Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 16 Gennaio, 2024
Nome: 
Debora Serracchiani

A.C. 893-A

Grazie Presidente. Ho ascoltato con interesse gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto e devo dire che se qualcuno ha seguito i nostri lavori temo abbia capito poco del punto che oggi stiamo trattando perché di contraddizioni ne abbiamo sentite tante. Facciamo chiarezza. La nuova disciplina abolisce l'istituto della improcedibilità dell'azione penale per superamento dei termini di durata massima dei giudizi di impugnazione, reintroduce la prescrizione del reato di appello in Cassazione, facendo venire meno il blocco dopo il primo grado. Questo è quello che oggi sta succedendo.

Siamo all'ennesima modifica della prescrizione che il codice Rocco prevedeva nella cosiddetta “a scaglioni”, che l'ex Cirielli nel 2005 ha profondamente modificato riducendo fortemente i tempi di decorrenza e che poi negli ultimi sette anni è stata, come detto più volte, modificata quattro volte con la riforma Orlando nel 2017, intervenuta proprio per correggere le distorsioni dell'ex Cirielli che aveva fatto saltare tanti processi, con la riforma Bonafede del 2019 che prevedeva una sorta di prescrizione sine die. Vorrei anche rendere noto, ai tanti colleghi che hanno citato il Ministro Bonafede, che hanno anche detto che intervengono oggi proprio per superare la riforma Bonafede, che tale riforma è stata bella che superata dalla Cartabia e non è nella sostanza più applicabile. Infine, la riforma Cartabia del 2021, che aveva previsto ipotesi di sospensione, interruzione e cessazione della prescrizione e che aveva introdotto l'improcedibilità. Oggi siamo alla riforma Nordio-Delmastro. Pensate che gli studenti iscritti a Giurisprudenza negli ultimi otto anni hanno studiato, ciascuno in anni diversi, cinque diverse discipline della prescrizione: la ex Cirielli fino al 2016, la Orlando nel 2017-2018, la Bonafede nel 2019-2020, la Cartabia nel 2021-2023 e ora la Nordio-Delmastro.

Voglio dire a chi ha suggerito al Partito Democratico di non dire che non siamo contenti della riforma Orlando, che noi non soltanto l'abbiamo sempre sostenuta la riforma Orlando ritenendola la più equilibrata di tutte in assoluto, ma vorremmo anche ricordare, per suo tramite, per esempio al collega Giachetti, che poc'anzi ha votato contro l'emendamento che reintroduceva la riforma Orlando, tanto bella che evidentemente non è piaciuta se avete votato contro. Vorrei anche ricordare, a proposito di dignità dei voti, che proprio Italia Viva ha, per esempio, votato contro la mozione di sfiducia dell'allora Ministro Bonafede, tanto per ricordare i voti espressi nel passato a proposito di dignità. La prescrizione viene reintrodotta nei giudizi d'appello come fosse un bene da ripristinare quando è proprio l'appello il collo di bottiglia. Come dicevo, il collo di bottiglia sono proprio i procedimenti d'appello. Solo nel 2022, è andato in prescrizione, nei procedimenti d'appello, il 27 per cento, cioè oltre un quarto dei procedimenti giudiziari; a Napoli, oltre la metà dei procedimenti in appello si è definito con la prescrizione del reato. Diceva il Ministro Nordio nella presentazione delle linee programmatiche: abbiamo dovuto rinviare di qualche mese la riforma Cartabia, è stato un atto necessario, perché abbiamo colto il grido di dolore dei magistrati e poiché quarant'anni di procura della Repubblica mi hanno reso in un certo senso esperto delle difficoltà materiali che incontrano gli uffici in questi settori. Questo grido di dolore è stato accolto. Va detto che questo termine è invalicabile e va assolutamente rispettato per ottenere gli aiuti europei. Ora, va dato atto al Ministro di non aver mai parlato, nelle sue linee programmatiche, di prescrizione, ma va altresì dato atto che noi, già oggi, nel 2023, e mi concentro proprio sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, abbiamo raggiunto i target previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e negli impegni assunti in Europa e cioè ridurre di almeno il 25 per cento, rispetto al 2019, il disposition time, cioè il tempo medio con cui si calcola la durata dei procedimenti in Europa. Non lo dice il Partito Democratico, lo dice il Ministero della Giustizia, il quale ci avvisa che, in tribunale, i procedimenti sono stati ridotti addirittura del 29,7 per cento, in corte d'appello del 26,6 per cento e in Corte di cassazione del 39,1 per cento. In totale, la media è del 27 per cento, cioè l'Europa ci chiedeva il 25 per cento al 2026 e noi nel 2023 abbiamo già raggiunto abbondantemente quel target. Vanno ricordati, ovviamente, i risultati di alcuni distretti, con punte del 57 per cento a Napoli, dove la media del processo penale era prima di 5 anni e mezzo e oggi è di 2 anni e 3 mesi, del 54 per cento a Caltanissetta, del 52 per cento a Brescia, del 51 per cento a Torino, del 43 per cento a Bari e del 32 per cento a Milano.

Questi risultati sono il frutto del lavoro riorganizzativo straordinario di tutto il sistema penale, spinto dalla terapia d'urto rappresentata dalla riforma Cartabia, attraverso l'introduzione dell'improcedibilità, attraverso l'investimento sull'ufficio per il processo, attraverso le modifiche in materia di procedibilità a querela e le novità sul processo in assenza, tutte questioni su cui siete intervenuti con l'accetta. Addio all'ufficio per il processo, addio all'improcedibilità e, ora, anche addio alle novità sul processo in assenza. Ma, allora, mi domando e ci domandiamo: Ministro, se ha raggiunto i target per il Piano nazionale di ripresa e resilienza per avere i 3 miliardi che l'Europa ci ha promesso, perché metterli in discussione, perché metterli a rischio, perché ricominciare da capo, perché reintrodurre la prescrizione? E, visto che nella manovra del 2024 avete già previsto che nei prossimi tre anni la giustizia verrà tagliata di un altro miliardo, volete rinunciare anche ai 3 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza? Io mi rivolgo al Ministro, per il tramite della presenza del Sottosegretario Delmastro: negli ultimi due anni, i magistrati italiani hanno riorganizzato i ruoli di udienza e il proprio lavoro, lo dico anche al collega Pittalis; hanno fatto riunioni su riunioni negli uffici di presidenza e nelle sezioni, per riuscire a celebrare i processi di appello e di Cassazione entro i termini di improcedibilità. Nel fare ciò, hanno, tra l'altro, attuato una disposizione di legge, l'articolo 165-ter delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale, che affida ai presidenti della Corte di cassazione e di appello proprio di adottare i provvedimenti organizzativi necessari per attuare il costante monitoraggio dei termini di durata massima dei giudizi di impugnazione. Ma perché abrogare questa disposizione? Perché dire di no ad una norma che ha prodotto efficienza e concorre ad attuare il principio costituzionale della ragionevole durata del processo, che avete richiamato voi tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Perché tornare all'inefficienza? Perché quando un processo si prescrive, si prescrive, perché c'è un'inefficienza nel procedimento giudiziario. Perché vanificare il lavoro dei magistrati, dei cancellieri, degli addetti all'ufficio per il processo, che ora dovranno ricominciare da capo, fascicolo per fascicolo, manualmente, perché nel processo penale in appello non c'è ancora la digitalizzazione e manualmente dovranno tirare fuori fascicolo per fascicolo, dovranno ricalcolare la prescrizione, ma, soprattutto, dovranno stabilire - e noi non gli diamo le condizioni e gli strumenti per farlo con certezza - qual è la riforma che si applica in questo affastellamento di riforme degli ultimi anni, perché dovranno comprendere se si applica prima quella procedurale, se si applica quella di natura sostanziale, qual è quella più favorevole al reo.

Capite che stiamo creando un caos nei tribunali che va esattamente contro gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che va contro l'interesse dei nostri cittadini, che va contro il principio di ragionevole durata del processo, che va contro la giustizia giusta. Questa, guardate, è una responsabilità enorme che vi state prendendo e lo dico al Ministro Nordio, per il tramite del Sottosegretario. Solo per Venezia, stiamo parlando di circa 3.500 fascicoli e Venezia credo che il Ministro Nordio la conosca bene.

Chiedo al Ministro Nordio un'altra cosa. Visto che ha ascoltato il grido di dolore delle procure - che evidentemente conosce bene, visto che per 40 anni, anzi 45 anni vi ha lavorato -, perché non ha avvertito la stessa esigenza di ascoltare il grido di dolore di tutti e 26 i presidenti di tutte e 26 le corti d'appello italiane? Che certamente non sono tutte toghe rosse, che certamente non ce l'hanno tutti con questo Governo, ma che hanno semplicemente detto che sarà un rompicapo cercare di capire quale sarà la disciplina applicabile. Infatti, in quella lettera - che sì, onorevole Pittalis, noi abbiamo letto -, hanno chiesto almeno di prevedere un regime transitorio. Lo dico perché voi state introducendo una norma che è di natura sostanziale e che in virtù del principio del favor rei entrerà immediatamente in vigore, creando quel caos che ho detto poc'anzi.

Da ultimo, Presidente, me lo consentirà, in un anno e mezzo nella scorsa legislatura sono state fatte tre grandi riforme della giustizia. In quest'anno e mezzo, abbiamo solo assistito ad annunci ed interventi di puro panpenalismo emozionale con qualche pennellata di impunità travestita da garantismo. Con questa asserita riforma la maggioranza produce un autentico corto circuito, perché da un lato introduce nuovi reati: i rave party, gli scafisti, l'uccisione dell'orso bruno marsicano, rendete reato universale in tutto il globo terracqueo la maternità per altri e mandate in carcere i bambini. Dall'altro lato, reintroducete nei giudizi di impugnazione la prescrizione del reato che, come dicevo prima, nel 2022 ha mandato in fumo oltre 30.000 processi in appello.

Concludo, Presidente. Tra questi processi, ci potrebbe essere quello del vostro vicino di casa o quello di un vostro parente o quello che potrebbe riguardare disastri e tragedie che hanno colpito il nostro Paese. Ma davvero volete tornare a tutto questo, colleghi? Perché, guardate, questo avviene con buona pace delle dichiarazioni della Presidente del Consiglio per cui la giustizia - come ha detto nell'ultima conferenza stampa - è una priorità. Ebbene, voi che vi vantate di essere ordine e disciplina dovreste sapere che con la prescrizione la responsabilità della giustizia ingiusta è di tutti e di nessuno, ma in questo caso quella responsabilità è tutta vostra.