitamente con la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico. Questo è il primo provvedimento sui beni culturali che arriva nell'Aula del Parlamento italiano e non contiene niente di tutto ciò, assolutamente niente.

 

Noi avevamo fatto provvedimenti che contenevano una visione, dal decreto Bray all'Art Bonus, provvedimenti che riguardavano il cinema, abbiamo proposto una visione della cultura che evidentemente a questo Governo invece manca completamente, ma non è solo questo il problema di questo decreto, è che fa dei danni; il primo danno, lo dicevo, è che si riprende a legiferare sulla cultura a costo zero, anzi, si fa peggio, si redistribuiscono a pioggia le risorse per interventi microsettoriali, esattamente quello che abbiamo visto fare nell'ultima legge di bilancio, con “18app”, togliendo risorse ad una misura strategica per redistribuirle a micro settori, cioè per soddisfare le richieste di alcuni soggetti, non per soddisfare una visione del mondo della cultura. Non è detto che questo Governo debba vederla come noi sui beni culturali, ma ci spieghi almeno come la vede, se ha un'idea di cultura, perché da questo decreto sembra esattamente il contrario.

Peraltro, questo decreto arriva dopo l'assestamento di bilancio, che come il sottosegretario sa bene, come il Ministro sa bene, anche se non molto ingenti, in realtà fa altri tagli alla cultura.

Avete imparato ad usare i sinonimi, quindi ora non dite più “tagli”, dite “accantonamenti”, ma la sostanza è la stessa. Fate un decreto sulla cultura che non mette un euro, una settimana dopo un assestamento che di soldi invece ne toglie. Il secondo danno si fa al cinema, e questo è il danno più grave di questo decreto, perché c'è una legge che è stata approvata da questo Parlamento, anche con una maggioranza larga, che prevedeva alcune norme che sarebbero entrate in vigore negli anni a venire e non date neanche il tempo quelle norme di vedersi sperimentate nella realtà del cinema italiano. Mettete a rischio le eccellenze italiane. Cambiati i rapporti tra grandi e piccoli operatori semplicemente perché qualcuno ve l'ha chiesto, semplicemente per soddisfare le richieste di qualcuno che fa la voce grossa, non perché ci sia un'idea dietro del mondo dell'audiovisivo. E questo evidentemente è un danno, soprattutto quando si tratta di rapporti con le televisioni. Con grande fatica, nella scorsa legislatura, avevamo chiesto al mondo della televisione di impegnarsi per il cinema, e per il cinema italiano, arrivate voi e smontate, con un decreto, con qualche riga di un decreto, questo impegno così faticoso, facendo un danno enorme al cinema italiano.

Il terzo danno riguarda le fondazioni lirico-sinfoniche. È vero, noi gran parte di quell'articolo 1 lo condividiamo, anche perché risponde alle esigenze di una sentenza, che quindi naturalmente doveva essere applicata. Ci sono delle norme a tutela dei lavoratori, ci sono delle norme che servono per far funzionare le fondazioni lirico-sinfoniche, quindi comprendiamo quell'articolo, eppure quel settore, come benissimo sa il Ministro, avrebbe bisogno di una riforma organica, avrebbe bisogno di risorse, e qui dentro risorse non ce ne sono. Questo è solo un insieme di technicalities, di misure molto, molto settoriali che servono a far funzionare le fondazioni lirico-sinfoniche di qui a qualche mese probabilmente. Allora è ovvio che noi non possiamo dirci in disaccordo, ma Ministro, arriva in quest'Aula, per la prima volta, un suo decreto, non poteva metterci forse qualcosa di più? Non poteva chiedere a Tria di aprire il portafoglio per la cultura come lo fa per tante altre cose? Perché per la cultura non si riesce mai a trovare un soldo? Infine, altro danno: danno ai giovani. Ciò perché dentro questa miscellanea di misure avete anche inserito l'ampliamento di 18app, peccato che non ci sia ancora il regolamento per i ragazzi del 2001, peccato che a luglio non si sappia come funzionerà 18app, peccato che la nostra forza politica vi chieda da mesi di renderlo strutturale, cioè di ipotecare qualche milione della prossima legge di bilancio per dire a tutti i diciottenni italiani che avranno i diritti di chi li ha preceduti. Voi cosa fate? Inserite la possibilità di acquistare i DVD, quindi inserite una norma in più, che creerà un problema in più per il regolamento che dovete ancora scrivere, e che quindi probabilmente renderà di fatto inattuabile anche quel pezzo di 18app che, grazie alla nostra voce, grazie ai tanti ragazzi che si sono ribellati alle parole del Ministro, che li invitava a rinunciare a un paio di scarpe per comprarsi un libro, è stata rinnovata. Perché fate questo? Perché non vi assumete la responsabilità di dire che quella misura non vi piace, che quella misura non la volete, che non volete che i giovani italiani abbiano accesso al patrimonio culturale italiano? Perché non vi assumete la responsabilità di dire che per voi la cultura non è una risorsa su cui investire? Perché ogni volta trovate il modo, invece, di aggirare il concetto, di aggirare quello che dovreste avere il coraggio di dire di fronte a questo Parlamento, ovvero che la cultura non è una priorità, tanto meno la cultura dei giovani?

In più, una cosa assurda: in un provvedimento sulla cultura, sulle fondazioni lirico-sinfoniche, sul cinema, trova spazio una proroga per la normativa antincendio negli edifici scolastici. Ma cosa c'entra, Ministro? Lei si è reso conto che le hanno infilato in un decreto una normativa che coi suoi temi non c'entra assolutamente niente? Si è reso conto che si mette a rischio la sicurezza dei nostri bambini e dei nostri ragazzi nascondendo una norma dentro un decreto sulla cultura? Io credo che lei non se ne sia reso conto, perché se se ne fosse resoconto lo avrebbe impedito, chiarendo che questo è un decreto che riguarda assolutamente tutt'altro. Allora a me pare che questo Governo a trazione leghista abbia riscoperto la famosa massima di Tremonti per cui con la cultura non si mangia, o meglio l'abbia rivisitata, ovvero abbia messo in piedi l'idea che qualcuno con la cultura ci può mangiare, e sono i piccoli operatori, quelli che vengono a fare la voce grossa al Ministero, quelli che ottengono le piccole modifiche all'interno dei vostri decreti, ma non in Paese, perché questo Governo non la fa una scommessa sulla cultura, non ci mette un euro e continua invece a tagliare.

Il nostro gruppo non può certo opporsi a quanto contenuto all'articolo 1 di questo decreto, cioè alle norme che consentono all'eccellenza delle fondazioni lirico-sinfoniche italiane di continuare a lavorare pur in assenza di un progetto e di una visione; solo per questa ragione noi non voteremo contro questo decreto, ma Ministro, la prossima volta che porta in Parlamento un provvedimento sulla cultura si ricordi che lei non è un notaio, lei è il Ministro dei beni culturali di questo Paese, il maggior Ministero economico del Paese. Trovi il modo di farsi dare almeno qualche risorsa, oppure si dimetta.