Discussione generale
Data: 
Martedì, 14 Giugno, 2022
Nome: 
Beatrice Lorenzin

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Presidente, onorevoli colleghi, finalmente il Parlamento si trova con questa mozione - e per questo ringrazio tutti i colleghi che hanno lavorato nelle diverse mozioni ma che si ritrovano poi in uno spirito comune e questo credo, visto il tema, sia estremamente importante - a parlare di cancro in una seduta, cancro che, ricordiamoci, è una malattia che colpisce milioni di persone e che le statistiche ormai ci danno, anche nelle simulazioni per il prossimo futuro, come una patologia che a vari livelli nel corso della vita potrebbe colpire due persone su tre. Quindi, è un numero impressionante. Possiamo dire che il cancro arriva nelle nostre vite o nelle nostre famiglie prima o poi a tutti quanti. È talmente impattante come patologia che merita un'attenzione particolare da parte del Parlamento, anche perché quando si mette mano alle azioni e alle misure per contrastare il tumore ai suoi vari livelli, in realtà si affrontano tutti i nodi della filiera della catena della sanità pubblica italiana, cioè prevenzione, programmazione, ricerca, innovazione, assistenza, presa in carico del paziente, differenze territoriali, diseguaglianze tra i territori nell'accesso alle terapie o nell'accesso alle diagnosi o all'assistenza di cui il malato ha bisogno, di cui necessita durante la malattia, assistenza non solo sanitaria ma anche sociale e psicologica. Pensiamo a chi si ammala nella terza età, a chi è solo, a chi ha bisogno anche di essere assistito nella propria vita comune e normale, dunque non soltanto come malato ma proprio come persona. Il dibattito sul cancro, però, è fermo ormai da molti anni. È dal 2016, infatti, che si attende un nuovo piano nazionale sul cancro, di cui abbiamo anche parlato più volte in varie interpellanze o question time in quest'Aula. Dopo i due anni di COVID i numeri ci dicono che non c'è più tempo da perdere, anche perché purtroppo sappiamo benissimo che - lo hanno detto anche i colleghi che mi hanno preceduto e sicuramente lo dirà chi parlerà dopo di me - abbiamo perso alla diagnosi centinaia di migliaia - se non milioni - di persone e un malato perso alla diagnosi purtroppo è un malato che arriva al Servizio sanitario nazionale con una situazione molto compromessa.

Stamattina ero in visita a un noto IRCCS romano e parlando con alcuni oncologi questi mi dicevano che ci troviamo di fronte a una situazione che non vedevamo da vent'anni. Cioè, pazienti che arrivano con una patologia così avanzata e, quindi, dove è difficile anche intervenire, come è stato fatto negli ultimi anni con i nuovi farmaci, nella fase iniziale della malattia. “Non vedevamo pazienti così”, aggiungono, “in queste condizioni da quasi due decenni”. Questo significa che, dopo l'emergenza del COVID, abbiamo strisciante una nuova emergenza che è proprio quella del cancro. Per affrontarla in modo razionale dobbiamo essere convinti - che è quello che faremo sicuramente in quest'Aula - di una serie di misure che vanno prese subito e queste misure devono essere top agenda. Io arrivo alla fine della mia conclusione e poi la descriveremo nell'arco dell'intervento. Ma cosa significa top agenda? Che queste misure vanno finanziate e dobbiamo essere certi, quindi, che il nuovo piano nazionale sul cancro, che sta per essere presentato e speriamo approvato dal Ministero e poi dalla Conferenza Stato-regioni, sia poi adeguatamente supportato nella prossima legge di bilancio. Lo dico anche per esperienza personale, perché poi se i piani non sono sostenuti economicamente e finanziariamente purtroppo poi i pazienti non li vedono o finisce che li vedono i pazienti di quelle regioni che soffrono di meno dal punto di vista economico-finanziario. Quindi, questa diga, ahimè, enorme e gigantesca di divario e di diseguaglianze che sussiste ancora oggi nell'accesso alle terapie e alle diagnosi nel nostro Paese diventa ancora più ampia e ancora più forte.

Tanto per citare qualche numero - alcuni sono già stati richiamati - abbiamo visto che essendo in Europa il cancro la seconda causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari che, ricordiamocelo, però, rimangono sempre la prima, abbiamo due grandi famiglie di patologie: quelle date dalle malattie cardiovascolari e quelle date dal cancro. L'Europa ha predisposto un importantissimo Piano contro il cancro nel 2020, che è stato anche adottato e che prevede una serie di programmi importanti. Si tratta di programmi di screening e diagnosi del cancro inclusivi, parità di accesso alle cure oncologiche verso cure della massima qualità, parità di accesso alle cure e ai medicinali oncologici all'interno dell'Unione europea - su questo l'Italia rispetto ad altri Paesi è avanti -, parità di accesso alle cure oncologiche multidisciplinari e di qualità, verso una migliore risposta all'impatto delle crisi sanitarie sui pazienti oncologici, forte sostegno ai pazienti oncologici sopravvissuti alla malattia e ai prestatori di assistenza, alle sfide dei tumori infantili che sono un altro pezzo importantissimo della rete oncologica italiana ed europea e alle sfide dei tumori rari in età adulta. Sugli strumenti, ovviamente, di azione, oltre che la ricerca e le conoscenze condivise, abbiamo il finanziamento del Piano europeo che è stato presentato il 3 febbraio 2021 ed è stato approvato, che prevede, tra le altre cose, una provvista molto importante di risorse di quasi 5 miliardi che si aggiunge alle risorse già implementate nel fondo sanitario nazionale; abbiamo la parte sui farmaci innovativi che è stata ulteriormente incrementata e la parte sulla diagnostica che avevano messo nella legge di bilancio un anno fa.

Questo insieme di provviste finanziarie importantissime, in questo momento, non può essere trascurato, né possiamo perdere neanche un euro, considerando il numero di pazienti persi alla diagnosi, di cui parlavamo prima. In particolare, pensate che la sospensione degli screening durante il 2020 è stata pari al 33 per cento per lo screening cervicale, al 31,8 per cento per quello colon-rettale e al 26,6 per cento per quello mammografico. Ciò significa che, per quanto riguarda i tre principali screening a disposizione della popolazione italiana per la prevenzione dei tumori che ci hanno permesso, su questi tipi di tumori, sul cancro alla mammella e al collo dell'utero, di intervenire in modo tempestivo negli ultimi dieci anni e, quindi, di cambiare la storia della malattia, purtroppo, un potenziale paziente su tre non ha aderito nell'arco del 2020 e abbiamo dei numeri, per il 2021, ancora più grandi.

Accanto a questo abbiamo il tema, per quanto riguarda i bambini, della possibilità di accesso ad alcune vaccinazioni che hanno poi, negli anni, segnato una prevenzione dal cancro, come la vaccinazione contro l'HPV, così come quella contro il virus dell'epatite B, per evitare il cancro del fegato. Anche qui abbiamo avuto una perdita di questi che sono strumenti di prevenzione di massa molto importante e che, invece, devono essere riproposti con urgenza ai genitori e alla popolazione. Quindi, accanto a queste notizie che certamente e purtroppo non sono molto positive, abbiamo le notizie positive, cioè che, comunque, l'andamento delle guarigioni dal cancro negli ultimi 10 o 15 anni, dopo la rivoluzione dei farmaci innovativi, è sicuramente importante e con un tasso di guarigione che non era minimamente neanche registrabile prima del 2008: immaginatevi che nel 2008 i decessi erano circa un terzo di quelli registrati nei primi anni Settanta e, oggi, circa l'80 per cento dei pazienti guarisce. Questi sono numeri che dobbiamo sempre dare, perché possiamo arrivare a questo tasso di guarigione e a una dimensione di cronicizzazione di questa malattia se riusciamo a far comprendere alla popolazione, ma anche noi, nei nostri processi decisionali, alle reti organizzative sui territori, l'importanza della prevenzione.

L'importanza della prevenzione è su due livelli: l'importanza della prevenzione primaria e di quella secondaria, cioè quelli che sono i corretti stili di vita, un fattore fondamentale che noi, purtroppo, continuiamo a sottovalutare nel dibattito pubblico e anche nel dibattito mediatico. L'alimentazione, lo sport, il fumo, quindi, non fumare, bere con moderazione, non usare sostanze sono le azioni che aiutano a guadagnare anni in salute e, quindi, a prevenire questa malattia. Ma direi di più che se uno purtroppo si ammala e sta bene, il suo organismo sta bene, la capacità di reazione alla malattia e alle terapie è migliore; sembra una banalità, ma purtroppo queste banalità poi si traducono in casistiche; abbiamo visto come il COVID abbia colpito, per esempio, pazienti con comorbilità in modo diverso dal paziente sano. Quindi, uno degli obiettivi di prevenzione di uno Stato che ha un Servizio sanitario nazionale come il nostro, è proprio cercare di mantenere le persone sane il più a lungo possibile e questo si fa sin da subito, sin dall'infanzia, con un corretto stile di vita, con l'educazione, aiutando sia le strutture, cioè le scuole, a promuovere la buona salute, sia, anche, le famiglie ad avere possibilità e strumenti per garantire un corretto stile di vita e, quindi, per educare all'alimentazione e alla corretta nutrizione.

La seconda, lo dicevamo, è quella degli screening ed è la diagnostica di secondo livello. Per quanto riguarda il cancro, oggi, rispetto a tutto il mondo delle “omiche”, cioè all'aspetto della genomica, della possibilità di accesso a nuovi processi terapeutici, è ovvio che lo screening è tutto: soltanto se noi abbiamo una capacità di lavorare in pool, di avere le piattaforme di analisi genomica, di poter analizzare il famoso vetrino, capire e fare un test genico di quel vetrino, potremo garantire a quel paziente il massimo della terapia possibile, ovunque esso sia, cioè ovunque abiti e a qualsiasi latitudine del nostro Paese. Ovviamente, in questo concetto di medicina e di approccio di combattimento al cancro non è più il paziente che si muove, è il vetrino che si muove, è il suo campione che si muove e intorno a quello si organizzano pool di medici che sono in grado non solo di fare una corretta diagnosi, ma anche di individuare la corretta terapia e garantire l'accesso a questa terapia o l'accesso a trial sperimentali a tutti e non solo a chi ha la fortuna di vivere in una regione con un grosso IRCCS o più IRCCS oncologici che hanno accesso a queste terapie.

Cosa diversa, invece, per esempio, diversa in parte, riguarda il tema dei tumori pediatrici, dove noi abbiamo la necessità di seguire il paziente nell'arco della sua vita; guardate, non mi riferisco solo all'accesso alla formazione pediatrica, alla diagnosi precoce e, poi, alla terapia, visti i numeri dei bambini, ma anche dei bambini che guariscono oggi. Abbiamo anche un tema legato a un passaggio molto delicato del bambino oncologico, cioè quando esce dal reparto dove è stato trattato fino ai 18 anni e, poi, c'è un altro pezzettino; cioè cosa succede a queste migliaia e migliaia di pazienti con più di diciott'anni quando escono dal loro reparto? Ecco, credo che lì ci sia la necessità, sempre più, di organizzare la pediatria oncologica in raccordo e in rapporto con l'oncologia adulta, anche con dei luoghi di passaggio cuscinetto su questi pazienti, considerando anche le diversità di esigenze, ad esempio, tra il bambino e l'adulto.

Per tutti questi motivi, abbiamo presentato una serie di punti - sono ben 15 - a cui aggiungo, sentendo la collega che è intervenuta prima, un punto, cioè quello del diritto all'oblio; abbiamo la legge della collega Boldrini presentata al Senato e anche altre proposte che speriamo divengano presto leggi. Infatti, quella è un'altra grande legge di civiltà che permette alle persone guarite dal cancro di uscire da una bolla che le tiene strette in un ambito di malattia e che le discrimina e le penalizza rispetto a chi il cancro non ce l'ha, che oggi è una concezione assurda in un mondo come il nostro.

Tra i nostri 16 punti, molti dei quali anche in comune, credo che sia estremamente importante, in primo luogo, la realizzazione del Piano nazionale, che tutti vogliamo vedere al più presto. Abbiamo infatti bisogno di uno strumento operativo su cui lavorare, perché altrimenti rischiamo una difformità di azioni e di non mettere a sistema le grandi possibilità che la ricerca oggi ci offre, reti oncologiche, linee guida, registri e tutto ciò di cui abbiamo bisogno, ma soprattutto applicazione di strumenti di prevenzione e di screening. Abbiamo approvato il Molecular Tumor Board nell'ambito delle reti oncologiche e li vogliamo vedere attuati perché, se questo Parlamento fa le leggi e ci mette i soldi, poi vorremmo anche che nelle regioni queste cose prendessero piede e sostanza. Poi abbiamo tutto il tema dei LEA, dell'aggiornamento dei LEA, sia degli screening che delle terapie, tutto un tema legato all'accesso ai nuovi farmaci e all'organizzazione.

In conclusione, in questa settimana voteremo questa mozione, una mozione importante e spero che poi sia unificata, che a breve ne avremo una unica, dove tutto il Parlamento, con un'unica voce, sia fermo nel dire che vuole uscire con un nuovo Piano nazionale contro il cancro, finanziato, sostenibile e che elimini le diseguaglianze di accesso alle terapie che ci sono oggi nei nostri territori regionali, che sono insopportabili, insopportabili quando stai male, insopportabili per le famiglie, insopportabili quando soltanto il fatto di vivere a una latitudine piuttosto che a un'altra ti pone a volte nell'impossibilità di avere qualche anno di vita in più o addirittura una qualità della vita molto migliore.