Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 27 Novembre, 2025
Nome: 
Nadia Romeo

A.C. 830

 

Signor Presidente, colleghe e colleghi. Oggi ci troviamo a votare un provvedimento che - qualcuno lo ha detto prima - sembra che non debba avere un ruolo centrale nelle politiche parlamentari, perché, magari, molti che non vivono i territori immaginano che sia un problema di semplice frodo. Ma, invece, chi viene da quei territori, dai territori del Delta, delle province di Rovigo, Ferrara, Mantova, Ravenna e Padova, come me, sappiamo che non parliamo più di semplice frodo, ma di un fenomeno criminale strutturato, organizzato con ruoli, gerarchie, competenze tecniche e profitti davvero rilevanti. Nelle audizioni, le Forze dell'ordine ci hanno fornito dati concreti. Ogni gruppo può guadagnare da 20.000 a 40.000 euro a settimana, operando in squadre da 4 o 5 persone prevalentemente di notte e in aree difficili da controllare. Solo lungo l'asta del Po si contano oltre 200 bracconieri abituali e il giro d'affari complessivo stimato supera i 5 o 6 milioni di euro all'anno. Cosa significa bracconaggio ittico? Noi non stiamo parlando di pescatori improvvisati. Parliamo di persone che svuotano interi tratti di fiume o di lago con reti illegali lunghe centinaia di metri. Utilizzano elettro-storditori, veleni e fertilizzanti che devastano pesci, microfauna ed ecosistemi. Catturano specie protette, spesso in periodo di riproduzione, compromettendo i cicli biologici e la biodiversità. Trasportano il pescato senza catena del freddo e senza garanzie sanitarie, immettendolo poi in mercati paralleli, con documenti falsi, depositi irregolari e ristoranti compiacenti. Alimentano reati collaterali: furti di barche e motori, pendolarismo fluviale, traffici con l'Est Europa e riciclaggio. Questo, quindi, come vedete, non è più un fenomeno marginale, ma è un vero e proprio business criminale che distrugge l'ambiente, danneggia l'economia legale, la pesca legale e la pesca sportiva, che coinvolge oggi oltre 2 milioni di cittadini, e che mette a rischio la salute pubblica.

È anche un problema ormai europeo, perché mette in crisi anche quegli obiettivi delle “direttive Habitat” e “direttive Acque” che impongono di tutelare gli habitat naturali e lo stato ecologico delle acque. Ogni volta che un fiume viene svuotato o un ecosistema devastato rischiamo di non rispettare impegni chiari e vincolanti a livello europeo. Alcune associazioni nelle audizioni, come la Federazione pesca sportiva ed attività subacquee, hanno detto che gli ecosistemi non hanno più - cito testualmente - il tempo di rigenerarsi, il bracconaggio svuota i fiumi e danneggia tutto il nostro settore.

Allora, intervenire era necessario? Sì, davvero era necessario. Non possiamo non riconoscere che alcuni passi avanti e alcuni contenuti di questo testo sono contenuti condivisibili, ma sono miglioramenti semplicemente parziali. Dobbiamo essere chiari: questa legge non è la risposta che i nostri territori si attendono. Perché? Per un motivo semplice: mancano le risorse. Con l'invarianza finanziaria non può esserci una risposta vera e incisiva e non si contrastano organizzazioni criminali strutturate senza uomini, senza mezzi, senza turni notturni e senza controllo della filiera commerciale. Non possiamo pensare che le guardie volontarie, che ringraziamo per il loro impegno, possono essere l'argine principale contro bande professionali che operano di notte con mezzi potenti e con logistica consolidata. Ce l'hanno detto loro nelle audizioni: siamo volontari, non possiamo sostituirci allo Stato. Ce l'hanno detto loro.

Restano anche altre criticità. Il sistema sanzionatorio, collega Gatta, non è omogeneo, non è sufficiente e non costituisce un deterrente vero per questo tipo di sistema. La recidiva non viene affrontata con la necessaria severità e manca una strategia nazionale coerente, perché il fenomeno ormai da Nord si sta estendendo anche al Sud, e la tracciabilità commerciale non è rafforzata, lasciando quindi aperta tutta la questione di una filiera parallela.

Per questo motivo noi, credendo fortemente che questa sia una proposta da portare all'attenzione dell'Aula e del nostro Parlamento, abbiamo provato a presentare un ordine del giorno - ringrazio, insomma, anche per averci dato un parere favorevole, ma con una riformulazione però - e noi li chiedevamo che cosa? Chiedevamo di reperire risorse, organici e mezzi adeguati, perché non è che lo chiediamo noi, ma sempre nelle audizioni i carabinieri forestali e le Forze dell'ordine ci hanno detto - cito testualmente - che le sanzioni attuali non intimidiscono chi ha profitti così alti.

Quindi, questo è un elemento davvero centrale e davvero importante. Anche rendere il sistema sanzionatorio omogeneo è importante, così come rafforzare la tracciabilità del pescato e i controlli sugli esercizi commerciali, istituire un fondo antibracconaggio stabile, costruire una strategia nazionale coerente con tutti gli obblighi europei. Questo chiedevamo per cercare di migliorare una norma che - lo abbiamo detto - ha fatto sì dei passi avanti, ma sui cui davvero non possiamo votare a favore, perché farlo significherebbe dire ai cittadini di quei territori e ai pescatori di quei territori che noi abbiamo risolto il problema e che questa legge è la risposta. Ma non lo è. Non lo è senza risorse, senza uomini, senza mezzi, senza presidi e senza controlli. Senza tutto questo non si può contrastare questo fenomeno.

Per questo, come Partito Democratico annunciamo la nostra astensione, che è motivata e responsabile, un'apertura per dire: bene, possiamo fare di più, impegniamoci a cambiare questo percorso, diamo risorse, uomini, mezzi, cerchiamo di garantire e sostenere davvero l'economia legale e la salute pubblica e di combattere la criminalità organizzata. Noi su questi temi ci saremo sempre, abbiamo fatto la nostra parte con le proposte in questa proposta di legge, ma purtroppo non è sufficiente, e noi dobbiamo essere seri e responsabili verso i territori, ai quali dobbiamo andare a dire che purtroppo non è la soluzione ma solo un passo avanti.