La ringrazio, signor Presidente. Prendo la parola per ricordare in quest'Aula la figura di Oliviero Toscani, scomparso ieri all'età di 82 anni (Applausi). Per chi lo conosceva forse immagina che Oliviero Toscani avrebbe sorriso a vedersi celebrare in quest'Aula e, dopo un iniziale sorriso, avrebbe, forse, con intelligenza e, comunque, con intelligenza - magari dai microfoni di Radio Radicale - commentato questo intervento. Sicuramente ci avrebbe fatto vedere qualcosa, negli interventi, che noi stessi non eravamo in grado di vedere; con le immagini, vedere quindi. Infatti, Toscani era un fotografo e l'arte della fotografia sta proprio nello sguardo, uno sguardo di cui la macchina fotografica è lo strumento principale. È uno strumento che si ricollega al pensiero, è una forma di pensiero che seleziona, sceglie, compone, come Oliviero Toscani ha fatto, sin dalla prima immagine che, a 14 anni nel 1957, riuscì a cogliere proprio fotografando il volto di Rachele Mussolini, a Predappio, nel momento in cui veniva tumulato il corpo del Duce nella tomba di famiglia.
Poi ha continuato a farlo negli anni successivi, con le tante campagne fotografiche, con la rivista Colors, con l'esperienza del Centro internazionale per le arti, Fabrica, collaborando con l'Alto Commissariato per le Nazioni Unite, con il progetto Razza Umana, con immagini che sono state capaci, negli anni, di stupire, riflettere e sensibilizzare ma, sicuramente, mai lasciandoci indifferenti.
Un'immagine non cambia il mondo - diceva - ma può farlo riflettere. Questo è proprio il potere della fotografia. Toscani ci ha fatto spesso guardare proprio quello che non volevamo vedere o che non riuscivamo a vedere e ha provato a mostrare un mondo come dovrebbe essere, come potrebbe essere, come non dovrebbe, in realtà, essere e cerchiamo spesso di dimenticare. E lo ha fatto in modo schietto, politicamente scorretto, in modo situazionista, come lui stesso amava definirsi, fino all'ultimo, anche rappresentando la malattia, il fisico provato e debilitato. Da ieri i mezzi di comunicazione sono inondati, giustamente, dalle sue immagini, dalle sue campagne sociali importanti e proprio quelle immagini sono il veicolo migliore - migliore anche delle parole - per ricordarlo, per ricordare quel suo modo unico di fare arte, stimolando proprio la coscienza collettiva