Discussione generale
Data: 
Lunedì, 13 Marzo, 2023
Nome: 
Federico Gianassi

Presidente, colleghe e colleghi, in merito alla mozione presentata dal gruppo Noi Moderati, che ci consente di affrontare nuovamente in quest'Aula le questioni in materia di giustizia, esprimiamo perplessità e contrarietà rispetto all'impostazione della mozione e alle sue conclusioni, tanto che abbiamo deciso di presentare sul tema una nostra mozione che sarà posta in votazione domani in Aula.

Ciò, in realtà non per motivazioni diverse da quelle che sono già state affrontate e discusse in quest'Aula nelle precedenti occasioni, in questa prima parte di legislatura, nelle quali vi è stata la possibilità di discutere degli orientamenti per il processo penale nel nostro ordinamento.

Abbiamo già avuto occasione di ascoltare gli indirizzi programmatici del Ministro Nordio in audizione nelle Commissioni giustizia di Camera e Senato e di affrontare, in occasione della conversione del decreto contro i raduni musicali, questioni attinenti al processo penale per la discussione e approvazione di ordini del giorno collegati presentati da gruppi presenti in Aula e nuovamente in occasione della comunicazione del Ministro sulla stato dell'amministrazione della giustizia nel mese di gennaio, comunicazione alla quale furono accompagnate risoluzioni presentate dai gruppi, una risoluzione della maggioranza e risoluzioni dei gruppi di minoranza.

Già in quelle occasioni esprimemmo i nostri dubbi, le nostre perplessità e le nostre contrarietà rispetto all'approccio che era stato indicato dal Ministro, sia per una contraddizione che leggevamo e continuiamo a leggere nella maggioranza, che non ci pare affatto compatta sugli orientamenti circa le prospettive del processo penale, sia perché, in relazione agli auspici che il Ministro Nordio più volte ripeteva, non conseguivano azioni concrete del Governo e del Parlamento. Dicemmo, in occasione della conversione del decreto contro i raduni musicali, che rispetto all'auspicio del Ministro Nordio di contrastare la cultura pan-penalistica, di ridurre le intercettazioni e il carcere, si era ottenuto, invece, l'effetto esattamente opposto, cioè un nuovo reato, più carcere e più intercettazioni.

Ora aggiungiamo agli elementi di critica e di perplessità rispetto al comportamento del Governo, non solo di metodo ma anche di merito, il fatto che comincia a essere passato del tempo rispetto all'avvio della legislatura e assistiamo spesso a un dibattito sugli auspici, le prospettive e gli indirizzi che la maggioranza e il Governo intendono dare alla giustizia, ma a questo dibattito non corrisponde - ad oggi e poi saremo eventualmente smentiti nei prossimi giorni e nelle prossime settimane - una coerente iniziativa governativa o parlamentare rispetto agli auspici che vengono evidenziati. Ad oggi in materia di giustizia abbiamo assistito, per l'appunto, alla conversione di un decreto-legge che nel merito produceva un risultato diverso rispetto agli indirizzi che il Ministro Nordio aveva espresso e in materia di giustizia, in occasione dell'approvazione della manovra di bilancio, abbiamo registrato i tagli al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, in contraddizione rispetto all'auspicio di un investimento maggiore sul carcere. Ancora oggi, a seguito della comunicazione sullo stato dell'amministrazione della giustizia, in cui il Ministro Nordio indicò anche le prospettive successive, non sono conseguiti interventi o atti.

Non che noi li attendiamo con favore, perché anche nel merito abbiamo espresso molte criticità, alcune delle quali andrò a indicare anche ora, però siamo costretti a evidenziare che il tempo del confronto sui principi e sugli auspici sembra non essere finito - e ancora oggi e domani saremo chiamati a discutere di questo - e ancora non si è attivato il tempo delle iniziative di radicale trasformazione del sistema della giustizia, che - ripeto - noi non auspichiamo, come dimostra, peraltro, l'ultimo provvedimento, di cui abbiamo discusso prima, cioè il disegno di legge in materia di procedibilità e arresto obbligatorio in flagranza di reato, rispetto al quale il Governo ha confermato l'impianto della riforma Cartabia, rispetto al quale alcuni esponenti della maggioranza, invece, avevano espresso fortissime criticità.

Probabilmente, questo è il frutto anche di una composizione eterogenea della maggioranza, alla quale partecipano forze politiche che nel precedente mandato hanno contribuito all'approvazione delle riforme, compresa quella sul processo penale. Ovviamente, la Lega e Forza Italia erano partiti protagonisti di quell'esperienza di Governo che ha determinato l'approvazione della riforma sul processo penale, così come ha fatto il Partito Democratico e così come fece il MoVimento 5 Stelle, riforma che, per l'appunto, contiene molti punti rilevanti sul tema anche del processo e dell'ordinamento giudiziario di cui oggi discutiamo, per l'appunto il superamento della riforma del 2019 sulla prescrizione con il nuovo istituto dell'improcedibilità o il sistema di gestione delle comunicazioni da parte della Polizia giudiziaria e della procura durante la fase delle indagini, oppure, ancora, l'intervento in materia di passaggi di funzione all'interno della magistratura, che di fatto realizza una situazione di limitazione al principio dei passaggi e qualcuno l'ha definita una separazione di fatto.

E ancora la misura sull'obbligatorietà dell'azione penale, con l'intervento che attribuisce al Parlamento la possibilità di indicare i criteri prioritari.

Insomma, molto è stato fatto. Ovviamente, se ne può discutere ed è legittimo discuterne, ma molto è stato fatto con una partecipazione ampia e larga dei partiti e forse anche per queste ragioni ad oggi gli unici interventi realizzati vanno a confermare quell'impianto che è uscito dall'ultima legislatura e non a modificarlo.

Nella mozione presentata dal gruppo Noi Moderati, rispetto alla quale - ripeto - noi non esprimeremo un voto favorevole e lo diremo domani in dichiarazione di voto, vi sono sostanzialmente tre assi portanti: il primo è concedere al Governo una delega sostanzialmente in bianco rispetto alla riforma della legislazione in materia di intercettazioni; il secondo, è una delega altrettanto in bianco concessa al Governo di revisione della normativa in materia di prescrizione e improcedibilità; il terzo, è una disponibilità concessa al Governo affinché esso adotti normative volte a riformare il reato di abuso di ufficio.

In primo luogo, bisogna evidenziare che queste impegni sono delle deleghe in bianco, perché sono fumosi e generici. Perdono un po' di genericità nel momento in cui si agganciano alla parte narrativa, nella quale è meglio argomentato il motivo per il quale il gruppo Noi Moderati propone l'intervento in tale materia, ma restano, ovviamente, indirizzi molto aperti che non indicano la rotta. Laddove si dice, ad esempio, “ad adottare iniziative normative volte a impedire la paralisi del sistema della pubblica amministrazione” appare un principio - ripeto - generico, che ovviamente tocca tematiche importanti. Chi vuole la paralisi del sistema della pubblica amministrazione? Ma occorre evidenziare con quali strumenti, con quali metodi, con quali rapporti e con quali responsabilità e qui non è detto.

Ma, insomma, nella parte narrativa, ovviamente, il tema è più chiaro e si dice con chiarezza che l'attuale normativa in materia di intercettazioni non è ritenuta sufficiente a garantire la tutela della persona indagata e per questo se ne chiede un cambiamento, così come in materia di prescrizione e di improcedibilità si ritiene - così dice il primo presentatore e gli altri - che non vi sia un'adeguata tutela della ragionevole durata del processo. Sul tema dell'abuso di ufficio, un tema politico e affermato, si parla in questa sede di riformare il reato e, dunque, non di abrogarlo. Prima il collega, l'onorevole Calderone, ha evidenziato che Forza Italia ha presentato una mozione sul medesimo tema e ha chiesto l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio. Evidentemente, sono due posizioni non conciliabili: o lo si riforma o lo si abroga o non lo si tocca, ma certamente la riforma e l'abrogazione sono due concetti radicalmente diversi e credo che la maggioranza prima o poi, se vorrà intervenire in materia, dovrà sciogliere questo nodo, perché evidentemente sono due posizioni non conciliabili.

Noi riteniamo che vi sia un errore politico che viene commesso nell'orientare il Governo ad operare in questa materia ed è l'errore che consiste nella rimozione del lavoro che è stato svolto nella precedente legislatura, cioè l'analisi che viene evidenziata sembra essersi arrestata non all'anno scorso ma ad alcuni decenni fa o perlomeno riporta indietro le lancette dell'orologio. Quando parliamo di intercettazioni, oggi dobbiamo considerare che esiste una normativa, entrata in vigore nel 2020, che disciplina le modalità mediante le quali le intercettazioni possono essere effettuate, disciplina le modalità mediante le quali possono essere gestite e predispone anche sanzioni per la violazione rispetto alle regole mediante le quali le intercettazioni possono e devono essere gestite.

Allora, prima di chiedere al Governo e al Parlamento una nuova ennesima modifica sul sistema delle intercettazioni in ragione del motivo in forza del quale la legge sarebbe violata, noi riteniamo che sarebbe opportuno un impegno del Parlamento - ma soprattutto del Governo - a garantire il rispetto della legge. Non si comprende la razionalità che si cela dietro a una riflessione in forza della quale si ritiene che, poiché la legge è violata, la legge merita di essere modificata. Infatti, prima ancora servirebbe che la legge fosse rispettata.

Se a dire che la legge è violata è il Ministro, a maggior ragione si richiede al Ministro di lavorare, con l'esercizio di tutti i poteri che gli spettano, come quello di vigilanza, attraverso l'Ispettorato, per garantirne il rispetto e, solo successivamente - eventualmente verificato e monitorato il funzionamento della normativa rispetto agli scopi raggiunti - mettere in campo riforme di modifica.

Anche su questo punto, in realtà, le posizioni che la maggioranza ha espresso non sono sempre univoche. Abbiamo ascoltato da parte del Ministro più volte l'affermazione chiara e netta sull'esigenza di radicale trasformazione della legislazione in materia di intercettazioni, con riferimenti, talvolta, anche al catalogo dei reati che possono essere oggetto di intercettazione. Successivamente, nel tempo, la posizione è parsa più cauta, quasi che si ridimensionasse l'esigenza di sottrarre alcuni reati dal limite all'utilizzo delle intercettazioni.

Altri partiti, mi sembra, altre voci della maggioranza suggeriscono, se non ho colto male, di non procedere a modifiche del sistema delle intercettazioni, ma eventualmente valutarlo all'esito di un monitoraggio e all'esito anche del lavoro che al Senato è in corso di realizzazione circa la verifica che viene fatta sul sistema delle intercettazioni, gli strumenti di intercettazione. Sono due posizioni molto diverse, ma non lo dico per alimentare contrapposizioni nella maggioranza, ma perché, ovviamente, tra chi sostiene che la norma debba essere cambiata e chi invece si riserva di cambiarla l'esito di una valutazione, è evidente che siamo in presenza di due posizioni diverse.

Credo che prima o poi i nodi verranno al pettine nel momento in cui si vorranno fare atti, decreti, disegni di legge, altrimenti possiamo rimanere all'incardinamento di proposte di legge dei parlamentari, spesso di segno diverso, che però difficilmente potranno arrivare a conclusione. Anche sul sistema della prescrizione e dell'improcedibilità noi riteniamo che l'innovazione contenuta nella riforma Cartabia meriti di essere valutata, approfondita, monitorata. È una rivoluzione anch'essa copernicana perché introduce un istituto nuovo, quello dell'improcedibilità, che garantisce, nella previsione dei due anni per il giudizio d'appello e dell'anno ulteriore per il ricorso per Cassazione, fatte salve le eccezioni previste per particolari tipologie di reato, di garantire il rispetto della ragionevole durata del processo, che è un diritto fondamentale, un diritto riconosciuto dalla Convenzione, e in quella tempistica, immagino - non ho partecipato ai lavori della precedente legislatura - vi fosse la consapevolezza di agganciare l'improcedibilità, le tempistiche dell'improcedibilità alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, che bene ha detto che un processo ragionevole deve rimanere entro quei limiti, 3 anni per il giudizio di primo grado, due anni per il giudizio di appello e un anno ulteriore per il giudizio di legittimità.

Quindi, prima di procedere all'ennesima riforma della prescrizione, magari orientata all'idea di tornare indietro nel tempo, alimentando scontri spesso ideologici anche tra soggetti che partecipano all'esercizio della giurisdizione, suggeriamo caldamente e sosteniamo la posizione che merita oggi effettuare un'attenta valutazione dei risultati che la nuova riforma produce prima di mettere in campo stravolgimenti o modifiche. Infine, sul tema dell'abuso d'ufficio spesso il Governo alimenta l'esigenza della modifica della norma, peraltro recentemente modificata, sul presupposto di tutelare l'azione dei nostri sindaci. Il ruolo dei sindaci e delle sindache d'Italia è un ruolo fondamentale, rappresentano la spina dorsale delle istituzioni repubblicane nel Paese, ogni giorno sono impegnati in mezzo ai cittadini per garantire buona qualità di vita delle nostre comunità e spesso sopperiscono anche alle mancanze delle istituzioni superiori.

Meritano, quindi, tutela e meritano di non essere sottoposti a responsabilità di ogni genere, non solo politiche, ma a volte anche giudiziarie per il solo fatto di essersi assunti responsabilità di governo nell'interesse delle proprie comunità, però attenzione a non strumentalizzare i sindaci. Il tema non riguarda l'abuso d'ufficio o soltanto l'abuso d'ufficio, ma riguarda complessivamente il sistema di previsione delle responsabilità e delle competenze dei sindaci. Noi abbiamo presentato, come Partito Democratico, al Senato proposte di legge, che però sono ferme, che riguardano la proroga o l'istituzionalizzazione dell'esonero della responsabilità erariale, tranne per il caso di dolo. Andrà in scadenza il 30 giugno 2023, se non viene prorogata aumenterà la responsabilità dei sindaci e non diminuirà.

Abbiamo presentato una proposta di legge per la modifica dell'articolo 50 del Testo unico degli enti locali per la radicale e netta separazione tra la funzione politica e la funzione gestionale, così come prevede la legge, ma che evidentemente, ancora non chiaramente scritta, consente ancora oggi di avere sindaci che finiscono sotto processo per responsabilità omissiva impropria. Insomma, sono molti gli spunti che affronteremo anche domani e che ci dicono oggi di non mostrare favore rispetto all'iniziativa del gruppo Noi Moderati.