Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 4 Dicembre, 2025
Nome: 
Toni Ricciardi

Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, Sottosegretaria Albano, ormai ci incontriamo sempre: lei è quasi la mia portafortuna su ogni provvedimento e la ringrazio per questo. Presidente, lei mi consentirà di partire dai ringraziamenti, per una semplice ragione: perché è la prima volta che, rispetto alla vicenda dell'IMU per gli italiani all'estero, il provvedimento segue un iter ordinario. Auspico e spero che si possa trovare la convergenza massima possibile.

Se questo è stato possibile, Presidente, lei mi deve consentire di ringraziare la mia segretaria Elly Schlein, che ha sposato da subito il provvedimento, probabilmente perché anche ella è stata un'italiana all'estero, il nostro responsabile esteri, Peppe Provenzano, la presidente di gruppo Chiara Braga e il mio presidente di gruppo in Commissione finanze, Virginio Merola, che, in questi anni, ha sostenuto questa proposta. Soprattutto, mi faccia chiedere scusa ai colleghi del mio gruppo, perché per tre anni li ho ossessionati con la vicenda dell'IMU per gli italiani all'estero.

E, ancora, Presidente, un grazie ai colleghi della Commissione finanze, per avermi concesso l'onore, non previsto, non dovuto, di essere relatore del provvedimento, agli uffici della Commissione, del MEF, al presidente della Commissione.

Lei mi consentirà, Presidente, un ringraziamento speciale e particolare, non formale, ma vero, a una persona che non ha interpretato il ruolo istituzionale, ma è andata ben oltre: ha accompagnato me e questo provvedimento fino all'ultimo minuto utile, e se oggi è approdato in quest'Aula con queste dichiarazioni, e spero e auspico con il voto più largo possibile, lo si deve al lavoro che ha svolto il presidente Marco Osnato, che ringrazio formalmente.

Ora entriamo nel merito della questione. La misura tocca esattamente i comuni fino ai 5.000 abitanti. Non è una misura risolutiva. È chiaro che avremmo voluto estendere quest'agevolazione o riconoscimento equiparativo a tutti i comuni, ma la mole economica sarebbe stata ben altra. Però, intanto, lavoriamo sul 70 per cento dei comuni italiani, sul 50 per cento della popolazione italiana, ma, soprattutto, lavoriamo su quei comuni dai quali è partita l'emigrazione italiana e lo facciamo con un criterio di progressività: calcoliamo il beneficio di equiparazione in base alla rendita catastale.

Ora, è chiaro, colleghe e colleghi, che necessiteremmo di una riforma del catasto, ma fin quando questa non c'è, la politica ha l'obbligo e la responsabilità di trovare soluzioni possibili ai problemi posti.

Certo, è un primo passo, non è risolutivo, ma getta le basi metodologiche - mi consentirete, senza presunzione, colleghe e colleghi - affinché, da oggi in poi, si possa affrontare la questione con uno schema legislativo costruito, sul quale si potrà intervenire, di volta in volta, volendo allargare le maglie e immaginare anche ridefinizioni per questi immobili.

Di che cosa stiamo parlando? Gli immobili interessati da questa misura sono 115.000 sul territorio nazionale; quelli che beneficeranno di questa norma saranno oltre 100.000; quindi, oltre 100.000 immobili beneficeranno della misura, che è modulare per rendite catastali e che soprattutto risponde a un'esigenza: risolviamo, forse mai come in passato, in un tempo molto celere, un'osservazione della Commissione europea.

La legge precedente prevedeva un'agevolazione del 50 per cento per i pensionati residenti all'estero in convenzione. L'Unione europea il 17 luglio… questa norma era calendarizzata per il 28 luglio 2025, doveva arrivare in Aula, ma non è arrivata. Io ringrazio nuovamente gli uffici che hanno fatto un lavoro straordinario, affinché si riuscisse, comunque, in così breve tempo, a ricostruire una norma pronta per l'Aula, alla quale si aggiunge anche la questione della Tari.

Non voglio entrare nel merito, il tema è abbastanza semplice. Se tutti adottassimo il criterio della Tari come è adottato in alcuni minuscoli territori del Paese, ovvero che il cittadino o la cittadina paga la Tari per peso e non per metri quadri abitativi, probabilmente noi andremmo verso un criterio di equità.

Questo è un lavoro che ancora va fatto, ma immaginare che ci sia un'attenzione riduttiva per coloro che abitano queste case per poco tempo all'anno credo che sia il minimo sindacale.

Però, qual è la ratio di questo provvedimento? La ratio di questo provvedimento - e qui entro un po' nella sfera diversa rispetto alla tecnicalità - è quella di riconoscere il sacrificio di generazioni di emigranti, partiti dal nulla e che, per decenni, hanno risparmiato per costruirsi quella casa nel comune, nel paesino dal quale erano partiti. È la storia italiana di milioni e milioni di donne e di uomini. È la storia, se volete, di una coppia su tanti milioni che prendo ad esempio, Salvatore e Rosina, che lavoravano 18 ore al giorno e che, per vent'anni, hanno risparmiato i soldi per costruirsi la casa nel loro paese di partenza. Quella casa non rappresentava - badate bene - un privilegio, ma rappresentava plasticamente e socialmente, l'ottenimento di un ascensore sociale: era la rappresentazione alla comunità che quell'atto migratorio non era stato un atto invano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Purtroppo, Salvatore questa cosa non la vivrà. Non so come la prenderà, ma probabilmente credo che sarà contento di questa misura. Si tratta di una misura che qualche decennio fa, Presidente, il sociologo Alberoni aveva definito come l'uso anarchico del risparmio dell'emigrante, perché tu vai a investire in costruzioni di immobili che tecnicamente non è che ti danno un beneficio di natura economica, un beneficio di natura economica che, attenzione, riguarda la storia, da Nord a Sud, delle aree interne, dei comuni del margine. Non c'è distinzione tra Nord e Sud, c'è una storia che accomuna il Paese dalla provincia di Belluno fino a quella di Caltanissetta, non escludendo nessuno, perché è una storia comune e collettiva.

Perché, alla fine di tutto, noi siamo andati verso questa direzione? Mi lasci fare una citazione che, colleghe e colleghi, conoscerete sicuramente tutte e tutti ed è di Cesare Pavese, che scriveva: “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”. Da oggi, credo, con lo sforzo di tutte e tutti - e mi consenta anche di ringraziare tutti i colleghi e le colleghe eletti all'estero per il contributo che hanno dato -, probabilmente ci sarà anche una casa che aspetterà queste persone e le invoglierà a non lasciarla più sola.

Per questa ragione, con l'onore e il privilegio che mi è stato concesso, dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico.