Dichiarazione di voto sulla fiducia
Data: 
Giovedì, 18 Maggio, 2023
Nome: 
Virginio Merola

A.C. 1060-A/R

Grazie, signor Presidente della Camera. Care colleghe e cari colleghi, siamo all'ennesima dichiarazione di voto sulla fiducia richiesta dal Governo in carica. Ricordiamo che, quando una parte di questa maggioranza era all'opposizione, spesso si sono alzate vibrate proteste, perché così si comprimeva l'attività del Parlamento. Questo Governo, in 7 mesi, ha già superato il numero di fiducie imposte dal Governo precedente. Eppure, continuate a rivendicare di avere una solida maggioranza politica. Invece, il Parlamento così si riduce sempre di più a un monocameralismo di fatto e a registrare con il voto le scelte del Governo già prese, introducendo e aggravando ancora di più una Costituzione di fatto estranea al dettato costituzionale. Quindi, con quale fiducia possiamo assecondare queste vostre scelte? Quale freno istituzionale alle azioni di Governo invocate, quando parlate ad esempio di presidenzialismo? Quale autorità vi manca per imporre le vostre scelte? Nei fatti state esautorando il Parlamento e, troppo spesso, lo fate con questa decretazione d'urgenza, senza nemmeno dimostrare un'efficacia amministrativa adeguata. Infatti la vicenda di questo decreto Bollette, che contiene misure sulla sanità e sugli adempimenti fiscali, dimostra una preoccupante incapacità legislativa e attuativa che non è affatto imputabile alla mancanza di poteri adeguati. Il problema è come usate il potere che avete, che si dimostra inadeguato, confuso, arraffazzonato e irrispettoso del ruolo dei parlamentari, dei componenti delle Commissioni, sia di maggioranza che di opposizione. Si sono volute mettere in un decreto misure diverse, con un'ennesima forzatura del dettato costituzionale. Per di più, avete dimostrato che non basta, sotto la copertura dell'urgenza, accostare materie differenti. Abbiamo dovuto assistere in Commissione a retromarce continue su emendamenti proposti dalla stessa maggioranza con il parere favorevole dei relatori e del Governo. Abbiamo sentito di continuo motivare i ritiri con la mancanza di coperture o di relazioni tecniche. Gli emendamenti sono stati ritirati e comunque poi abbiamo dovuto scoprire in Aula che bisognava tornare in Commissione per altre mancanze di copertura o per avere verificato che alcuni emendamenti erano impropri persino rispetto a questo decreto Arlecchino. La vicenda degli emendamenti che assicurava l'assunzione del personale di ricerca nella sanità a tempo indeterminato è stata l'ultima goccia di questo stillicidio di improvvisazione e inconcludenza. Ora ci assicurate che questo emendamento sarà recuperato nel primo provvedimento utile, senza dire ovviamente come e quando. Questa è una vergogna finale che ci potevamo risparmiare anche per rispetto delle tante persone coinvolte. Quindi, anche stavolta, la vostra solida maggioranza cerca di scaricare l'incapacità o la non volontà di assumere provvedimenti, oltre che su inesistenti poteri deboli, sulle resistenze della burocrazia. In realtà, il comportamento del Governo è stato inadeguato e irrispettoso della correttezza dei lavori parlamentari. Con la dichiarazione di voto di merito sul decreto da parte della collega Malavasi motiveremo il nostro “no” in modo articolato; qui mi limito a evidenziare la parte finale del decreto - in coda il veleno - cioè gli adempimenti fiscali, che di per sé basterebbero a dire “no” alla fiducia. L'articolo 23 di questo decreto, ad esempio, garantisce un regime di favore solo a chi si avvale della tregua fiscale, discriminando i contribuenti che hanno versato regolarmente, con rilievi di illegittimità costituzionale rilevanti. L'omesso versamento del contributo dovuto e accertato è un fenomeno in crescita, che voi aggravate, rendendo più conveniente utilizzare la liquidità aziendale per i propri scopi di impresa, che pagare le tasse dovute. Viene data la possibilità di transare fino all'approssimarsi delle sentenze di appello, che hanno - come sappiamo - una durata temporale di attesa, in una media ottimistica, di 4 o 5 anni. Si incentiva così, nei fatti, la convenienza a non pagare subito il dovuto perché le imprese interessate hanno più vantaggi a diluire i versamenti dovuti che a pagare, visto oltretutto che la sanzione è diluita in 5 anni. Del resto, nella legge delega che proponete - su questo siete coerenti - volete arrivare, una volta per tutte, a 10 anni e a 120 rate su questi argomenti. Dunque chi paga le tasse continuerà ad arrangiarsi e anche per questo diciamo “no” alla fiducia a un Governo che continua a gli interessi corporativi e l'iniquità fiscale, cose che nulla hanno a che fare oltretutto con le imprese ed i lavoratori autonomi che rispettano le norme e che subiscono la concorrenza sleale degli evasori .