Dichiarazione di voto sulla questione di fiducia
Data: 
Mercoledì, 23 Marzo, 2022
Nome: 
Pietro Navarra

A.C. 3522

Grazie Presidente. Signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, quando lo scorso 20 gennaio il Consiglio dei Ministri approvava il decreto, che oggi è all'esame della Camera e per il quale il Partito Democratico esprimerà positivamente il suo voto di fiducia, la situazione generale nel nostro Paese era profondamente diversa da quella odierna.

Dopo il picco di contagi di inizio anno e grazie all'efficacia della campagna vaccinale, la diffusione del virus iniziava a regredire, i dati epidemiologici cominciavano ad essere più rassicuranti, la crisi sanitaria si attenuava e l'economia continuava la sua marcia in ripresa a pieno ritmo. Questo decreto-legge si inserisce in quella fase, nel contesto dei tanti provvedimenti emergenziali approvati negli ultimi due anni, per sostenere con aiuti economici e fiscali le imprese e le famiglie in difficoltà colpite dagli effetti della pandemia e, al contempo, per fronteggiare l'effetto inflattivo provocato dalla ripresa economica e dal conseguente aumento della domanda aggregata. Con queste finalità e pur senza alcuna pretesa di coprire al 100 per cento le perdite dovute alla crisi pandemica e di soddisfare tutte le esigenze e i bisogni da essa provocati, questo decreto porta con sé un po' di sereno per molte aziende italiane, a partire da quelle che hanno dovuto sopportare i maggiori sacrifici per contenere l'ultima ondata di contagi. Al fianco di alcune misure di contenimento del prezzo dell'energia, che riguardano gli oneri di sistema, i costi della componente energetica e gli impianti rinnovabili, sono molti gli interventi di aiuto e di supporto presenti nel provvedimento, a cominciare da tutte le misure di ristoro in quei settori che hanno subìto le conseguenze peggiori dell'emergenza sanitaria, con contrazioni significative del loro fatturato o, peggio, a sostegno di quelle attività economiche e commerciali che sono state costrette a fermare del tutto o per più tempo la loro produzione. Per tutte queste attività produttive, il decreto in approvazione prevede importanti risorse. Basti pensare al fondo da 200 milioni per il rilancio delle attività di commercio al dettaglio o ai 40 milioni per il comparto del wedding o, ancora, agli interventi per le agenzie di viaggio, per il settore della cultura, il mondo dello sport e quello della sanità. A questo proposito desidero menzionare l'incremento di 400 milioni di euro della dotazione del fondo destinato al contributo statale alle spese sanitarie collegate all'emergenza epidemiologica, sostenute nel 2021 dalle regioni e dalle province autonome.

Tra i numerosi interventi che porta con sé questo decreto, le cui misure sono state già dibattute e presentate nel dettaglio nella discussione generale del provvedimento tenutasi ieri, vorrei citarne ancora due. In primo luogo, la proroga della scadenza delle rate della rottamazione-ter e del saldo e stralcio, sia per le rate già scadute sia per quelle che andranno in scadenza nel 2022. Questa misura va incontro ad oltre 500 mila contribuenti in difetto di pagamento e per i quali erano riprese le procedure esecutive. È un intervento di cui il PD rivendica il risultato, che ad oggi è quanto mai necessario, anche alla luce delle conseguenze della guerra in Ucraina, i cui effetti mettono nuovamente in difficoltà le tante famiglie e le tante imprese italiane.

In secondo luogo, in tema di bonus edilizi, come il superbonus 110 per cento e il bonus facciate, desidero menzionare l'allargamento della stretta sulle cessioni del credito e la necessaria proroga al 29 aprile 2022 del termine per la comunicazione delle stesse. Si tratta di un correttivo necessario, apportato in corsa al provvedimento, che permette di mantenere l'efficacia di uno strumento che ha già dimostrato ampiamente di saper accendere il motore della ripresa della nostra economia. Sappiamo bene che dopo i primi anni di applicazione la norma andrà adeguata, eliminando gli aspetti controversi, ma, al contempo, siamo consapevoli dell'importanza di valorizzare in modo strutturale le ricadute positive della cessione del credito, in termini di gettito fiscale e di crescita del PIL.

Ritornando alla duplice finalità del provvedimento in discussione, il sostegno alle imprese e alle famiglie colpite dagli effetti economici della crisi sanitaria e gli interventi per ridurre la pressione dei rincari dei costi dell'energia, su entrambi questi versanti, quanto pensato dal Governo a gennaio è diventato insufficiente e il decreto è stato oggi largamente superato dagli eventi. Il 24 febbraio scorso l'invasione russa dell'Ucraina e l'esplosione del conflitto hanno ribaltato ancora una volta la prospettiva e le attese, riportandoci indietro di decenni. È una guerra - è bene ribadire ancora una volta -, che non nasce come reazione alle provocazioni dell'Occidente, ma come azione diretta, ispirata alla volontà di mettere in campo una strategia di espansione nazionalistica: azione, quindi, e non reazione, ideologia e non provocazione, volontà di espansione e non strategia di difesa. A inizio anno sembrava fossimo giunti alle soglie di una ripresa economica e sociale, che avrebbe permesso al Paese di guardare con fiducia e prospettiva al futuro. Purtroppo, l'aggressione delle truppe russe in Ucraina e lo scoppio della guerra ci hanno fatto ripiombare in uno stato di emergenza permanente. Da due anni viviamo in una situazione di crisi no stop, dalla lotta al Coronavirus alla guerra nel cuore dell'Europa, dal lockdown per ragioni sanitarie al coprifuoco di Kiev, dal conteggio dei morti per la malattia respiratoria acuta a quelli causati dalle bombe fatte esplodere nei centri abitati delle città, siamo passati da misure urgenti per il contenimento della pandemia alla ricerca di strumenti straordinari per ridurre gli effetti economici e sociali della guerra. Gli approvvigionamenti energetici sono un problema sempre più evidente, la scarsità di materie prime è ormai un dato con il quale bisogna fare i conti e l'agroalimentare rischia un tracollo legato all'aumento dei prezzi. Queste emergenze non riguardano solo l'Italia, ma l'Europa intera e l'unica risposta possibile è quella di prepararsi e lavorare insieme per affrontare uno scenario di crisi inaspettato e superare indenni la tempesta.

Il momento di grande incertezza che continuiamo ad attraversare, inevitabilmente, detta l'agenda di politica economica per il prossimo futuro. Per quanto attiene all'energia, è necessario diversificare le fonti di approvvigionamento, fissare il tetto al prezzo del gas, separare il mercato dell'energia elettrica prodotta dalle rinnovabili da quello del gas e tassare gli extraprofitti delle società elettriche. Per quanto riguarda, invece, il settore agroalimentare, se le difficoltà dovessero perdurare o aggravarsi, occorrerà modificare le fonti di approvvigionamento.

Di fronte a queste emergenze dobbiamo dimostrare la stessa ambizione e la stessa lungimiranza, già ampiamente comprovate con il Piano di ripresa e resilienza in risposta alla crisi sanitaria da COVID-19. Ciò inevitabilmente comporta la necessità di superare alcuni aspetti dell'architettura istituzionale europea e del suo apparato regolatorio. Dal momento della sua nascita, l'Unione europea ha affrontato cambiamenti del suo assetto istituzionale in occasione di crisi che ne hanno mostrato, di volta in volta, i suoi punti di forza e quelli di debolezza. Così come la crisi del debito sovrano ha portato al lancio dell'unione bancaria, la crisi sanitaria da COVID-19 ha portato all'istituzione del fondo SURE per attenuare i rischi di disoccupazione e al programma Next Generation EU finanziato con strumenti di debito comune.

Le crisi, quindi, hanno messo in luce la necessità di rafforzare alcune istituzioni europee esistenti, ma anche di modificarne altre. Questa dinamica ha subito un'accelerazione in inimmaginabile in questi anni e, ancora una volta, dopo la pandemia, la guerra in Ucraina ci ha costretti a ripensare ulteriormente il nostro destino di europei. In questo contesto, la revisione della governance economica europea, a partire dal Patto di stabilità e crescita, non è più procrastinabile. L'obiettivo è garantire una riduzione del rapporto debito-PIL in maniera compatibile con livelli di crescita sostenibili e più inclusivi. Le terribili crisi che si sono succedute negli ultimi 2 anni hanno reso più visibili alcune sfide: deficit e debito più elevati, disuguaglianze più ampie e la necessità di maggiori investimenti pubblici e privati. In questo contesto abbiamo bisogno di regole di governance economica in grado di affrontare queste sfide a testa alta.

Signor Presidente, non possiamo avere dubbi: il sogno di un'Europa più integrata, proprio nella curva più drammatica della storia che la nostra generazione abbia mai affrontato, è quanto mai attuale. L'aspirazione a diventare parte dell'Unione europea espressa in quest'Aula dal Presidente Zelensky è parte di questo sogno, un sogno - vorrei dire ai nazionalisti economici, le cui tesi che ho sentito questa mattina dai banchi della Lega - che, in fondo, rappresenta l'esaltazione di quello che è, forse, il modello più riuscito, anche se non ancora del tutto compiuto, di integrazione dei mercati: l'Europa, con le sue opportunità di crescita, di protezione, di diritti. Contrariamente da chi pensa diversamente, escludere progressivamente Putin dalla globalizzazione e dal libero mercato è l'arma più forte di cui oggi dispone l'Occidente per difendere la libertà dell'Ucraina, perché, così facendo, si strozza la fonte più importante di reddito e di benessere per la Russia. Con l'esclusione delle banche russe dal sistema SWIFT, infatti, si fa crollare la borsa; con le restrizioni si chiude il mercato e si interrompe il commercio e la libera circolazione delle merci; con le sanzioni si scommette sulla rivolta sociale contro il despota russo. Tempo addietro, un grande Cancelliere tedesco, un grande europeista, Helmut Schmidt, affermava: “Se vogliamo avere la speranza di mantenere un significato per il mondo, possiamo farlo solo in comune. Infatti, come singoli Stati - in quanto Francia, Italia, Germania o in quanto Polonia, Olanda, Danimarca o Grecia - alla fine potremmo essere misurati non più in percentuali, ma solo i millesimi”. Era vero ieri, è vero ancora di più oggi.

Con questo spirito, il Partito Democratico esprime la fiducia al Governo, nella consapevolezza che, proprio in una situazione così buia, come quella che stiamo vivendo in Europa in questi mesi, le idee più alte e ambiziose possono trovare gambe robuste per camminare e arrivare lontano.