Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 8 Ottobre, 2025
Nome: 
Mauro Berruto

A.C. 505-A

 

Signor Presidente, signora Sottosegretario, colleghe e colleghi, vorrei cominciare da una parola che in fondo dà senso a tutto quello che facciamo qui dentro: è la parola pólis, la città-Stato dell'antica Grecia. Pólis è la radice della parola politica e fare politica altro non dovrebbe essere che prendersi cura della pólis, prendersi cura di quel pezzetto di mondo che ti è stato affidato per restituirlo migliore a chi verrà dopo. La pólis può essere un luogo fisico, geografico, un territorio - il luogo dove sei nato, dove sei arrivato, dove hai deciso di abitare -, ma può essere anche un luogo ideale, magari un'astrazione, dove però ti senti a casa.

E, allora, non posso oggi non pensare alla pallavolo, che è stata e, credo di poter dire, resterà casa mia. La pallavolo italiana si è sviluppata negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso nelle scuole, quando gli insegnanti di educazione fisica erano anche allenatori di club e quando ragazzi e ragazze andavano in palestra la mattina da studenti e poi, nel pomeriggio, tornavano in quella stessa palestra per imparare la bellezza rivoluzionaria di un gesto unico nel panorama sportivo: l'obbligatorietà del passaggio della palla. Nella pallavolo è proibito fermare il pallone, toccarlo due volte di fila. Tutto quello che fai in campo dipende in maniera diretta da qualcosa che qualcuno ha fatto prima di te e determinerà qualcosa che qualcun altro farà dopo di te. Nessun campione o campionessa, nella pallavolo, può risolvere una partita da solo o da sola. In questo sport quello che vale è la relazione.

L'utopia della pallavolo è nata nelle scuole e oggi, sportivamente parlando, domina il mondo. Per uno di quei curiosi, imprevedibili, mi verrebbe da dire “inallenabili” casi della vita, fra poche ore, oggi pomeriggio, la pallavolo italiana sarà ricevuta dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Due miei amici, due miei colleghi commissari tecnici saliranno al Quirinale da campioni del mondo, mentre io non potrei essere più orgoglioso del mio essere qui, perché oggi in quest'Aula votiamo - e mi sembra di capire all'unanimità - una proposta di legge, a mia prima firma, che letteralmente cambierà la vita di migliaia di società sportive, non solo di pallavolo, naturalmente, ma di tutte le discipline indoor.

Questo è un provvedimento che parla di palestre scolastiche e del loro utilizzo in orario extracurricolare, ma in realtà parla di un Paese che vuole liberare e far vivere i suoi spazi pubblici, perché ogni palestra scolastica chiusa è una ferita della pólis, è un'occasione mancata di educazione, di salute e di inclusione.

Lo so bene: ci sono città e regioni dove questo problema non esiste, dove la collaborazione tra scuole, comuni e società sportive funziona. Ma sono migliaia i casi, in tutta Italia, dove dirigenti scolastici poco illuminati o procedure complesse rendono impossibile, spesso senza una reale motivazione, l'utilizzo delle palestre scolastiche dopo l'orario della scuola. Per questo motivo tante società sportive hanno chiuso o rischiano di chiudere e migliaia di ragazzi e ragazze sono costretti a spostarsi in impianti lontani oppure a rinunciare allo sport. È proprio a questo che serve il Parlamento e che serviamo noi legislatori: a ridurre le ingiustizie laddove esistono e a costruire strumenti di equità.

Oggi finalmente mettiamo fine a questa anomalia, oggi finalmente mettiamo fine a questa ingiustizia. E, guardate, parlo il linguaggio dello sport, non quello della politica, e mi rivolgo direttamente ai miei colleghi allenatori e allenatrici, ai tanti dirigenti sportivi, soprattutto di quelle piccole società che combattono da sempre con questo problema: cosa cambia concretamente con questa legge? Cambia il fatto che i proprietari degli edifici scolastici (comuni, province, città metropolitane) tornano in pieno possesso della disponibilità dei loro beni. Le palestre scolastiche, infatti, sono beni pubblici e, come tali, devono servire l'interesse generale e permettere l'esercizio del diritto allo sport, da due anni sancito nell'articolo 33 della Costituzione. Cambia che non sarà più necessario il parere vincolante, spesso immotivato, del consiglio d'istituto o del dirigente scolastico, né quello del consiglio scolastico provinciale, che - lo ricordo - non esiste più, ma che continuava ad essere, per qualcuno, usato come un gigantesco alibi.

Le attività scolastiche saranno doverosamente tutelate anche in orario extracurricolare, ma c'è una novità importante: ogni scuola dovrà comunicare a comuni e province, entro il primo giorno del calendario scolastico, l'eventuale occupazione della palestra per attività legate al proprio piano triennale dell'offerta formativa e tutte le ore libere restanti potranno essere concesse dai comuni alle società sportive del territorio secondo le apposite convenzioni. I conduttori saranno naturalmente - come è giusto che sia - responsabili delle spese di gestione, senza dunque alcun onere per lo Stato, in un modello di corresponsabilità e sussidiarietà nel senso più alto del termine. Cambia il fatto che le società sportive potranno presentare progetti di riqualificazione e ammodernamento delle palestre scolastiche. Se l'ente locale ne riconoscerà l'utilità pubblica, le convenzioni con quelle società potranno, in modo simmetrico rispetto all'investimento di riqualificazione, essere gratuite e di durata non inferiore a cinque anni. Cambia che le palestre scolastiche, finalmente, potranno restare aperte anche d'estate, nei periodi di chiusura della scuola, accogliendo attività per i ragazzi che, in quel periodo, essendo liberi dall'impegno scolastico, possono allenarsi di più, ma anche centri estivi o, per esempio, programmi di cultura del movimento per gli over 65. Perché una palestra aperta d'estate rappresenta una scuola che non smette di insegnare e di essere centro della comunità, con i suoi valori di educazione, inclusione e benessere.

Tutto ciò è un modo intelligente di far vivere e migliorare il patrimonio pubblico, di prendersene cura. E torniamo sempre lì, alla pólis, perché già nella pólis di 2.500 anni fa esisteva il ginnasio: il luogo dove si allenava tanto il corpo quanto la mente, dove si gareggiava con i muscoli e con la dialettica, dove si insegnavano la filosofia, l'amore per il sapere, e la filoponia, l'amore per la fatica.

Eppure, non posso non ricordarlo: il 60 per cento delle scuole italiane non ha una palestra, dato che peggiora ulteriormente nel nostro Mezzogiorno. È un dato agghiacciante, che racconta di una dignità che lo sport non si è visto riconoscere nell'ambito scolastico. Questa legge non risolve tutto, ma dà un segnale politico fortissimo: dice che dove le palestre ci sono devono essere aperte e usate il più possibile e dove non ci sono devono essere costruite, magari allestendo quei tantissimi spazi aperti di pertinenza delle scuole, come le piastre polivalenti, i cortili, i playground. Bisogna lavorare per fare quello che non c'è, ma lo sport insegna, prima di tutto, a fare il massimo con quello che hai a disposizione.

C'è una differenza tra politica e politiche, e non è marginale. La politica è il principio, la visione. È stato un momento bellissimo di politica quel 20 settembre del 2023, quando in quest'Aula, all'unanimità, stringemmo un patto, modificando l'articolo 33 della Costituzione con il 7° comma, che dice che la Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme. Ma se la politica è visione, le politiche sono i gesti concreti che trasformano quella visione in realtà, che semplificano, migliorano la vita dei cittadini, eliminano le ingiustizie. Questa legislatura ha già visto passi importanti per lo sport fatti insieme: la citata modifica dell'articolo 33, il ripristino dei Giochi della gioventù, il progetto studente-atleta e la lotta al doping. Oggi aggiungiamo un altro tassello: le palestre scolastiche aperte e restituite alla comunità. Un provvedimento semplice, ma rivoluzionario, che ci fa tornare ad essere orgogliosi della pólis.

Per questo, a nome del gruppo del Partito Democratico, annuncio - anche con un po' di commozione - che il nostro voto sarà favorevole.