Discussione generale
Data: 
Lunedì, 29 Gennaio, 2024
Nome: 
Stefano Graziano

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Grazie, Presidente. Mi faccia iniziare dal 7 ottobre, perché mi dispiace l'ascolto dell'intervento precedente, per tramite suo, all'onorevole Di Giuseppe. Mi colpisce, confesso, perché nel suo intervento non c'è una parola sostanzialmente di quello che è accaduto, non della condanna di Hamas, che noi già abbiamo abbondantemente fatto tutti insieme e che è in tutte le mozioni, che dal 7 ottobre sostanzialmente ci sono stati 1.200 civili morti, quindi abbiamo in sé condannato, con 200 portati a Gaza come ostaggi, però attenzione che, contemporaneamente, oggi ci sono oltre 25.000 morti a Gaza con l'attacco di Israele.

C'è un tema di tenuta umanitaria. Il cessate il fuoco è in funzione dell'emergenza umanitaria che stiamo verificando, vivendo, che dicono le Nazioni Unite. Non mi pare sia detta una sola parola in direzione dell'emergenza umanitaria, sui bambini morti, sulle donne e sugli uomini, sui civili, sulle donne stuprate. C'è una condizione oggettivamente molto complicata. Il cessate il fuoco umanitario è ben diverso, onorevole Di Giuseppe, dal dire che c'è un cessate il fuoco in generale, rispetto alla condizione che viviamo.

Il fatto che ci sia una denuncia chiara delle Nazioni Unite, che dei 25.000 morti il 70 per cento siano donne e bambini, ci preoccupa e il motivo per cui questa mozione è stata presentata, lo ha detto prima il collega Amendola, perché sostanzialmente c'è l'esigenza di costruire una condizione possibile per una condizione di pace. Infatti è evidente che c'è una instabilità in quella regione, c'è un problema molto serio.

Se non ci poniamo il problema, come Europa, che in questo momento ha dimostrato una debolezza per quello che, in realtà, abbiamo visto e rispetto alla condizione umanitaria che si è verificata, se non andiamo in quella direzione, la escalation - non la de-escalation - in quei territori può essere davvero molto forte.

C'è un problema di equilibri politici soprattutto umanitari in un territorio come quello, ma che può riguardare tutta la sfera globale. Non è un tema da poco e noi sappiamo che in questo momento, proprio qui, in Europa, si è circondato dalle guerre; dopo essere stati un continente di pace per settant'anni, oggi ci ritroviamo con la guerra in Russia e Ucraina e con la vicenda delle tensioni in Serbia e in Kosovo. E poi c'è la vicenda in Israele e in Palestina. Di fatti, il Mediterraneo rischia di stare in una condizione oggettiva di difficoltà.

Allora, il rischio reale è che dobbiamo dividere necessariamente Hamas dalla popolazione palestinese, perché questo è il punto più importante, ma se in realtà non teniamo conto delle emergenze umanitarie come sono state denunciate più volte e rispetto alle quali dobbiamo lavorare in quella direzione, in realtà, il rischio reale è una confusione che porta soltanto a una difficoltà molto forte.

La Commissione europea ha anche detto con molta forza che stabilirà 125 milioni di euro di aiuti e questo è importante perché gli aiuti umanitari, che oggi passano attraverso il canale di Rafah, non riescono ad essere sufficienti per quelle popolazioni.

Penso che dobbiamo porci il problema in quest'Aula, ma lo dobbiamo fare in modo unitario, come Paese, non lo dobbiamo fare come fatto divisorio, lo dobbiamo fare come fatto unitario.

Il tema umanitario è molto forte, perché come ci deve essere la legittima difesa, che abbiamo ben chiarito e abbiamo condannato Hamas per l'attacco terroristico del 7 ottobre, allo stesso tempo, però si deve rispettare il diritto internazionale, perché, se non si rispetta e non c'è l'aiuto umanitario, oggi, il rischio reale di una catastrofe umanitaria irreversibile è molto, molto, molto forte.

Insieme alla catastrofe umanitaria ci sarà il rischio di una escalation molto forte, sul piano del rischio globale, non solo di quell'area, complessivamente. Allora, attenzione, penso che l'obiettivo di questa mozione sia quello di provare a unire, per dare forza all'Europa, per fare pressioni sul piano internazionale, per dire, con grande forza e determinazione, a tutti i livelli e in tutte le sedi, che questo deve essere l'obiettivo reale di ognuno di noi ed è il motivo per cui abbiamo chiesto alcuni impegni al Governo, impegni molto chiari: a sostenere ogni iniziativa volta a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza, in linea con quello che ha detto l'Organizzazione delle Nazioni Unite e non con quello che sostanzialmente stiamo sostenendo noi (penso che su questo possiamo trovare il modo per dimostrare chiaramente che, sul piano umanitario, siamo sulla stessa linea; infatti quando si vede una cosa di questo tipo rispetto all'attacco terroristico di Hamas e rispetto a quello che sta accadendo a Gaza in questo momento, penso che ci dobbiamo porre tutti il tema); a sostenere un'azione coordinata a livello internazionale in particolare in seno all'Unione europea per promuovere iniziative di de-escalation su tutti i livelli per quello che in realtà può essere l'attenzione nel Medioriente, perché, attenzione, se non si pone fine a questo conflitto e non si ribadisce che “due popoli e due Stati” deve essere l'obiettivo principale sul quale non possiamo accettare che qualcuno dica che non ci deve essere più lo Stato palestinese, questo innesca un problema; ad attivarsi per promuovere, in tutte le sedi multilaterali, una mozione internazionale di interposizione a Gaza (noi lo abbiamo detto più volte e lo stiamo ribadendo da anni a questa parte, lo abbiamo ribadito in queste aule già nelle diverse mozioni e penso che dobbiamo continuare in questa direzione, perché non c'è un impegno in questa direzione molto forte sul piano europeo e sul piano internazionale, affinché questo arrivi); poi in linea con quanto già assunto dal Parlamento europeo nel 2014 e dal Parlamento italiano nel 2015, preservare, nell'ambito del processo di pace, la prospettiva di “due popoli e due Stati”, il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell'Unione europea, nel rispetto del diritto e della sicurezza dello Stato di Israele.

Poi mi faccia dire che ripristinare quei fondi di cui abbiamo parlato nella mozione è importante perché se ripristiniamo i fondi all'UNRWA diamo la possibilità di operare agli operatori di pace, a quelli che possono dare concretamente una mano dal punto di vista umanitario, e costruire le condizioni per cui quelle popolazioni non vivano quella sofferenza che stanno vivendo. Lo dico perché a mio avviso bisogna sostenere a tutti i livelli e in tutte le sedi i crimini di guerra, perché ci sono, e chi viola quei diritti, a mio avviso, deve essere sanzionato in modo chiaro e deciso, perché è evidente che, se non è così, significa che non c'è più una regola. È evidente l'escalation. In più, abbiamo detto un'altra cosa importante: sostenere la missione europea sul Mar Rosso per la difesa della libera navigazione per far sì che si difenda la libera navigazione. Infatti, l'escalation che, in realtà, dietro, è provocata dall'Iran, ha bisogno di una grande operazione diplomatica, di una grande intelligenza diplomatica, e di continuare nella direzione di costruire le modalità per le quali si lavora alla costruzione di una pace, di un abbassamento del conflitto; se questa cosa non si realizza e se non si realizza anche l'unità del Parlamento italiano, ci divideremo tra quelli che sostanzialmente vogliono costruire le condizioni per la de-escalation e chi in realtà lavorerà per la escalation perché questa sarà la vera divisione diciamo sulla quale noi ci confronteremo.