Data: 
Mercoledì, 23 Settembre, 2020
Nome: 
Barbara Pollastrini

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, è davvero difficile, direi impossibile ridurre in due minuti una vita che ha attraversato un secolo come lei ricordava, signor Presidente. È un po' come raccogliere il mare in un cucchiaio, il mare che lei, Rossana Rossanda, amava moltissimo. Rossana Rossanda è stata molte cose e, una su tutte, una donna che mai sino all'ultimo ha rinunziato a scrutare, a capire il mondo, a voler sapere del mondo. Era il suo un interrogarsi perenne, inquieto, autonomo su cosa era stato e poteva essere ancora il marxismo e cosa sarebbe stata in futuro la sinistra di domani, su cosa sarebbero state le grandi libertà delle donne domani. Lei diceva anche di recente: il comunismo ha sbagliato fino a farmi venire i capelli bianchi. Da giovane donna, quando aveva 32 anni, le vennero i capelli bianchi quando capì e scoprì cos'era avvenuto in Unione Sovietica. Eppure diceva: ma il comunismo, come idea in sé, aveva qualcosa di giusto perché tali sono le diseguaglianze ancora oggi nel mondo e di qui il suo rovello e il suo interrogarsi senza fine. Tante e tanti che l'hanno conosciuta la descrivono come una donna che metteva soggezione per il fascino che ispirava. Dicevano che aveva un magnetismo particolare; un'eleganza - era una donna elegante - che sapeva però piegarsi alla passione politica sempre intenta a capire cos'era quel mondo del lavoro, cos'erano quegli ultimi, cos'erano quegli studenti nelle piazze, cos'era il femminismo delle donne che lei avrebbe scoperto dopo e che sarebbe stato l'ultimo grande accompagnamento della sua vita. Presidente, mi faccia solo dire che a Milano quella giovane donna scelse come nome da partigiana Miranda. L'ha detto lei che era stata parte della segreteria del Partito Comunista Italiano di allora. Lo stesso Partito Comunista che, nel 1969, l'avrebbe radiata per il suo dissenso quando nasceva quella rivista, poi quotidiano, il Manifesto. Prima di allora - ecco cosa tengo a dire - per dodici anni aveva diretto la Casa della Cultura di via Borgogna, facendone un luogo irripetibile dell'incontro tra politica e cultura nel segno della modernità e di un razionalismo sconosciuto ancora nel resto del Paese. Musatti, Fortini, il suo maestro Antonio Banfi e più tardi a Roma nell'esperienza de il Manifesto.Ecco mi faccia chiudere così, García Márquez la definì la donna più intelligente da me conosciuta; Sartre con lei amava confrontarsi e Simone de Beauvoir si faceva consigliare i suoi libri. Credo che anche questo, il suo grande amore per la ricerca e il senso critico e il rapporto fra cultura e politica, abbia molto da insegnare a tutte noi.