Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 15 Luglio, 2025
Nome: 
Marco Lacarra

A.C. 1074-A

 

Sì, grazie, signor Presidente. Colleghi e colleghe, rappresentante del Governo, intorno al tema delle persone scomparse in Italia si concentra una delle problematiche più complesse e delicate della nostra società. Proprio in questa legislatura, per la prima volta, è stata istituita una Commissione d'inchiesta con il preciso intento di fare luce su due casi di sparizione tra i più noti e dolorosi della storia recente del nostro Paese: quello di Emanuela Orlandi e quello di Mirella Gregori, storie che, a più di quarant'anni di distanza, ci lasciano ancora un forte senso di inquietudine addosso e la speranza, nel cuore di ciascuno, che si conosca finalmente la verità.

Ma questo stesso dramma silenzioso coinvolge ogni anno migliaia di altre famiglie e chiama in causa con forza le responsabilità delle istituzioni: storie meno conosciute, che sfuggono alla luce accecante dei riflettori ma che non sono meno dolorose per chi ha la sfortuna di viverle sulla propria pelle. Le cifre sono chiare, i numeri parlano da soli: nel solo 2023 sono state presentate oltre 29.000 denunce di scomparsa, con un incremento del 20,3 per cento rispetto all'anno precedente; parliamo, in media, di circa 80 persone che ogni giorno spariscono nel nostro Paese. A destare maggiore preoccupazione è il dato relativo ai minori, che rappresentano quasi il 75 per cento delle denunce registrate nel 2023. 

Si tratta, nella maggior parte dei casi, di minori stranieri non accompagnati che si allontanano dalle strutture di accoglienza spesso esponendosi a gravissimi rischi e, sebbene una parte delle persone scomparse venga successivamente ritrovata, i numeri delle persone che restano irreperibili rimangono elevatissimi: nel 2022, su poco più di 24.000 persone scomparse, ben 12.200 non sono mai state ritrovate. Il fenomeno deriva da ragioni tra loro molto differenti, si va dagli allontanamenti volontari alle fughe da situazioni familiari o sociali problematiche fino ad arrivare ai casi più gravi legati a eventi criminosi.

A fronte di questa complessità è stato istituito da tempo il Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, una figura che svolge un ruolo essenziale nel coordinamento tra le istituzioni e nella promozione di strategie operative condivise. Il lavoro del Commissario è ampio e articolato: monitora i dati, sviluppa strumenti di prevenzione, promuove campagne di sensibilizzazione, coordina le attività tra le Forze dell'ordine, prefettura, magistratura, enti locali e associazioni; si adopera anche per garantire supporto psicologico e orientamento ai familiari mantenendo vivo il contatto umano in una vicenda che è prima di tutto una ferita profonda per chi rimane.

Tra le azioni più significative vi è la promozione di tecnologie avanzate per il tracciamento e la localizzazione, come il sistema informativo “ricerca scomparsi” e l'impulso alla costituzione di banche dati del DNA utili all'identificazione di cadaveri non riconosciuti. Importante è anche la stipula di protocolli d'intesa, come quelli con il Ministero dell'Istruzione per la prevenzione nelle scuole e con le prefetture per ottimizzare le procedure di identificazione.

In questo contesto, il disegno di legge in esame introduce due elementi oggettivamente importanti: da un lato, la possibilità di acquisire i dati di traffico telefonico e telematico anche fuori dall'ambito penale a fini di tutela della vita e dell'integrità fisica della persona scomparsa, dall'altro, l'istituzione della Giornata nazionale dedicata alle persone scomparse il 13 dicembre per sensibilizzare l'opinione pubblica e promuovere una maggiore consapevolezza, un segnale importante che servirà senz'altro a mantenere alta l'attenzione. Ci auguriamo, però, che non resti un momento isolato.

L'articolo 1 del provvedimento rappresenta l'aspetto più innovativo rispetto all'impianto normativo esistente. Con le nuove norme si consente, previa autorizzazione dell'autorità giudiziaria, l'acquisizione dei dati telefonici e telematici anche quando non vi sia un'indagine penale in corso, purché sussistano elementi concreti che facciano temere per la vita o l'incolumità della persona scomparsa. Un cambiamento che ha l'obiettivo di aumentare la tempestività delle ricerche e di salvare vite umane e che siamo certi sarà di grande utilità in tante situazioni drammatiche.

Tuttavia, è necessario riflettere con attenzione su alcuni aspetti critici. In primis, l'ampliamento del perimetro entro cui si possono acquisire i dati sensibili rischia di entrare in pericolosa tensione con il principio del bilanciamento tra esigenze di sicurezza e tutela della privacy. Attualmente, l'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali consente l'accesso a tali dati solo per finalità di indagine penale.

La proposta di legge amplia questa possibilità, senza però definire con sufficiente chiarezza limiti e condizioni applicative. Per esempio, nel testo in esame non viene specificato l'intervallo temporale preciso per l'accesso ai tabulati, né è richiesto che il decreto di autorizzazione da parte del pubblico ministero includa indicazioni dettagliate sulla durata e sulla proporzionalità della misura. Questo potrebbe creare margini di interpretazione troppo ampi, rischiando di compromettere i diritti fondamentali degli individui.

Un'altra questione rilevante riguarda le motivazioni delle scomparse: una parte non trascurabile è legata ad allontanamenti volontari. Secondo i dati disponibili, circa il 10 per cento dei casi registrati rientra in questa categoria. Intervenire con strumenti invasivi in assenza di un reale pericolo per la vita può generare un conflitto con il sacrosanto diritto all'autodeterminazione. È, dunque, fondamentale che le norme siano calibrate con estrema precisione, evitando derive lesive della libertà personale.

Per queste ragioni, come Partito Democratico, e apprezzando lo spirito complessivo del provvedimento, abbiamo proposto alcune modifiche al testo - pochissime, a dire il vero -, a conferma dell'atteggiamento di generale condivisione verso questa proposta di legge. Abbiamo chiesto garanzie più stringenti nell'autorizzazione all'acquisizione dei dati, come la necessità di una motivazione dettagliata da parte del magistrato, la definizione esplicita di un intervallo temporale ben delimitato, l'obbligo di documentare le evidenze a sostegno della presunta condizione di pericolo. Solo così, crediamo, si potrà evitare un'applicazione distorta o eccessiva della norma e garantire un bilanciamento soddisfacente tra i due interessi in campo.

Queste modifiche non snaturano l'obiettivo principale di questa proposta di legge, anzi ne rafforzano le garanzie e le tutele che, a nostro avviso, non devono passare in secondo piano. Una parte di quello che abbiamo detto è stata recepita dall'emendamento presentato oggi in Aula, per cui, concludendo, è un nostro dovere intervenire in quest'ambito delicato con equilibrio e grande senso di responsabilità. Non possiamo più tollerare che centinaia di famiglie vivano nel dolore dell'incertezza e della mancanza di risposte, quando abbiamo i mezzi per poter, in molti casi, evitare che i momenti di paura si trasformino in veri e propri drammi. Dobbiamo farlo, però, senza sacrificare i diritti e i principi dello Stato di diritto. Serve una legge giusta, efficace, proporzionata; una legge che metta al centro le persone, tutte le persone, quelle che cerchiamo, ma anche quelle a cui dobbiamo garantire diritti e libertà.

Per questa ragione, il voto del Partito Democratico sarà favorevole, perché l'importanza di questo intervento legislativo è certamente preponderante rispetto alle criticità, pur fondate, che abbiamo rappresentato.