Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 7 Luglio, 2022
Nome: 
Beatrice Lorenzin

Presidente, ho ascoltato gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto e mi sento innanzitutto con grande tranquillità di dire all'onorevole collega Trancassini, passando per lei, che io mi sentirei in grande imbarazzo e in grande difficoltà, se uscisse da quest'Aula senza votare la fiducia a un provvedimento che si chiama “decreto Aiuti” e che stanzia circa 19 miliardi, per venire incontro ai bisogni e alle necessità dei nostri cittadini, in un momento difficilissimo. Non è una questione di ipocrisia. L'ipocrisia è di chi fa questo genere di ragionamenti. Ipocrisia cosa significa? Significa fare una cosa e pensarne un'altra, dire una cosa e farne un'altra. Qui siamo ormai da mesi e mesi, Presidente, che in questo Parlamento affrontiamo delle crisi mai viste prima. Mai viste prima nella storia repubblicana! Infatti, sembra sempre che viviamo il contingente, che stiamo affrontando le questioni, come se ci trovassimo qui, come se non fosse successo nulla fino a un mese fa. La memoria è diventata corta, cortissima, quasi evanescente. In realtà, stiamo ormai impegnati da più di due anni in una serie di temi che hanno sconvolto il mondo, l'assetto geopolitico e le economie hanno redistribuito in modo negativo le diseguaglianze, aumentandole sempre di più nel nostro Paese e nel mondo, con la pandemia prima e la guerra adesso. Non ci troviamo sicuramente di fronte a una situazione normale. Se fossimo stati in una situazione normale, non avremmo avuto un Governo di unità nazionale, in cui parti politiche e gruppi politici, che poco hanno in comune se non quasi nulla, se non quegli elementi fondanti rappresentati nella nostra Costituzione, si sono trovati insieme e sono insieme con grande fatica, Presidente, per cercare di traghettare l'Italia attraverso una fase così complicata e difficile. Abbiamo visto i dati di oggi. Noi siamo qui su “un decreto Aiuti”, che tratta le questioni derivante dal caro bolletta, dalla crisi energetica e dall'inflazione, mentre, purtroppo, i dati del COVID ci dicono che l'emergenza pandemia non è ancora finita. Non è che perché smettiamo di parlarne, non c'è più. Magari fosse così: noi smettiamo di parlare di un argomento o di un tema e questo scompare dalla realtà. Invece la realtà bussa alla porta, bussa alle nostre finestre, anche quando le vogliamo tenere chiuse, e, purtroppo, ci porta il conto. È con grande senso di responsabilità che il Partito Democratico ha affrontato e sta affrontando questi mesi, sostenendo in modo convinto Draghi e il Governo, soprattutto cercando di dare un contributo costruttivo ad ogni ad ogni provvedimento, sia a quelli di natura legislativa - ci rendiamo conto che troppo pochi, sono di iniziativa parlamentare ma questa è anche una legislatura particolare per le questioni che ci siamo detti - sia ai provvedimenti di natura governativa, che spesso rincorrono le emergenze. Noi ci troviamo di fronte a due livelli dell'azione di Governo: quella dell'emergenza, come questa, e quella della programmazione. Sulla programmazione dobbiamo lavorare e siamo tutti impegnati, per far sì di non essere travolti in questi cinque anni solo dalle urgenze che stiamo affrontando, prima quella pandemica e poi quella energetica e climatica - possiamo metterle insieme - per far sì di attrezzare il Paese per una nuova prospettiva, per attraversare questo mondo che è cambiato e che sta cambiando ad una velocità che è difficile anche sapere analizzare e decriptare fino in fondo, per i cittadini di domani, per i ragazzi e i giovani, per le imprese e per le famiglie. Il nostro dovere è, quindi, essere uniti e forti, rafforzare il Governo per fare il PNRR, per rispettare le scadenze che ci vengono imposte dall'Europa, per non perderci l'occasione di 200 miliardi, per agire sulle leve di sviluppo di questo Paese e riuscire a fare quel salto di cui l'Italia ha bisogno, di cui l'Italia ha una necessità impellente, sempre di più, proprio perché la realtà ci bussa alla porta, ricordandoci il nostro debito, ricordandoci le tante riforme non realizzate e i tanti nodi irrisolti in questo Paese nei decenni che sono passati. Una crisi sul capitale umano che non ha precedenti e che ha necessità di un investimento in prospettive. Allora, Presidente, io trovo veramente poco lungimirante chi tifa per lo sfascio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), chi tifa perché il proprio avversario di domani sia in qualche modo esca o sia sconfitto oggi.

Noi stiamo insieme con grande responsabilità e con fatica perché non è semplice questa maggioranza; è complicata, per tutte le ragioni che abbiamo detto. Invece, il Partito Democratico si è fatto carico di un onere di responsabilità, che non è una parolina messa lì; accanto ai diritti ci sono i doveri e c'è la responsabilità, quella responsabilità qualcuno se la deve prendere, e noi ce la siamo caricata fino in fondo, una responsabilità di mediazione, di ascolto, anche di riconoscimento di posizioni che possono essere poste e che hanno comunque la legittimità di essere ascoltate; noi pensiamo sia importante fare uno sforzo ulteriore. Stiamo vedendo la fine di questa legislatura, ma lo sforzo di questi momenti è fondamentale, ripeto, fondamentale. Questo decreto va ad agire, non fa tutto, ma sono 20 miliardi, 20 miliardi; noi ormai ci siamo abituati, sotto il COVID, a trattare i miliardi come in precedenza trattavamo le centinaia di migliaia di euro nelle leggi di bilancio; io me lo ricordo bene cosa significa governare senza risorse e quando per trovare 3 milioni di euro in una legge di bilancio bisognava fare le barricate. Qui parliamo di 20 miliardi, come se fosse qualcosa che ci sfugge, così ci siamo abituati, ma, colleghi, mettiamoli tutti in riga; noi stiamo facendo uno sforzo enorme, abbiamo fatto un grande lavoro in Commissione bilancio, di cui io faccio parte, fino alle 5 del mattino per trovare tutte le soluzioni possibili, sapendo che quelle che sono rimaste fuori dal provvedimento non è che non hanno legittimità o non sono una priorità, sono qualcosa che noi dobbiamo affrontare non fra un anno, ma subito dopo e, quindi, siamo qui a cercare di aiutare il Governo a trovare soluzioni possibili, plausibili e sostenibili. Oltre a ciò, non ci dimentichiamo le difficoltà per quello che avverrà in questo autunno, perché quando noi parlavamo del cuneo fiscale e della questione dei salari e ponevamo questi argomenti come priorità - fate fare anche a me una rivendicazione - l'abbiamo fatto dal primo giorno di questa legislatura, e anche nei giorni precedenti; il tema dei salari è fondamentale per l'eliminazione delle diseguaglianze e per riattivare l'ascensore sociale, in un Paese in cui l'ascensore sociale è bloccato. Queste sono questioni che oggi stanno venendo al pettine, ma certo non le possiamo risolvere nel “decreto Aiuti”; dovremo lavorare in legge di bilancio su questo aspetto, dobbiamo lavorare sull'inflazione e sulle sue cause, che non sono interne al nostro Paese, ma esterne, dobbiamo appoggiare Draghi in una battaglia sacrosanta, quella del price cap (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Per poterla fare in Europa il Premier Draghi deve avere un Paese che lo sostiene; in questo momento sono queste le questioni che gli italiani ci chiedono di risolvere; le imprese ci chiedono di non essere costrette a chiudere, sia quelle energivore sia quelle meno energivore; la crisi delle imprese sarebbe una crisi di tutto il mondo del lavoro. È altresì necessario tenere alti gli elementi di leva dello sviluppo attraverso gli investimenti in ricerca e infrastrutture; sono riforme che dobbiamo fare anche in questo breve periodo, per accompagnare il PNRR, perché gli investimenti hanno bisogno di una nuova visione di assetto del nostro Paese, una visione profonda, dalla riforma della pubblica amministrazione sino ad arrivare alle misure che riguardano i ragazzi, i giovani, l'educazione e la salute. Per quanto riguarda appunto la salute, usciamo da questa pandemia - lo chiedo a quest'Aula - con un Servizio sanitario nazionale più forte di quello con cui vi siamo entrati, non più fragile; è una sfida enorme. Dopo avremo modo di dividerci e di confrontarci sui temi che ci distinguono - vivaddio che siamo differenti e diversi, vivaddio! -, ma adesso cerchiamo invece di ricordarci i motivi che ci uniscono, per cui siamo qui e che ci pongono un dovere, quello della fiducia; noi, ovviamente, esprimeremo una fiducia politica oggi, ma abbiamo il dovere di dare agli italiani fuori da quest'Aula la fiducia verso il futuro, perché senza un sentimento in cui si comprende che c'è un futuro possibile, per questa e le prossime generazioni, si va poco lontano, e questo è un dovere nostro, di cui noi sentiamo tutto il peso, lo sentiamo sulle nostre spalle, lo sentiamo nei nostri cuori e lo sentiamo nel nostro agire politico, ogni giorno.