Data: 
Martedì, 26 Gennaio, 2021

Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, la discussione di questa mozione, presentata da vari gruppi politici, a cui seguirà anche una mozione del Partito Democratico e di maggioranza, ci consente di discutere, come abbiamo fatto in queste ore che abbiamo alle nostre spalle, di una questione molto rilevante, cioè quella della realizzazione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco tecnologico, che consentiranno appunto di dare sistemazione definitiva ai rifiuti radioattivi italiani.

La prima domanda a cui dobbiamo rispondere è perché si arriva a questa decisione. Io credo che sia doveroso sottolineare che questo passaggio rappresenta un passaggio di grande importanza, una scelta con cui si chiude definitivamente il passato del nucleare nel nostro Paese, conseguente ad alcune altre scelte, di cui i colleghi hanno ampiamente dato conto nei loro interventi e su cui non ritorno.

Ma, soprattutto, si dà una soluzione definitiva a una condizione che interessa diversi territori del nostro Paese, ancora oggi caratterizzati, interessati dalla presenza di situazioni precarie di deposito di rifiuti nucleari e, in qualche caso, anche potenzialmente pericolose.

Ho ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, proverò a sottolineare solo alcuni aspetti, da un lato, per sottolineare alcune inesattezze che ho sentito e per precisare ulteriormente qual è il percorso che ci ha portato fin qui e quello che abbiamo davanti, ma anche per aggiungere qualche elemento di conoscenza che forse casualmente è sfuggito agli interventi di alcuni colleghi. La Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee è stata pubblicata dalla Sogin, l'ente preposto alla realizzazione del deposito del parco tecnologico, dopo il via libera, il nulla osta emanato il 30 dicembre scorso dal Ministero dello Sviluppo economico e dal Ministero dell'Ambiente. È una procedura che risale agli anni passati, come è stato correttamente detto; il decreto legislativo del 2010 che norma l'iter di localizzazione e anche tutti i passaggi per la costruzione e l'esercizio del deposito del parco scientifico sono espressione di un Governo di un altro segno politico, il Governo Berlusconi; nel 2014, il Governo Renzi ha recepito la direttiva comunitaria che prevede, appunto, che i rifiuti radioattivi siano smaltiti nel Paese in cui sono prodotti, con una serie di decreti legislativi che hanno dettagliato, a partire appunto dal 2014, l'iter che ha portato la Sogin, come dire, a elaborare la Carta, la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, sulla base di criteri tecnici definiti dall'ISPRA nelle linee guida, criteri che sono il frutto di un'elaborazione in qualche modo derivata anche dai requisiti indicati dalle linee guida dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica e che sono stati validati, nel corso di questi anni, dall'autorità per la sicurezza nucleare, oggi, appunto denominata Isin. Lo sottolineo perché in questi anni, dal 2010 a oggi, con i vari passaggi che hanno riguardato anche i Governi di questi ultimi anni, di centrosinistra, nessuno ha messo in discussione il percorso con cui arriviamo qui, probabilmente non poteva che essere così, siamo in recepimento di direttive comunitarie, e sono state anche dettagliate e definite le procedure specifiche che, oggi, portano alla pubblicazione della Carta, all'individuazione delle aree potenzialmente idonee e, poi, successivamente, ai passaggi per la localizzazione e la realizzazione di questo sito.

Voglio sottolineare un punto che non mi pare di avere colto anche negli interventi più polemici di alcuni colleghi, che riguarda le modalità con cui è stata data pubblicazione alla Carta. La CNAPI è soggetta ed è stata sottoposta a classifica di segretezza a livello riservato nel dicembre del 2014 sulla base della normativa di riferimento per un motivo molto preciso: questa apposizione, diciamo così, di vincolo è finalizzata a impedire che l'eventuale divulgazione non autorizzata di informazioni possa causare un danno alla sicurezza della Repubblica. Non c'è stata, voglio sottolinearlo, alcuna volontà, da parte di questo Governo, di non trasmettere informazioni dovute; appena è stato emanato il nulla osta, la Carta è stata pubblicata, ne è stata data corretta informazione sia sui siti digitali che anche con la pubblicazione sui quotidiani, come prevede appunto la normativa vigente e, anzi, voglio dire che la decisione del Governo è stata certamente dettata da una maturazione delle condizioni per potere procedere attraverso l'avvallo e la validazione avvenuta in via definitiva dall'Isin, ma anche dalla necessità di non sottoporre il nostro Paese ad una procedura di infrazione a causa delle mancate scelte dei Governi che abbiamo avuto fin qui, mancate scelte che hanno certamente rallentato la chiusura e la scrittura, appunto, della parola conclusiva della vicenda nucleare del nostro Paese. La procedura che è stata adottata dalla Sogin prevede, come già i colleghi hanno ricordato, l'applicazione di quindici criteri di esclusione che consentono di scartare le aree che non soddisfano determinati requisiti di sicurezza per la tutela dell'uomo e dell'ambiente e di tredici criteri di approfondimento che tengono invece conto delle caratteristiche fisiche, chimiche, naturalistiche e antropiche dei territori. Ho sentito, da parte di alcuni colleghi, alcune, diciamo così, dichiarazioni o insinuazioni sulla non validità di questi criteri; onestamente io non ho le conoscenze che probabilmente evidentemente altri colleghi hanno della materia, ma certamente ritengo che questi criteri di approfondimento e di esclusione, dal momento che fanno riferimento ad alcune caratteristiche, direi così, abbastanza stabili dei territori, come la presenza, ad esempio, di manifestazioni vulcaniche, l'esposizione al rischio geomorfologico e idraulico o, addirittura, la scelta di tutelare alcune di queste aree attraverso la realizzazione di parchi naturali e aree protette, i parametri chimici del terreno e delle acque di falda, certamente non sono criteri o elementi che possano subire delle modificazioni nel corso di un anno o qualche anno o essere oggetto di contestazione politica.

Sarebbe opportuno, in qualche modo, che anche la discussione che noi facciamo in quest'Aula rispetto a una scelta così impegnativa si fondasse sul riconoscimento della validità dei criteri scientifici e tecnici che le agenzie preposte, l'ISPRA, in maniera particolare, e l'Isin, hanno realizzato e messo in campo per arrivare appunto a questo passaggio. Come dicevamo, la CNAPI è una Carta che identifica le aree potenzialmente idonee e se l'italiano ha un senso, e io credo di sì, questa parola, questa sottolineatura “potenzialmente”, rimanda esattamente all'iter successivo che ne dovrà seguire e che è stato previsto e disciplinato proprio dalla normativa vigente. Sappiamo che la pubblicazione è un primo atto preliminare, che apre una procedura di consultazione pubblica, nei primi sessanta giorni, durante la quale tutti i soggetti portatori di interessi qualificati - e qui stiamo parlando di cittadini, imprese, associazioni, istituzioni locali - potranno rappresentare le loro osservazioni e proposte tecniche. Nei centoventi giorni successivi alla pubblicazione della Carta verrà avviato, Sogin avrà il compito di promuoverlo, il seminario nazionale a cui sono invitati a partecipare tutti i portatori d'interesse qualificati, ancora una volta stabiliti per legge, non solo gli enti locali, ma anche le rappresentanze degli interessi economici, le rappresentanze sindacali, le università, gli enti di ricerca espressione del territorio, che potranno appunto approfondire, in questo seminario, gli aspetti tecnici relativi al deposito nazionale e al parco tecnologico, la rispondenza delle aree potenzialmente identificate, oggi, sappiamo che sono sessantasette in sette regioni, e anche una serie di aspetti che sono connessi alla sicurezza dei lavoratori, della popolazione e dell'ambiente e le potenzialità di sviluppo del territorio. Nei trenta giorni successivi al seminario, Sogin e il Ministero dello Sviluppo economico dovranno raccogliere le eventuali ulteriori osservazioni e, successivamente, nei sessanta giorni ulteriori, appunto, redigere la Carta nazionale delle aree idonee. Questa Carta non prevedrà ancora una scelta definitiva, ma certamente andrà a identificare e a escludere alcune delle aree potenzialmente previste, rispetto alla quale le regioni e gli enti locali potranno esprimere manifestazioni di interesse, volontarie e non vincolanti, per procedere con l'iter di localizzazione.

È bene ricordare che la procedura vigente prevede che anche qualora ci fossero manifestazioni di interesse queste possano essere riviste dai promotori e, in caso di assenza, nessuna decisione verrà imposta sul territorio, ma è previsto un iter molto articolato e garantito di confronti, di trattative territoriali e di trattative tra i vari livelli istituzionali per giungere a una soluzione condivisa.

Signor Presidente, ho speso alcuni minuti del mio intervento per descrivere in maniera un po' più lineare e puntuale l'iter che porterà all'individuazione di questo sito per un motivo: non è così scontato e non è la norma, non è la prassi che nel nostro Paese la realizzazione delle opere pubbliche, specie quando hanno una rilevanza di questa natura, avvenga attraverso una procedura di questo tipo, una procedura trasparente, aperta, di vero e proprio dibattito pubblico, che rappresenta, io credo, anche una sfida impegnativa e appassionante per il nostro Paese. Mi hanno stupito alcune sottolineature, alcune critiche ingenerose rispetto a questa procedura, non solo perché non raccolgono quale è lo stato dell'arte, ma anche perché vengono da alcuni esponenti politici che, nel passato o anche nel recente passato, hanno, in qualche modo, auspicato la rapida realizzazione delle opere, anche sacrificando i passaggi di condivisione e di concertazione territoriale. Questo, invece, è un elemento qualificante e decisivo, che permetterà di arrivare, come è successo in molti altri Paesi europei, addirittura, probabilmente, alla competizione tra territori per poter attrarre un investimento che ha anche una serie di benefici non indifferenti, se pensiamo che, soprattutto, la realizzazione del parco tecnologico porterà l'opportunità di sviluppo territoriale e di interventi di promozione e anche occupazionali. Questo, ovviamente, è un elemento da non sottovalutare.

La realizzazione di questo progetto, di questo deposito credo che risponda in maniera molto precisa anche a un interesse nazionale, lo dico sulla base anche di alcune conoscenze che personalmente, ma anche altri colleghi hanno acquisito in questi anni, anche di lavoro parlamentare. È capitato, ad esempio, alla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle ecomafie di incrociare, durante la propria attività, delle situazioni che definirei, almeno, precarie rispetto alla presenza di depositi di rifiuti radioattivi, che sono rifiuti che derivano da un passato del nostro Paese, ma anche da un'attività che, dobbiamo dircelo, continua ad esserci ed è giusto così che ci sia, soprattutto, nel campo della medicina nucleare, dell'industria, della ricerca applicata, appunto, a queste destinazioni e che, in alcune aree - penso al deposito a Statte, al deposito Cemerad -, rappresentano un problema per il territorio.

Il deposito consente di creare un'area sicura, tecnologicamente avanzata per dare sistemazione definitiva a un quantitativo preesistente, ma anche prossimo, di prossima realizzazione, di rifiuti radioattivi a bassa e media attività e di stoccare temporaneamente rifiuti ad alta attività, che, poi, saranno collocati definitivamente in un deposito geologicamente sicuro, la cui realizzazione, probabilmente, come è giusto che sia, avverrà a livello europeo. Questa è la discussione che è in corso e a cui il nostro Paese, attraverso i Ministeri competenti, sta partecipando. Credo che sia una soluzione di grande responsabilità nei confronti dei territori che oggi vivono delle situazioni non di totale sicurezza o razionalità nella gestione di questi rifiuti. È anche un'opportunità di chiudere e dare una soluzione definitiva, che ci fa acquisire anche, certamente, una maggiore credibilità a livello europeo. Non dimentichiamoci che, oltre al fatto di essere stati sottoposti ad un rischio di procedura di infrazione, oggi dipendiamo ancora da altri Paesi europei, che ospitano, ovviamente, non a titolo gratuito, ma dietro un pagamento significativo di costi di stoccaggio a carico della fiscalità generale, una parte dei nostri rifiuti nucleari. Ho provato molto sinteticamente, signor Presidente, e concludo, a sottolineare alcuni aspetti che io e il nostro gruppo riteniamo fondamentali nel sostenere convintamente la scelta del Governo. Crediamo che sia stata una doverosa assunzione di responsabilità nei confronti del Paese e anche una applicazione reale di quell'approccio di Governo che credo ci debba caratterizzare. Non si nascondono e non si risolvono i problemi non affrontandoli, li si risolvono provando ad accompagnare i processi, che sono anche complessi. Per questo motivo, credo che anche dalla discussione di oggi, comunque, emergano degli elementi importanti: ad esempio, la possibilità di presentare, come noi faremo, un emendamento al “decreto Milleproroghe” per prevedere un allungamento dei termini per le osservazioni e anche di accompagnare i prossimi passaggi per la realizzazione di questo importante investimento.