Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 14 Maggio, 2019
Nome: 
Alfredo Bazoli

A.C. 506-A

 

Presidente, il Partito Democratico ha fortemente voluto questo testo di legge inteso a dare una soluzione normativa definitiva a una questione, quella dell'assegno divorzile, di particolare interesse per migliaia di italiani. Non ripercorrerò qui le stratificazioni giurisprudenziali che su questa delicata questione si sono succedute nel corso degli anni dato che sono già state esaustivamente descritte in discussione sulle linee generali dai miei colleghi che sono intervenuti, la relatrice Morani e il collega Miceli. Mi limiterò, però, a ricordare che a fronte di un testo di legge molto scarno, si è avuta un'evoluzione della sua interpretazione nel corso del tempo, che ha avuto un'accelerazione nel corso degli ultimi due anni, a partire dalla nota sentenza della Cassazione del 2017, la cosiddetta “sentenza Grilli”, che archiviava improvvisamente il criterio pressoché costante adottato fino ad allora: quello che individuava i presupposti della corresponsione dell'assegno divorzile nella necessità di garantire al coniuge debole il mantenimento del tenore di vita avuto in costanza di matrimonio, il famoso tenore di vita; un criterio che, con il passare del tempo, era apparso sempre più inadeguato e spesso fonte di iniquità per la ormai acquisita consapevolezza che la rottura del vincolo matrimoniale comporta un impoverimento generale che riguarda tutti i contraenti.

Quella sentenza sostituiva al tenore di vita un nuovo criterio, quello della verifica dell'indipendenza economica del coniuge richiedente al sussistere della quale veniva meno il diritto all'assegno. Pertanto, una vera e propria rivoluzione che riduceva la corresponsione dell'assegno a una funzione puramente assistenziale ma, soprattutto, che portava con sé l'idea di un matrimonio senza responsabilità, di una sorta di matrimonio usa e getta, di un legame dal quale era lecito liberarsi senza conseguenze né di natura personale né di natura patrimoniale. Dunque, una concezione minima, quasi individualista, che disconosceva qualunque vincolo di solidarietà successivo.

Quella sentenza suscitò molte critiche ma soprattutto vi è stato un periodo d'incertezza giurisprudenziale con sentenze di merito e di legittimità che dopo di allora si susseguirono in parte seguendo la decisione della Cassazione e in parte invece discostandosene. In quel frangente, nella scorsa legislatura e su impulso di una nostra ex collega molto brava, Donatella Ferranti, che allora era presidente della II Commissione (Giustizia), si avviò un lavoro volto a dare soluzione normativa al contrasto crescente che si sostanziò, dopo un ciclo di audizioni che vide i maggiori esperti italiani in materia fornire il loro contributo, in un testo di legge che venne approvato in Commissione a larga e trasversale maggioranza nel dicembre 2017 e con il quale si innovava profondamente la legge sul divorzio, introducendo criteri chiari che componevano un nuovo ed equilibrato bilanciamento degli interessi in gioco.

Quel testo di legge era talmente convincente ed era talmente calibrato che divenne la base della decisione assunta nel luglio 2018 dalle sezioni unite della Cassazione che ne hanno ripreso compiutamente la sostanza e gli effetti individuando criteri atti a garantire all'assegno divorzile una funzione al tempo stesso assistenziale, compensativa e perequativa secondo una moderna concezione analoga a quella presente negli altri Paesi europei. Il testo della proposta di legge ha proprio lo scopo di scolpire nei testi di legge quei criteri e quegli obiettivi per dare un assetto normativo stabile e limpido, non soggetto ad ulteriori oscillazioni giurisprudenziali che neppure la funzione nomofilattica delle Sezioni Unite può garantire compiutamente. Si intende così garantire la certezza del diritto e insieme il giusto equilibrio tra la libera autodeterminazione degli individui e il principio di solidarietà, ridando così al matrimonio il suo giusto significato: l'istituto che crea legami, responsabilità e vincoli. Si individuano, dunque, i criteri che deve valutare il giudice secondo il suo prudente apprezzamento per individuare e riconoscere il ruolo e il contributo fornito dal coniuge economicamente più debole alla formazione del patrimonio personale e familiare e compensare le disparità, uno squilibrio economico che lo scioglimento del vincolo ha prodotto. Sono criteri semplici e chiari, volutamente inseriti senza un ordine gerarchico salvo il riferimento alla durata del matrimonio, perché al giudice è dato il compito di individuare la soluzione più equa e corretta nel caso concreto. In una materia nella quale più che in altre le circostanze di fatto varie come può essere varia la vita delle persone non consente di introdurre vincoli predeterminati ma richiede che il legislatore fornisca una griglia all'interno della quale il giudice ritagli la decisione più adatta alla situazione concreta. È un intervento normativo necessario dunque e che peraltro non si limita a scolpire quei criteri nella legge ma introduce anche altre migliorie e correttivi assecondando tante istanze e suggerimenti pervenuti dagli operatori, dagli esperti tra cui un nuovo strumento a disposizione del giudice ovvero la possibilità di un assegno di durata predeterminata quando lo squilibrio economico sia dovuto a ragioni contingenti o comunque superabili. Presidente, concludo. Il Parlamento oggi fa il suo dovere dando un assetto finalmente stabile, in modo equilibrato e innovativo ad una materia di interesse di tanti italiani come l'assegno divorzile. Lo fa su impulso del Partito Democratico e grazie ad una collaborazione e condivisione della maggioranza della quale voglio dare atto secondo un metodo di confronto aperto e costruttivo che raramente abbiamo riscontrato in questa legislatura e che pure dovrebbe costituire la norma e non l'eccezione. Un titolo di merito particolare credo meriti la mia amica e collega Alessia Morani, relatrice del provvedimento e firmataria della proposta di legge per la tenacia e l'equilibrio con cui ha perseguito questo risultato. Per una volta, Presidente, voteremo convinti e soddisfatti il provvedimento.