Relatore
Data: 
Martedì, 30 Giugno, 2020
Nome: 
Paolo Siani

A.C. 2537

Grazie, Presidente. Buongiorno onorevoli colleghi, Ministro, buongiorno. Oggi noi prendiamo in esame un decreto-legge, che è stato già approvato dal Senato, che è di particolare rilevanza scientifica, oltre che, diciamo, politica, in questo momento nel nostro Paese. Lo esaminiamo dopo una rapida consultazione in Commissione, con alcune proposte emendative non decisive per quanto riguarda la legge. La cosa più importante sollevata dai colleghi, che è stata anche oggetto di attente valutazioni del Governo, è sulla privacy. Ci sono due articoli in questo provvedimento e il secondo è stato inserito nel corso dell'iter legislativo al Senato. L'oggetto di questo decreto-legge è una indagine di sieroprevalenza, cioè vuol dire contare i casi che ci sono già nel nostro Paese, condotta da due organizzazioni, Ministero della Salute e Istat, che mira a capire una cosa estremamente importante e molto utile per il prosieguo delle nostre attività sanitarie, e cioè quanto si è diffuso questo virus nella popolazione italiana.

Come si basa questa indagine? Su un'analisi sierologica che tende a rilevare la presenza nel sangue di anticorpi specifici verso questo virus di tipo IgG. Vorrei qui ricordare che questa è la prima e più importante health examination survey condotta in Italia sulla popolazione del nostro Paese ed è un grande esperimento di epidemiologia, perché? Perché noi, fino adesso, la presenza del virus l'abbiamo solo cercata, e quindi sappiamo questo, nei pazienti sintomatici o nei pazienti ad alto rischio perché a contatto con i sintomatici. Abbiamo cioè studiato soltanto i pazienti che vedevamo essere ammalati di una sindrome simile al COVID-2 e abbiamo poi dimostrato che avevano questo virus. Quindi è difficile per noi adesso conoscere chi ha sviluppato infezioni paucisintomatiche, cioè con pochi sintomi, o senza sintomi. E sappiamo che ci sono questi pazienti, sappiamo che una parte della popolazione - e questo lo abbiamo scoperto nei lavori dei colleghi cinesi - ha avuto il virus, non si è ammalata o non si è ammalata in modo eclatante, ma ha trasmesso il virus; e questo è il ruolo centrale di questa indagine, serviva a farci capire quante persone si sono ammalate senza che ce ne fossimo accorti. Ma questo perché è importante? Perché il virus si trasmette da persona a persona, e quindi noi adesso abbiamo solo studiato la persona ammalata che infettava un'altra persona. Vorremmo capire quante sono le persone che hanno una clinica molto scarsa e che comunque hanno trasmesso il virus. Come si fa questa indagine? Cosa si va a cercare? Si cercano questi anticorpi di tipo IgG; sono anticorpi specifici verso questo virus e anticorpi che compaiono un po' dopo il contatto con il virus. In genere questa IgG, sappiamo che, quando uno contrae una malattia infettiva, faccio il caso della rosolia, se prende questa malattia infettiva, fa i suoi anticorpi ed è protetto. Pensiamo alle mamme in gravidanza: se hanno anticorpi alla rosolia, è certo che saranno immuni da questa malattia. Di questo virus neanche sappiamo bene con certezza questo dato, cioè non conosciamo se i pazienti che hanno contratto il virus e hanno fatto questi anticorpi IgG per quanto tempo avranno questi anticorpi. E questo è il nodo centrale per comprendere anche come comportarci nel prossimo inverno, quando certamente arriverà l'influenza stagionale e potrebbe confondersi con influenza da COVID-19.

Veniamo all'articolo 1, che è quello su cui sono concentrati molti emendamenti e anche discussioni sia nel Governo che con le opposizioni: è sulla privacy. C'era molta preoccupazione sul passaggio di dati sensibili da vari istituti tra di loro. Bene, il Garante per la privacy, dopo varie interlocuzioni con il Governo, il 6 maggio ha dato parere positivo, visto come era stato costruito tutto il processo, perché riteneva che, per fini statistici e studi scientifici nell'interesse di tutta la sanità pubblica, il sistema era fatto in modo tale che non ci potessero essere delle diffusioni di dati sensibili fuori del gruppo di studio di questa sorveglianza epidemiologica, e quindi il 4 maggio ha avuto la prima interlocuzione con il Governo e il 6 maggio il Garante ha dato un parere positivo.

Come si svolge l'indagine e perché c'era il problema della privacy? Perché il Ministero della Salute è l'organo competente e responsabile dell'operazione insieme all'Istat, e quindi sono loro i responsabili dei dati personali dei pazienti che verranno sorteggiati. C'è stato un protocollo tecnico approvato dal Comitato tecnico scientifico, un protocollo molto dettagliato, fatto molto bene, che prende in considerazione tutta una serie di condizioni importanti, e viene stabilita un'apposita piattaforma tecnologica, che è chiamata così, ma in realtà non è altro che una parte del sistema del Ministero della Salute, del sistema Internet, che viene dedicata a questa indagine, in modo che si possano avere tutti i dati nella stessa piattaforma sotto il controllo del Ministero. L'Istat che fa? L'Istat sorteggia dei campioni casuali di individui, nel senso che li sorteggia su base regionale, per classi di età - e questo è estremamente importante, perché capiremo anche se, per esempio, la fascia da zero a diciassette anni, quella che sembra, al momento, la meno colpita dal virus, per caso ha avuto il virus, ma in modo asintomatico, come alcuni studi fanno capire -, per sesso - non sappiamo ancora se è vero o no che le donne si ammalano meno, pare di no -, sul tipo attività economica e sull'età, continuando l'età anche oltre i settantenni, che è la fascia di popolazione più a rischio. Quindi capiremo anche tra gli ultrasettantenni quanti hanno avuto il virus senza, per fortuna, ammalarsi. Ma l'indagine è anche longitudinale, cioè fa riferimento alla possibilità che questi pazienti, questi cittadini sorteggiati possano, nel tempo, ripetere l'indagine; e questo è anche molto importante perché ci fa capire come il virus è cambiato e se è cambiato. Sono stati già individuati il numero di soggetti da screenare, e sono 30 mila in Lombardia, 13 mila in Veneto, 12 mila in Emilia-Romagna, 9 mila in Campania, divisi, appunto, per classi di età. E l'Istat deve raggiungere, perché lo studio abbia efficacia statistica, 150 mila individui su tutto il nostro territorio nazionale. In realtà ne vengono sorteggiati e presi 190 mila, supponendo che una parte verrà persa al follow-up. Però, ai primi 20 mila test l'Istat ci darà già una prima valutazione dell'indagine, e questo è molto importante, tra poco tempo sapremo come si è mosso il virus in questi mesi.

La cosa che è stata chiesta dal Senato, con il comma 3-bis, è che l'Istat riferisca alle Camere sull'attività di questa indagine ogni anno, e questo è estremamente importante. L'Istat, quindi, prende i dati anagrafici, con il codice fiscale dei pazienti e li comunica al Ministero della Salute, che chiede a tutti i servizi telefonici il telefono di ogni persona che è stata sorteggiata. A questo punto, le persone vengono contattate dalla Croce rossa, terza organizzazione che viene chiamata in causa in questa indagine, che chiama personalmente tutte le persone sorteggiate dall'indagine. Contemporaneamente il Ministero comunica, in modo sicuro, ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta i nominativi dei loro pazienti sorteggiati per questa indagine, e questo è un dato molto importante perché, se i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta sanno i loro pazienti sorteggiati, potranno essere quelli che li invogliano di più a sottoporsi al test seriologico. La Croce rossa quindi chiama, somministra un breve questionario al telefono, indica dove si può fare il prelievo, usando anche la tecnologia Google Maps, ma, soprattutto, va anche a domicilio dei cittadini per i pazienti fragili o per gli anziani. Vengono raccolte tre provette, perché con una si fa il test e le altre vengono conservate nella banca biologica e potranno esserci utili per eventuali esami da fare dopo. Anche qui, la Croce rossa non è obbligata a fare questa indagine, ma lo scelgono le regioni. Infatti, 7 regioni hanno affidato questa parte dell'indagine ai dipartimenti di prevenzione, 14 regioni non hanno scelto di farlo insieme, dipartimenti e Croce rossa. La Croce rossa quindi effettua il prelievo, lo porta nei laboratori, comunica ai cittadini poi il risultato degli esami e manda questi prelievi che sono fatti in più provette alla banca biologica presso lo Spallanzani. Il trattamento dei campioni, ovviamente, e quindi dei dati di questi campioni, anche i risultati, serve per esclusive finalità di ricerca scientifica sul Sars-CoV-2.

La banca biologica conserva i dati per un tempo che non va oltre i cinque anni, e questo è un dato importante, perché noi questi periodi che stoccheremo nei prossimi mesi potranno poi esserci utili per svolgere ulteriori indagini quando avremo test sierologici più specifici per questo virus, che sappiamo sta virando e si sta anche mutando.

Le regioni, poi, abbiamo detto che mettono in comunicazione anche i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta sia con riferimento ai dati dei pazienti che sono individuati dal sistema sia per la risposta dell'esame, perché ogni paziente verrà poi avvisato se positivo o no agli anticorpi IgG verso il COVID 2. E una volta che il paziente risulta essere positivo - e vedremo quanti ne sono - andrà fatto rapidamente un tampone, per capire se quegli anticorpi sono recenti, quindi il paziente può ancora essere infettivo, o sono invece vecchi, quindi non più infettivo. Tutti questi dati sono comunicati anche al medico di medicina generale. È stabilito, nel comma 12, che il commissario straordinario acquisti i dispositivi idonei a effettuare gli esami sierologici, e sono stati scelti test con altissima sensibilità ed alta specificità, che è decisivo per capire quelle IgG che testiamo se sono davvero quelle contro il COVID 2. L'Istat viene, con il comma 14, agevolata con un'assunzione di massimo 10 operatori, per un massimo di sei mesi, che possono realizzare tutta questa organizzazione e quindi scegliere il campione, monitorare il campione e aggiungere le persone eventualmente qualcuno dovesse rifiutarsi di fare il prelievo o non essere raggiungibile al telefono o non volere, per motivi più disparati, sottoporsi all'esame. Allo stesso modo, vengono individuate massimo 15 persone - erano 6 e sono state aumentate a 15 - per gli incarichi di tipo professionale per biologi, chimici o fisici che verranno affidati al dipartimento scientifico del Policlinico militare del Celio per tutto quello che riguarda la banca biologica e le attività svolte in questo policlinico. Ci sono criticità, ovviamente, che possono essere la scarsa adesione all'indagine, e se non raggiungiamo quel numero di pazienti divisi in quel modo l'indagine ha una scarsa efficacia epidemiologica. Altro problema è la mancata risposta al telefono dei pazienti che vedono un numero sconosciuto e quindi non sempre, non riconoscendolo, rispondono al telefono; o anche una difficile interlocuzione tra il numero del telefono e il paziente stesso, o anche la mancata presentazione al prelievo, cioè uno prende l'appuntamento e poi alla fine non ci va. Quindi, il Governo ha pensato che, per superare alcune criticità, era necessario inserire, in modo attivo, i medici del territorio affinché potessero incoraggiare i pazienti sorteggiati a fare l'esame e anche diffondere questa informazione, che infatti è previsto venga diffusa anche attraverso le TV e i social per far conoscere alla popolazione che questa è la prima vera, importante e utile ricerca scientifica epidemiologica per capire come si è mosso il virus e per capire come possiamo e dobbiamo andare avanti nel prossimo inverno. Certo, potevano essere coinvolte le farmacie, ha ragione il collega Gemmato; potevano essere le farmacie anche un elemento che poteva sensibilizzare di più la popolazione, essendo diffuse in modo capillare su tutto il territorio nazionale. Potevano avere un ruolo importante proprio nella diffusione dell'indagine e nel sostenere, quindi, quest'indagine, ma questo possiamo parlarne casomai in discussione. In conclusione, si tratta di un grande studio epidemiologico di prevalenza, cioè uno studio che l'Italia oggi pone in essere e che sarà utile a tutta la comunità scientifica, perché conta tutti i soggetti venuti a contatto con il virus. Vorrei inoltre dire un'altra cosa che è stata discussa in Commissione: non potevamo scegliere di testare anche categorie specifiche, per esempio, i medici o i parenti dei medici, perché avremmo inficiato l'indagine, prendendo una popolazione specifica che ha caratteristiche molto specifiche, invece dobbiamo essere molto trasversali.

Quindi, sapere come, e in modo generale, tutta la popolazione italiana ha avuto contatto col virus - e l'ha avuto - ci consentirà di affrontare nella maniera più cosciente ma anche più specifica e meno improvvisata un'eventuale ripresa - e studi scientifici anche di precedenti pandemie ci indicano che ci potrebbe essere una ripresa nel prossimo inverno -, quindi affrontare la prossima epidemia con molte più frecce al nostro arco.

Questo cosa vuol dire? Vuol dire che se noi sappiamo - da quest'indagine di sieroprevalenza, che speriamo a novembre essersi conclusa nella sua totalità dei casi - che c'è una fetta di popolazione importante che ha contratto il virus senza ammalarsi, e se scoprissimo per caso che la fascia di età 0-17 ha contratto il virus in maniera importante e non si è ammalata, capite che è molto più agevole e meno rischioso e anche meno ansiogeno riaprire le scuole, perché, se noi scoprissimo che bambini prendono il virus e si ammalano poco, con indagini di questo tipo, potremmo affrontare il prossimo inverno e il prossimo anno scolastico con qualche tranquillità in più. Ma potremmo anche scoprire quanti, fra i pazienti anziani, hanno contratto il virus dai loro parenti o amici senza sviluppare la malattia. Tutto questo coacervo di informazioni e tante altre ancora che noi avremo in quest'indagine epidemiologica è di un'importanza straordinaria anche perché quest'Aula e la politica possano fare scelte migliori e più precise, più aderenti alla scienza e meno all'improvvisazione, per affrontare un'eventuale - speriamo di no - seconda pandemia.