A.C.2034-A
Grazie, Presidente. Porto il pensiero del Partito Democratico rispetto a questo disegno di legge, che serve effettivamente a mettere ordine all'interno dell'Ordine costantiniano rispetto a un soggetto che è regolamentato da un regio decreto del 1922 e da un successivo decreto del Capo provvisorio dello Stato del 1946. È quindi una materia che è stata oggetto, però, di diverse pronunce giurisprudenziali, l'ultima delle quali risalente al 2022, con la quale il Consiglio di Stato ha ribadito la natura privatistica dell'Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma, che gestisce dei beni molto importanti dal punto di vista storico-culturale.
La collega che mi ha preceduto, che è del territorio, ha ricordato come l'Ordine conservi, gestisca e manutenga la basilica di Santa Maria della Steccata in Parma, che è uno dei capolavori di Parma, un luogo insigne e di esercizio del culto cattolico. È sicuramente un patrimonio della città, uno dei simboli della città. Si occupa anche della tutela, in ambito nazionale e internazionale, del patrimonio storico e religioso rappresentato dalla basilica e valorizza tutti gli elementi mobili, immateriali e materiali della basilica stessa.
Dunque, da un lato, era una riforma necessaria proprio per trovare un'armonia delle norme stesse, al tempo stesso siamo comunque preoccupati rispetto alle proposte che sono state fatte. Nello specifico, dico che era necessaria questa riforma perché si è creata una sorta di cortocircuito tra le norme di natura pubblicistica che hanno sempre disciplinato questo istituto e le pronunce del Consiglio di Stato - che ho citato in premessa - che ne hanno, invece, dichiarato la natura privatistica. Quindi, un cortocircuito che ha determinato l'impossibilità, per questo Ordine, di continuare ad operare con le finalità di tutela e di promozione della cultura del territorio parmense stesso. Per dare seguito, dunque, a quanto stabilito dal Consiglio di Stato, è stato corretto abrogare il regio decreto del 1922 e il decreto del 1946 per dare, quindi, una nuova veste a quest'Ordine, trasformandolo in una fondazione di diritto privato, mettendolo così nelle condizioni di operare correttamente.
Peccato, però, che la maggioranza e il Governo abbiano, invece, deciso di intromettersi pesantemente sulle nomine, a dispetto del territorio. Riteniamo, infatti, molto problematico l'articolo 3 - sul quale abbiamo già espresso un voto contrario - che definisce gli organi della Fondazione: un presidente, nominato dalla Presidenza del Consiglio, d'intesa con i Ministri competenti; un consiglio generale di otto membri - di cui quattro di diritto e quattro sempre decisi dalla Presidente del Consiglio, di concerto con il Ministro dell'Interno e il Ministro della Cultura - e il collegio dei revisori dei conti, che è l'unico nel quale, ad esempio, il sindaco di Parma esprime una persona. Mentre né sulla presidenza né sul consiglio è prevista alcuna intesa, alcun parere, alcun confronto, alcun dialogo: né con il sindaco, né con il presidente della provincia, né, tanto meno, con il vescovo. Riteniamo, dunque, che sia un'istituzione, al di là del regime giuridico, che da sempre tutela un patrimonio importante di proprietà dei cittadini di Parma, uno dei simboli della città, che non avrà più la possibilità, né tantomeno la garanzia, di una governance locale territoriale.
A differenza di quanto chiesto dal territorio - e devo dire anche dall'impegno messo dai colleghi, anche di altri partiti, che in quel territorio risiedono - si è dunque deciso con molta arroganza, senza alcun dialogo e confronto con chi opera e amministra in quel territorio, di fare un colpo di mano all'insegna dell'autonomia, certamente non del territorio ma del Governo, e della totale mancanza di rispetto che meritano gli enti locali che governano perché sono eletti da quei cittadini del territorio. È per noi una cosa non accettabile. Ma è mai possibile - ci chiediamo - che il sindaco non possa nominare un membro del consiglio di amministrazione della fondazione? È mai possibile che si possano fare delle nomine senza alcuna intesa, senza alcun confronto e senza alcun parere con chi governa in quel territorio? Una cosa certamente l'abbiamo capita: da un lato, si sventola la bandiera dell'autonomia differenziata, dall'altro, si decide sul destino dei territori con decisioni totalmente autoreferenziali. O si decide di nominare dei commissari, come farete nei prossimi giorni sulla diga di Vetto, o decidete voi le nomine alle spalle degli enti locali, espropriando il territorio e nominando, ovviamente, tutti i membri senza alcuna intesa. Si tratta, dal nostro punto di vista, di una gestione miope e molto arrogante che non condividiamo, una gestione del potere egemonica con una mania di controllo e di potere con cui continua a caratterizzarsi questo Governo.
Vorrei ricordare che il nostro Paese e le sue istituzioni, anche culturali, non sono di proprietà del Governo di turno ma sono dei cittadini e delle cittadine. Non riteniamo accettabile questa impostazione: la basilica della Steccata e la Fondazione non sono nate certamente, e per fortuna, con questo Governo e sono state certamente amministrate anche senza questa imposizione. Lo sottolineo perché sembra quasi che stiamo parlando di una Fondazione che dobbiamo commissariare o di nomine che saranno calate dall'alto, perché finora quelle che c'erano non sono andate bene: certamente per occupare qualche poltrona o immagino per piazzare qualche amico di turno. Non condividiamo questa impostazione e riteniamo che non sia accettabile, la respingiamo come metodo al mittente e la riteniamo anche un precedente sgradevole e pericoloso per i territori e per i cittadini. Per questo motivo esprimo il voto contrario del Partito Democratico.