Discussione generale
Data: 
Lunedì, 13 Giugno, 2022
Nome: 
Patrizia Prestipino

A.C. 3531

Grazie, Presidente e sottosegretaria. Sappiamo che, dall'entrata in vigore della nostra Costituzione, il testo ha subito numerose modifiche, ma non è stato mai modificato in modo sostanziale l'ordinamento costituzionale della Repubblica o il funzionamento delle sue istituzioni.

Mutamenti profondi si sarebbero verificati con le innovazioni del 2004, prima, e del 2016, dopo, ma in entrambe le circostanze abbiamo visto come è andata a finire. Perché faccio questa premessa? Perché è necessaria per sottolineare come anche in questa occasione sia proprio una maggiore sensibilità verso principi già consolidati della quotidianità a rendere necessario questo intervento sulla nostra Costituzione; perché con questa proposta di legge costituzionale si intende inserire l'attività sportiva tra i principi della Costituzione italiana, una Costituzione quindi che vede lo Stato come garante dello sviluppo anche dei valori personali e collettivi del nostro Paese. I costituenti evitarono riferimenti espliciti allo sport; forse, su questa scelta gravarono motivazioni di carattere sociale - uscivamo dalla guerra: chi aveva tempo e soldi per dedicarsi allo sport, quando bisognava pensare a sbarcare il lunario? - o, forse, anche di carattere politico - chissà - però non vi furono riferimenti nemmeno a profili regolamentari e organizzativi fino alla riforma, attuata nel 2001, di cui parlava il mio collega De Menech, che modificò poi la ripartizione delle competenze tra Stato e regioni, ricomprendendo l'organizzazione sportiva tra le competenze concorrenti. Però, pur in assenza di tali riferimenti, lo sport ha sempre trovato comunque una sua copertura costituzionale negli articoli che tutelano la libertà personale, le formazioni sociali o la salute stessa. A questo poi bisogna aggiungere una considerazione: riflessioni autorevolissime avevano già riconosciuto dignità e autonomia all'ordinamento sportivo, ancora prima dell'avvento della Repubblica e penso, per esempio, alla teoria della pluralità degli ordinamenti giuridici di Santi Romano. Ma anche nel dibattito dell'Assemblea costituente vi furono interventi diretti allo sport: siamo andati a spulciare e abbiamo scoperto che il deputato Lami Starnuti, per esempio, propose di inserire nell'originario articolo 117 lo sport e l'educazione fisica, e che Giuliano Pajetta, in riferimento alla tutela della famiglia, propose la formulazione: “La Repubblica cura lo sviluppo fisico della gioventù”. Sì, la gioventù, che oggi per noi è rappresentata dai nostri studenti, dai nostri giovani, dai nostri ragazzi. Insomma, il silenzio dei costituenti è stato il frutto di una scelta consapevole, da contestualizzare alla luce di quel particolare periodo storico, che non nega l'importanza che lo sport da sempre riveste nella nostra società.

Nel 1946 il Governo Parri nominò Giulio Onesti commissario straordinario del CONI, con l'intento di liquidarlo, ma fu proprio Onesti a rilanciare il CONI nell'Italia democratica, tant'è che De Gasperi in seguito nominò lo stesso Onesti presidente del CONI: colui che doveva liquidarlo fu colui che lo rilanciò di fatto e, in sostanza, in pochi anni ne fece il più potente e autorevole dei Comitati olimpici internazionali, incassando le Olimpiadi invernali di Cortina, e mi rivolgo al mio collega De Menech, nel 1956, se non erro - le Olimpiadi torneranno a Cortina nel 2026, soprattutto grazie allo straordinario impegno delle giunte regionali, dei comuni competenti e, lasciatemelo dire, anche dell'attuale presidente Giovanni Malagò che si è impegnato strenuamente per questo risultato - e quelle di Roma del 1960, dove, a differenza di Cortina, ahimè, le Olimpiadi non sono tornate e non torneranno perché un'amministrazione capitolina miope e affatto lungimirante non ha avuto il coraggio di puntare su questo straordinario evento. Chiudo qui la triste parentesi.

Già le Costituzioni di altri Paesi contengono il termine “sport”, così come l'ordinamento comunitario ha riconosciuto la rilevanza economica dello sport nonché la necessità di tutela del diritto di libera circolazione dei lavoratori sportivi e l'applicazione della disciplina comunitaria della concorrenza. Ancora di più, dagli anni Novanta, è stata posta in primo piano la dimensione sociale ed educativa dello sport: mi riferisco al Codice europeo di etica sportiva che comprende l'enunciazione del fair play quale componente essenziale di ogni attività sportiva, e al Libro bianco sullo sport.

Ancora: con il Trattato di Lisbona del 2007 è stato dato riconoscimento formale allo sport quale materia oggetto di un'autonoma disciplina. Proprio il riconoscimento formale dello sport è l'oggetto dell'aggiunta di un ultimo comma all'articolo 33 della Costituzione, che già tutela l'arte, la scienza, l'istruzione e la cultura: “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme”. Parole non casuali, che mettono in evidenza proprio la multidimensionalità dello sport e che sono il prodotto di una sintesi di una serie di differenti proposte di legge costituzionale. Però l'inserimento dell'attività sportiva all'interno della Costituzione non si deve limitare - hanno detto bene il mio collega e gli altri colleghi prima di me - a un'affermazione semplice di principio: occorrono interventi finanziari e sociali per consentire l'effettiva partecipazione all'attività sportiva in tutte le sue forme (sport professionistico, dilettantistico ed amatoriale).

Si è parlato giustamente di PNRR e la sottosegretaria Vezzali è venuta più di una volta in Commissione a rilanciare i progetti inseriti nel PNRR e a spiegare cosa andrà alle scuole, cosa andrà ai comuni e i fondi che ci sono. È importante che queste cose diventino presto realtà, perché l'articolo si andrebbe a sostanziare di atti pratici, pragmatici a favore delle nostre comunità.

Proprio perché conosco il mondo dello sport e comprendo l'importanza che riveste all'interno della nostra società, ci siamo battuti, come Partito Democratico, proprio per la tutela dei lavoratori sportivi, delle associazioni, delle società sportive nonché per un maggiore riconoscimento del ruolo fondamentale dello sport di base e, non appena le condizioni lo hanno consentito, anche per la riapertura in sicurezza degli impianti sportivi.

A breve, si interverrà anche a tutela dei lavoratori sportivi, ma occorre non dimenticare il difficile binomio sport-maternità, sottosegretaria, oppure le precarie condizioni delle palestre scolastiche, o ancora la non accessibilità a tutti della pratica sportiva perché - è stato ben detto - purtroppo lo sport a parole è per tutti, ma di fatto non lo è. Non dobbiamo, inoltre, dimenticare lo stato di abbandono in cui versano tanti impianti: io sono di Roma, ho fatto l'assessore allo Sport a Roma e vi assicuro che vi sono impianti eccellenti, come ben sa la sottosegretaria Vezzali, che, purtroppo, ancora versano in uno stato di degrado e di abbandono; peccato, perché hanno anche una storia molto particolare dal punto di vista culturale, urbanistico e urbano. Seppure sia fuori discussione la consapevolezza che l'attività sportiva rappresenti una componente fondamentale per la formazione e la crescita della persona, l'educazione fisica a scuola, purtroppo, viene considerata ancora una materia di serie B: ve lo dice una persona che, anche se insegna lettere classiche, ha visto, a volte, l'educazione fisica ridotta a una sorta di momento di babysitteraggio, invece che di educazione fisica. Eppure, questa insegna a rispettare le regole, gli avversari, a relazionarsi con gli altri, a saper vincere, ad accettare una sconfitta, così come a capire come si possano sfruttare le proprie capacità e a impegnarsi per superare i limiti personali. Infine, mi preme sottolineare che lo sport è occasione di unione e crea uno spirito di appartenenza che supera ogni barriera culturale, sociale ed economica e che non deve mai diventare strumento di divisione sociale e politica. A questo proposito, anche Papa Francesco, in una sua bellissima enciclica, pronunciò parole che vale la pena ricordare, per esempio: “Dire sport è dire riscatto, possibilità di redenzione per tutti gli uomini. Non basta sognare il successo, occorre svegliarsi e lavorare sodo. E' per questo che lo sport è pieno di gente che, col sudore della fronte, ha battuto chi era nato con il talento in tasca. Sono queste le vittorie che ci hanno fatto più commuovere nella nostra vita”. O ancora: “I giochi, da sempre, sono segno di inclusione, contrapposta alla cultura del razzismo. Certamente le Olimpiadi” - sta parlando sempre Papa Francesco – “di cui ho sempre apprezzato il desiderio innato di costruire ponti invece che muri, possono rappresentare anche simbolicamente il segno di una partenza nuova con un cuore nuovo”.

Per concludere, il riconoscimento costituzionale al valore dell'attività sportiva, dato dalla modifica dell'articolo 33, è quindi oggi il segno di una chiara volontà trasversale di promuovere una diffusa cultura dello sport. A questo spero seguano iniziative volte a concretizzare obiettivi costituzionalmente già riconosciuti, come l'aspetto educativo e sociale dello sport e il benessere psicofisico, oggi ritenuto uno degli indicatori più importanti della qualità della nostra vita.