Discussione generale
Data: 
Martedì, 29 Novembre, 2022
Nome: 
Chiara Gribaudo

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Presidente, onorevoli colleghi, Sottosegretario Durigon, liberiamoci di un dibattito tutto ideologico quando parliamo di salario minimo e per farlo occorre ricordare a noi stessi qual è la situazione italiana partendo dai dati, dai numeri, per rendere giustizia alla situazione di disagio di tantissime persone nel nostro Paese e per sgombrare il campo da strumentalizzazioni di parte. Il salario annuo medio degli italiani è, oggi, inferiore a quello del 1990, lo ripeto, colleghe e colleghi, del 1990. Mentre nelle altre nazioni il salario delle lavoratrici e dei lavoratori cresceva, in Italia con il passare degli anni perdeva forza e potere d'acquisto. In particolare, l'ultimo decennio ha visto un decremento drammatico, che oggi si traduce nella presenza di circa un milione e mezzo di lavoratori poveri; parliamo di donne e uomini che guadagnavano fra i 550 e gli 820 euro al mese, l'11,8 per cento dei lavoratori, più di uno su dieci. Se consideriamo soltanto i lavoratori più giovani la quota sale al 15,6 per cento. Quando cerchiamo le cause dell'esodo dei giovani italiani verso altri Paesi, qui c'è la risposta; mentre in Francia e in Germania i salari crescevano fino al 30 per cento, qui, diminuivano.

I lavoratori poveri scontano due elementi da evidenziare: il primo, naturalmente, è un salario basso; il secondo è la bassa intensità di lavoro, un orario cioè insufficiente o un lavoro discontinuo; tradotto significa precarietà costante e che non consente di uscire dalla soglia di povertà. In questo quadro già difficile, si sta aggiungendo la crescita poderosa dell'inflazione. Non è questo il tempo delle parole, ma delle soluzioni efficaci, evitando palliativi o errori, come scale mobili o altri tagli fiscali. Da vent'anni ci raccontiamo come il taglio del costo del lavoro sia l'unica cura per la competitività delle imprese italiane. Questa narrazione ha oscurato la necessità di investimenti in produttività legati all'aumento consistente dei salari. Gli ultimi Governi, quindi, anche quelli in cui il PD era in maggioranza, sono già intervenuti per ridurre il peso del fisco sulla busta paga dei lavoratori dipendenti e la riforma dell'IRPEF del Governo Draghi ha inglobato e allargato questo sgravio, ma dal lato della contrattazione e delle imprese, colleghi, dobbiamo dircelo, non sono stati fatti passi avanti o, meglio, dopo una fatica francamente incomprensibile, grazie al lavoro del Ministro Orlando, si era arrivati a un accordo con i sindacati; partite da lì, Sottosegretario Durigon, se non volete perdere tempo.

Fatemi dire agli amici del MoVimento 5 Stelle che per me resta incomprensibile che abbiano sottovalutato questo passaggio fondamentale per dare salari dignitosi a milioni di persone, stimolando così tutto il sistema Paese, la contrattazione in primis, a fare un salto di qualità, quello che ci serviva. Fare politica solo per convenienza elettorale, in un momento difficile come quello che stiamo attraversando non solo è inutile, ma è dannoso, perché - e spero di essere smentita - la destra al Governo ci darà ancora una volta la prova di come su questi temi incomprensibilmente sia sorda e preferisca rispondere a chi l'ha votata senza occuparsi davvero di chi è in difficoltà. Sì, perché già dalle bozze di bilancio abbiamo visto benissimo quale strada avete intrapreso: in un Paese in cui l'evasione fiscale ha numeri importanti, il lavoro povero e in nero non tende a diminuire, voi che fate? Alzate le soglie del contante che favorisce il nero e aumentate la precarietà del lavoro, introducendo i voucher con tetti troppo alti. Allo stesso tempo mettete in piedi misure spot sulle pensioni.

Dovevate scegliere il futuro del Paese, avete scelto di aumentare il debito pubblico sulle spalle di chi già paga e, soprattutto, di chi pagherà le tasse. Eppure, un Governo che ha avuto un chiaro mandato popolare avrebbe dovuto puntare sulla diminuzione del debito e sulla buona occupazione che è la migliore strategia per combattere la povertà. Invece, portate a casa lo scalpo ideologico della cancellazione del reddito di cittadinanza che volete sostituire con le social card degli anni Duemila, questo per ricordare quali sono le vostre priorità. Per voi i poveri vengono dopo gli evasori e dopo i corrotti.

Occorre riprendere il cammino interrotto a luglio, perché i maggiori contratti nazionali sono rimasti al palo, mentre nei settori centrali per l'economia del terzo millennio la contrattazione pirata è divenuta una minaccia concreta per le tutele e i diritti più basilari, portando a condizioni salariali da terzo mondo. In particolare, nel mondo della logistica e fra le cooperative di servizi, il conflitto sociale è sfociato anche in gesti ed episodi di grave violenza antisindacale, come l'uccisione di un delegato sindacale investito da un camion mentre svolgeva un picchetto alla Lidl di Novara nel giugno del 2021 o come lo sgombero, nello stesso periodo, dei picchetti alla FedEx di Lodi da parte di guardie private che hanno picchiato i lavoratori. Tuttavia, noi vogliamo fare un'opposizione costruttiva e per questo vi faccio due proposte diverse per eliminare situazioni di illegalità e di sfruttamento, perché due sono i problemi: il primo è affrontare con forza la questione salariale che riguarda tutti i salari, non solo quelli bassi, perché tutti i salari sono diminuiti e tutti i salari sono ora aggrediti dall'inflazione; il secondo problema è combattere il lavoro povero che nasce dai salari bassi, ma anche dal part time involontario, dal lavoro nero, dallo sfruttamento che si annida in tante filiere produttive. La soluzione al primo problema è rafforzare la rappresentanza delle parti sociali e far valere erga omnes, per tutte le lavoratrici e i lavoratori, la buona contrattazione collettiva che ne deriva; riuscire ad approvare una legge sulla rappresentanza, infatti, vuol dire creare le condizioni per l'efficacia erga omnes dei contratti collettivi, come ci chiede anche l'Unione europea. La soluzione al secondo problema è sia l'introduzione di un salario minimo legale nei settori deboli ad alta incidenza di lavoro povero, sia l'approvazione di norme efficaci contro il nero e lo sfruttamento, esattamente l'opposto di quello che state facendo voi al Governo.

In Germania, il salario minimo convive con la contrattazione dal 2015 e non ha prodotto l'effetto temuto da alcuni di indebolire i contratti. Oggi, da noi non esiste un parametro pubblico che dica quando il lavoro è dignitoso o meno, ma l'Italia nel 2022 ne ha estremamente bisogno. Anche queste soluzioni non basteranno, se non lavoreremo sulle politiche per la crescita e la produttività, proprio mentre la globalizzazione sta cambiando pelle e nuove filiere corte potrebbero ridare competitività ai nostri distretti produttivi.

Abbiamo bisogno di crescita, non di debito, di produttività, non di evasione, l'opposto, di nuovo, della ricetta della destra di Governo. Ecco, affrontare il tema del lavoro povero non è solo una battaglia di sinistra, è un investimento sul futuro dell'Italia, ecco perché oggi noi abbiamo fatto una proposta molto chiara al centrodestra, che per ora ci risponde senza risponderci, anzi fa un panegirico di cui nessuno capisce niente. Noi vogliamo provare a risolvere un problema; se volete affrontarlo, ci troverete, altrimenti stiamo solo perdendo tempo, illudendo ancora una volta gli italiani perbene.