Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 5 Ottobre, 2023
Nome: 
Mauro Berruto

Vai alla mozione

Grazie, Presidente. Alcune volte è una fortuna poter parlare dopo certi colleghi, perché impiegherei molto meno del tempo che avrò a disposizione per dire quello che mi unisce a ciò che il collega Sasso ha appena detto, cioè niente.

Invece, provo a parlare della nostra mozione e comincio dicendo che ci sono due modi per parlare della scuola pubblica: uno è raccontare ciò che non funziona; l'altro è raccontare le storie di chi non si è arreso e costruisce il futuro. Inizia così un bel libro di Sabrina Carreras, che si intitola Ora o mai più. Racconta storie di coraggio di chi nella scuola crede sul serio e il senso della mozione del Partito Democratico è proprio questo: incontrare chi, con coraggio, crede nella scuola e nel suo futuro, chi non vuole sottolineare solo quello che non funziona ma vuole ascoltare, raccogliere idee e soprattutto proporre azioni.

Allora proprio oggi, Giornata mondiale degli insegnanti, pensiamo a loro, alla necessità di restituire loro la centralità di un ruolo fondamentale nella costruzione della comunità. Ci proviamo con delle proposte che riguardano il luogo dove agiscono, ma lo faremo solo dopo un gigantesco grazie a tutti gli insegnanti e le insegnanti del Paese per il loro lavoro, tante volte in condizioni difficili, quello di essere ciascuna e ciascuno di loro veri e propri presidi di democrazia, tessitrici e tessitori di futuro.

Certo, la riflessione più semplice, parlando di scuola, il luogo dove i ragazzi passano la maggior parte del loro tempo, è che questo Paese dovrebbe immaginare un grande piano infrastrutturale. Bisognerebbe partire dalla qualità, mi verrebbe da dire dalla bellezza della casa che ospita per tante ore al giorno, per tanti giorni all'anno, i futuri protagonisti della vita di questo Paese, dimostrando che quella qualità, quella bellezza è il modo in cui il Paese si vuole prendere cura di loro. Invece spesso ci ripetiamo che la scuola è in pericolo, ma perfino troppo raramente ci ricordiamo che la scuola è un pericolo.

Il rapporto di Legambiente sulla qualità dell'edilizia scolastica è terrificante: più della metà delle nostre scuole non ha certificato di agibilità, meno del 13 per cento delle nostre scuole è stato progettato o non è stato adeguato alle norme antisismiche. Un'emergenza nazionale, perché, se tante sono le tragedie sfiorate, purtroppo non sempre è stato così. A due passi dalla mia città, Torino, il 22 novembre 2008 Vito Scafidi, un liceale diciassettenne che frequentava la IV del liceo Darwin di Rivoli, fu ucciso nel crollo di un controsoffitto nella sua aula, 17 compagni furono feriti.

Andrea Macri', uno dei suoi migliori amici, è da allora costretto su una sedia a rotelle. Grazie al cielo ha incontrato lo sport, è diventato un incredibile atleta, capace di andare quattro volte ai Giochi paralimpici nell'hockey su ghiaccio e nella scherma. Ma come si fa a non abbassare lo sguardo dalla vergogna? Come si fa a non abbassare lo sguardo dalla vergogna quando si pensa alla tragedia del terremoto in Molise nel 2002, quando persero la vita 27 bambini e la loro maestra nella scuola Jovine di San Giuliano di Puglia, o alla tragedia della Casa dello Studente a L'Aquila, dove morirono 8 studenti universitari nel terremoto del 2009.

È un ossimoro quando un giovane si trova in condizioni di rischio nel posto in cui dovrebbe accendersi la scintilla dell'educazione, del sapere, della scoperta, del civismo. Bisognerebbe davvero partire da lì, da un grande piano infrastrutturale affidato ad architetti capaci di interagire con pedagogisti, e avvalersi di consulenti senza pari, i più esperti del settore, i ragazzi. In una scuola sicura immaginata dai ragazzi troverebbero spazio, con la stessa dignità, aule, teatri, laboratori scientifici, sale per l'arte e per la musica, palestre.

Certo un grande piano infrastrutturale per la nostra scuola necessita però di tre condizioni: una visione, il denaro che serve e il tempo necessario per realizzare quel piano. La visione è forse ciò che ci preoccupa di più, soprattutto alla luce dei tagli del Governo in occasione dell'ultima legge di bilancio, dei 200.000 precari che hanno iniziato anche quest'anno l'anno scolastico, del taglio strutturale del Fondo per i servizi educativi per l'infanzia nella fascia da 0 a 6 anni. Il denaro ci sarebbe anche e in quantità mai vista prima, oltre 30 miliardi fra infrastrutture e progetti.

Ecco perché ci preoccupa, e tanto, la gestione del PNRR di questo Esecutivo. Quel denaro sulla scuola è il più grande investimento sul futuro del nostro Paese, e non sopportiamo l'idea, e non staremo certo fermi a guardare, di vederlo sprecato o inutilizzato. Vogliamo agire e questa mozione ha molti impegni per il Governo, ma tre sono estremamente mirati e riguardano servizi essenziali, tre mosse decisive per poter accedere al diritto all'istruzione. La prima mossa riguarda la necessità a scuola di arrivarci, e di arrivarci in un modo democratico, sostenibile e rispettoso dell'ambiente.

Per questo riteniamo fondamentale garantire in forma graduale e progressiva la gratuità dei costi legati alla mobilità di studentesse e studenti per il tragitto dalla loro abitazione alla sede scolastica. La mossa numero due riguarda i libri scolastici, i materiali di cancelleria e di cartoleria. Impegniamo il Governo a intervenire, attraverso il tavolo di lavoro sull'editoria scolastica, sull'intera filiera, per ridurre quei costi che le famiglie devono sostenere e che in questo inizio di anno scolastico sono già emersi in modo evidente.

Vogliamo siano armonizzate le condizioni di accesso alla gratuità dei libri scolastici nelle diverse aree del Paese, fino all'estensione della gratuità dei libri a tutta la scuola dell'obbligo per le famiglie meno abbienti. La terza mossa mi permette di tornare su un tema su cui il Partito Democratico si è espresso ripetutamente, e riguarda l'estensione del tempo pieno e un suo conseguente corollario, che ha direttamente a che fare con la qualità della vita dei nostri studenti: le mense scolastiche.

Come dimostrato dall'Istat, il 13,6 per cento di tutti i minorenni in Italia è in condizioni di povertà assoluta, il numero più alto mai registrato da quando l'Istituto di statistica ha iniziato a misurare questo dato. Non serve altro per dimostrare che la mensa scolastica è l'unica possibilità per centinaia di migliaia di bambini di fare un pasto completo e, come testimoniato da un'indagine di Save the children, l'unica possibilità per potersi nutrire di proteine. Serve un cambio di paradigma, serve immaginare la mensa scolastica non come un servizio a richiesta di singoli, ma come un vero servizio pubblico, riconosciuto come un servizio essenziale garantito ovunque e in modo uniforme.

E sapete perché? Perché non abbiamo dimenticato il caso agghiacciante del 2017 della sindaca leghista di Lodi, che di fatto impediva a centinaia di bambini nati in Italia, figli di stranieri, di pranzare nelle scuole materne e elementari della sua città, richiedendo certificazioni impossibili da recuperare nei Paesi di origine e costringendoli al pagamento della tariffa più alta, impossibile per loro da sostenere. Non abbiamo dimenticato l'intervento dell'allora attaccante dell'Inter Antonio Candreva, nel 2019, presso il sindaco leghista di Minerbe, nel veronese, per offrirsi di pagare la retta della mensa di una bimba di 8 anni, figlia di genitori marocchini, costretta a mangiare tonno e cracker davanti ai suoi compagni che sedevano alla mensa perché i genitori erano in ritardo con il pagamento dei buoni pasto.

Squarci di ordinaria crudeltà, figli di una visione miope, che oggi ritroviamo in chi lancia e rilancia il dimensionamento scolastico, la regionalizzazione dell'istruzione, pericolosamente, peraltro, intrecciata con l'idea di autonomia differenziata. Un modo per dividere il Paese nell'esercizio di un diritto costituzionale, quello all'istruzione, che è stato decisivo per unire questo Paese. Un modo per aumentare le distanze fra Nord e Sud, un modo per essere coerenti con un'idea ossessiva: vietare e punire, vietare e punire, vietare e punire. L'unica idea chiara di questo Governo fin dal suo insediamento.

Martedì si è raggiunto un punto di non ritorno. C'erano tanti studenti in piazza a Torino a manifestare il loro dissenso, come hanno fatto e fanno tutti gli studenti che non vogliono omologarsi a una visione di mondo a loro imposta. Giovani, alcuni giovanissimi, dietro a uno striscione, senza altro strumento di contestazione che non fosse la loro voce, il loro corpo, la loro voglia di chiedere ascolto. Si sono presi manganellate dai rappresentanti di quello Stato di cui sono cittadini e di cui sono il futuro.

Colleghi, un Paese che scommette sul suo futuro investe su scuole belle, sicure, su studenti coinvolti, e sulla sua autorevolezza, non sulla sua autorità. Ho sempre creduto che educare e istruire siano due gesti opposti, come raccontano le rispettive etimologie latine. Istruire letteralmente significa riempire un contenitore; educare significa identificare un talento, qualunque esso sia, e poi creare intorno a quel talento le condizioni per farlo crescere, per condurlo fuori, appunto, per farlo esplodere.

Tutti noi, nelle nostre vite personali o professionali, abbiamo conosciuto ottimi istruttori, persone che ci hanno insegnato a fare bene una cosa. Certamente siamo loro riconoscenti, ma sono certo che, se pensiamo a chi di loro ci ha un po' cambiato la vita, riconosciamo in quei volti i tratti degli educatori, qualcuno che ha risvegliato delle possibilità che erano in noi. Molto spesso si trattava di una o di un insegnante che non scorderemo mai più. Ho un rispetto così grande di quest'Aula e del lavoro che siamo chiamati a fare, e di come una decisione, un pulsante che accende una luce rossa o verde, possa incidere sulla vita di milioni di persone, talvolta cambiarla.

Qualcuno, 75 anni fa, ha già fatto un lavoro straordinario, scrivendo nella nostra Costituzione che la scuola è aperta a tutti, l'istruzione inferiore è impartita per almeno 8 anni, è obbligatoria e gratuita, e i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. Non c'è nulla da aggiungere, è solo nostro esclusivo dovere fare in modo che succeda. È per questo che annuncio il voto favorevole del Partito Democratico a tutte le mozioni di opposizione e quello contrario alla mozione di maggioranza.