Discussione generale
Data: 
Venerdì, 21 Febbraio, 2025
Nome: 
Laura Boldrini

Scheda della mozione

La ringrazio, signor Presidente. Colleghe e colleghi deputati. Con questa mozione noi intendiamo impegnare il Governo a riconoscere il genocidio del popolo yazida. Lo hanno già fatto molti importanti Paesi, per citarne alcuni: Germania, Paesi Bassi, Belgio, Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Portogallo, Irlanda, Armenia, Francia, Australia, Governo regionale del Kurdistan, Scozia. Inoltre lo hanno fatto anche il Parlamento europeo e l'ONU, cioè le Nazioni Unite. Che cosa è secondo il diritto internazionale un genocidio? Partiamo da qui, signor Presidente. La Convenzione delle Nazioni Unite del 1948 per la prevenzione e la repressione del crimine all'articolo 2 definisce genocidio in questo modo, cito: “per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religiose, come tale: uccisione di membri del gruppo; lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo; il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; misure miranti a impedire nascite all'interno del gruppo; trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro”. Ciò è esattamente quello che è accaduto al popolo yazida, una comunità che ha radici antichissime con una sua propria religione, che è ripudiata dall'estremismo islamista, radicata nel territorio del Sinjar nel nord dell'Iraq, a confine con la Siria. In questo territorio gli yazidi hanno dato vita a una società caratterizzata da partecipazione democratica e di uguaglianza tra cittadini, nella quale le donne sono protagoniste non solo delle formazioni di autodifesa, ma anche della vita sociale, della vita culturale e della vita politica. Allora perché parliamo di genocidio nei confronti di questo popolo? Ne parliamo, Presidente, per quello che accadde nell'agosto del 2014, quando le milizie dell'ISIS durante la loro espansione invasero il territorio del Sinjar, uccisero più di 5.000 persone, gettandole in decine di fosse comuni, anzi direi centinaia di fosse comuni, e rapirono oltre 6.000 persone, prevalentemente bambini e donne. Perché li rapirono? Li rapirono per ridurli in condizioni di schiavitù: le donne come schiave del sesso e i bambini per essere indottrinati e addestrati come soldati dell'esercito del Califfato. Tra le persone rapite circa 3.700 sono sopravvissute, mentre 2.717 di loro sono ancora disperse e 2.745 bambine e bambini sono rimasti orfani.

Ora, tra le persone che vennero rapite c'era anche Nadia Murad che, dopo aver sofferto violenze inaudite durante la sua detenzione, in questo caso fu a Mosul, riuscì a fuggire e a trovare rifugio in Germania. Nel 2018 Nadia Murad ricevette il premio Nobel per la pace e il 13 giugno 2019 partecipò a un'audizione presso la nostra Commissione affari esteri. In quell'audizione, Presidente, Nadia Murad descrisse in modo dettagliato non solo le condizioni della sua detenzione, ma approfondì anche la questione yazida. Decine di migliaia di Yazidi sono ancora sfollati in altre zone dell'Iraq. Spesso sono vittime di bombardamenti dell'aviazione turca, che viola lo spazio aereo dell'Iraq, ma senza che questo susciti alcuna reazione da parte della comunità internazionale, come se fosse normale che un Paese va a bombardare un altro Paese. Nessuno dice niente: il doppio standard, giustappunto. Altrettanti sono rifugiati all'estero, perché dopo quel massacro se ne andarono i sopravvissuti e anche dopo la distruzione di Sinjar City e dei villaggi circostanti.

Ora, mentre accadeva questo massacro, gli Yazidi venivano lasciati nelle mani dell'ISIS letteralmente, perché le formazioni dell'esercito iracheno e anche dei Peshmerga, quindi dei curdi peshmerga presenti nella zona, invece di aiutare questa popolazione yazida, si ritirarono, pur essendo molto più numerosi degli assalitori. E così la popolazione yazida dette vita a una tenace, ma disperata resistenza contro la violenza cieca di Daesh. La comunità internazionale preferì non accorgersi di quanto stava accadendo. Per questo il riconoscimento ufficiale del genocidio contro il popolo yazida è un doveroso atto di giustizia.

Il 26 marzo 2019 la Commissione Affari esteri della Camera approvò una risoluzione che impegnava il Governo ad assumere iniziative per sensibilizzare la comunità internazionale a valutare le modalità più opportune per riconoscere il genocidio yazida, ma nessun Governo - nessun Governo -, purtroppo, di quelli che si sono succeduti da quella data ha ottemperato all'impegno votato in Commissione. Anche per questo è importante ora che si pronunci l'Aula.

Oggi tutti guardiamo alla distruzione di Gaza, alle speranze di una pace giusta in Ucraina, ma ci sono decine di conflitti dimenticati o completamente ignorati. Basti pensare al Congo o al Sudan, ma anche al destino di un popolo, come gli Yazidi, che hanno combattuto anche nel nostro interesse l'offensiva dell'ISIS, che rappresentava una minaccia globale, e che hanno sofferto un genocidio, merita tutta la nostra attenzione e il nostro impegno affinché quanto accaduto venga ufficialmente riconosciuto. Questo perché, come diceva Emmanuel Kant, la violazione del diritto avvenuta in un punto della terra è avvertita in tutti i punti.