Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 11 Febbraio, 2025
Nome: 
Irene Manzi

La ringrazio, signor Presidente. Saluto la Sottosegretaria Frassinetti. Torna oggi in quest'Aula, dopo quasi un anno, un provvedimento che avevamo discusso all'indomani - sono andata proprio a rivedermi le parole che avevamo pronunciato in quei giorni - di una grave strage sul lavoro, avvenuta in un cantiere dell'Esselunga a Firenze, dove erano deceduti cinque operai. In quel momento, sull'onda anche di quella emozione, eravamo arrivati in quest'Aula a confrontarci sul testo che è stato solo minimamente - mi viene da dire - modificato al Senato. Ecco, sono andata anche a rileggermi quante sono state le morti sul lavoro da allora ad oggi: nei primi 11 mesi del 2024 le morti sul lavoro sono state 1.418. È una contabilità drammatica e dolorosa per ognuno di noi, per cui non bastano, ovviamente, né soltanto le parole di sdegno né soltanto le commemorazioni, proprio perché non si tratta solo di tragiche fatalità, si tratta di eventi che si debbono e si possono evitare.

Nessuna norma, tra l'altro, sarà mai sufficiente, anche quelle che oggi affrontiamo in quest'Aula, se prima non si riuscirà ad affrontare un quadro complessivo, che chiama in causa proprio la sicurezza sul lavoro. Pochi mesi fa, qui alla Camera, si sono celebrati, per iniziativa della presidente della Commissione d'inchiesta sulle condizioni del lavoro - la collega Chiara Gribaudo -, si sono tenuti, appunto, gli Stati generali sulla salute e sulla sicurezza del lavoro; una iniziativa che era stata, che è stata pensata per ribadire la centralità e la necessità di una cultura della prevenzione e della formazione. L'urgenza di un impegno collettivo che chiama in causa le aziende, che chiama in causa lo Stato, ovviamente, proprio per fornire a tutti i lavoratori e alle lavoratrici salute e sicurezza, investendo in formazione, in piani di emergenza adeguati, in prevenzione, in tecnologie avanzate, per sostenere - questo è un imperativo che riguarda soprattutto lo Stato - quelle imprese, chiunque adotti buone pratiche, che investa nella formazione di qualità e che sia a fianco alle vittime e, purtroppo, ai loro familiari.

Ecco, la sicurezza non è semplicemente un costo, un lusso, ma è un diritto per i lavoratori e un dovere in capo allo Stato. Non risulti strana, in questo senso, questa introduzione al provvedimento che oggi arriva in quest'Aula perché, ovviamente, la cultura della sicurezza riguarda direttamente la scuola, proprio perché la scuola deve diffondere sempre di più quella che è una consapevolezza generale dei diritti e dei doveri di quelli che sono principi irrinunciabili di una cittadinanza responsabile, di quei diritti fondamentali che i cittadini devono vedersi riconoscere: il diritto alla sicurezza, ma non soltanto, il diritto alla salute, il diritto alla legalità e al rispetto delle norme.

Tuttavia, voglio ricordare anche una cosa qui, Colleghi, - l'avevamo detto anche allora - non siamo all'anno zero. Non perché sia sufficiente quello che c'è, ma non siamo, anche rispetto a quanto è stato adottato in questi anni nelle scuole, all'anno zero. Penso a quei protocolli di intesa che, in questi anni, sono stati promossi dall'INAIL e dal Ministero dell'Istruzione, proprio in attuazione del decreto legislativo n. 81 per favorire la promozione e la divulgazione della cultura, della salute e della sicurezza e alle convenzioni che sono state adottate; penso a quanto già prevedeva la legge n. 92 del 2019, la legge istitutiva dell'educazione civica, che proprio faceva riferimento e fa riferimento a quegli elementi fondamentali di diritto, in particolar modo al diritto del lavoro; al protocollo d'intesa che nel 2022 è stato promosso dall'allora Ministro Orlando e dal Ministro Bianchi, quindi il Ministro del Lavoro e il Ministro dell'Istruzione, proprio per garantire e pretendere le misure di sicurezza nei percorsi di PCTO e la formazione specifica prevista per la frequenza di tali percorsi.

Come dicevo, tutto è perfezionabile e migliorabile, colleghi, ma il tema della sicurezza del lavoro, come tutto quello che riguarda l'istruzione e tutto quello che avviene in virtù anche dell'autonomia scolastica all'interno delle scuole, richiede attenzione e conoscenza proprio perché siamo ben consapevoli che il tema della sicurezza sul lavoro è, prima di tutto, un tema culturale, fondamentale ed importante, che ha a che vedere con la percezione del rischio da parte degli studenti e con la costruzione di un equilibrio avanzato che consenta di non sottovalutare da parte degli stessi i pericoli e le minacce che vengono incontrati.

Ma, soprattutto, la centralità di questo tema richiede che non si adottino soltanto misure o interventi spot come, purtroppo, anche questa norma rischia di essere, ancora di più se la si introduce a invarianza finanziaria. La scuola, più in generale, non richiede soltanto micro-interventi spesso adottati, purtroppo, sull'onda di eventi anche tragici, come abbiamo visto e come abbiamo ricordato poco fa. Non richiede la norma adatta, di fronte a un evento di cronaca grave, la norma penale, il più delle volte, il voto in condotta, le classi differenziali di fronte all'integrazione reale degli studenti con background migratorio. La scuola richiede di essere ascoltata e di essere rispettata; richiede di fare tesoro, come appunto ho ricordato poco fa, di quanto avviene al suo interno, di quanto lavoro all'interno delle scuole stesse viene attuato, in virtù proprio di quell'autonomia scolastica spesso messa nel mirino da parte dell'attuale Ministro.

La scuola ha bisogno di cure e di attenzioni costanti, proprio perché è una comunità educante in cui dovrebbero trovare applicazione vivente e concreta quei valori democratici di confronto, dialogo e riconoscimento reciproco, proprio perché è il luogo della crescita e della relazione, dove si imparano a gestire i conflitti e, soprattutto, a stare nella differenza. E qui non posso fare a meno di citare, proprio perché di educazione civica si parla, quelle linee guida relative all'educazione civica che il Ministero ha modificato e ha sentito proprio l'esigenza di cambiare, anche qui senza ascoltare preventivamente quello che è il grande lavoro che in più anni è stato adottato dalle scuole, senza aver fatto una verifica di quanto era avvenuto e senza tener conto di un elemento. Quelle nuove linee guida hanno adottato un principio che anima anche quelle indicazioni nazionali sul curriculum di cui, purtroppo - lo dico con grande rammarico - finora abbiamo letto solo da un'intervista del Ministro sul giornale, quando, per l'importanza che rivestono all'interno dell'istituzione scolastica, richiederebbero ben altro lavoro e ben altro approfondimento. Ecco, quelle linee guida sull'educazione civica che hanno adottato quelle parole d'ordine dell'individuo rispetto alla persona, un individuo che è molto più importante di quei valori di solidarietà sociale che dovrebbero animare e che animano la nostra Costituzione. Quelle linee guida che hanno posto a fondamento l'identità italiana, europea ed occidentale in antitesi a quel mondo globalizzato e complesso e a quel dialogo fondamentale tra culture e tra le culture e il resto del mondo che è la stessa Carta costituzionale, in realtà, ad imporci e a richiederci. Ecco, sarebbe interessante conoscere anche le parole d'ordine delle indicazioni nazionali sul curriculum che ricordavo poco fa. Attendiamo il Ministro in quest'Aula per saperlo, proprio perché anche su questo siamo di nuovo soltanto a comunicati stampa e a dichiarazioni buone per il giornale che dura un giorno, salvo poi essere superate e sorpassate da quelle del giorno successivo.

Invece, la scuola ha bisogno di un grande confronto, di un grande dibattito popolare e collettivo perché non è una semplice pratica da sbrigare, è qualcosa di molto più importante. Peraltro, quello che sembra solo un tentativo di rivendicare un modello scolastico e che viene adottato ora non risponderà e rischia davvero di non rispondere adeguatamente a una realtà complessa e in profonda trasformazione come la realtà scolastica.

Mi avvio alla conclusione, ricordando come abbiamo fatto già nella prima lettura del provvedimento, il voto di astensione del Partito Democratico. Ma permettetemi di ricordare in quest'Aula Giuseppe Lenoci. Giuseppe Lenoci era uno studente marchigiano, della mia stessa regione, scomparso, nel corso di uno stage formativo, il 14 febbraio del 2022. Tra pochi giorni Giuseppe Lenoci verrà ricordato anche nella sua regione e penso che, visto il tema di questo provvedimento, la sua figura ci deve motivare ad una cosa: a chiedere maggiori risorse, maggiori controlli e verifiche, strumenti adeguati su quelle che sono le esperienze formative che si svolgono nelle scuole. Sì, allora, alla spinta - e non soltanto un breve episodio - per aprire davvero e realmente un confronto su questi temi tra Parlamento e Governo in modo costruttivo e di ampio respiro, perché la scuola, quel mondo, ha davvero bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei e solo in quel modo, con un dialogo costante e collettivo, riusciremo, forse, a rendere giustizia al ruolo che essa riveste nel Paese.