Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, noi, come Partito Democratico, nelle Commissioni competenti della Camera e del Senato chiediamo da oltre un anno di parlamentarizzare quello che è un dibattito che interessa il Paese, quello sulla crisi che sta vivendo il cinema italiano e sulle conseguenze di questa crisi.
Abbiamo rivolto questo appello in più occasioni, perché riteniamo che sia fondamentale raccogliere quello che è un grido di dolore che arriva da tutte le professionalità, le capacità, le maestranze del nostro cinema, che sono e devono essere un elemento di orgoglio nel mondo. Ma quando poi, alla fine, ci ritroviamo in una condizione come quella in cui oggi si trova il cinema italiano, è indispensabile che nei luoghi delle istituzioni vi siano delle assunzioni di responsabilità. Per questo è importante il confronto che è stato avviato e raccogliamo molte delle osservazioni che sono state indicate dall'intervento, che mi ha preceduto, dell'onorevole Amato e così, per questo, presenteremo con un nostro testo tutta una serie di punti, di impegni che speriamo, insieme a quelli presentati dalle altre forze di opposizione e di maggioranza (perché non va politicizzato questo confronto, va portato avanti l'interesse del Paese), possano da questo passaggio parlamentare offrire elementi che vadano in una direzione.
Solo nell'ultimo anno sono state tantissime le mobilitazioni del settore. Personalmente ricordo quella grandissima mobilitazione che c'è stata nel cinema Adriano (“Vogliamo che ci sia ancora un domani”). Un ricordo, quella giornata - in concomitanza con i nastri d'argento davanti al MAXXI, che si chiamava “Siamo ai titoli di coda” -, di donne e uomini, di organizzazioni, di realtà che non si rassegnano ad alcuni degli aspetti più gravi che stanno avvenendo. Guardi, una delle conseguenze peggiori a cui stiamo assistendo è che… Noi abbiamo professionalità di cui dobbiamo andare orgogliosi nel mondo. Abbiamo falegnami, abbiamo tecnici audio, abbiamo maestranze che lavoravano per il nostro cinema e che stanno cambiando lavoro, che stanno spostando altrove le loro capacità e le loro professionalità, perché il calo delle produzioni, il calo di quello che è un settore che aveva registrato invece un periodo di forte crescita, stanno andando a condizionare il destino, la vita di tantissime lavoratrici e lavoratori. E noi pensiamo che si debba per questo affrontare un dibattito.
Ci sono state voci molto autorevoli, è stato ricordato l'appello del regista Pupi Avati per l'istituzione di un'agenzia o di un Ministero dedicato esclusivamente al cinema e all'audiovisivo. È fondamentale che questo appello venga accolto, perché intorno a questo appello è possibile poi costruire i luoghi dove prendere decisioni. È fondamentale, però, che in questa discussione si sgomberi il campo da quella che è stata, a nostro avviso, la scelta più sbagliata di questo Governo, ossia considerare il cinema italiano - l'orgoglio del cinema italiano - come un settore ostile e portare avanti tutta una serie di interventi legati all'incertezza, all'incapacità di azione, alle produzioni internazionali, che sono calate. Noi abbiamo ancora dati importanti, ma sono la coda delle produzioni che avevamo. Abbiamo un dato annuale che crolla. Abbiamo, poi, questa battaglia politica contro il tax credit, che è andata nella direzione più sbagliata, che non era quella giusta. Noi dobbiamo rivendicare la grande importanza del tax credit di restituire valore, perché, per ogni euro investito nel tax credit, sono 3,5 - è stato calcolato - gli euro che poi vengono come beneficio nell'economia del nostro Paese. Però è chiaro che si tratta di una norma di 10 anni fa. Quindi, andare a verificare, con strumenti di controllo o facendo tesoro delle esperienze, ciò che dev'essere modificato, è qualcosa di sano, è qualcosa di giusto, è qualcosa che siamo noi - come Partito Democratico e come forze di opposizione - a chiedere.
Quello che non possiamo accettare è politicizzare anche la scelta delle risorse come leva, come grimaldello, per cercare di orientare le produzioni, per decidere su che cosa fare film, per decidere quali attori chiamare, per decidere quali argomenti. Ecco, dove si ferma l'azione? Il tentativo di strumentalizzazione del cinema italiano e del ruolo, che si ha pro tempore, per governare le istituzioni di questo Paese, della destra italiana. Da questo punto di vista, noi vogliamo, invece, che questi temi vengano affrontati. Che si affronti anche la questione della riforma del tax credit, ma senza dimenticarne il valore. Che si faccia chiarezza anche su quelle scelte su cui noi, in qualche modo, abbiamo cercato costantemente di tenere alta l'attenzione. Vedere, ormai, Cinecittà come una landa desolata che ha perso la sua vocazione originaria è la cartina tornasole di un fallimento. E noi, di fronte anche alle opacità che stanno emergendo in queste ore, continuiamo a chiedere di fare chiarezza, perché crediamo che questo sia un settore che merita chiarezza, che merita attenzione e che merita di avere degli strumenti e dei luoghi adeguati per crescere e non fare passi indietro come sta facendo sotto questa gestione.
Inoltre, pensiamo che sia fondamentale mettere in fila le questioni. È quello che proviamo a fare con la nostra mozione. Abbiamo messo un elenco di priorità. Altre priorità vengono dai testi presentati dalle altre forze di opposizione. Se il Governo e la maggioranza vorranno intervenire, sarà utile.
La prima è quella che le iniziative devono essere volte a incrementare l'entità dei finanziamenti destinati al settore cinematografico audiovisivo. Proprio per il ritorno che ha questo settore per il Paese, bisogna trovare più risorse, non meno risorse.
La seconda riguarda iniziative per potenziare il Fondo per il tax credit per il cinema: correggere e rafforzare eventuali strumenti di controllo che possano essere più adeguati, ma al tempo stesso valutare, con questi correttivi, la possibilità di estenderlo anche ad altri settori, come quello teatrale e quello musicale.
Inoltre, promuovere le iniziative a tutela e sostegno del comparto cinematografico in tutta la sua evoluzione tecnologica: con la proposta sull'intelligenza artificiale, abbiamo fatto una battaglia parlamentare sull'articolo 25, perché dentro questa sfida tecnologica c'è anche la velocità con cui l'intelligenza artificiale rischia di cancellare interi settori del cinema e delle professionalità legate al cinema. Penso al futuro dei doppiatori e degli sceneggiatori: abbiamo il dovere di pretendere che il nostro Paese sia al fianco di queste persone per costruire un futuro in cui l'innovazione non venga demonizzata, ma venga guidata, per fare sì che non sia contro il fattore umano, ma possa, anzi, essere un'ulteriore potenzialità che possa liberare ancora di più le possibilità che si mettono in campo. Invece, stiamo purtroppo camminando nella direzione opposta e non abbiamo il sostegno di questa maggioranza e del Governo su alcune questioni che sono cruciali. Purtroppo, non lo abbiamo avuto in Parlamento in occasione della discussione sull'intelligenza artificiale e speriamo che possa essere questa un'occasione per un cambiamento di rotta.
E poi, promuovere un Piano nazionale di sostegno e rigenerazione delle sale cinematografiche, riconoscendone il ruolo strategico come spazi di fruizione culturale, coesione sociale e presidio territoriale, anche alla luce delle trasformazioni digitali e delle nuove modalità di consumo…
Vogliamo rivendicare anche il successo delle battaglie che stiamo facendo a livello locale. Penso alla regione Lazio: grazie alla battaglia del gruppo del Partito Democratico e di tutte le forze di opposizione, abbiamo fermato un'azione pericolosissima, la legge regionale n. 171, che in qualche modo andava a permettere di realizzare, nelle sale cinematografiche chiuse, dei centri commerciali.
E invece, la strada che noi vogliamo è che i cinema, naturalmente, possano trovare una propria nuova vocazione, ma che tenga conto della funzione culturale e sociale che devono avere, non possono essere semplicemente utilizzati come spazi immediatamente per avviare attività commerciali. Da questo punto di vista, il rilancio si deve costruire tenendo conto di quelle che devono essere norme che devono servire a garantire non solo la presenza delle sale cinematografiche nelle città, ma anche nei luoghi dove storicamente si trovano nelle città. Non possiamo continuare a vedere sale chiuse nei centri storici, nei cuori pulsanti delle nostre città e dobbiamo accompagnare questi cambiamenti. E dato che, però, in occasione di questa battaglia vinta, ad esempio nella regione Lazio, si è posto il tema “si farà una legge nazionale”, noi vigileremo che questa legge nazionale tenga conto di questa necessità e non sia l'ennesimo strumento per fare un favore a qualcuno e fare un danno ai cittadini delle nostre città.
Inoltre noi continuiamo a chiedere, al fine di sostenere la produzione, di ripartire le risorse dei contributi selettivi disponibili in maniera congrua nel rispetto di tutte le tipologie - non ci stiamo alla politicizzazione che sta accompagnando le scelte di questo Governo -, di avviare politiche di sostegno ai livelli occupazionali dell'industria cinematografica e per l'intera filiale culturale a sostegno di una politica di cultura fruibile ed autonoma e, al fine di tutelare i lavoratori dello spettacolo nei periodi di inattività, di reperire risorse adeguate per una completa attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 2, comma 6, della legge n. 106 del 15 luglio 2022, a ripensare il sistema…