Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 7 Luglio, 2021
Nome: 
Piero De Luca

Grazie Presidente, discutiamo oggi di un tema estremamente delicato, sensibile, che tocca un po' tutti quanti noi, tutte le nostre comunità, e ringrazio soprattutto il gruppo LeU per aver deciso di presentare questa mozione.

Whirlpool Corporation è una multinazionale statunitense che produce elettrodomestici sin dal 1911 e oggi è leader mondiale nella produzione e commercializzazione di questi apparecchi, quindi grandi elettrodomestici. Come veniva ricordato prima, nel 2020 ha un fatturato di circa 20 miliardi di dollari, 67 centri di produzione e ricerca tecnologica in tutto il mondo, più di 80 mila persone occupate. Sembrano dati freddi, ma, in realtà, sono dati molto, molto significativi.

In Italia, questa multinazionale ha ben sei stabilimenti; in Campania sono due, uno a Carinaro, Caserta (un centro ricambi con 320 dipendenti) e uno a Napoli, che dovrebbe produrre lavatrici, con 430 dipendenti: 430.

Nell'ottobre del 2018, con la presentazione del Piano industriale per il triennio 2019-2021, Whirlpool aveva preso un impegno chiaro con il Governo allora “Conte 1”, quindi con il nostro Paese, per il mantenimento degli stabilimenti e del personale impiegato in Italia. Il piano prevedeva la centralità del nostro Paese, la conferma del mantenimento di tutte le fabbriche in Italia, seguendo, in particolare, la logica della specializzazione dei siti, anche attraverso quella tecnica chiamata reshoring, ossia il rientro di produzioni dall'estero. Era questo l'impegno che Whirlpool aveva assunto con l'Italia. Gli investimenti previsti ammontavano a circa 250 milioni di euro e ben 17 milioni erano previsti proprio per il sito di Napoli (quindi, parliamo di pochi anni fa: proposte e promesse di investimento solo nel sito produttivo di Napoli per 17 milioni di euro), con la missione di produrre lavatrici di alta gamma. Nonostante questi impegni, invece, il 31 maggio 2019 l'azienda ha comunicato alle organizzazioni sindacali la volontà di disimpegnarsi proprio dal sito di Napoli, perché comportava una perdita di 20 milioni di euro l'anno, con conseguente avvio della procedura di licenziamento di circa 350 lavoratori - e questo credo sia giusto ricordarlo -, dopo aver ricevuto (ciò è stato richiamato anche in Aula), a partire dal 2014, ben 27 milioni di euro di fondi pubblici: 27 milioni di euro di fondi pubblici ricevuti da Whirlpool nel nostro Paese, dal 2014 ad oggi.

Il 1° primo novembre 2020, la multinazionale ha cessato la produzione nel sito di Napoli e ha deciso di erogare gli stipendi fino al 31 dicembre dello scorso anno. È intervenuto poi - come tutti sappiamo - il blocco dei licenziamenti, deciso prima dal Governo “Conte 2”, confermato, fino alle ultime settimane, dal Governo Draghi, in relazione alla pandemia.

Grazie a questo blocco, la situazione è rimasta congelata fino al 23 giugno scorso quando, a seguito di un incontro convocato dal Ministero dello Sviluppo economico, in contemporanea con uno sciopero di otto ore, che ha bloccato gran parte della circolazione e delle produzioni in tutti gli stabilimenti Whirlpool, la multinazionale non ha fatto nient'altro che ribadire la propria intenzione, a partire dal 1° luglio, di avviare la procedura di licenziamento dei lavoratori dello stabilimento di Napoli. Tale decisione appare gravissima, soprattutto ingiustificata. Vorrei fosse chiara la nostra posizione. Dai dati globali, peraltro - e questo rende ancor più insopportabile questa decisione -, il momento storico ed economico dell'industria del bianco, quella che riguarda Whirlpool, è tra i momenti più favorevoli.

C'è una contingenza economica estremamente favorevole. I dati che abbiamo ricordato lo testimoniano: il 2020 l'azienda ha fatturato a livello globale 20 miliardi di dollari, con un margine operativo salito in un anno dal 6,3 per cento al 9,1 per cento, con un ritorno sugli investimenti addirittura record dell'11 per cento e un utile netto addirittura da un miliardo di dollari. Numeri non di una multinazionale in crisi, tutt'altro. La volontà allora di dismissione del sito produttivo di Napoli appare davvero irragionevole, considerato questo mutato scenario del mercato degli elettrodomestici, che è in forte miglioramento e che ha generato un aumento dei volumi dell'azienda, tanto che in alcuni stabilimenti si è dovuto ricorrere ad alcuni interinali per soddisfare la domanda di mercato. Allora, queste sono le condizioni di mercato, le condizioni economiche e le condizioni sociali che attualmente riguardano l'azienda Whirlpool e riguardano soprattutto il sito di Napoli. Per questa ragione noi chiediamo con forza al Governo, affinché si impegni a sostenere e a supportare presso l'azienda l'attivazione delle 13 settimane, come veniva richiesto, di cassa integrazione ulteriore, che sono state previste dal nostro Paese per l'emergenza COVID e per la progressiva uscita da una situazione di congelamento dei licenziamenti, e a mettere in campo ogni possibile azione per favorire la ripresa del confronto su quello che era il piano industriale presentato da Whirlpool al Governo italiano, per il sito di Napoli come per gli altri siti del gruppo, con l'obiettivo di salvaguardare e poter poi, nel caso, aumentare anche i livelli produttivi e occupazionali, nella consapevolezza, come abbiamo ricordato prima, che il mercato del settore non è in crisi, ma un mercato in crescita e che, peraltro, si prevedono delle opportunità enormi di investimenti anche grazie alle risorse del PNRR, per quanto riguarda il potenziamento dell'energia, dell'economia green e digitale, che potrebbero essere utilizzate proprio per rilanciare questo stesso sito di Napoli.

Noi dobbiamo assolutamente fare ogni sforzo per scongiurare il rischio di desertificazione industriale di un'area del Paese, le cui strategie di intervento sono determinanti per lo sviluppo dell'intero sistema Paese. Questo vorrei che fosse chiaro. Intendiamo, dunque, porre la questione della tutela e del rilancio del sito produttivo di Napoli come tema di interesse nazionale, condividendo quello che è stato finora rappresentato anche dagli altri colleghi. In questa prospettiva crediamo, allora, che sia necessario fare ogni sforzo anche da parte del Governo - ed è un invito che facciamo al rappresentante del Governo - per ricercare, valutare e sostenere ogni eventuale ulteriore progetto industriale, che abbia un piano di rilancio serio e credibile per la rigenerazione e la ripresa economica e produttiva dello stabilimento. A nostro avviso ci sono le condizioni per farlo; il Governo davvero faccia ogni sforzo, da questo punto di vista, per creare e ricercare queste eventuali condizioni.

Non possiamo davvero permetterci quello che sarebbe un disastro occupazionale e direi sociale, di proporzioni drammatiche per il Sud e per l'intero Paese, in un momento peraltro nel quale, come tutti sappiamo, ci stiamo impegnando e ci siamo impegnati affinché proprio nel Piano nazionale di ripresa e resilienza fossero destinate risorse importanti, circa il 40 per cento delle risorse, al rilancio, allo sviluppo e alla ricostruzione del Mezzogiorno. Un momento in cui - l'ultimo provvedimento è stato approvato in legge di bilancio - abbiamo approvato una norma che era oggetto di una nostra proposta di legge, la proposta di legge a mia prima firma, elaborata con l'ex Ministro Padoan e sostenuta da tutto il gruppo del Partito Democratico, per una serie di incentivi fiscali straordinari per gli investimenti nelle zone economiche speciali nel Mezzogiorno d'Italia. Ricordiamo che nell'ultima legge di bilancio questa norma è stata approvata e, dal 1° gennaio di quest'anno, per tutte le nuove attività economiche che si intraprendono e si avviano nelle aree delle zone economiche speciali nel Mezzogiorno, vi è un regime di incentivazione fiscale straordinario, che porta a dimezzare l'Ires per i successivi sei anni rispetto all'apertura di ogni attività economica, con due condizioni per noi decisive e che si riferiscono proprio a quanto sta accadendo a Napoli, ovvero che le aziende che beneficiano di questo sgravio e riduzione dell'Ires mantengano per dieci anni lo stabilimento, il sito, la sede dell'attività economica lì nella zona economica speciale in cui si sono insediati e mantengano inalterati i livelli occupazionali per i successivi dieci anni. Ecco, noi riteniamo che debba essere fatto, come sistema Paese, col sostegno di tutte le forze politiche, uno sforzo enorme, davvero decisivo, affinché possa essere incentivata l'apertura di nuove attività economiche, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, nella consapevolezza, come veniva ricordato prima, che, se non riparte il Mezzogiorno - e non è retorica -, non riparte l'intero Paese. Soprattutto, dovremmo fare uno sforzo straordinario - e ci rivolgiamo al Governo perché davvero raccolga questo invito - affinché le aziende che attualmente esistono nel Mezzogiorno, nel nostro territorio, non delocalizzino e non chiudano le proprie attività. Quello della Whirlpool potrebbe essere davvero un disastro di proporzioni enormi, per cui dobbiamo fare ogni sforzo per evitare la vera e propria desertificazione sociale, industriale, economica e occupazionale del Mezzogiorno e di tutto il Paese.